Difesa di Parma del 1922: differenze tra le versioni

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A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.
A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.


Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>
Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>


Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
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*'''[[Giacomo Ferrari]]''', sindaco di Parma, parlamentare e ministro del Partito Comunista Italiano
*'''[[Giacomo Ferrari]]''', sindaco di Parma, parlamentare e ministro del Partito Comunista Italiano
*'''[[Dante Gorreri]]''', ardito del popolo ed in seguito partigiano
*'''[[Dante Gorreri]]''', ardito del popolo ed in seguito partigiano
*'''[[Enrico Griffith]]''', [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html ANPI] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf storia movimento operaio di Parma]
*'''[[Enrico Griffith]]''', [https://web.archive.org/web/20081105172341/http://www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html ANPI] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf storia movimento operaio di Parma]
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Giuseppe Isola]]''', antifascista e dirigente dei socialisti internazionalisti "terzini" di Parma (Parma, 1881- 1957)
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] liberale e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
*'''[[Aroldo Lavagetto]]''' (Parma, [[1896]] - [[1981]]), reduce dalla guerra del 1915-18. Fu fra i rappresentanti di spicco dell'[[antifascismo]] liberale e repubblicano, redattore capo presso il giornale "il Piccolo Esponente" di Parma che fu fondato da Tullio Masotti. La sede del [[Il Piccolo]] fu devastata dagli squadristi durante l'attacco a Parma anche se i giornalisti tentarono una difesa armata e fu spostata quindi la stessa redazione presso la tipografia della Camera del Lavoro di borgo delle Grazie, in Oltretorrente, zona non conquistata dai fascisti e roccaforte del Fronte Unito [[Arditi del Popolo]]. A [[fascismo]] affermato, Lavagetto dovette fuggire a Milano riuscendo a trovar lavoro al «Corriere della Sera», in seguito si spostò ancora all'ufficio stampa delle Terme di Salsomaggiore ed infine nel [[1935]] trovò sistemazione in una societaà petrolifera appartenente a Nando Peretti. Dopo l'[[8 settembre]] del [[1943]] si stabilì a Roma e nel 1965 tornò a Parma.  
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