Difesa di Parma del 1922: differenze tra le versioni

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Il comune di Parma nel periodo era costituito quasi interamente da territorio urbano con una popolazione di 57.000 abitanti (censimento avvenuto attorno al [[1911]]), mentre ne contava circa 10.000 di meno nel [[1901]].
Il comune di Parma nel periodo era costituito quasi interamente da territorio urbano con una popolazione di 57.000 abitanti (censimento avvenuto attorno al [[1911]]), mentre ne contava circa 10.000 di meno nel [[1901]].
Dopo la lunga stasi dell'ottocento, la popolazione aveva subito un notevole incremento avvertendo in generale il periodo di ripresa di stampo giolittiano sommata alla capacità , nello specifico, del sindaco Giovanni Mariotti <ref name="mariotti"> [http://biblioteche.comune.parma.it/BibParma/iperloc/palatina.htm Biblioteca Palatina]. </ref>.  
Dopo la lunga stasi dell'ottocento, la popolazione aveva subito un notevole incremento avvertendo in generale il periodo di ripresa di stampo giolittiano sommata alla capacità, nello specifico, del sindaco Giovanni Mariotti <ref name="mariotti"> [http://biblioteche.comune.parma.it/BibParma/iperloc/palatina.htm Biblioteca Palatina]. </ref>.  


Alla crescita demografica si era associato uno sviluppo urbano al di fuori dei bastioni del 1500, demoliti per far posto alle nuove costruzioni.
Alla crescita demografica si era associato uno sviluppo urbano al di fuori dei bastioni del 1500, demoliti per far posto alle nuove costruzioni.
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A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.
A fronte di questi cambiamenti le crisi economiche nazionali del [[1907]] e del [[1913]] non ebbero forti ripercussioni nel Parmense, ancora poco industrializzato rispetto al triangolo Milano-Torino-Genova (il "triangolo rosso" era individuato invece da Genova-Vercelli-Torino). Nel Parmense la produzione della ricchezza restava, e resterà ancora a lungo di natura prevalentemente agricola  (nel [[1921]] occupava circa 116.000 individui contro 37.500 nel ramo industriale) con circa la metà dell'attività nel capoluogo con operatori addetti alla trasformazione dei prodotti agricoli e alle piccole industrie metalmeccaniche specializzate nella produzione di macchinari agricoli e/o per il trattamento di prodotti della terra.


Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato  sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città , ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>
Mentre avvenivano queste trasformazioni, rimaneva, per converso, diviso in due l'aspetto social-logistico: l'Oltretorrente, chiamato anche Parma vecchia, a ovest, in cui alla fine dell'ottocento, in edifici spesso inadeguati, si era raccolto un miscuglio di abitanti di diverse provenienze geografiche e sociali, che si era integrato nel tessuto sociale già esistente: ''contadini inurbati, montanari in cerca di lavoro nel campo edilizio tenuto conto dell'incrementato  sviluppo cittadino''. Ad est quella che era la parte più antica della città, ma che veniva chiamata Parma nuova proprio per il suo aspetto più moderno e decoroso, era popolata in prevalenza dai diversi ceti borghesi e vi erano, ed ancora in gran parte permangono, le sedi dei poteri istituzionali. Il dato sociale, comunque, indicava una coesione sociale di Parma vecchia molto superiore a quella di Parma nuova. Un esempio del tessuto sociale di provenienza diversa ma amalgamato era un Ardito del Popolo, Enrico Griffith: <ref name="Griffith"> [http://www.romacivica.net/ANPIROMA/antifascismo/biografie%20antifascisti96.html Biografie] [http://www.criticaeconflitto.org/artpdf/storia_movimentooperaio_parma/griffit1.pdf Griffith] la XXXXVII [[Brigate Garibaldi|brigata Garibaldi]] operante sull'Appennino parmense nella [[Resistenza]] avrà il suo nome.</ref>


Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
Il borgo del Naviglio, al margine nord orientale, aveva amalgama sociale simile all'[[Oltretorrente]] (tralasciando, ovviamente, la zona dei bordelli, posizionata da lunga data fra borgo Tasso e borgo S. Silvestro). [[Antonio Cieri]] dirigerà l'epica sortita del Naviglio a danno degli [[squadristi]], magistralmemte raccontata nel libro ''Oltretorrente'' di [[Pino Cacucci]]. La suddivisione in due parti, o quasi, di Parma avrà anche grande importanza militare nello svolgersi della difesa della città dagli squadristi nel'Agosto [[1922]]. È ancora da notare, per la vicenda, un dato riguardo all'artigianato, in quanto nell'Oltretorrente ci sono laboratori per scarpe e busti femminili con molti addetti/e, andati in crisi con l'avvento della guerra ed, a parte, quindi, la crescita di malcontento, c'è da supporre una parte di manodopera femminile relativamente emancipata: da cui l'importanza delle donne nella difesa di [[Parma]] sia nei combattimenti sia per supporto nelle retrovie, organizzazione lodata a denti stretti dalla stesso [[Italo Balbo]], non solo donne ma anche suore che curavano gli Arditi ed i combattenti feriti e che il vescovo della città dovette difendere dalle proteste dei [[ras]] [[Fascismo|squadristi]]. Anche il Parmense risentì degli effetti dell'entrata in guerra del '15, coi problemi precedenti e susseguenti il conflitto: inflazione che erodeva i salari, difficoltà di rifornimenti di alimentari e combustibili, debilitazione fisica diffusa e aumento delle malattie (anche a Parma nel 1919 infuriò la "spagnola"). La mancanza di uomini, spediti al fronte, e la sostituzione con ragazzi e donne porta nuovamente alla formazione di una base operaia femminile emancipata dal lavoro e collegata, quindi, al problema militare della difesa di Parma. Ovviamente, anche se ci fu il blocco di lavori pubblici (l'ospedale ad esempio fu finito nel [[1925]] ed il formidabile monumento a Giuseppe Verdi nel [[1920]]), non ci furono gravi problemi di disoccupazione visto lo "spopolamento" di manodopera maschile per l'invio alla guerra. È chiaro che la situazione era presagio dello scontro coi fascisti, visto anche la notevole presenza di dirigenti interventisti di sinistra ormai delusi e con capi riconosciuti sia a livello nazionale che locale, ad esempio [[Alceste De Ambris]]. Gli interventisti di sinistra hanno associazioni e formazioni molto attive in loco come la ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'': Mussolini avrà l'amara sorpresa di trovarsi contro i Corridoniani. Ma non fu del tutto una sorpresa, poiché Mussolini stesso aveva intuito l'aria che tirava, nonostante nella sede della ''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]'' ci fosse un ritratto del periodo di D'Annunzio, con dedica, che fa infuriare sia Mussolini che Farinacci ([[Pino Caccucci]], ''oltretorrente''). Nel parmense la guerra, tramite le commesse, porta ad un incremento industriale sia nel settore agricolo che della manipolazione dei prodotti della terra. In buona sostanza, però, nonostante i tempi convulsi, la borghesia parmense non muta di atteggiamento dall'ante-conflitto e non vede di buon occhio, per risolvere i conflitti sociali, gli [[squadristi]] e i loro sistemi criminali: continua a far riferimento alla "politica" ed ai dettami ideologici della potente Associazione Agraria Parmense, quella che aveva battuto lo sciopero del [[1908]]. Ecco perché a Parma ci fu un'organizzazione della difesa quasi corale, e la borghesia in linea di massima non pose forti ostacoli all'azione degli [[Arditi del Popolo]] e della massa proletaria in generale. <ref name="estratti"> Esistono documenti ed estratti di giornale di stampo liberale che lo dimostrano</ref>. D'altro canto vi era un ritorno di reduci fortemente delusi, in quanto Parma era stata città con forte stampo interventista, e anche moltissimi con stampo di sinistra, come si può desumere anche da quanto già detto; oltre alla delusione c'erano tutte le difficoltà del dopoguerra che attraversavano Italia ed Europa anche se in misura diversa: in questa situazione era ovvia la ribellione all'intervento degli [[Fascismo|squadristi]]: i reduci addestrati e delusi avevano ragioni e mezzi per organizzare la difesa.
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Gli squadristi si scatenarono a livello nazionale contro il proletariato in rivolta, appoggiati dagli organi di repressione dello Stato. Il [[3 Agosto]] [[1922]] lo [[sciopero]] venne interotto.
Gli squadristi si scatenarono a livello nazionale contro il proletariato in rivolta, appoggiati dagli organi di repressione dello Stato. Il [[3 Agosto]] [[1922]] lo [[sciopero]] venne interotto.


Contrariamente a molte altre città in cui, nonostante la resistenza, le formazioni antifasciste devono cedere, a Parma viene organizzata una resistenza armata di ottima caratura militare a quanto asserisce a denti stretti lo stesso [[Italo Balbo]] che sostituirà , mandato da [[Benito Mussolini]], [[Robeto Farinacci]] per l'inettitudine di quest'ultimo. Il futuro "duce" è intimorito dalla rivolta anche in quanto, assieme agli [[Arditi del Popolo]], combatte quasi inaspettatamente la '''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]''', dimostrando, quindi, un coagulo di forze che arriva dagli interventisti di sinistra affascinati, in un primo momento, dal programma dei fasci di combattimento (Parma fu zona di interventismo di sinistra come già spiegato).
Contrariamente a molte altre città in cui, nonostante la resistenza, le formazioni antifasciste devono cedere, a Parma viene organizzata una resistenza armata di ottima caratura militare a quanto asserisce a denti stretti lo stesso [[Italo Balbo]] che sostituirà, mandato da [[Benito Mussolini]], [[Robeto Farinacci]] per l'inettitudine di quest'ultimo. Il futuro "duce" è intimorito dalla rivolta anche in quanto, assieme agli [[Arditi del Popolo]], combatte quasi inaspettatamente la '''Legione Proletaria [[Filippo Corridoni]]''', dimostrando, quindi, un coagulo di forze che arriva dagli interventisti di sinistra affascinati, in un primo momento, dal programma dei fasci di combattimento (Parma fu zona di interventismo di sinistra come già spiegato).


I lavoratori aderiscono allo  sciopero in forze ed i sindacalisti rivoluzionari son ritornati alla loro origine di classe con tutta l'influenza che han sempre avuto a Parma. [[Parma]] è restata quasi impenetrabile al fascismo come risulta dai diari di [[Italo Balbo]] (Milano 1932).  
I lavoratori aderiscono allo  sciopero in forze ed i sindacalisti rivoluzionari son ritornati alla loro origine di classe con tutta l'influenza che han sempre avuto a Parma. [[Parma]] è restata quasi impenetrabile al fascismo come risulta dai diari di [[Italo Balbo]] (Milano 1932).  
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Tutta la popolazione partecipa attivamente agli scontri, comprese le donne che danno un apporto fondamentale oltre che come combattenti sul campo per l'organizzazione delle retrovie, organizzazione "lodata" da Balbo: vengono superate divisioni politiche anche profonde e radicate e che in certe situazioni precedenti portarono anche allo scontro fisico:  [[Arditi del Popolo]], sindacalisti corridoniani, confederali, anarchici come ([[Antonio Cieri]], [[comunismo|comunisti]], popolari, repubblicani e [[socialismo|socialisti]] delle varie tendenze, combattono fianco a fianco contro gli [[Fascismo|squadristi]].
Tutta la popolazione partecipa attivamente agli scontri, comprese le donne che danno un apporto fondamentale oltre che come combattenti sul campo per l'organizzazione delle retrovie, organizzazione "lodata" da Balbo: vengono superate divisioni politiche anche profonde e radicate e che in certe situazioni precedenti portarono anche allo scontro fisico:  [[Arditi del Popolo]], sindacalisti corridoniani, confederali, anarchici come ([[Antonio Cieri]], [[comunismo|comunisti]], popolari, repubblicani e [[socialismo|socialisti]] delle varie tendenze, combattono fianco a fianco contro gli [[Fascismo|squadristi]].


Gli squadristi tentano di superare le barricate, devastano, nelle zone centrali della città , meno difendibili e difese,il circolo dei ferrovieri, uffici di numerosi professionisti democratici, le sedi del giornale «Il Piccolo», dell'Unione del Lavoro e del Partito Popolare. A questo punto iniziano le trattative, vista la situazione, per la fine dei combattimenti tra il comando di Balbo, le autorità militari e la Prefettura e Lodomez fa il discorso a Balbo di cui poco sopra: "non può garantire l'incolumita' dei fascisti". La notte tra il [[5 agosto|5]] e il [[6 agosto]] le squadre fasciste smobilitano e lasciano velocemente la città: Parma proletaria ha resistito ed ha salvato, in gran parte, l'intera città dalle devastazioni. Due [[Arditi del Popolo]] "salutano" Balbo, che abbandona Parma in automobile, scaricandogli addosso i loro revolvers. Molti anni dopo Balbo torna a Parma, con il [[fascismo]] ormai ben stabilizzato, e lo attende un grosso cartello con la scritta in [[dialetto parmigiano]]: «Balbo, hai attraversato l'oceano ma non il Torrente Parma.»
Gli squadristi tentano di superare le barricate, devastano, nelle zone centrali della città, meno difendibili e difese,il circolo dei ferrovieri, uffici di numerosi professionisti democratici, le sedi del giornale «Il Piccolo», dell'Unione del Lavoro e del Partito Popolare. A questo punto iniziano le trattative, vista la situazione, per la fine dei combattimenti tra il comando di Balbo, le autorità militari e la Prefettura e Lodomez fa il discorso a Balbo di cui poco sopra: "non può garantire l'incolumita' dei fascisti". La notte tra il [[5 agosto|5]] e il [[6 agosto]] le squadre fasciste smobilitano e lasciano velocemente la città: Parma proletaria ha resistito ed ha salvato, in gran parte, l'intera città dalle devastazioni. Due [[Arditi del Popolo]] "salutano" Balbo, che abbandona Parma in automobile, scaricandogli addosso i loro revolvers. Molti anni dopo Balbo torna a Parma, con il [[fascismo]] ormai ben stabilizzato, e lo attende un grosso cartello con la scritta in [[dialetto parmigiano]]: «Balbo, hai attraversato l'oceano ma non il Torrente Parma.»
Il [[6 Agosto]] [[1922]], Lodomez, comandante militare della piazza, assume pieni poteri e proclama lo stato di assedio.
Il [[6 Agosto]] [[1922]], Lodomez, comandante militare della piazza, assume pieni poteri e proclama lo stato di assedio.
Nella mattinata i soldati, festosamente accolti dalla popolazione, con cui fraternizzano, entrano nei rioni dell'Oltretorrente e del Naviglio e, in poco tempo, la situazione torna alla normalità .
Nella mattinata i soldati, festosamente accolti dalla popolazione, con cui fraternizzano, entrano nei rioni dell'Oltretorrente e del Naviglio e, in poco tempo, la situazione torna alla normalità .
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*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
*'''[[Tullio Maestri]]''', (Albareto, Parma, [[1875]] - Borgotaro, Parma, 1940), presidente Amministrazione provinciale di Parma periodo 1920 al 1922; cioè anche nel lasso di tempo della vicenda della resistenza di [[Parma]]  
*'''[[Giuseppe Micheli]]''' (Parma, [[1874]] – Roma, [[1948]]), di buona famiglia, la madre era la sorella del sindaco di Parma Giovanni Mariotti, esponente fin da giovane del cattolicesimo parmense,assieme a  [[Filippo Meda]] e Giuseppe Toniolo, nel congresso di Fiesole fu uno fra i promotori della [[FUCI]], nel 1899 fondò l'associazione “La Giovane Montagna”, per valorizzare aspetto religioso e culturale tramite manisfestazioni ed iniziative,nell'anno seguente nacque il settimanale dallo stesso nome,con [[Luigi Sturzo]] fondò l'Associazione dei Comuni italiani. Nel proseguimento prende in moglie la figlia del deputato [[Gian Lorenzo Basetti]], è poi ministro dell'agricoltura nel secondo governo Nitti. La carica che gli viene affidata  nel governo Bonomi è di ministro ai Lavori pubblici e di presidente delle Ferrovie dello Stato,essendo un aventiniono il fascismo lo dichiara decaduto da tutte le cariche parlamentari nel [[1926]]. Nel periodo fascista riprese a fare il notaio e si dedicò a studi storici, non tagliando i forti legami con icattolici democratici  e con le autorità ecclesiastiche di parmensi e di Roma. La sua attività politica è ripresa dopo il settembre del [[1943]] efugge a Chieti,un mese dopo nel suo studio notarile di Parma si costituisce il [[CLN]].Nel dopoguerra immediato è vicepresidente della Camera dei deputati,poi venne eletto all'[[assemblea costituente]] e dopo diventa ministro della marina nel governo di [[Alcide De Gasperi]].
*'''[[Giuseppe Micheli]]''' (Parma, [[1874]] – Roma, [[1948]]), di buona famiglia, la madre era la sorella del sindaco di Parma Giovanni Mariotti, esponente fin da giovane del cattolicesimo parmense,assieme a  [[Filippo Meda]] e Giuseppe Toniolo, nel congresso di Fiesole fu uno fra i promotori della [[FUCI]], nel 1899 fondò l'associazione “La Giovane Montagna”, per valorizzare aspetto religioso e culturale tramite manisfestazioni ed iniziative,nell'anno seguente nacque il settimanale dallo stesso nome,con [[Luigi Sturzo]] fondò l'Associazione dei Comuni italiani. Nel proseguimento prende in moglie la figlia del deputato [[Gian Lorenzo Basetti]], è poi ministro dell'agricoltura nel secondo governo Nitti. La carica che gli viene affidata  nel governo Bonomi è di ministro ai Lavori pubblici e di presidente delle Ferrovie dello Stato,essendo un aventiniono il fascismo lo dichiara decaduto da tutte le cariche parlamentari nel [[1926]]. Nel periodo fascista riprese a fare il notaio e si dedicò a studi storici, non tagliando i forti legami con icattolici democratici  e con le autorità ecclesiastiche di parmensi e di Roma. La sua attività politica è ripresa dopo il settembre del [[1943]] efugge a Chieti,un mese dopo nel suo studio notarile di Parma si costituisce il [[CLN]].Nel dopoguerra immediato è vicepresidente della Camera dei deputati,poi venne eletto all'[[assemblea costituente]] e dopo diventa ministro della marina nel governo di [[Alcide De Gasperi]].
* '''[[Amedeo Passerini]]''' (Parma, 1870 - 1932), sindaco. Si laureò in giovane età , affermandosi subito nella vita pubblica con incarichi di alto livello nell'amministrazione: consigliere del Monte di Pietà , ispettore alla Cassa di Risparmio e membro della giunta provinciale amministrativa; ricoprì anche la carica di prosindaco ed assessore alle Opere Pie nel 1985,nominato presidente della Congregazione Municipale di Carità , assessore al Dazio e alle Finanze, presidente degli Ospizi Civili e dell'Ordine degli avvocati. In tribunale,in quanto penalista di gran valore,associava ad una esposizione fluente e vigorosa  una  gran logica di indirizzo giuridico.Nel suo mandato di Sindaco di Parma dal [[1920]] al [[1923]],ebbe il gravoso compito di esser accanto alla città nelle 5 giornate dell'agosto del [[1922]]. Gli fu consegnata  nel [[1924]], per la sua capacità digestione della cosa pubblica ad honorem PNF. Dopo la Liberazione,a Roma,viene nominato vicepresidente della camera dei deputati, in seguito eletto  all'Assemblea Costituente, nel secondo Governo De Gasperi ricopre l'incarico di ministro della Marina.Nel secondo dopoguerra,nell'immediato sarà vicepresidente della [[Camera dei deputati]],nel seguito eletto all'[[assemblea cosistuente]] e dopo ministro della marina al governo di [[Alcide De Gasperi]].
* '''[[Amedeo Passerini]]''' (Parma, 1870 - 1932), sindaco. Si laureò in giovane età, affermandosi subito nella vita pubblica con incarichi di alto livello nell'amministrazione: consigliere del Monte di Pietà, ispettore alla Cassa di Risparmio e membro della giunta provinciale amministrativa; ricoprì anche la carica di prosindaco ed assessore alle Opere Pie nel 1985,nominato presidente della Congregazione Municipale di Carità, assessore al Dazio e alle Finanze, presidente degli Ospizi Civili e dell'Ordine degli avvocati. In tribunale,in quanto penalista di gran valore,associava ad una esposizione fluente e vigorosa  una  gran logica di indirizzo giuridico.Nel suo mandato di Sindaco di Parma dal [[1920]] al [[1923]],ebbe il gravoso compito di esser accanto alla città nelle 5 giornate dell'agosto del [[1922]]. Gli fu consegnata  nel [[1924]], per la sua capacità digestione della cosa pubblica ad honorem PNF. Dopo la Liberazione,a Roma,viene nominato vicepresidente della camera dei deputati, in seguito eletto  all'Assemblea Costituente, nel secondo Governo De Gasperi ricopre l'incarico di ministro della Marina.Nel secondo dopoguerra,nell'immediato sarà vicepresidente della [[Camera dei deputati]],nel seguito eletto all'[[assemblea cosistuente]] e dopo ministro della marina al governo di [[Alcide De Gasperi]].
*'''[[Roberto Simondetti]]''', comandante del presidio militare di Parma
*'''[[Roberto Simondetti]]''', comandante del presidio militare di Parma
*'''[[Alberto Simonini]]''', dirigente socialista e segretario della Camera Confederale del Lavoro di Parma.
*'''[[Alberto Simonini]]''', dirigente socialista e segretario della Camera Confederale del Lavoro di Parma.
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==Bibliografia==
==Bibliografia==
*AA.VV., ''Dietro le barricate, Parma 1922'', testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma
*AA.VV., ''Dietro le barricate, Parma 1922'', testi immagini e documenti della mostra (30 aprile - 30 maggio 1983), edizione a cura del Comune e della Provincia di Parma e dell'Istituto storico della Resistenza per la Provincia di Parma
*AA.VV., ''Pro Memoria. La città , le barricate, il monumento'', scritti in occasione della posa del monumento  in ricordo alle barricate del 1922, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997
*AA.VV., ''Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento'', scritti in occasione della posa del monumento  in ricordo alle barricate del 1922, edizione a cura del Comune di Parma, Parma, 1997
* Alberghi, Pietro, ''Il fascismo in Emilia-Romagna: dalle origini alla marcia su Roma'', Modena, Mucchi, 1989.
* Alberghi, Pietro, ''Il fascismo in Emilia-Romagna: dalle origini alla marcia su Roma'', Modena, Mucchi, 1989.
* ''Le Barricate a Parma 1/5 agosto 1922'', numero monografico di “PR. Parma Realtà ”, n. 15, dicembre 1972.
* ''Le Barricate a Parma 1/5 agosto 1922'', numero monografico di “PR. Parma Realtà ”, n. 15, dicembre 1972.
* Balsamini, Luigi, ''Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste'', Galzerano Ed. , Salerno.
* Balsamini, Luigi, ''Gli arditi del popolo. Dalla guerra alla difesa del popolo contro le violenze fasciste'', Galzerano Ed., Salerno.
* Balestrini, Nanni, ''Parma 1922. Una resistenza antifascista'', a cura di Margherita Becchetti, Giovanni Ronchini e Andrea Zini, Roma, DeriveApprodi, 2002.
* Balestrini, Nanni, ''Parma 1922. Una resistenza antifascista'', a cura di Margherita Becchetti, Giovanni Ronchini e Andrea Zini, Roma, DeriveApprodi, 2002.
* Bonardi, Pietro, ''La violenza del 1922 nel Parmense'', Parma, Centro studi della Val Baganza, 1992.
* Bonardi, Pietro, ''La violenza del 1922 nel Parmense'', Parma, Centro studi della Val Baganza, 1992.
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