Denis Diderot: differenze tra le versioni

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==Biografia ==
==Biografia ==


'''Denis Diderot''' nasce il [[5 ottobre]] [[1713]] a Langres, [[Francia]], presso una famiglia benestante. Inizialmente pare destinato alla carriera ecclesiastica: frequenta il collegio gesuita della città , poi si trasferisce a Parigi e si iscrive nell'Università  della capitale francese dove, nel [[1732]], consegue il titolo di "''magister artium''".  
'''Denis Diderot''' nasce il [[5 ottobre]] [[1713]] a Langres, [[Francia]], presso una famiglia benestante. Inizialmente pare destinato alla carriera ecclesiastica: frequenta il collegio gesuita della città, poi si trasferisce a Parigi e si iscrive nell'Università  della capitale francese dove, nel [[1732]], consegue il titolo di "''magister artium''".  


Una volta conclusi gli studi alla carriera ecclesiastica preferisce quella dell'avvocatura, cui si dedica però solo per pochi anni (dal [[1732]] al [[1734]]). Diderot mostra sin da giovane vastissimi interessi (matematica, scienze, teologia, filosofia, arte ecc.), ma non riesce a dare un preciso indirizzo alla propria carriera. È attratto, come molti ragazzi dell'epoca, dai salotti e dai caffè ''bohémien'' in cui circolano idee illuministiche e libertine (conosce anche [[Jean-Jacques Rousseau]]), ma ciò gli costa l'inimicizia del padre che gli sospende ogni sostentamento economico.  
Una volta conclusi gli studi alla carriera ecclesiastica preferisce quella dell'avvocatura, cui si dedica però solo per pochi anni (dal [[1732]] al [[1734]]). Diderot mostra sin da giovane vastissimi interessi (matematica, scienze, teologia, filosofia, arte ecc.), ma non riesce a dare un preciso indirizzo alla propria carriera. È attratto, come molti ragazzi dell'epoca, dai salotti e dai caffè ''bohémien'' in cui circolano idee illuministiche e libertine (conosce anche [[Jean-Jacques Rousseau]]), ma ciò gli costa l'inimicizia del padre che gli sospende ogni sostentamento economico.  
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Diderot sin da giovanissimo si scaglia veementemente contro l'intolleranza, la superstizione e il fanatismo religioso; critica le istituzioni e gli ordinamenti dello [[Stato]], le leggi e ogni sorta di privilegio di classe («La società  si di vide in due classi: una classe ristretta di cittadini che sono ricchi, e una classe molto numerosa di cittadini che sono poveri»).
Diderot sin da giovanissimo si scaglia veementemente contro l'intolleranza, la superstizione e il fanatismo religioso; critica le istituzioni e gli ordinamenti dello [[Stato]], le leggi e ogni sorta di privilegio di classe («La società  si di vide in due classi: una classe ristretta di cittadini che sono ricchi, e una classe molto numerosa di cittadini che sono poveri»).


Con la ''Lettera sui ciechi'', che gli costa la prigione a Vincennes, Diderot analizza il concetto di normalità , smontando anche i luoghi comuni sullo sviluppo dell'intelligenza (Diderot dice che le intelligenze si sviluppano in funzione degli ambienti culturali, educativi, sociali e fisici in cui è vissuta un individuo). Diderot inoltre cerca di dimostrare che molte tradizioni e [[regole e anarchia|regole]] (la moralità , le leggi, il concetto di Dio) non sono altro che il risultato delle convenzioni sociali, per questo auspica un mondo, allora considerato utopico, costruito su basi diverse e più [[uguaglianza | egualitarie]].  
Con la ''Lettera sui ciechi'', che gli costa la prigione a Vincennes, Diderot analizza il concetto di normalità, smontando anche i luoghi comuni sullo sviluppo dell'intelligenza (Diderot dice che le intelligenze si sviluppano in funzione degli ambienti culturali, educativi, sociali e fisici in cui è vissuta un individuo). Diderot inoltre cerca di dimostrare che molte tradizioni e [[regole e anarchia|regole]] (la moralità, le leggi, il concetto di Dio) non sono altro che il risultato delle convenzioni sociali, per questo auspica un mondo, allora considerato utopico, costruito su basi diverse e più [[uguaglianza | egualitarie]].  


Nella sua ''Critica al libro Dell'Uomo di Helvetius'' scrive contro il concetto di [[autorità ]], anche se queste fossero “illuminate” poiché abituano il popolo all'obbedienza e alla passività .  
Nella sua ''Critica al libro Dell'Uomo di Helvetius'' scrive contro il concetto di [[autorità ]], anche se queste fossero “illuminate” poiché abituano il popolo all'obbedienza e alla passività .  
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