Dell'utopia situazionista o l'immaginazione al rogo: differenze tra le versioni

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6. L’attività  artistica e politica dell’Internazionale Situazionista va oltre le intenzionalità  del “gruppo” stesso. Le idee, i lavori, le utopie… dei Situazionisti sono sparsi ovunque qualcuno voglia esprimere una critica radicale del presente… la pratica artistica e progettuale dei Situazionisti nasce dal rifiuto del mercantilizio, della logica capitalistica o borghese della fruizione dell’arte, della comunicazione, della creatività … come mitologie di un mondo edulcorato e accordato ai valori dominanti. Vi sono mattini commoventi ma difficili, quelli che annunciano le barricate della prossima rivoluzione… li facciamo nostri come un’eterna sbronza… in un mondo unificato non ci si può che esiliare o fare baldoria. “Sapete cosa c’è, adesso seppelliscono i cattolici nei cimiteri protestanti, quelli vivi, naturalmente” (da Il lungo giorno finisce, 1992, di Terence Davies). Per non dimenticare: nei padroni d’ogni risma, si celano anime di schiavi.
6. L’attività  artistica e politica dell’Internazionale Situazionista va oltre le intenzionalità  del “gruppo” stesso. Le idee, i lavori, le utopie… dei Situazionisti sono sparsi ovunque qualcuno voglia esprimere una critica radicale del presente… la pratica artistica e progettuale dei Situazionisti nasce dal rifiuto del mercantilizio, della logica capitalistica o borghese della fruizione dell’arte, della comunicazione, della creatività … come mitologie di un mondo edulcorato e accordato ai valori dominanti. Vi sono mattini commoventi ma difficili, quelli che annunciano le barricate della prossima rivoluzione… li facciamo nostri come un’eterna sbronza… in un mondo unificato non ci si può che esiliare o fare baldoria. “Sapete cosa c’è, adesso seppelliscono i cattolici nei cimiteri protestanti, quelli vivi, naturalmente” (da Il lungo giorno finisce, 1992, di Terence Davies). Per non dimenticare: nei padroni d’ogni risma, si celano anime di schiavi.


7. Nel “Rapporto sulle situazioni…” Debord assembla le tracce eversive dell’I.S. e dissemina ovunque il cianuro della libertà  nel concetto espresso bene dal nostro irmão di strada, fra’ Marcelo Barros: “la libertà  non si dà . Si conquista”. La Teologia d’ogni liberazione è tutta qui. Le invettive di Debord le ritroviamo nella critica della vita quotidiana di Henri Lefebvre, nella filosofia radicale di Jean-Paul Sartre, nella rivolta individuale di Albert Camus, nella scoperta del negativo della “scuola di Francoforte” (Theodor W. Adorno, Herbert Marcuse, Max Horkheimer)… più ancora è la lezione di vita che divampa negli scritti di D.A.F. De Sade, Charles Fourier, Joseph Proudhon, Walter Benjamin e nel pensiero libertario d’ogni tempo.
7. Nel “Rapporto sulle situazioni…” Debord assembla le tracce eversive dell’I.S. e dissemina ovunque il cianuro della libertà  nel concetto espresso bene dal nostro irmão di strada, fra'Marcelo Barros: “la libertà  non si dà . Si conquista”. La Teologia d’ogni liberazione è tutta qui. Le invettive di Debord le ritroviamo nella critica della vita quotidiana di Henri Lefebvre, nella filosofia radicale di Jean-Paul Sartre, nella rivolta individuale di Albert Camus, nella scoperta del negativo della “scuola di Francoforte” (Theodor W. Adorno, Herbert Marcuse, Max Horkheimer)… più ancora è la lezione di vita che divampa negli scritti di D.A.F. De Sade, Charles Fourier, Joseph Proudhon, Walter Benjamin e nel pensiero libertario d’ogni tempo.
La “rivolta situazionista” non è mai stata una rivoluzione culturale, politica, economica soltanto… l’insorgenza situazionista è stata una fusione tra arte e politica… l’esplosione di un flusso esperienziale e di aggregazione di “nuovi soggetti sociali”… la loro politica era “sporcarsi le mani” con gli operai che si sollevavano contro i loro oppressori e insieme ai giovani, ai “quasi adatti”, al popolo insorto… andavano a sognare quell’utopia possibile (dell’amore dell’uomo per gli altri uomini) che era già  (non solo allora) nelle teste di molti. Si trattava di non fare prigionieri, perché poi bisognava dare loro non solo il pane ma anche la libertà  e le rose. La pietà  non è rivoluzionaria, diceva. Rivendicare se stessi, significa combattere per il diritto di far rispettare i più elementari diritti dell’uomo. Sotto ogni cielo.
La “rivolta situazionista” non è mai stata una rivoluzione culturale, politica, economica soltanto… l’insorgenza situazionista è stata una fusione tra arte e politica… l’esplosione di un flusso esperienziale e di aggregazione di “nuovi soggetti sociali”… la loro politica era “sporcarsi le mani” con gli operai che si sollevavano contro i loro oppressori e insieme ai giovani, ai “quasi adatti”, al popolo insorto… andavano a sognare quell’utopia possibile (dell’amore dell’uomo per gli altri uomini) che era già  (non solo allora) nelle teste di molti. Si trattava di non fare prigionieri, perché poi bisognava dare loro non solo il pane ma anche la libertà  e le rose. La pietà  non è rivoluzionaria, diceva. Rivendicare se stessi, significa combattere per il diritto di far rispettare i più elementari diritti dell’uomo. Sotto ogni cielo.


8. A partire dalla devalorizzazione dell’arte, della politica, della fede… i Situazionisti disseminavano i loro veleni libertari contro il fascio dai saperi stabiliti. La decostruzione di ogni forma di comunicazione audiovisuale era l’inizio di “qualcosa” che stava morendo e di “altro” che nasceva dalle sue ceneri o dai suoi morti al limitare del bosco.
8. A partire dalla devalorizzazione dell’arte, della politica, della fede… i Situazionisti disseminavano i loro veleni libertari contro il fascio dai saperi stabiliti. La decostruzione di ogni forma di comunicazione audiovisuale era l’inizio di “qualcosa” che stava morendo e di “altro” che nasceva dalle sue ceneri o dai suoi morti al limitare del bosco.
La “pittura industriale” di Pinot-Gallizio, la “guida psicogeografica di Parigi” o il “cinema détournato” di Debord, i quadri “fuori gioco” di Jorn, la “pratica del rovesciamento di prospettiva di un mondo rovesciato” di Vaneigem, l’ “urbanismo unitario” di Costant… anticiparono il grande scoppio e/o la grande festa del ’68 e segnarono anche il passaggio dalle armi della critica alla critica delle armi con la dialettica musicale del sampietrino. Gianfranco Sanguinetti (con lo pseudonimo di Censor) scriveva “Rapporto veridico sulle ultime opportunità  di salvare il capitalismo in Italia” e più tardi “Del terrorismo e dello stato. La teoria e la pratica del terrorismo per la prima volta divulgate”. La concezione poliziesca della storia era rappresentata come la forma più estrema di alienazione politica e ogni forma di terrorismo non era che il proseguimento della politica con altri mezzi.
La “pittura industriale” di Pinot-Gallizio, la “guida psicogeografica di Parigi” o il “cinema détournato” di Debord, i quadri “fuori gioco” di Jorn, la “pratica del rovesciamento di prospettiva di un mondo rovesciato” di Vaneigem, l'“urbanismo unitario” di Costant… anticiparono il grande scoppio e/o la grande festa del ’68 e segnarono anche il passaggio dalle armi della critica alla critica delle armi con la dialettica musicale del sampietrino. Gianfranco Sanguinetti (con lo pseudonimo di Censor) scriveva “Rapporto veridico sulle ultime opportunità  di salvare il capitalismo in Italia” e più tardi “Del terrorismo e dello stato. La teoria e la pratica del terrorismo per la prima volta divulgate”. La concezione poliziesca della storia era rappresentata come la forma più estrema di alienazione politica e ogni forma di terrorismo non era che il proseguimento della politica con altri mezzi.
Di contro, Pinot-Gallizio vendeva la sua pittura a metri… Debord invitava a vivere dentro una gioia prolungata e nei percorsi di un quotidiano ludico (la dérive) che smascherava la società  dello spettacolo… Jorn modificava l’insignificante, il pseudoartistico, il kitsch della società  di massa attraverso il grottesco… Vaneigem disgelava le “banalità  di base” dell’ordinario sul piano inclinato della rivoluzione dell’intelligenza e nel détournement di tutti i linguaggi… Costant propose un’“urbanistica sociale” che prevedeva altri modi abitare, di lavorare, di comunicare dell’insieme sociale… al fondo della loro arte di sovversione non sospetta della società  tutta, mostravano che ogni uomo che abbia il senso profondo dei piaceri e che viva secondo i suoi desideri, non può che lavorare (come una talpa rossa e nera) alla rovina di una simile epoca. Le rovine non ci fanno pura, perché noi erediteremo la terra, diceva (Buenaventura Durruti). Si tira un aforisma come si spara in bocca a un dittatore (sempre troppo tardi). La violenza non c’entra, c’entra la resa dei conti. È la libertà  a riscattare la storia. Il ribelle senza la grazia è come Voltaire senza la penna d’oca o il boia di Londra senza la sugna per ungere il collo degli impiccati… il fascino del potere è un vizio, la rivolta dell’intelligenza è una passione senza freni che libera l’esistenza degli oppressi nell’utopia del quotidiano.
Di contro, Pinot-Gallizio vendeva la sua pittura a metri… Debord invitava a vivere dentro una gioia prolungata e nei percorsi di un quotidiano ludico (la dérive) che smascherava la società  dello spettacolo… Jorn modificava l’insignificante, il pseudoartistico, il kitsch della società  di massa attraverso il grottesco… Vaneigem disgelava le “banalità  di base” dell’ordinario sul piano inclinato della rivoluzione dell’intelligenza e nel détournement di tutti i linguaggi… Costant propose un’“urbanistica sociale” che prevedeva altri modi abitare, di lavorare, di comunicare dell’insieme sociale… al fondo della loro arte di sovversione non sospetta della società  tutta, mostravano che ogni uomo che abbia il senso profondo dei piaceri e che viva secondo i suoi desideri, non può che lavorare (come una talpa rossa e nera) alla rovina di una simile epoca. Le rovine non ci fanno pura, perché noi erediteremo la terra, diceva (Buenaventura Durruti). Si tira un aforisma come si spara in bocca a un dittatore (sempre troppo tardi). La violenza non c’entra, c’entra la resa dei conti. È la libertà  a riscattare la storia. Il ribelle senza la grazia è come Voltaire senza la penna d’oca o il boia di Londra senza la sugna per ungere il collo degli impiccati… il fascino del potere è un vizio, la rivolta dell’intelligenza è una passione senza freni che libera l’esistenza degli oppressi nell’utopia del quotidiano.


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