Corrado Quaglino: differenze tra le versioni

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'''Corrado Quaglino''' (Torino, [[17 marzo]] [[1900]] -luogo e data di morte sconosciuti) è stato un [[anarchico]] italiano. <ref>'''Fonte principale dell'articolo''': Dizionario Biografico degli anarchici Italiani, Tomo II</ref>
'''Corrado Quaglino''' (Torino, [[17 marzo]] [[1900]] - Biella, [[15 gennaio]] [[1990]]) è stato un [[anarchico]] italiano.  
== Biografia ==
 
== Biografia <ref>Fonte: T. Imperato, [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/13292 ''Corrado Cesare Quaglino''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo II, Pisa, BFS, 2004, p. 392</ref>==
[[Image:UN1.jpg|thumb|300px|Prima pagina del primo numero di ''[[Umanità Nova]]'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]], [[stampa anarchica|giornale]] per il quale Quaglino collaborò sin dalla sua fondazione.]]  
[[Image:UN1.jpg|thumb|300px|Prima pagina del primo numero di ''[[Umanità Nova]]'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]], [[stampa anarchica|giornale]] per il quale Quaglino collaborò sin dalla sua fondazione.]]  
'''Corrado Quaglino''' nasce il [[17 marzo]] [[1900]] a Torino presso una modesta famiglia di commercianti. Inizialmente militante della gioventù socialista, quando è ancora studente di ragioneria sceglie di abbracciare l'[[anarchismo]]. Incarcerato più volte per la sua attività propagandistica in favore dell'[[anarchia]], a 17 anni subisce una condanna a due anni (insieme a [[Tommaso Elia]], [[Enrico Cherubini]], [[Francesco Allolio]], [[Giuseppe Rubino]] e [[Ilario Margarina]]) per «eccitamento alla rivolta e vilipendio dell'esercito» a causa della divulgazione di un volantino [[antimilitarismo|antimilitarista]] firmato “Un gruppo di religiosi”. Liberato, è chiamato allo svolgimento del servizio militare, ma Quaglino diserta. Nel [[1919]] si trasferisce a Milano sotto falso nome (“Giorni”), dove poi collaborerà ad [[Umanità Nova]], [[stampa anarchica|giornale anarchico]] fondato dall'[[Unione Anarchica Italiana]], in cui cura la rubrica ''La voce del soldato''.  
'''Corrado Quaglino''' nasce il [[17 marzo]] [[1900]] a Torino presso una modesta famiglia di commercianti. Inizialmente militante della gioventù socialista, quando è ancora studente di ragioneria sceglie di abbracciare l'[[anarchismo]]. Incarcerato più volte per la sua attività propagandistica in favore dell'[[anarchia]], a 17 anni subisce una condanna a due anni (insieme a [[Tommaso Elia]], [[Enrico Cherubini]], [[Francesco Allolio]], [[Giuseppe Rubino]] e [[Ilario Margarina]]) per «eccitamento alla rivolta e vilipendio dell'esercito» a causa della divulgazione di un volantino [[antimilitarismo|antimilitarista]] firmato “Un gruppo di religiosi”. Liberato, è chiamato allo svolgimento del servizio militare, ma Quaglino diserta. Nel [[1919]] si trasferisce a Milano sotto falso nome (“Giorni”), dove poi collaborerà ad [[Umanità Nova]], [[stampa anarchica|giornale anarchico]] fondato dall'[[Unione Anarchica Italiana]], in cui cura la rubrica ''La voce del soldato''.  
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Realizzata da [[Paolo Gobetti]], è stata pubblicata sul ''Bollettino del [[Centro Studi Libertari]]'' <ref>[https://centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/bollettino_7.pdf Bolletino, pag. 37], articolo firmato da Tobia Imperato</ref>
Realizzata da [[Paolo Gobetti]], è stata pubblicata sul ''Bollettino del [[Centro Studi Libertari]]'' <ref>[https://centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/bollettino_7.pdf Bolletino, pag. 37], articolo firmato da Tobia Imperato</ref>


'''Prime persecuzioni''' [''Quaglino viene arrestato in seguito alla diffusione di un volantino degli anarchici torinesi dal contenuto accesamente antimilitarista firmato «un gruppo di religiosi» – ndr''].
'''Prime persecuzioni''' [''Quaglino viene arrestato in seguito alla diffusione di un volantino degli anarchici torinesi dal contenuto accesamente antimilitarista firmato «un gruppo di religiosi» – ndr'']
:«Questo manifestino ha fatto un furore enorme... è andato a finire al fronte. Noi siamo andati sotto il tribunale di guerra, quindi ho fatto in carcere metà del '15, il '16 e il '17. Il '17 ero in cella e sentivo che sparavano in borgo San Paolo» [''per i moti contro la guerra del proletariato torinese dell'agosto 1917 – ndr''].  
:«Questo manifestino ha fatto un furore enorme... è andato a finire al fronte. Noi siamo andati sotto il tribunale di guerra, quindi ho fatto in carcere metà del '15, il '16 e il '17. Il '17 ero in cella e sentivo che sparavano in borgo San Paolo» [''per i moti contro la guerra del proletariato torinese dell'agosto 1917 – ndr''].  


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:«Quella del Diana è stata una storia terribile. Noi eravamo in cella a San Vittore e un bel giorno [[Malatesta]] dice di fare lo sciopero della fame. E poi scoppia la bomba del Diana. «[[Umanità Nova]]» faceva una campagna: [[Malatesta]] muore, e hanno perso la testa. Quei tre, che io conoscevo perfettamente, [[Giuseppe Mariani|Mariani]], [[Giuseppe Boldrini|Boldrini]] e [[Ettore Aguggini|Aguggini]], hanno messo questa bomba al Diana. È stata una carneficina. [[Malatesta]] ci aveva detto: "Badate che se facciamo lo sciopero della fame bisogna andare fino in fondo". Fino in fondo voleva dire morire. Allora io avevo 24 anni e la fame la sentivo! Poi una mattina viene la guardia carceraria e mi butta lì il giornale, il ''Corriere della Sera''... allora ci siamo radunati tutti e tre e [[Malatesta]] dice: "Ormai non c'è più niente da fare". Il Diana è stata una cosa riprovevole, una cosa che nessuno sa spiegare. Con [[Malatesta]] e [[Armando Borghi|Borghi]] ci siamo detti: "Bisogna finirlo" [''lo sciopero della fame – ndr'']. Io glielo ho detto a [[Malatesta]]: "Guarda che chi ha fatto questo sono questi qui". È impallidito. Comunque al processo siamo stati assolti, perché [[Malatesta]] era un ragionatore, spiegava le cose. Infatti nei comizi – allora non c'era l'altoparlante – ragionava, lui ragionava. Aveva degli occhi... gli occhi meridionali, lampeggianti... il suo pizzo... il vero rivoluzionario. Era un uomo onesto, poi era buono... era buono. [[Malatesta]] ha parlato, ha fatto un'autodifesa magnifica. Siamo stati assolti».  
:«Quella del Diana è stata una storia terribile. Noi eravamo in cella a San Vittore e un bel giorno [[Malatesta]] dice di fare lo sciopero della fame. E poi scoppia la bomba del Diana. «[[Umanità Nova]]» faceva una campagna: [[Malatesta]] muore, e hanno perso la testa. Quei tre, che io conoscevo perfettamente, [[Giuseppe Mariani|Mariani]], [[Giuseppe Boldrini|Boldrini]] e [[Ettore Aguggini|Aguggini]], hanno messo questa bomba al Diana. È stata una carneficina. [[Malatesta]] ci aveva detto: "Badate che se facciamo lo sciopero della fame bisogna andare fino in fondo". Fino in fondo voleva dire morire. Allora io avevo 24 anni e la fame la sentivo! Poi una mattina viene la guardia carceraria e mi butta lì il giornale, il ''Corriere della Sera''... allora ci siamo radunati tutti e tre e [[Malatesta]] dice: "Ormai non c'è più niente da fare". Il Diana è stata una cosa riprovevole, una cosa che nessuno sa spiegare. Con [[Malatesta]] e [[Armando Borghi|Borghi]] ci siamo detti: "Bisogna finirlo" [''lo sciopero della fame – ndr'']. Io glielo ho detto a [[Malatesta]]: "Guarda che chi ha fatto questo sono questi qui". È impallidito. Comunque al processo siamo stati assolti, perché [[Malatesta]] era un ragionatore, spiegava le cose. Infatti nei comizi – allora non c'era l'altoparlante – ragionava, lui ragionava. Aveva degli occhi... gli occhi meridionali, lampeggianti... il suo pizzo... il vero rivoluzionario. Era un uomo onesto, poi era buono... era buono. [[Malatesta]] ha parlato, ha fatto un'autodifesa magnifica. Siamo stati assolti».  


'''La redazione di [[Umanità Nova]]'''  
'''La redazione di «[[Umanità Nova]]»'''  
:«Facevo una rubrica su «[[Umanità Nova]]», ''Sotto il tallone del militarismo''. Avevo rapporti con i soldati, venivano giù e mi riempivano una borsa di pelle sgangherata... me la riempivano di pallottole. Io la prendevo sotto il braccio e andavo alla redazione di «[[Umanità Nova]]» a piedi. Poi un altro mi portava il moschetto avviluppato nel giornale che sembrava una scopa. Io lo prendevo e lo portavo lì. La situazione era [[rivoluzionaria]], ma mancava l'intellighentzia, mancavano gli uomini. [[Malatesta]] era l'uomo, ma era vecchio. [[Malatesta]] si illudeva... non voleva la [[violenza]]. La redazione a Milano era in uno sgabuzzino, in una casa abitata, al primo piano. Dopo è venuta la crisi, c'erano pochi soldi. A Milano avevamo la linotype mandata dai compagni di Boston. Era l'America che teneva su il giornale. Avevamo come amministratrice una donna di grande valore, [[Nella Giacomelli]], una maestra, era tirata. Facevamo sulle 50.000 copie, e si mandavano in Emilia, in Toscana... A Milano eravamo in cinque [[Malatesta]], [[Gigi Damiani|Damiani]], [[Carlo Frigerio|Frigerio]], Porcelli e Quaglino, cinque. Io ero capocronista. A Roma, poi, soldi non ce ne avevamo più [''«Umanità Nova» esce come quotidiano dal febbraio del [[1920]] a metà agosto del [[1922]]; dal [[19 agosto]] del [[1922]] diventa settimanale, ma chiude il [[2 dicembre]] dello stesso anno. Fondata a Milano, dal [[3 luglio]] [[1921]] viene stampata a Roma – ndr'']. Si trattava di trasformarlo in settimanale... c'ero io, c'era [[Carlo Frigerio|Frigerio]] Porcelli e c'era Agostinelli che era un caro uomo, un anconetano. Il settimanale poi è finito ed è uscito «[[Pensiero e Volontà]]», che lo faceva [[Malatesta]]. [[Malatesta]] ha sempre avuto il pallino della [[volontà]], diceva che per fare la [[rivoluzione]] ci voleva la [[volontà]]».
:«Facevo una rubrica su «[[Umanità Nova]]», ''Sotto il tallone del militarismo''. Avevo rapporti con i soldati, venivano giù e mi riempivano una borsa di pelle sgangherata... me la riempivano di pallottole. Io la prendevo sotto il braccio e andavo alla redazione di «[[Umanità Nova]]» a piedi. Poi un altro mi portava il moschetto avviluppato nel giornale che sembrava una scopa. Io lo prendevo e lo portavo lì. La situazione era [[rivoluzionaria]], ma mancava l'intellighentzia, mancavano gli uomini. [[Malatesta]] era l'uomo, ma era vecchio. [[Malatesta]] si illudeva... non voleva la [[violenza]]. La redazione a Milano era in uno sgabuzzino, in una casa abitata, al primo piano. Dopo è venuta la crisi, c'erano pochi soldi. A Milano avevamo la linotype mandata dai compagni di Boston. Era l'America che teneva su il giornale. Avevamo come amministratrice una donna di grande valore, [[Nella Giacomelli]], una maestra, era tirata. Facevamo sulle 50.000 copie, e si mandavano in Emilia, in Toscana... A Milano eravamo in cinque [[Malatesta]], [[Gigi Damiani|Damiani]], [[Carlo Frigerio|Frigerio]], [[Francesco Porcelli|Porcelli]] e Quaglino, cinque. Io ero capocronista. A Roma, poi, soldi non ce ne avevamo più [''«Umanità Nova» esce come quotidiano dal febbraio del [[1920]] a metà agosto del [[1922]]; dal [[19 agosto]] del [[1922]] diventa settimanale, ma chiude il [[2 dicembre]] dello stesso anno. Fondata a Milano, dal [[3 luglio]] [[1921]] viene stampata a Roma – ndr'']. Si trattava di trasformarlo in settimanale... c'ero io, c'era [[Carlo Frigerio|Frigerio]], [[Francesco Porcelli|Porcelli]] e c'era [[Cesare Agostinelli|Agostinelli]] che era un caro uomo, un anconetano. Il settimanale poi è finito ed è uscito «[[Pensiero e Volontà]]», che lo faceva [[Malatesta]]. [[Malatesta]] ha sempre avuto il pallino della [[volontà]], diceva che per fare la [[rivoluzione]] ci voleva la [[volontà]]».


==Note==
==Note==
<references/>
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== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Storia del movimento libertario in Italia]]
*[[Storia del movimento libertario in Italia]]
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