Consigli ed occupazioni di fabbrica in Italia (1919-20): differenze tra le versioni

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Le occupazioni si concentrarono in particolare nel cosiddetto triangolo industriale: Milano, Genova e Torino. Nel capoluogo piemontese gli anarchici svolsero un ruolo di primo piano, riconosciuto anche da esponenti comunisti come [[Antonio Gramsci]], soprattutto grazie al lavoro di quelli facenti parte della della FIOM, come [[Maurizio Garino]], [[Italo Garinei]] e [[Pietro Ferrero]]. Quest'ultimo nel 1919 era stato eletto segretario della sezione torinese.
Le occupazioni si concentrarono in particolare nel cosiddetto triangolo industriale: Milano, Genova e Torino. Nel capoluogo piemontese gli anarchici svolsero un ruolo di primo piano, riconosciuto anche da esponenti comunisti come [[Antonio Gramsci]], soprattutto grazie al lavoro di quelli facenti parte della della FIOM, come [[Maurizio Garino]], [[Italo Garinei]] e [[Pietro Ferrero]]. Quest'ultimo nel 1919 era stato eletto segretario della sezione torinese.


Per fronteggiare le violenze padronali, gli operai organizzarono servizi armati di vigilanza disposti a scendere allo scontro anche con l'[[esercito]] che assunsero il nome di [[Guardie Rosse]]. <ref>Enzo Biagi, ''Storia del Fascismo'', Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, p. 100</ref> Il partito socialista (PSI) e il sindacato socialista della CGL (al cui interno vi erano però alcune componenti minoritarie d'ispirazione comunista e anarchiche, che erano in forte opposizione alla maggioranza riformista) non s'impegnarono più di tanto per sostenere i lavoratori nelle loro massime aspirazioni. Gli [[Personalità  anarchiche|anarchici]], oltre che come minoranza della CGL (erano presenti soprattutto nella FIOM, sindacato dei metalmeccanici aderenti alla CGL), erano pure attivi nell'UAI ([[Unione Anarchica Italiana]]) e nell'[[USI]], differenziandosi dalle organizzazioni sindacali in quanto si opponevano alla mentalità  del salariato, educando ed istruendo gli operai all'[[autogestione]] e all'abbattimento di ogni [[gerarchia]].
Per fronteggiare le violenze padronali, gli operai organizzarono servizi armati di vigilanza disposti a scendere allo scontro anche con l'[[esercito]] che assunsero il nome di [[Guardie Rosse]]. <ref>Enzo Biagi, ''Storia del Fascismo'', Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, p. 100</ref> Il partito socialista (PSI) e il sindacato socialista della CGL (al cui interno vi erano però alcune componenti minoritarie d'ispirazione comunista e anarchiche, che erano in forte opposizione alla maggioranza riformista) non s'impegnarono più di tanto per sostenere i lavoratori nelle loro massime aspirazioni. Gli [[Personalità  anarchiche|anarchici]], oltre che come minoranza della CGL (erano presenti soprattutto nella FIOM, sindacato dei metalmeccanici aderenti alla CGL), erano pure attivi nell'UAI ([[Unione Anarchica Italiana]]) e nell'[[USI]], differenziandosi dalle organizzazioni sindacali in quanto si opponevano alla mentalità  del salariato, educando ed istruendo gli operai all'[[autogestione]] e all'abbattimento di ogni [[gerarchia]].


=== I Consigli di Fabbrica ===
=== I Consigli di Fabbrica ===
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L'anarchico della FIOM [[Maurizio Garino]] accuserà  i dirigenti nazionali sindacali di avere in qualche modo illuso «la massa operaia che non distingue se il movimento fosse sindacale o politico, aveva creduto che voi sareste andati fino in fondo, che voi l'avreste condotta al gran gesto rivoluzionario» <ref name="rivista">[http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/296/55.htm Alcune schede tratte dal ''Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani'']</ref>. [[Errico Malatesta]], due anni dopo, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», così commentò quel biennio e la relativa sconfitta dei rivoluzionari:
L'anarchico della FIOM [[Maurizio Garino]] accuserà  i dirigenti nazionali sindacali di avere in qualche modo illuso «la massa operaia che non distingue se il movimento fosse sindacale o politico, aveva creduto che voi sareste andati fino in fondo, che voi l'avreste condotta al gran gesto rivoluzionario» <ref name="rivista">[http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/296/55.htm Alcune schede tratte dal ''Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani'']</ref>. [[Errico Malatesta]], due anni dopo, sulle pagine di «[[Umanità  Nova]]», così commentò quel biennio e la relativa sconfitta dei rivoluzionari:


:«Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio a un cambiamento di regime.  L'accordo tra i partiti rivoluzionari si era fatto da sé [...] i lavoratori repubblicani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti. Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza insurrezionale si estendeva. [...] La rivoluzione stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni e con grande possibilità  di successo. Certamente non si sarebbe in quel momento attuata l'anarchia e nemmeno il socialismo, ma si sarebbero levati di mezzo molti ostacoli e si sarebbe aperto il periodo di libera propaganda, di libera sperimentazione, e sia pure di lotte civili, in capo al quale noi vediamo rifulgere il trionfo del nostro ideale.  I ferrovieri si apprestavano a prendere in mano la direzione del servizio per impedire le dislocazioni di truppe e non far viaggiare che i treni utili per il movimento insurrezionale.  Ma  tutto ad un tratto, quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione Generale del Lavoro con telegramma circolare dichiara finito il movimento ed ordina la cessazione dello sciopero. E così le masse che agivano  nella fiducia di prendere parte ad un movimento generale, furono disorientate; ciascuna località  vide naturalmente che era impossibile resistere da sola, e il movimento cessò.»<ref>«[[Umanità  Nova]]», n. 147, [[28 giugno]] [[1922]]</ref>
:«Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio a un cambiamento di regime.  L'accordo tra i partiti rivoluzionari si era fatto da sé [...] i lavoratori repubblicani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti. Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza insurrezionale si estendeva. [...] La rivoluzione stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni e con grande possibilità  di successo. Certamente non si sarebbe in quel momento attuata l'anarchia e nemmeno il socialismo, ma si sarebbero levati di mezzo molti ostacoli e si sarebbe aperto il periodo di libera propaganda, di libera sperimentazione, e sia pure di lotte civili, in capo al quale noi vediamo rifulgere il trionfo del nostro ideale.  I ferrovieri si apprestavano a prendere in mano la direzione del servizio per impedire le dislocazioni di truppe e non far viaggiare che i treni utili per il movimento insurrezionale.  Ma  tutto ad un tratto, quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione Generale del Lavoro con telegramma circolare dichiara finito il movimento ed ordina la cessazione dello sciopero. E così le masse che agivano  nella fiducia di prendere parte ad un movimento generale, furono disorientate; ciascuna località  vide naturalmente che era impossibile resistere da sola, e il movimento cessò.»<ref>«[[Umanità  Nova]]», n. 147, [[28 giugno]] [[1922]]</ref>


== Riflessioni e conseguenze sulla rivoluzione mancata  ==
== Riflessioni e conseguenze sulla rivoluzione mancata  ==
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