Che cos'è l'ecologia sociale (di Murray Bookchin): differenze tra le versioni

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Non ho bisogno di essere tendenzioso. È certo infatti che l'umanità dell'Occidente, spesso travolta da controrivoluzioni autoritarie, considererebbe comunque meno negativo adattarsi ad una visione sociale libertaria che ad una totalitaria. Che le mie parole possano sembrare tendenziose o no, si consideri l'intera logica del mio punto di vista: lo sguardo che portiamo al mondo naturale incide profondamente sull'immagine che sviluppiamo dei mondi sociali, perfino se asseriamo la "supremazia" e "l'autonomia" della cultura sulla natura.
Non ho bisogno di essere tendenzioso. È certo infatti che l'umanità dell'Occidente, spesso travolta da controrivoluzioni autoritarie, considererebbe comunque meno negativo adattarsi ad una visione sociale libertaria che ad una totalitaria. Che le mie parole possano sembrare tendenziose o no, si consideri l'intera logica del mio punto di vista: lo sguardo che portiamo al mondo naturale incide profondamente sull'immagine che sviluppiamo dei mondi sociali, perfino se asseriamo la "supremazia" e "l'autonomia" della cultura sulla natura.
In che senso l'ecologia sociale guarda la natura proprio come terreno per un'etica della libertà ? Se la storia dell'evoluzione naturale non è comprensibile nella descrizione atomistica di Locke, relativa ad una specie particolare, se questa storia è fondamentalmente una descrizione dell'evoluzione dell'intero ecosistema verso direzioni evolutive sempre più complesse e flessibili, allora non può essere semplicemente vista come "governata" da "necessità" o "leggi inesorabili" e imperative. Ogni organismo si ostina in qualche modo a preservare se stesso cercando di mantenere la propria identità e di resistere a un tipo di entropia biologica che ne minaccia l'integrità e la complessità. Ma, anche se leggermente, ogni organismo trasforma comunque i requisiti che gli assicurano la condizione di forma vivente distinta, nella capacità di scegliere le alternative che gli assicurino sopravvivenza e benessere, non solo la capacità di reagire come semplice insieme psico-fisico.
In che senso l'ecologia sociale guarda la natura proprio come terreno per un'etica della libertà? Se la storia dell'evoluzione naturale non è comprensibile nella descrizione atomistica di Locke, relativa ad una specie particolare, se questa storia è fondamentalmente una descrizione dell'evoluzione dell'intero ecosistema verso direzioni evolutive sempre più complesse e flessibili, allora non può essere semplicemente vista come "governata" da "necessità" o "leggi inesorabili" e imperative. Ogni organismo si ostina in qualche modo a preservare se stesso cercando di mantenere la propria identità e di resistere a un tipo di entropia biologica che ne minaccia l'integrità e la complessità. Ma, anche se leggermente, ogni organismo trasforma comunque i requisiti che gli assicurano la condizione di forma vivente distinta, nella capacità di scegliere le alternative che gli assicurino sopravvivenza e benessere, non solo la capacità di reagire come semplice insieme psico-fisico.


Questa embrionale libertà è rinforzata dalla ricchezza della complessità ecologica che mette la vita in sincronia con ecosistemi in evoluzione. L'elaborazione delle possibilità che deriva dall'elaborazione della diversità e dal crescente numero di alternative a cui è confrontata l'evoluzione della specie, apre sempre nuove e feconde vie di sviluppo organico. La vita non è passiva di fronte a queste possibilità d'evoluzione. Tende ad esse attivamente, in un processo di mutua stimolazione tra organismi e ambiente, così come attivamente crea e colonizza le nicchie che ospitano moltitudini di forme di vita diverse. Questa immagine di vita attiva e ingegnosa non richiede uno "spirito" hegeliano o un logos "eracliteo" per essere compresa. Infatti l'attività metabolica si estende alla nozione di attività come tale e fornisce identità e un "io" rudimentale ad ogni organismo. La diversità e la complessità, la nozione dell'evoluzione come storia che varia, aggiungono la possibilità di percorsi e alternative molteplici alla semplice scelta e ad una libertà ancora rudimentale. Poiché la libertà, nella sua forma embrionale, è anche una funzione della diversità e della complessità, di "un regno della necessità" che viene alleggerito dalla presenza di alternative e possibilità evolutive che la vita crea e al tempo stesso "riceve", sino a che la coscienza, dono della natura e della società all'umanità, renda questa ricerca intenzionale, autoriflessiva e coscientemente creativa.
Questa embrionale libertà è rinforzata dalla ricchezza della complessità ecologica che mette la vita in sincronia con ecosistemi in evoluzione. L'elaborazione delle possibilità che deriva dall'elaborazione della diversità e dal crescente numero di alternative a cui è confrontata l'evoluzione della specie, apre sempre nuove e feconde vie di sviluppo organico. La vita non è passiva di fronte a queste possibilità d'evoluzione. Tende ad esse attivamente, in un processo di mutua stimolazione tra organismi e ambiente, così come attivamente crea e colonizza le nicchie che ospitano moltitudini di forme di vita diverse. Questa immagine di vita attiva e ingegnosa non richiede uno "spirito" hegeliano o un logos "eracliteo" per essere compresa. Infatti l'attività metabolica si estende alla nozione di attività come tale e fornisce identità e un "io" rudimentale ad ogni organismo. La diversità e la complessità, la nozione dell'evoluzione come storia che varia, aggiungono la possibilità di percorsi e alternative molteplici alla semplice scelta e ad una libertà ancora rudimentale. Poiché la libertà, nella sua forma embrionale, è anche una funzione della diversità e della complessità, di "un regno della necessità" che viene alleggerito dalla presenza di alternative e possibilità evolutive che la vita crea e al tempo stesso "riceve", sino a che la coscienza, dono della natura e della società all'umanità, renda questa ricerca intenzionale, autoriflessiva e coscientemente creativa.
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