Che cos'è l'ecologia sociale (di Murray Bookchin): differenze tra le versioni

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Il mondo naturale è altrettanto suscettibile a questa dialettica dei processi e a tale ecologia dello sviluppo quanto il mondo sociale, sebbene non vi siano coinvolti nel suo caso volontà, possibilità di scelta, valori, e obiettivi etici. La vita stessa, distinta dal non vivente, emerge da un inorganico latente, con potenzialità e particolarità immanentemente prodotte dalle proprie forme embrionali di auto organizzazione. Ovviamente come la società opera distinta dalla biologia, l'umanità opera distinta dall'animalità e l'individualità dall'umanità in senso generale. Queste distinzioni infatti non sono assolute. Sono fasi singole e interrelate di un continuum articolato, un processo unificato precisamente dalle proprie differenziazioni come quello dello sviluppo embrionale. Tale continuum non è solo un costrutto filosofico, è un fatto antropologico tanto significativo nel quotidiano quanto nell'emergere dell'umanità dalla mera animalità. La socializzazione dell'individuo è la "biografia" di questo sviluppo così come avviene in ognuno, nella vita di ogni giorno, certamente come la socializzazione antropologica della nostra specie fa parte della storia della specie. Mi riferisco alle basi biologiche di ogni socializzazione umana: lo sviluppo culturale del bambino, reso possibile da un'infanzia protratta a differenza della rapida crescita degli altri animali che preclude cultura e affinità parentali durevoli; le spinte istintive materne che estendono alle forme istituzionali che chiamiamo società i sentimenti di cura, di intima solidarietà, amore e responsabilizzazione nei confronti della propria prole; la divisione sessuale del lavoro, le classi di età e le relazioni parentali che, comunque culturalmente condizionate e a volte mitizzate, informano ancor oggi gran parte dell'istituzionalizzazione sociale. Tutti questi elementi che formano la società, poggiano su fatti biologici e richiedono, nel contesto che ho argomentato, un'analisi ecologica.
Il mondo naturale è altrettanto suscettibile a questa dialettica dei processi e a tale ecologia dello sviluppo quanto il mondo sociale, sebbene non vi siano coinvolti nel suo caso volontà, possibilità di scelta, valori, e obiettivi etici. La vita stessa, distinta dal non vivente, emerge da un inorganico latente, con potenzialità e particolarità immanentemente prodotte dalle proprie forme embrionali di auto organizzazione. Ovviamente come la società opera distinta dalla biologia, l'umanità opera distinta dall'animalità e l'individualità dall'umanità in senso generale. Queste distinzioni infatti non sono assolute. Sono fasi singole e interrelate di un continuum articolato, un processo unificato precisamente dalle proprie differenziazioni come quello dello sviluppo embrionale. Tale continuum non è solo un costrutto filosofico, è un fatto antropologico tanto significativo nel quotidiano quanto nell'emergere dell'umanità dalla mera animalità. La socializzazione dell'individuo è la "biografia" di questo sviluppo così come avviene in ognuno, nella vita di ogni giorno, certamente come la socializzazione antropologica della nostra specie fa parte della storia della specie. Mi riferisco alle basi biologiche di ogni socializzazione umana: lo sviluppo culturale del bambino, reso possibile da un'infanzia protratta a differenza della rapida crescita degli altri animali che preclude cultura e affinità parentali durevoli; le spinte istintive materne che estendono alle forme istituzionali che chiamiamo società i sentimenti di cura, di intima solidarietà, amore e responsabilizzazione nei confronti della propria prole; la divisione sessuale del lavoro, le classi di età e le relazioni parentali che, comunque culturalmente condizionate e a volte mitizzate, informano ancor oggi gran parte dell'istituzionalizzazione sociale. Tutti questi elementi che formano la società, poggiano su fatti biologici e richiedono, nel contesto che ho argomentato, un'analisi ecologica.
'''Accentuando il continuum natura-società in tutte le sue gradazioni e "mediazioni", non vorrei dare l'impressione che le forme e i modi in cui la società emerge dalla natura e che ancora incorporano il mondo naturale in un''' '''processo di crescita cumulativa, seguano una logica "inesorabile" o "preordinata" da un telos che guida misticamente ogni forma nascente con un processo al di sopra del naturale e del sociale'''. Potenzialità non è necessità, la logica di un processo non è una "legge" inesorabile; la verità di uno sviluppo è ciò che è implicito in ogni forma nascente e definito da quella estensione del fenomeno che gli fa raggiungere stabilità, varietà, fecondità e allarga "il regno della libertà", per quanto fragile sia la libertà concepita.
'''Accentuando il continuum natura-società in tutte le sue gradazioni e "mediazioni", non vorrei dare l'impressione che le forme e i modi in cui la società emerge dalla natura e che ancora incorporano il mondo naturale in un''' '''processo di crescita cumulativa, seguano una logica "inesorabile" o "preordinata" da un telos che guida misticamente ogni forma nascente con un processo al di sopra del naturale e del sociale'''. Potenzialità non è necessità, la logica di un processo non è una "legge" inesorabile; la verità di uno sviluppo è ciò che è implicito in ogni forma nascente e definito da quella estensione del fenomeno che gli fa raggiungere stabilità, varietà, fecondità e allarga "il regno della libertà", per quanto fragile sia la libertà concepita.
Nessuno stadio specifico di un processo ne comporta necessariamente uno successivo o viene "presupposto" da uno antecedente, ma alcune condizioni, diverse tra loro, integrate o persino incompatibili, formano il terreno determinante per ulteriori condizioni che ci si può attendere emergano. La libertà, in definitiva un grado di soggettività che rende scelte e volontà ragionevolmente possibili, può far desiderare che il mondo naturale giochi un ruolo attivo, autonomo, nel conseguire i suoi risultati. Ma in alcun modo i desiderata sono predeterminate certezze che devono realizzarsi, né per alcuna forma nascente può escludersi la possibilità di regredire al massimo o di non raggiungere mai completezza e significatività. Che potenzialità di libertà e coscienza esistano in natura e società ; che natura e società non siano meramente passive nello sviluppo verso libertà e coscienza, passività che renderebbe mistica la nozione di potenzialítà così come la nozione di necessità la renderebbe priva di senso per definizione; che la storia sociale e naturale diano testimonianza della potenzialità e dei processi che producono soggettività e coscienza nell'orizzonte, della stessa storia naturale della mente - tutto ciò non garantisce che latenti aspettative, i desiderata, diventino certezze o possano fornire sistematiche o teleologiche spiegazioni in alcun senso filosofico tradizionale. L'analisi delle esperienze organiche e sociali può indurci ad interpretare uno sviluppo, che sappiamo essere avvenuto, come ragione per presupporre che potenzialítà, totalità, evoluzione sono dopotutto realtà non meno reali delle nostre stesse esistenze e storie personali, ma esse rimangono, in effetti, presupposte.  
Nessuno stadio specifico di un processo ne comporta necessariamente uno successivo o viene "presupposto" da uno antecedente, ma alcune condizioni, diverse tra loro, integrate o persino incompatibili, formano il terreno determinante per ulteriori condizioni che ci si può attendere emergano. La libertà, in definitiva un grado di soggettività che rende scelte e volontà ragionevolmente possibili, può far desiderare che il mondo naturale giochi un ruolo attivo, autonomo, nel conseguire i suoi risultati. Ma in alcun modo i desiderata sono predeterminate certezze che devono realizzarsi, né per alcuna forma nascente può escludersi la possibilità di regredire al massimo o di non raggiungere mai completezza e significatività. Che potenzialità di libertà e coscienza esistano in natura e società; che natura e società non siano meramente passive nello sviluppo verso libertà e coscienza, passività che renderebbe mistica la nozione di potenzialítà così come la nozione di necessità la renderebbe priva di senso per definizione; che la storia sociale e naturale diano testimonianza della potenzialità e dei processi che producono soggettività e coscienza nell'orizzonte, della stessa storia naturale della mente - tutto ciò non garantisce che latenti aspettative, i desiderata, diventino certezze o possano fornire sistematiche o teleologiche spiegazioni in alcun senso filosofico tradizionale. L'analisi delle esperienze organiche e sociali può indurci ad interpretare uno sviluppo, che sappiamo essere avvenuto, come ragione per presupporre che potenzialítà, totalità, evoluzione sono dopotutto realtà non meno reali delle nostre stesse esistenze e storie personali, ma esse rimangono, in effetti, presupposte.  
[[Image:Black flag waving.png|thumb|250 px]]
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Non c'è filosofia libera da presupposti, non più che speculazione libera da un qualche stimolo del mondo oggettivo. L'unica verità sulle premesse filosofiche, "prima", rispetto a generiche conseguenze, "poi", è che per "primo", in ogni visione filosofica, si intende l'insieme dei presupposti che emergono da un background di esperienze non formulate e la cui intuizione e coerenza devono essere confortate sia dalla realtà che dalla ragione speculativa.
Non c'è filosofia libera da presupposti, non più che speculazione libera da un qualche stimolo del mondo oggettivo. L'unica verità sulle premesse filosofiche, "prima", rispetto a generiche conseguenze, "poi", è che per "primo", in ogni visione filosofica, si intende l'insieme dei presupposti che emergono da un background di esperienze non formulate e la cui intuizione e coerenza devono essere confortate sia dalla realtà che dalla ragione speculativa.
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'''Diventare coscienti di come questa complessa storia naturale entri a far parte del nostro proprio essere, situarla nello svolgimento della storia sociale, riconoscere di dover sviluppare nuove sensibilità ''',''' tecnologie, istituzioni e forme di esperienza che esprimano la ricchezza della nostra crescita interiore e della complessità del nostro apparato bio-sociale, è assecondare un senso dell'evoluzione più profondo e dialettico di quello fornitoci dalle svolte "epistemologiche" e "linguistiche" della''' '''recente filosofia'''.<ref name="quattro">La nostra razionalizzata civiltà disastrosamente unilaterale ha trascurato la ricchezza dello sviluppo interiore e della complessità relegandoli a modi di vita preindustriali, che hanno informato fondamentalmente l'evoluzione sociale fino ad un secolo o due fa. Da un punto di vista sensoriale viviamo un'esistenza atrofizzata ed esangue in confronto a quella di cacciatori e coltivatori la cui capacità di esperire la realtà oscura, anche culturalmente, la nostra! Il XX secolo da solo testimonia di un terrificante offuscamento del nostro </ref>
'''Diventare coscienti di come questa complessa storia naturale entri a far parte del nostro proprio essere, situarla nello svolgimento della storia sociale, riconoscere di dover sviluppare nuove sensibilità ''',''' tecnologie, istituzioni e forme di esperienza che esprimano la ricchezza della nostra crescita interiore e della complessità del nostro apparato bio-sociale, è assecondare un senso dell'evoluzione più profondo e dialettico di quello fornitoci dalle svolte "epistemologiche" e "linguistiche" della''' '''recente filosofia'''.<ref name="quattro">La nostra razionalizzata civiltà disastrosamente unilaterale ha trascurato la ricchezza dello sviluppo interiore e della complessità relegandoli a modi di vita preindustriali, che hanno informato fondamentalmente l'evoluzione sociale fino ad un secolo o due fa. Da un punto di vista sensoriale viviamo un'esistenza atrofizzata ed esangue in confronto a quella di cacciatori e coltivatori la cui capacità di esperire la realtà oscura, anche culturalmente, la nostra! Il XX secolo da solo testimonia di un terrificante offuscamento del nostro </ref>


Su questo punto direi che la scienza è la storia della scienza, non solo il suo ultimo "stadio", e la tecnologia è la storia della tecnologia, non solo il suo ultimo progetto; così la ragione è la storia della ragione, non solo la sua presente dimensione analitica e comunicativa. La storia sociale comprende la storia naturale in una dialettica continua articolata da logiche di differenziazione e complementarità ; e la include nello stesso processo di socializzazione, nella storia naturale e sociale dell'esperienza, negli imperativi di una relazione armonica tra umanità e natura che presuppone nuove eco-tecnologie ed eco-comunità, e nei desiderata, nelle aspettative suscitate da una società decentralizzata basata su valori di complementarità e di comunità.
Su questo punto direi che la scienza è la storia della scienza, non solo il suo ultimo "stadio", e la tecnologia è la storia della tecnologia, non solo il suo ultimo progetto; così la ragione è la storia della ragione, non solo la sua presente dimensione analitica e comunicativa. La storia sociale comprende la storia naturale in una dialettica continua articolata da logiche di differenziazione e complementarità; e la include nello stesso processo di socializzazione, nella storia naturale e sociale dell'esperienza, negli imperativi di una relazione armonica tra umanità e natura che presuppone nuove eco-tecnologie ed eco-comunità, e nei desiderata, nelle aspettative suscitate da una società decentralizzata basata su valori di complementarità e di comunità.
Le idee avanzate finora prendono il via da un'immagine della natura radicalmente differente da quella prevalente in Occidente, in cui sono radicati il dualismo filosofico, l'economia, la sociologia, la psicologia e persino il socialismo. Come ecologista sociale vedo la natura essenzialmente creativa, mutualistica, feconda e caratterizzata da complementarità : non quindi muta e cieca, né crudele, avara o deterministica. Questo cambiamento di prospettiva da un'immagine di mercato a un'immagine ecologica matura, obbliga a misurarsi con la convinzione, collaudata nel tempo, che il dominio dell'uomo sull'uomo è necessario per "dominare la natura". Sottolineando l'insensatezza delle ragioni addotte per la gerarchia e il dominio, concludo con l'evidenza storica (che la nostra stessa epoca con spiegamenti di tecnologie finalizzate essenzialmente al controllo sociale illustra ampiamente) della derivazione dell'idea di natura dominante dal predominio dell'uomo sull'uomo, che inizialmente si è dato nelle forme gerarchiche che le femministe hanno chiaramente individuato, e più tardi nelle forme di classe e statuali.
Le idee avanzate finora prendono il via da un'immagine della natura radicalmente differente da quella prevalente in Occidente, in cui sono radicati il dualismo filosofico, l'economia, la sociologia, la psicologia e persino il socialismo. Come ecologista sociale vedo la natura essenzialmente creativa, mutualistica, feconda e caratterizzata da complementarità : non quindi muta e cieca, né crudele, avara o deterministica. Questo cambiamento di prospettiva da un'immagine di mercato a un'immagine ecologica matura, obbliga a misurarsi con la convinzione, collaudata nel tempo, che il dominio dell'uomo sull'uomo è necessario per "dominare la natura". Sottolineando l'insensatezza delle ragioni addotte per la gerarchia e il dominio, concludo con l'evidenza storica (che la nostra stessa epoca con spiegamenti di tecnologie finalizzate essenzialmente al controllo sociale illustra ampiamente) della derivazione dell'idea di natura dominante dal predominio dell'uomo sull'uomo, che inizialmente si è dato nelle forme gerarchiche che le femministe hanno chiaramente individuato, e più tardi nelle forme di classe e statuali.


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