Cesare Zaccaria: differenze tra le versioni

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Zaccaria è presente, con la Berneri, al Congresso nazionale di Carrara del settembre [[1945]] che porta alla costituzione della [[FAI]], organizzazione nella quale entrambi militano con dedizione. Zaccaria, nominato membro del Consiglio Nazionale della [[FAI]], partecipa al Convegno di Firenze ([[1946]]), dove riceve, con [[Ugo Fedeli]] e [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], l'incarico di fondare una casa editrice, e al II Congresso di Bologna ([[1947]]), dove aderisce alla costituzione di un centro di documentazione. Al III Congresso di Livorno ([[1949]]), secondo fonti di polizia, viene apertamente criticato da [[Alfonso Failla]] in quanto, come [[Carlo Doglio]], sarebbe un intellettuale troppo vicino ai borghesi. Al Convegno Nazionale di Livorno ([[1954]]) rappresenta, per l'ultima volta, insieme a [[Giovanna Caleffi]], la rivista «[[Volontà]]» e la colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”. Già da vari anni la sua cultura e capacità di scrittura lo portano a curare e pubblicare, spesso insieme a Giovanna, testi di fondamentale riferimento come gli «Scritti scelti» di [[Errico Malatesta]] (Napoli, [[1947]] e [[1954]]) e «La rivoluzione sconosciuta» di [[Voline]] (Napoli, [[1950]]), oltre che a collaborare con diversi periodici, tra cui «[[L'Adunata dei Refrattari]]» e «[[Umanità Nova]]».
Zaccaria è presente, con la Berneri, al Congresso nazionale di Carrara del settembre [[1945]] che porta alla costituzione della [[FAI]], organizzazione nella quale entrambi militano con dedizione. Zaccaria, nominato membro del Consiglio Nazionale della [[FAI]], partecipa al Convegno di Firenze ([[1946]]), dove riceve, con [[Ugo Fedeli]] e [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], l'incarico di fondare una casa editrice, e al II Congresso di Bologna ([[1947]]), dove aderisce alla costituzione di un centro di documentazione. Al III Congresso di Livorno ([[1949]]), secondo fonti di polizia, viene apertamente criticato da [[Alfonso Failla]] in quanto, come [[Carlo Doglio]], sarebbe un intellettuale troppo vicino ai borghesi. Al Convegno Nazionale di Livorno ([[1954]]) rappresenta, per l'ultima volta, insieme a [[Giovanna Caleffi]], la rivista «[[Volontà]]» e la colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”. Già da vari anni la sua cultura e capacità di scrittura lo portano a curare e pubblicare, spesso insieme a Giovanna, testi di fondamentale riferimento come gli «Scritti scelti» di [[Errico Malatesta]] (Napoli, [[1947]] e [[1954]]) e «La rivoluzione sconosciuta» di [[Voline]] (Napoli, [[1950]]), oltre che a collaborare con diversi periodici, tra cui «[[L'Adunata dei Refrattari]]» e «[[Umanità Nova]]».


L'influenza di Zaccaria sulle posizioni teoriche e pratiche della [[FAI]] nel primo dopoguerra è notevole per quanto riguarda la «fiducia nella libera iniziativa» e la diffidenza verso un'organizzazione permanente con un preciso programma politico. <ref>Secondo [[Pietro Adamo|Adamo]] egli «tentò di dar corpo a una prospettiva individualistica fondata su un forte senso della rilevanza privata e pubblica dell'etica». M. A. Rossi ricorda che «eroismo, santità, spiritualità umana, sono termini che ricorrono negli interventi di Zaccaria, e danno conto delle accuse di idealismo lanciate da altre componenti del movimento». Per Cerrito, il pensiero di Zaccaria si basa su una sorta di «empirismo liberale» in quanto «seguace di teorie democratico-radicali di tipo anglosassone». Ad ogni modo egli avrebbe avuto un ruolo di primo piano nelle polemiche interne: contro le tesi neomarxiste del trio Perelli-Pietropaolo-Concordia al Congresso del [[1945]], contro [[Pier Carlo Masini]], redattore di «[[Umanità Nova]]», al congresso di Livorno del [[1949]] e poi contro i [[GAAP]], di cui [[Pier Carlo Masini|Masini]] era un promotore. Nella ricostruzione di Dadà, Zaccaria, con [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], [[Pio Turroni|Turroni]], [[Ugo Fedeli|Fedeli]] e [[Italo Garinei|Garinei]], è tra «i più noti individualisti antiorganizzatori» che si riuniscono, sul finire del [[1949]], nel gruppo «[[L'Antistato]]», di fatto la vera dirigenza del movimento.</ref> Per un forte interesse verso una morale e una pratica svincolata dai tabù clericali e reazionari e fondata sui diritti umani e sociali, Cesare e Giovanna scrivono l'opuscolo «Il controllo delle nascite. Mezzi pratici per avere figli solo quando si vogliono» (Napoli, [[1948]] e poi Milano, [[1955]], con uno scritto di G. Salvemini). Sono imputati di propaganda contro la procreazione, tuttavia proibita dalle leggi fasciste sulla “difesa della razza” e per l'incremento demografico. Il processo del maggio [[1950]], nel quale sono difesi dall'avvocato libertario [[Tommaso Pedio]], termina con l'assoluzione con formula piena.
L'influenza di Zaccaria sulle posizioni teoriche e pratiche della [[FAI]] nel primo dopoguerra è notevole per quanto riguarda la «fiducia nella libera iniziativa» e la diffidenza verso un'organizzazione permanente con un preciso programma politico. <ref>Secondo [[Pietro Adamo|Adamo]] egli «tentò di dar corpo a una prospettiva individualistica fondata su un forte senso della rilevanza privata e pubblica dell'etica». M. A. Rossi ricorda che «eroismo, santità, spiritualità umana, sono termini che ricorrono negli interventi di Zaccaria, e danno conto delle accuse di idealismo lanciate da altre componenti del movimento». Per Cerrito, il pensiero di Zaccaria si basa su una sorta di «empirismo liberale» in quanto «seguace di teorie democratico-radicali di tipo anglosassone». Ad ogni modo egli avrebbe avuto un ruolo di primo piano nelle polemiche interne: contro le tesi neomarxiste del trio Perelli-Pietropaolo-Concordia al Congresso del [[1945]], contro [[Pier Carlo Masini]], redattore di «[[Umanità Nova]]», al congresso di Livorno del [[1949]] e poi contro i [[GAAP]], di cui [[Pier Carlo Masini|Masini]] era un promotore. Nella ricostruzione di Dadà, Zaccaria, con [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], [[Pio Turroni|Turroni]], [[Ugo Fedeli|Fedeli]] e [[Italo Garinei|Garinei]], è tra «i più noti individualisti [[antiorganizzatori]]» che si riuniscono, sul finire del [[1949]], nel gruppo «[[L'Antistato]]», di fatto la vera dirigenza del movimento.</ref> Per un forte interesse verso una morale e una pratica svincolata dai tabù clericali e reazionari e fondata sui diritti umani e sociali, Cesare e Giovanna scrivono l'opuscolo «Il controllo delle nascite. Mezzi pratici per avere figli solo quando si vogliono» (Napoli, [[1948]] e poi Milano, [[1955]], con uno scritto di G. Salvemini). Sono imputati di propaganda contro la procreazione, tuttavia proibita dalle leggi fasciste sulla “difesa della razza” e per l'incremento demografico. Il processo del maggio [[1950]], nel quale sono difesi dall'avvocato libertario [[Tommaso Pedio]], termina con l'assoluzione con formula piena.


Nel [[1951]], grazie all'impegno della coppia e utilizzando la casa di campagna di Zaccaria a Piano di Sorrento, si costituisce la Colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”, dedicata alla figlia di Camillo e Giovanna prematuramente scomparsa a Londra. L'iniziativa permette a centinaia di bambini, figli di anarchici, di effettuare un periodo di vacanza in un contesto pedagogico di chiaro stampo libertario (Zaccaria non ha figli propri e si occupa dell'educazione e il mantenimento di diversi bambini, tra i quali anche Pietro Tandeddu, nipote di Pasquale noto bandito sardo ucciso nel [[1954]], che mantiene alla elitaria scuola svizzera ''CEIS'' di Rimini). La colonia continuerà la propria esperienza presso la casa di Sorrento fino al [[1957]], cioè fino all'estate successiva alla definitiva rottura dei rapporti con [[Giovanna Caleffi]], la quale continua l'iniziativa, a Ronchi di Massa, in Toscana.
Nel [[1951]], grazie all'impegno della coppia e utilizzando la casa di campagna di Zaccaria a Piano di Sorrento, si costituisce la Colonia “[[Maria Luisa Berneri]]”, dedicata alla figlia di Camillo e Giovanna prematuramente scomparsa a Londra. L'iniziativa permette a centinaia di bambini, figli di anarchici, di effettuare un periodo di vacanza in un contesto pedagogico di chiaro stampo libertario (Zaccaria non ha figli propri e si occupa dell'educazione e il mantenimento di diversi bambini, tra i quali anche Pietro Tandeddu, nipote di Pasquale noto bandito sardo ucciso nel [[1954]], che mantiene alla elitaria scuola svizzera ''CEIS'' di Rimini). La colonia continuerà la propria esperienza presso la casa di Sorrento fino al [[1957]], cioè fino all'estate successiva alla definitiva rottura dei rapporti con [[Giovanna Caleffi]], la quale continua l'iniziativa, a Ronchi di Massa, in Toscana.
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