Centri di Permanenza per i Rimpatri: differenze tra le versioni

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=== Il caso del CPT Regina Pacis ===
=== Il caso del CPT Regina Pacis ===
Il caso del CPT Regina Pacis, di San Foca (Puglia), è emblematico di come siano concepiti questi centri. Il Regina Pacis è stato un vero e proprio lager, una specie di Guantanamo denunciata dal film-documentario [http://www.ngvision.org/mediabase/524 Mare Nostrum]. Grazie al film, ad un esposto presentato da alcuni cittadini leccesi e alle denunce di alcuni migranti, fu un aperto processo che fece luce su sevizie e torture inflitte da 7 operatori e 11 carabinieri ai migranti internati con la complicità di due medici. Notevole fu il contributo dato anche dagli anarchici leccesi, che a più riprese denunciarono quanto accadeva in quel CPT con manifestazioni, presidi e contestazioni varie. Molti di questi anarchici furono poi denunciati e\o arrestati nella cosiddetta [[Operazione Nottetempo]].
Il caso del CPT Regina Pacis, di San Foca (Puglia), è emblematico di come siano concepiti questi centri. Il Regina Pacis è stato un vero e proprio lager, una specie di Guantanamo denunciata dal film-documentario [http://www.ngvision.org/mediabase/524 Mare Nostrum]. Grazie al film, ad un esposto presentato da alcuni cittadini leccesi e alle denunce di alcuni migranti, fu un aperto processo che fece luce su sevizie e torture inflitte da 7 operatori e 11 carabinieri ai migranti internati con la complicità di due medici. Notevole fu il contributo dato anche dagli anarchici leccesi, che a più riprese denunciarono quanto accadeva in quel CPT con manifestazioni, presidi e contestazioni varie. Molti di questi anarchici furono poi denunciati e/o arrestati nella cosiddetta [[Operazione Nottetempo]].


Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati e a finire alla sbarra è stato il segretario particolare dell'arcivescovo Cosmo Ruppi, don Cesare Lodeserto, direttore del CPT di San Foca. Insieme, i due, erano al centro di un'altra vicenda giudiziaria con l'accusa di peculato per la presunta distrazione ad uso privato di fondi pubblici destinati all'accoglienza degli immigrati (recentemente da questo secondo processo è stata stralciata la posizione del prelato salentino, ma non quella del suo segretario direttore del CPT). A denunciare «la vergogna della Bossi-Fini-Mantovano e dei Centri di permanenza temporanea» è stato don Luigi Ciotti, fondatore di ''Libera'', associazione contro le mafie. Ambigua invece la posizione di Laura Boldrini, portavoce di ''UNHCR Italia'', che conosceva la negazione dei diritti umani compiuta dalla legge, ma non intervenne e si trincerò dietro un «di nostra competenza sono solo i profughi richiedenti asilo».  
Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati e a finire alla sbarra è stato il segretario particolare dell'arcivescovo Cosmo Ruppi, don Cesare Lodeserto, direttore del CPT di San Foca. Insieme, i due, erano al centro di un'altra vicenda giudiziaria con l'accusa di peculato per la presunta distrazione ad uso privato di fondi pubblici destinati all'accoglienza degli immigrati (recentemente da questo secondo processo è stata stralciata la posizione del prelato salentino, ma non quella del suo segretario direttore del CPT). A denunciare «la vergogna della Bossi-Fini-Mantovano e dei Centri di permanenza temporanea» è stato don Luigi Ciotti, fondatore di ''Libera'', associazione contro le mafie. Ambigua invece la posizione di Laura Boldrini, portavoce di ''UNHCR Italia'', che conosceva la negazione dei diritti umani compiuta dalla legge, ma non intervenne e si trincerò dietro un «di nostra competenza sono solo i profughi richiedenti asilo».  
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