Bruno Misefari: differenze tra le versioni

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[[File:Bruno Misefari.jpg|thumb|240 px|Bruno Misefari con la sua compagna [[Pia Zanolli]]]]'''Bruno Misefari''' (Palizzi, [[17 gennaio]] [[1892]] – Roma, [[12 giugno]] [[1936]]), conosciuto anche con lo pseudonimo anagrammatico '''Furio Sbarnemi''', è stato un [[anarco-individualista]], filosofo, poeta e ingegnere italiano.
[[File:Bruno Misefari.jpg|thumb|400px|Bruno Misefari con la sua compagna [[Pia Zanolli]]]]'''Bruno Misefari''' (Palizzi, [[17 gennaio]] [[1892]] – Roma, [[12 giugno]] [[1936]]), conosciuto anche con lo pseudonimo anagrammatico '''Furio Sbarnemi''', è stato un [[anarco-individualista]], filosofo, poeta e ingegnere italiano.


== Biografia ==
== Biografia ==
Figlio di Carmelo e Francesca Autelitano, Bruno Vincenzo Francesco Attilio Misefari è il primogenito di una famiglia numerosa di 8 figli, due dei quali, [[Florindo Misefari|Florindo]] <ref>Biologo, attivista della ''Lega Sovversiva Studentesca'' e del gruppo "[[Bruno Filippi]]")</ref> ed Enzo <ref>Enzo  Misefari, storico e poeta, abbandonerà  l'[[anarchismo]] per entrare nelle fila del P.C.I.</ref>, oltre a Bruno, aderiranno al [[movimento anarchico]] italiano.
Figlio di Carmelo e Francesca Autelitano, Bruno Vincenzo Francesco Attilio Misefari è il primogenito di una famiglia numerosa di 8 figli, due dei quali, [[Florindo Misefari|Florindo]] <ref>Biologo, attivista della ''Lega Sovversiva Studentesca'' e del gruppo "[[Bruno Filippi]]".</ref> ed Enzo <ref>Enzo  Misefari, storico e poeta, abbandonerà l'[[anarchismo]] per entrare nelle fila del P.C.I.</ref>, oltre a Bruno, aderiranno al [[movimento anarchico]] italiano.


=== Fase giovanile ===
=== Fase giovanile ===
Terminate le scuole elementari nel paese natale, frequenta l'Istituto Tecnico a Reggio, dove trova ospitalità  a casa dello zio materno Vincenzo. Una volta conseguito il diploma, lo zio gli fornisce i mezzi economici per iscriversi nel [[1911]] alla facoltà  d'ingegneria a Napoli.
Terminate le scuole elementari nel paese natale, frequenta l'Istituto Tecnico a Reggio, dove trova ospitalità a casa dello zio materno Vincenzo. Una volta conseguito il diploma, lo zio gli fornisce i mezzi economici per iscriversi nel [[1911]] alla facoltà d'ingegneria a Napoli.


Durante il periodo universitario, oltre ad applicarsi con grande profitto allo studio delle materie d'esame, inizia a studiare con passione [[filosofia]] e [[letteratura]] sotto la guida del professore di fisica dell'Istituto Tecnico "Raffaele Piria" e militante libertario [[Giuseppe Berti]]. Grazie allo zio poi, entra in contatto con numerosi lavoratori e artigiani, prendendo in simpatia le lotte del [[movimento operaio]] e fondando con alcuni di essi il gruppo giovanile «August Bebel», aderente al Partito Socialista Italiano (PSI).
Durante il periodo universitario, oltre ad applicarsi con grande profitto allo studio delle materie d'esame, inizia a studiare con passione [[filosofia]] e [[letteratura]] sotto la guida del professore di fisica dell'Istituto Tecnico "Raffaele Piria" e militante libertario [[Giuseppe Berti]]. Grazie allo zio poi, entra in contatto con numerosi lavoratori e artigiani, prendendo in simpatia le lotte del [[movimento operaio]] e fondando con alcuni di essi il gruppo giovanile «August Bebel», aderente al Partito Socialista Italiano (PSI).


=== Dal socialismo all'anarchia ===
=== Dal socialismo all'anarchia ===
In questa fase della sua vita collabora con il periodico della locale Camera del lavoro, ''[[Il Lavoratore]]'' (1910-14), al settimanale socialista di Messina ''Il Riscatto'' e al giornale anarchico ''[[Il Libertario]]'' che [[Pasquale Binazzi]] pubblicava a La Spezia. È proprio "grazie" ad un articolo pubblicato ([[28 marzo]] [[1912]]) in questo giornale su [[Maria Rygier]], allora militante anarchica non ancora vendutasi alla [[massoneria]], che il prefetto di Reggio Calabria decide di sorvegliarlo «convenientemente» <ref>Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale Pubblica sicurezza, Casellario politico centrale, ad nomen</ref>.
In questa fase della sua vita collabora con il periodico della locale Camera del lavoro, ''[[Il Lavoratore]]'' (1910-14), al settimanale [[socialista]] di Messina ''Il Riscatto'' e al [[giornale anarchico]] ''[[Il Libertario]]'' che [[Pasquale Binazzi]] pubblicava alla Spezia. È proprio "grazie" ad un articolo pubblicato ([[28 marzo]] [[1912]]) in questo giornale su [[Maria Rygier]], allora militante anarchica non ancora vendutasi alla [[massoneria]], che il prefetto di Reggio Calabria decide di sorvegliarlo «convenientemente» <ref>Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale Pubblica sicurezza, Casellario politico centrale, ad nomen.</ref>.
A dire il vero, già  il [[5 marzo]] precedente, a causa della sua attività  [[antimilitarista]] esercitata all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, era stato condannato a due mesi e mezzo di carcere per aver istigato i militari alla disobbedienza durante la manifestazione del [[22 ottobre]] [[1911]]. <ref>[http://www.arivista.org/?nr=359&pag=85.htm Le schede biografiche di alcuni esponenti anarchici calabresi]</ref><ref>La pena, confermata in appello, fu sospesa per cinque anni e in considerazione della sua giovane età  non fu registrata nel cartellino penale.</ref>
A dire il vero, già il [[5 marzo]] precedente, a causa della sua attività [[antimilitarista]] esercitata all'interno del Circolo contro la Guerra italo-turca, era stato condannato a due mesi e mezzo di carcere per aver istigato i militari alla disobbedienza durante la manifestazione del [[22 ottobre]] [[1911]]. <ref>[http://www.arivista.org/?nr=359&pag=85.htm Schede biografiche] di alcuni esponenti anarchici calabresi.</ref> <ref>La pena, confermata in appello, fu sospesa per cinque anni e in considerazione della sua giovane età non fu registrata nel cartellino penale.</ref>


Nei due anni seguenti, grazie alla frequentazione del circolo anarchico napoletano, che contava alcune centinaia di aderenti, Bruno matura la definitiva adesione ai principi dell'[[anarchismo]].
Nei due anni seguenti, grazie alla frequentazione del circolo anarchico napoletano, che contava alcune centinaia di aderenti, Bruno matura la definitiva adesione ai principi dell'[[anarchismo]].
:« L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità  e perciò non può essere una utopia. » (Bruno Misefari, ''L'Amico del Popolo'')
:« L'anarchismo è una tendenza naturale, che si trova nella critica delle organizzazioni gerarchiche e delle concezioni autoritarie, e nel movimento progressivo dell'umanità e perciò non può essere una utopia. » (Bruno Misefari, ''L'Amico del Popolo'')
===La prima guerra mondiale===
 
===La Prima guerra mondiale===
[[File:Luigi Bertoni.jpg|thumb|150 px|[[Luigi Bertoni]], anarchico italo-svizzero]]
[[File:Luigi Bertoni.jpg|thumb|150 px|[[Luigi Bertoni]], anarchico italo-svizzero]]
Allo scoppio della prima guerra mondiale la sua azione [[antimilitarista]] si fa più intensa ed incisiva. Nel settembre del [[1914]], in risposta a una manifestazione interventista, Misefari propone un ordine del giorno «deplorante le condizioni funeste del conflitto ed invocante l'amnistia per tutti i condannati politici» <ref>Corriere di Calabria, 22 settembre 1914</ref>. Negli stessi giorni le [[autorità ]] di polizia, che lo attenzionavano da tempo, gli sequestrano numerose stampe a carattere [[pacifista]] e [[antimilitarista]] inviategli dagli anarchici di Ancona. Durante questo periodo è in stretto contatto con [[Renato Siglich]]. Il [[1° maggio]] [[1915]] partecipa a una dimostrazione contro il conflitto mondiale tenutasi alla Borsa del lavoro di Napoli.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale la sua azione [[antimilitarista]] si fa più intensa ed incisiva. Nel settembre del [[1914]], in risposta a una manifestazione interventista, Misefari propone un ordine del giorno «deplorante le condizioni funeste del conflitto ed invocante l'amnistia per tutti i condannati politici» <ref>''Corriere di Calabria'', [[22 settembre]] [[1914]].</ref>. Negli stessi giorni le [[autorità]] di polizia, che lo attenzionavano da tempo, gli sequestrano numerose stampe a carattere [[pacifista]] e [[antimilitarista]] inviategli dagli anarchici di Ancona. Durante questo periodo è in stretto contatto con [[Renato Siglich]]. Il [[1° maggio]] [[1915]] partecipa a una dimostrazione contro il conflitto mondiale tenutasi alla Borsa del lavoro di Napoli.
Chiamato alle armi, come gli altri anarchici deve decidere se disertare oppure entrare nelle fila dell'[[esercito]] per svolgere propaganda rivoluzionaria all'interno dello stesso; Misefari opta per la prima opzione e si dichiara [[obiezione di coscienza|obiettore di coscienza]]. Così, si rifiuta di espletare il corso allievi ufficiali a Benevento e viene condannato a sette mesi di [[carcere]] da scontare ad Acireale.  
Chiamato alle armi, come gli altri anarchici deve decidere se disertare oppure entrare nelle fila dell'[[esercito]] per svolgere propaganda rivoluzionaria all'interno dello stesso; Misefari opta per la prima opzione e si dichiara [[obiezione di coscienza|obiettore di coscienza]]. Così, si rifiuta di espletare il corso allievi ufficiali a Benevento e viene condannato a sette mesi di [[carcere]] da scontare ad Acireale.  


La sera del [[5 marzo]] [[1916]], con indosso la divisa militare, si scaglia pubblicamente a Reggio contro la politica guerrafondaia dell'[[Italia]]. Il giorno dopo si dirige verso la frontiera con la [[Svizzera]], ma il [[31 marzo]] viene arrestato a Cannobio e immediatamente condotto a Napoli per essere giudicato dal tribunale militare.  
La sera del [[5 marzo]] [[1916]], con indosso la divisa militare, si scaglia pubblicamente a Reggio contro la politica guerrafondaia dell'[[Italia]]. Il giorno dopo si dirige verso la frontiera con la [[Svizzera]], ma il [[31 marzo]] viene arrestato a Cannobio e immediatamente condotto a Napoli per essere giudicato dal tribunale militare.  


Ottenuta la sospensione del procedimento penale a suo carico, fa rientro in caserma a Benevento, da dove il [[25 agosto]] diserta nuovamente. Attraversato a Chiasso il confine «legato sotto un vagone ferroviario» <ref>Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale</ref>, viene trattenuto dalla gendarmeria svizzera sino all'arrivo della documentazione sulla motivazione politica della sua fuga.  
Ottenuta la sospensione del procedimento penale a suo carico, fa rientro in caserma a Benevento, da dove il [[25 agosto]] diserta nuovamente. Attraversato a Chiasso il confine «legato sotto un vagone ferroviario» <ref>Roma, Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale.</ref>, viene trattenuto dalla gendarmeria svizzera sino all'arrivo della documentazione sulla motivazione politica della sua fuga.  
:« L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà , di barbarie a cui è arrivata la società  umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società  è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana. »
:« L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana. »


Sotto lo pseudonimo di '''Furio Sbarnemi''', nel giugno del [[1917]] si insedia a Zurigo, a casa dell'amico socialista Francesco Misiano, il quale lo introduce nell'ambiente del fuoruscitismo internazionale e gli fa conoscere una famiglia anarchica di origine bellunese, gli Zanolli. Misefari si innamora della figlia di questi, [[Pia Zanolli|Pia]], che poi sposerà  civilmente nel maggio del [[1931]].
Sotto lo pseudonimo di '''Furio Sbarnemi''', nel giugno del [[1917]] si insedia a Zurigo, a casa dell'amico [[socialista]] Francesco Misiano, il quale lo introduce nell'ambiente del fuoruscitismo internazionale e gli fa conoscere una famiglia anarchica di origine bellunese, gli Zanolli. Misefari si innamora della figlia di questi, [[Pia Zanolli|Pia]], che poi sposerà civilmente nel maggio del [[1931]].
 
In stretto contatto con diversi ambiti del movimento anarchico e [[socialista]] italiano ([[Errico Malatesta]], [[Luigi Bertoni]], [[Camillo Berneri]], [[Guiseppe Monanni]], [[Francesco Ghezzi]], [[Enrico Arrigoni]], [[Pasquale Binazzi]], [[Giuseppe Di Vittorio]], [[Armando Borghi]], [[Angelica Balabanoff]] ecc.), organizza numerose conferenze settimanali e invia articoli a diversi giornali anarchici, specialmente a ''[[Il Risveglio Anarchico]]'' di Ginevra. Da sempre, attraverso i suoi scritti, Misefari inneggerà alla lotta contro ogni [[autorità]] e [[discriminazione]], tra cui [[sessismo|quella di genere]] (« Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali! ») particolarmente presente nel meridione, esaltando la funzione dell'[[arte]] come mezzo di [[ribellione]]:
: « Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società, non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria. »


In stretto contatto con diversi ambiti del movimento anarchico e socialista italiano ([[Errico Malatesta]], [[Luigi Bertoni]], [[Camillo Berneri]], [[Guiseppe Monanni]], [[Francesco Ghezzi]], [[Enrico Arrigoni]], [[Pasquale Binazzi]], [[Giuseppe Di Vittorio]], [[Armando Borghi]], [[Angelica Balabanoff]], ecc.), organizza numerose conferenze settimanali e invia articoli a diversi giornali anarchici, specialmente a ''[[Il Risveglio Anarchico]]'' di Ginevra. Da sempre, attraverso i suoi scritti, Misefari inneggerà  alla lotta contro ogni [[autorità ]] e [[discriminazione]], tra cui [[sessismo|quella di genere]] (« Donne, in voi e per voi è la vita del mondo: sorgete, noi siamo uguali! ») particolarmente presente nel meridione, esaltando la funzione dell'[[arte]] come mezzo di [[ribellione]]:
: « Un poeta o uno scrittore, che non abbia per scopo la ribellione, che lavori per conservare lo status quo della società , non è un artista: è un morto che parla in poesia o in prosa. L'arte deve rinnovare la vita e i popoli, perciò deve essere eminentemente rivoluzionaria. »
=== Espulsione dalla Svizzera ===
=== Espulsione dalla Svizzera ===
Mentre era stato assunto nella fabbrica automobilistica Arbenz, nel quartiere Albisrieden di Zurigo, il [[16 maggio]] [[1918]] viene tratto in arresto con l'accusa, poi rivelatosi inventata dalle [[autorità ]] svizzere, di essere un agente segreto al servizio della propaganda bolscevica. Con lui, nell'operazione chiamata «Affare della Bomba di Zurigo», vengono arrestati molti altri anarchici e francesi: [[Luigi Bertoni]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Francesco Ghezzi]], [[Giuseppe Monanni]], ecc.  
Mentre era stato assunto nella fabbrica automobilistica Arbenz, nel quartiere Albisrieden di Zurigo, il [[16 maggio]] [[1918]] viene tratto in arresto con l'accusa, poi rivelatosi inventata dalle [[autorità]] svizzere, di essere un agente segreto al servizio della propaganda bolscevica. Con lui, nell'operazione chiamata «Affare della Bomba di Zurigo», vengono arrestati molti altri anarchici e francesi: [[Luigi Bertoni]], [[Carlo Castagna]], [[Ugo Fedeli]], [[Francesco Ghezzi]], [[Giuseppe Monnanni]] ecc.  


Rilasciato insieme ai suoi compagni il [[20 novembre]] [[1918]], cioè dopo ben sette mesi di ingiusta detenzione, il [[17 dicembre]] seguente il governo federale svizzero gli notifica un provvedimento di espulsione, che però sarà  attuato solo qualche mese dopo con l'ottenimento di un visto per studenti che gli consentirà  di entrare in [[Germania]]. Il [[17 luglio]] [[1919]] arriva a Stoccarda, dove entra in contatto con la socialista [[Clara Zetkin]] e l'anarchico [[Oreste Abbate]] (a Berlino).
Rilasciato insieme ai suoi compagni il [[20 novembre]] [[1918]], cioè dopo ben sette mesi di ingiusta detenzione, il [[17 dicembre]] seguente il governo federale svizzero gli notifica un provvedimento di espulsione, che però sarà attuato solo qualche mese dopo con l'ottenimento di un visto per studenti che gli consentirà di entrare in [[Germania]]. Il [[17 luglio]] [[1919]] arriva a Stoccarda, dove entra in contatto con la [[socialista]] [[Clara Zetkin]] e l'anarchico [[Oreste Abbate]] (a Berlino).
[[File:Francesco Ghezzi.JPG|thumb|left|140 px|[[Francesco Ghezzi]]]]
[[File:Francesco Ghezzi.JPG|thumb|left|140 px|[[Francesco Ghezzi]]]]


=== Rientro in Italia ===
=== Rientro in Italia ===
Nel novembre del [[1919]], in seguito all'amnistia voluta dal governo Nitti, accompagnato dalle sorelle Zanolli ([[Pia Zanolli|Pia]] e Antonietta), decide di far rientro in Calabria ma viene arrestato e trattenuto per tre settimane a Domodossola, prima di essere liberato insieme alla compagna in seguito ad un'interpellanza parlamentare promossa l'[[11 dicembre]] dal deputato socialista [[Francesco Misiano]]. A questo punto riprende l'attività  di propaganda libertaria in tutto il meridione d'Italia, lottando affianco dei contadini calabresi e collaborando con giornali come ''[[Umanità  Nova]]'' e ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.
Nel novembre del [[1919]], in seguito all'amnistia voluta dal governo Nitti, accompagnato dalle sorelle Zanolli ([[Pia Zanolli|Pia]] e Antonietta), decide di far rientro in Calabria ma viene arrestato e trattenuto per tre settimane a Domodossola, prima di essere liberato insieme alla compagna in seguito ad un'interpellanza parlamentare promossa l'[[11 dicembre]] dal deputato [[socialista]] [[Francesco Misiano]]. A questo punto riprende l'attività di propaganda libertaria in tutto il meridione d'Italia, lottando affianco dei contadini calabresi e collaborando con giornali come ''[[Umanità Nova]]'' e ''[[L'Avvenire Anarchico]]''.


A Napoli, insieme a [[Giuseppe Imondi]], dirige il bisettimanale anarchico locale, ''Anarchia'', che viene pubblicato per la prima volta il [[17 giugno]] [[1920]]. Durante quest'anno viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Taranto e guida uno sciopero di tre mesi per chiedere la riapertura di un cantiere navale. Nel [[1921]], nella zona di Napoli, partecipa attivamente alla campagna a favore di [[Sacco e Vanzetti]].  
A Napoli, insieme a [[Giuseppe Imondi]], dirige il bisettimanale anarchico locale, ''Anarchia'', che viene pubblicato per la prima volta il [[17 giugno]] [[1920]]. Durante quest'anno viene nominato segretario della Camera del Lavoro di Taranto e guida uno sciopero di tre mesi per chiedere la riapertura di un cantiere navale. Nel [[1921]], nella zona di Napoli, partecipa attivamente alla campagna a favore di [[Sacco e Vanzetti]].  


Nel febbraio del [[1922]], insieme a [[Roberto Elia]], lancia un appello al quotidiano ''[[Pane e Libertà ]]'', per la diffusione del pensiero anarchico attraverso articoli e scritti in lingua siciliana e calabrese, ma il progetto non avrà  successo per mancanza di fondi.
Nel febbraio del [[1922]], insieme a [[Roberto Elia]], lancia un appello al quotidiano ''[[Pane e Libertà]]'', per la diffusione del pensiero anarchico attraverso articoli e scritti in lingua siciliana e calabrese, ma il progetto non avrà successo per mancanza di fondi.


===Durante il fascismo ===
===Durante il fascismo ===
Rientrato a Reggio Calabria dopo il conseguimento della laurea in Ingegneria Industriale presso il Politecnico di Napoli ([[18 agosto]] [[1923]]), prosegue nella sua attività  di propaganda politica. Il [[14 dicembre]] [[1924]], insieme al compagno calabrese [[Nino Malara]], fa uscire il primo numero del quindicinale ''L'Amico del Popolo'', progettato appositamente per la propaganda tra i contadini del Sud, anche se il regime [[fascista]] dopo il quarto numero ne vieterà  il proseguo della pubblicazione. È questo un periodo di grande difficoltà  per tutti gli oppositori di Mussolini, visto il dispiegarsi delle sue politiche repressive e liberticide; Misefari, dopo essere stato accusato insieme ad altri intellettuali di aver promosso un «attacco contro il potere dello Stato, al fine di assassinare il re e Mussolini», viene arrestato e trattenuto nel carcere di Reggio Calabria per 25 giorni. Nel dicembre del [[1926]] viene segnalato dalle [[autorità ]] fasciste come «fervente e irriducibile anarchico» e pertanto "invitato" ad astenersi dal portare avanti qualsiasi azione politica diretta a sovvertire l'ordine dello [[Stato]], pena l'arresto in qualsiasi momento il regime lo ritenesse opportuno.
Rientrato a Reggio Calabria dopo il conseguimento della laurea in Ingegneria Industriale presso il Politecnico di Napoli ([[18 agosto]] [[1923]]), prosegue nella sua attività di propaganda politica. Il [[14 dicembre]] [[1924]], insieme al compagno calabrese [[Nino Malara]], fa uscire il primo numero del quindicinale ''L'Amico del Popolo'', progettato appositamente per la propaganda tra i contadini del Sud, anche se il regime [[fascista]] dopo il quarto numero ne vieterà il proseguo della pubblicazione. È questo un periodo di grande difficoltà per tutti gli oppositori di Mussolini, visto il dispiegarsi delle sue politiche repressive e liberticide; Misefari, dopo essere stato accusato insieme ad altri intellettuali di aver promosso un «attacco contro il potere dello Stato, al fine di assassinare il re e Mussolini», viene arrestato e trattenuto nel carcere di Reggio Calabria per 25 giorni. Nel dicembre del [[1926]] viene segnalato dalle [[autorità]] fasciste come «fervente e irriducibile anarchico» e pertanto "invitato" ad astenersi dal portare avanti qualsiasi azione politica diretta a sovvertire l'ordine dello [[Stato]], pena l'arresto in qualsiasi momento il regime lo ritenesse opportuno.
[[File:Alfonso_Failla.jpg|thumb|150px|[[Alfonso Failla]], anarchico che con Misefari convisse l'esperienza dell'esilio a Ponza]]
[[File:Alfonso_Failla.jpg|thumb|150px|[[Alfonso Failla]], anarchico che con Misefari convisse l'esperienza dell'esilio a Ponza]]
Nemico di ogni [[religione]] (« È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male. »), dopo la specializzazione in geologia nel [[1926]], fonda con il fuoriuscito dal Partito Popolare Italiano (PPI) Nicola Silas, la prima società  di vetro calabrese ("Società  Vetri Calabrese"), finalizzata alla sfruttamento del quarzo della zona di Cannitello e in cui assume la carica di direttore tecnico. Il suo lavoro viene condizionato in negativo dalla sua opposizione al [[fascismo]], com'è dimostrato dal rifiuto della proposta fattagli dal regio commissario del Comune di Palizzi di progettare la realizzazione di una condotta dell'acqua. Per ripicca delle sue posizioni antifasciste, servendosi di espedienti di vario genere, l'ordine degli ingegneri lo radierà  dall'albo creandogli non pochi problemi di natura lavorativa.
Nemico di ogni [[religione]] (« È il più solido puntello del capitalismo e dello Stato, i due tiranni del popolo. Ed è anche il più temibile alleato dell'ignoranza e del male. »), dopo la specializzazione in geologia nel [[1926]], fonda con il fuoriuscito dal Partito Popolare Italiano (PPI) Nicola Silas, la prima società di vetro calabrese ("Società Vetri Calabrese"), finalizzata alla sfruttamento del quarzo della zona di Cannitello e in cui assume la carica di direttore tecnico. Il suo lavoro viene condizionato in negativo dalla sua opposizione al [[fascismo]], com'è dimostrato dal rifiuto della proposta fattagli dal regio commissario del Comune di Palizzi di progettare la realizzazione di una condotta dell'acqua. Per ripicca delle sue posizioni antifasciste, servendosi di espedienti di vario genere, l'ordine degli ingegneri lo radierà dall'albo creandogli non pochi problemi di natura lavorativa.


Misefari però non è tipo da lasciarsi intimorire ed il [[20 marzo]] [[1931]], durante il funerale di un amico, l'industriale Giuseppe Zagarella, ancora una volta denuncia pubblicamente la [[violenza]], la corruzione e l'ingiustizia regime; pochi giorni dopo, il [[25 marzo]], viene ancora una volta arrestato per «propaganda anarchica» ed in seguito condannato a due anni di reclusione da scontare al confino di Ponza, in cui vi giunge il [[3 luglio]] [[1931]].  
Misefari però non è tipo da lasciarsi intimorire ed il [[20 marzo]] [[1931]], durante il funerale di un amico, l'industriale Giuseppe Zagarella, ancora una volta denuncia pubblicamente la [[violenza]], la corruzione e l'ingiustizia regime; pochi giorni dopo, il [[25 marzo]], viene ancora una volta arrestato per «propaganda anarchica» ed in seguito condannato a due anni di reclusione da scontare al confino di Ponza, in cui vi giunge il [[3 luglio]] [[1931]].  


Sull'isola, dove trova molti anarchici assai combattivi come [[Alfonso Failla]], ridà  vita ad una piccola biblioteca e continua a portare avanti numerose discussioni a carattere politico. Durante la detenzione incontra Domizio Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, che lo convince ad entrare a far parte della [[massoneria]], che a quel tempo veniva perseguitata dal [[fascismo|regime]]. Per motivi legali, il [[28 maggio]] [[1932]], si sposa civilmente nell'isola insieme ala compagna [[Pia Zanolli]] che lo aveva seguito al confino.
Sull'isola, dove trova molti anarchici assai combattivi come [[Alfonso Failla]], ridà vita ad una piccola biblioteca e continua a portare avanti numerose discussioni a carattere politico. Durante la detenzione incontra Domizio Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, che lo convince ad entrare a far parte della [[massoneria]], che a quel tempo veniva perseguitata dal [[fascismo|regime]]. Per motivi legali, il [[28 maggio]] [[1932]], si sposa civilmente nell'isola insieme ala compagna [[Pia Zanolli]] che lo aveva seguito al confino.


Nel frattempo, oltre all'attività  politica e propagandistica, gli viene consentito di esercitare il lavoro di ingegnere, ottenendo dal Comune l'incarico di redigere alcuni progetti, tutti regolarmente retribuiti.
Nel frattempo, oltre all'attività politica e propagandistica, gli viene consentito di esercitare il lavoro di ingegnere, ottenendo dal Comune l'incarico di redigere alcuni progetti, tutti regolarmente retribuiti.
Condonata la pena il [[14 novembre]] [[1932]], nella ricorrenza del decennale della marcia su Roma, il [[2 dicembre]] l'anarchico si trasferisce a Davoli, in provincia di Catanzaro, dove, avendo fin dal [[1930]] scoperto la silice, nel [[1935]] realizza la S.p.a. Davoli Quarzo e Silice, uno stabilimento per l'estrazione del minerale che però fino alla caduta del regime incontrerà  molti ostacoli a livello locale.
Condonata la pena il [[14 novembre]] [[1932]], nella ricorrenza del decennale della marcia su Roma, il [[2 dicembre]] l'anarchico si trasferisce a Davoli, in provincia di Catanzaro, dove, avendo fin dal [[1930]] scoperto la silice, nel [[1935]] realizza la S.p.a. Davoli Quarzo e Silice, uno stabilimento per l'estrazione del minerale che però fino alla caduta del regime incontrerà molti ostacoli a livello locale.


Dopo che nel [[1933]] gli era stato diagnostico un tumore al cervello, le sue condizioni di [[salute]] si aggravano nel corso del [[1936]] e a metà  giugno è costretto a ricoverarsi in una clinica a Roma, dove muore il [[12 giugno]] [[1936]].
Dopo che nel [[1933]] gli era stato diagnostico un tumore al cervello, le sue condizioni di [[salute]] si aggravano nel corso del [[1936]] e a metà giugno è costretto a ricoverarsi in una clinica a Roma, dove muore il [[12 giugno]] [[1936]].


== In ricordo di B. Misefari ==
== In ricordo di B. Misefari ==
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== Note ==
== Note ==
<references/>


<references/>
== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*Furio Sbarnemi, ''[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/misefari/diario_di_un_disertore/pdf/misefari_diario_di_un_disertore.pdf Diario di un disertore]'', Camerano (AN), Gwynplaine, 2010
*Furio Sbarnemi, ''[http://www.liberliber.eu/mediateca/libri/m/misefari/diario_di_un_disertore/pdf/misefari_diario_di_un_disertore.pdf Diario di un disertore]'', Camerano (AN), Gwynplaine, 2010
*Bruno Misefari, ''Schiaffi, Carezze e altro'', a cura di Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, 2009.
*Bruno Misefari, ''Schiaffi, Carezze e altro'', a cura di Pino Vermiglio, Laureana di Borrello, Ogginoi, 2009
*Maurizio Antonioli, Gianpietro Berti, Santi Fedele, ''Pasquale Luso, Dizionario biografico degli anarchici italiani - Volume 2'', Pisa, [[Biblioteca Franco Serantini]], 2004.
*A. Caroleo, [https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/4383 ''Bruno Misefari''], in ''Dizionario biografico degli anarchici italiani'', Tomo II, Pisa, BFS, 2004, pp. 190-193
*Enzo Misefari, ''Bruno, biografia di un fratello'', Milano, Zero in condotta, 1989.
*Enzo Misefari, ''Bruno, biografia di un fratello'', Milano, Zero in condotta, 1989
*Bruno Misefari, ''Utopia? No'', a cura di Pia Zanolli, Roma, ALBA Centro Stampa, 1976.
*Bruno Misefari, ''Utopia? No'' (a cura di [[Pia Zanolli]]), Roma, ALBA Centro Stampa, 1976
*[[Pia Zanolli]], ''L'Anarchico di Calabria'', Roma, La Nuova Italia, 1972.
*[[Pia Zanolli]], ''L'Anarchico di Calabria'', Roma, La Nuova Italia, 1972


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Anarchismo in Italia]]
*[[Anarchismo in Italia]]
[[Categoria:Anarchici|Misefari, Bruno]]
[[Categoria:Anarchici|Misefari, Bruno]]
[[Categoria:Anarchici italiani|Misefari, Bruno]]
[[Categoria:Anarchici italiani|Misefari, Bruno]]
[[Categoria:Scrittori|Misefari, Bruno]]
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