Barcellona, maggio 1937: la controrivoluzione stalinista: differenze tra le versioni

m
Sostituzione testo - "l' " con "l'"
Nessun oggetto della modifica
m (Sostituzione testo - "l' " con "l'")
Riga 16: Riga 16:
La Generalitat e il governo centrale di Madrid avevano perso ogni capacità  d'azione sul CCMA e assistevano passivamente alla [[rivoluzione sociale]], nata in Catalogna e poi estesasi in Aragona. La maggior parte delle industrie erano state collettivizzate, ad eccezione delle [[banca|banche]], che erano rimase sotto il controllo della Generalitat. Ma in diverse occasioni, esse rifiutarono prestiti sollecitati dalla CCMA sulla base del fatto che le sue attività  non erano controllate dalle istituzioni ufficiali. Nel mese di ottobre [[1936]], la CCMA fu dissolta senza che i dirigenti della [[CNT-FAI]] realmente si opponessero. I membri del Comitato delle Milizie furono nominati ''Consellers'' del governo della Generalitat. Fu questo il primo passo della reazione borghese e istituzionale, interna al fronte repubblicano, volta ad  impedire il proseguimento della [[rivoluzione sociale]] per concentrarsi invece nella lotta antifascista contro Franco. Tuttavia, le ''[[Patrullas de Control]]'' (Pattuglie di Controllo), braccio armato del CCMA gestito dalla [[CNT-FAI]], proseguirono nelle loro attività  in piena [[libertà ]], vista l'impossibilità  del governo catalano di controllarli. <ref>Hugh Thomas, ''La guerre d'Espagne'', p. 501.</ref>
La Generalitat e il governo centrale di Madrid avevano perso ogni capacità  d'azione sul CCMA e assistevano passivamente alla [[rivoluzione sociale]], nata in Catalogna e poi estesasi in Aragona. La maggior parte delle industrie erano state collettivizzate, ad eccezione delle [[banca|banche]], che erano rimase sotto il controllo della Generalitat. Ma in diverse occasioni, esse rifiutarono prestiti sollecitati dalla CCMA sulla base del fatto che le sue attività  non erano controllate dalle istituzioni ufficiali. Nel mese di ottobre [[1936]], la CCMA fu dissolta senza che i dirigenti della [[CNT-FAI]] realmente si opponessero. I membri del Comitato delle Milizie furono nominati ''Consellers'' del governo della Generalitat. Fu questo il primo passo della reazione borghese e istituzionale, interna al fronte repubblicano, volta ad  impedire il proseguimento della [[rivoluzione sociale]] per concentrarsi invece nella lotta antifascista contro Franco. Tuttavia, le ''[[Patrullas de Control]]'' (Pattuglie di Controllo), braccio armato del CCMA gestito dalla [[CNT-FAI]], proseguirono nelle loro attività  in piena [[libertà ]], vista l'impossibilità  del governo catalano di controllarli. <ref>Hugh Thomas, ''La guerre d'Espagne'', p. 501.</ref>
[[File:Gregorio-jover.jpg|thumb|160 px|[[Gregorio Jover]], comandante della ex-[[Colonna Durruti]]]]
[[File:Gregorio-jover.jpg|thumb|160 px|[[Gregorio Jover]], comandante della ex-[[Colonna Durruti]]]]
Un clima di sfiducia e pessimismo cominciò ad aleggiare all'interno del Fronte Popolare, in particolare tra gli anarchici, che non vedevano di buon occhio l'atteggiamento politico e militari dei socialisti, nazionalisti catalani e comunisti, i quali ovviamente ricambiavano la sfiducia. Anche tra i comunisti esistevano forti divisioni: da un lato vi erano quelli del PCE e del PSUC, fedeli alla dottrina ufficiale dell'URSS e del suo leader Stalin, che erano portatori dell' "alleanza oggettiva" con la borghesia repubblicana, volta in sostanza a separare gli obiettivi della guerra da quelli della rivoluzione. D'altra parte, i marxisti del [[POUM]], radicalmente contrari a Stalin e ai suoi accoliti spagnoli, e il suo movimento giovanile, la JCI (''Juventud Comunista Iberica''), che invece voleva portare avanti simultaneamente la guerra civile e la [[rivoluzione sociale]].<ref>Hugh Thomas, ''La guerre d'Espagne'', p. 503.</ref>
Un clima di sfiducia e pessimismo cominciò ad aleggiare all'interno del Fronte Popolare, in particolare tra gli anarchici, che non vedevano di buon occhio l'atteggiamento politico e militari dei socialisti, nazionalisti catalani e comunisti, i quali ovviamente ricambiavano la sfiducia. Anche tra i comunisti esistevano forti divisioni: da un lato vi erano quelli del PCE e del PSUC, fedeli alla dottrina ufficiale dell'URSS e del suo leader Stalin, che erano portatori dell'"alleanza oggettiva" con la borghesia repubblicana, volta in sostanza a separare gli obiettivi della guerra da quelli della rivoluzione. D'altra parte, i marxisti del [[POUM]], radicalmente contrari a Stalin e ai suoi accoliti spagnoli, e il suo movimento giovanile, la JCI (''Juventud Comunista Iberica''), che invece voleva portare avanti simultaneamente la guerra civile e la [[rivoluzione sociale]].<ref>Hugh Thomas, ''La guerre d'Espagne'', p. 503.</ref>
[[File:Bandera CNT-AIT.png|left|280 px|thumb|Bandiera [[CNT]]]]
[[File:Bandera CNT-AIT.png|left|280 px|thumb|Bandiera [[CNT]]]]
La tensione aumentò notevolmente durante l'inverno 1936-1937, a causa di una catena di eventi che scalderanno il clima politico ed aprirono la strada agli eventi che esploderanno nel maggio del [[1937]]. Uno dei fattori scatenanti fu il fatto che il [[POUM]] invitò [[Lev Trotskij|Trotzky]] in Catalogna, nonostante le differenze politiche con [[Lev Trotskij|lo stesso]] che di fatto non li collocava nemmeno nell'ambito del trotzkysmo. A questo punto gli stalinisti del PCE-PSUC colsero al palla al balzo, dando il via ad una campagna diffamatoria contro il [[POUM]]. Poiché essi accusavano Trotzky di essere un agente al servizio di Hitler, così i membri del POUM vennero accusati di trotzkysmo e come logica conseguenza di essere agenti sotto copertura al servizio della propaganda [[nazista]]. <ref>In realtà , nonostante Nin e altri avessero mostrato simpatie per il comandante dell'Armata Rossa, essi in primis e tutto il POUM in generale criticarono la posizione di [[Lev Trockij|Trotzky]] in favore dell'''entrismo'' dei rivoluzionari nei partiti socialisti. Questi inoltre facevano parte del Fronte Popolare, mentre [[Lev Trockij|Trotzky]] criticava apertamente il fronte antifascista spagnolo e ancor di più criticò la scelta del POUM di entravi a farne parte</ref>
La tensione aumentò notevolmente durante l'inverno 1936-1937, a causa di una catena di eventi che scalderanno il clima politico ed aprirono la strada agli eventi che esploderanno nel maggio del [[1937]]. Uno dei fattori scatenanti fu il fatto che il [[POUM]] invitò [[Lev Trotskij|Trotzky]] in Catalogna, nonostante le differenze politiche con [[Lev Trotskij|lo stesso]] che di fatto non li collocava nemmeno nell'ambito del trotzkysmo. A questo punto gli stalinisti del PCE-PSUC colsero al palla al balzo, dando il via ad una campagna diffamatoria contro il [[POUM]]. Poiché essi accusavano Trotzky di essere un agente al servizio di Hitler, così i membri del POUM vennero accusati di trotzkysmo e come logica conseguenza di essere agenti sotto copertura al servizio della propaganda [[nazista]]. <ref>In realtà , nonostante Nin e altri avessero mostrato simpatie per il comandante dell'Armata Rossa, essi in primis e tutto il POUM in generale criticarono la posizione di [[Lev Trockij|Trotzky]] in favore dell'''entrismo'' dei rivoluzionari nei partiti socialisti. Questi inoltre facevano parte del Fronte Popolare, mentre [[Lev Trockij|Trotzky]] criticava apertamente il fronte antifascista spagnolo e ancor di più criticò la scelta del POUM di entravi a farne parte</ref>
Riga 52: Riga 52:
Barcellona si risvegliò con numerose barricate per le strade, i negozi e gli edifici più importanti erano protetti da guardie armate degli anarchici scesi in strada a difendere la [[rivoluzione spagnola|rivoluzione]]. Gruppi armati di anarchici attaccarono la caserma della Guardia d'Assalto, ricevendo un'altrettanto dura risposta da parte dei comunisti fedeli al [[PSUC]] e al governo. La maggior parte del proletariato insorto sosteneva la rivolta contro gli stalinisti e la Generalitat, nonostante fosse grande il timore che ciò comportasse l'inizio di una guerra civile nella guerra civile. Alle 11:00 i delegati della CNT si riunirono e presero la decisione di riportare la calma per le strade. Nel frattempo, i leader anarchici [[García Oliver]] e [[Federica Montseny]] lessero alla radio un comunicato in cui si invitavano le masse anarchiche insorte a deporre le armi e tornare al lavoro.  
Barcellona si risvegliò con numerose barricate per le strade, i negozi e gli edifici più importanti erano protetti da guardie armate degli anarchici scesi in strada a difendere la [[rivoluzione spagnola|rivoluzione]]. Gruppi armati di anarchici attaccarono la caserma della Guardia d'Assalto, ricevendo un'altrettanto dura risposta da parte dei comunisti fedeli al [[PSUC]] e al governo. La maggior parte del proletariato insorto sosteneva la rivolta contro gli stalinisti e la Generalitat, nonostante fosse grande il timore che ciò comportasse l'inizio di una guerra civile nella guerra civile. Alle 11:00 i delegati della CNT si riunirono e presero la decisione di riportare la calma per le strade. Nel frattempo, i leader anarchici [[García Oliver]] e [[Federica Montseny]] lessero alla radio un comunicato in cui si invitavano le masse anarchiche insorte a deporre le armi e tornare al lavoro.  
:«Lavoratori! [...] Noi non siamo responsabili di ciò che sta accadendo. Noi non stiamo attaccando nessuno. Noi ci stiamo solo difendendo [...] Deponete le armi! Ricordate, siamo fratelli! [...] Se combattiamo tra di noi siamo condannati alla sconfitta»
:«Lavoratori! [...] Noi non siamo responsabili di ciò che sta accadendo. Noi non stiamo attaccando nessuno. Noi ci stiamo solo difendendo [...] Deponete le armi! Ricordate, siamo fratelli! [...] Se combattiamo tra di noi siamo condannati alla sconfitta»
[[Jacinto Toryho]], direttore di Solidaridad Obrera, si esprimete conformemente alla posizione dei due anarchici. Giunsero a Barcellona tutti i ministri anarchici insieme a Mariano Rodríguez Vázquez, "Marianet" (segretario del comitato nazionale della [[CNT]]), [[Pascual Tomás]] e [[Carlos Hernández]] (del comitato esecutivo dell' [[UGT]]). Nessuno di loro cercò il confronto con i comunisti, ma tutti volevano riportare la calma. In seguito [[Federica Montseny]] disse che i disordini scoppiarono inaspettatamente, cogliendo di sorpresa al dirigenza anarco-sindacalista spagnola.
[[Jacinto Toryho]], direttore di Solidaridad Obrera, si esprimete conformemente alla posizione dei due anarchici. Giunsero a Barcellona tutti i ministri anarchici insieme a Mariano Rodríguez Vázquez, "Marianet" (segretario del comitato nazionale della [[CNT]]), [[Pascual Tomás]] e [[Carlos Hernández]] (del comitato esecutivo dell'[[UGT]]). Nessuno di loro cercò il confronto con i comunisti, ma tutti volevano riportare la calma. In seguito [[Federica Montseny]] disse che i disordini scoppiarono inaspettatamente, cogliendo di sorpresa al dirigenza anarco-sindacalista spagnola.


Nel fronte d'Aragona, la 26° unità  (ex [[Colonna Durruti]]), sotto il comando di [[Gregorio Jover]], si riunì a Barbastro pronta a marciare verso Barcellona. Tuttavia, dopo aver ascoltato il discorso trasmesso da [[García Oliver]], decise di rimanere in loco. Ma la 28° divisione (ex [[Colonna Ascaso]]) e la 29° del [[POUM]], capitanata da Rovira, non desistettero dalla progettata marcia su Madrid, fino a quando il capo dell'aviazione repubblicana sul fronte aragonese, Alfonso Reyes, minacciò di bombardarli se non avessero desistito dai loro intenti.  
Nel fronte d'Aragona, la 26° unità  (ex [[Colonna Durruti]]), sotto il comando di [[Gregorio Jover]], si riunì a Barbastro pronta a marciare verso Barcellona. Tuttavia, dopo aver ascoltato il discorso trasmesso da [[García Oliver]], decise di rimanere in loco. Ma la 28° divisione (ex [[Colonna Ascaso]]) e la 29° del [[POUM]], capitanata da Rovira, non desistettero dalla progettata marcia su Madrid, fino a quando il capo dell'aviazione repubblicana sul fronte aragonese, Alfonso Reyes, minacciò di bombardarli se non avessero desistito dai loro intenti.  
64 364

contributi