Ateismo: differenze tra le versioni

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Il termine '''ateismo''' deriva dal greco ἄθεος (àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente "senza dio"). L'ateismo può dunque essere etimologicamente definito come «lo stato o l'attitudine di colui o colei che non crede in dio», in un contesto monoteista, o più generalmente, come «lo stato o l'attitudine di colui o colei che non credono in alcun dio».
Il termine '''ateismo''' deriva dal greco ἄθεος (àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente "senza dio"). L'ateismo può dunque essere etimologicamente definito come «lo stato o l'attitudine di colui o colei che non crede in dio», in un contesto monoteista, o più generalmente, come «lo stato o l'attitudine di colui o colei che non credono in alcun dio».


Storicamente il termine "ateo" è stato anche usato per indicare credenti in una fede diversa dalla propria, quindi spesso considerato un termine alla stregua dell'[[Eresia]] o comunque non inteso per quello che effettivamente significa e rappresenta, facendolo diventare un termine negativo agli occhi della [[società ]]. I credenti nel politeismo chiamavano perciò «senza dèi» i cristiani, mentre questi usavano volentieri l'espressione '''atei''' per taoisti e buddhisti.   
Storicamente il termine "ateo" è stato anche usato per indicare credenti in una fede diversa dalla propria, quindi spesso considerato un termine alla stregua dell'[[Eresia]] o comunque non inteso per quello che effettivamente significa e rappresenta, facendolo diventare un termine negativo agli occhi della [[società ]]. I credenti nel politeismo chiamavano perciò «senza dèi» i cristiani, mentre questi usavano volentieri l'espressione '''atei''' per taoisti e buddhisti.   


"Agli atei non piace essere definiti "non credenti" perché in realtà  credono in molte cose ragionevoli, ma sempre (o quasi) coltivano convinzioni basate sull'esperienza e sulla conoscenza oggettiva e razionale del mondo e di tutto ciò che ci circonda."
"Agli atei non piace essere definiti "non credenti" perché in realtà  credono in molte cose ragionevoli, ma sempre (o quasi) coltivano convinzioni basate sull'esperienza e sulla conoscenza oggettiva e razionale del mondo e di tutto ciò che ci circonda."
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