Aspetti libertari dell'impresa di Fiume: differenze tra le versioni

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La "libera Fiume" non poteva contare su industrie produttive e dovette fronteggiare anche il blocco economico impostogli dal governo italiano. Per far fronte a queste difficoltà, la città si autofinanziò anche attraverso metodi non convenzionali, quali quelli che utilizzavano gli "'''Uscocchi'''" , <ref>[http://fiumetrieste.blogspot.it/2011/09/i-pirati-uscocchi.html Uscocchi]</ref> ovvero i Legionari di [[Gabriele D'Annunzio]], che ripresero tanto il leggendario nome dei corsari della costa dalmata che nel cinquecento attaccavano le flotte dell'impero ottomano, quanto il loro modo d'agire "piratesco".  
La "libera Fiume" non poteva contare su industrie produttive e dovette fronteggiare anche il blocco economico impostogli dal governo italiano. Per far fronte a queste difficoltà, la città si autofinanziò anche attraverso metodi non convenzionali, quali quelli che utilizzavano gli "'''Uscocchi'''" , <ref>[http://fiumetrieste.blogspot.it/2011/09/i-pirati-uscocchi.html Uscocchi]</ref> ovvero i Legionari di [[Gabriele D'Annunzio]], che ripresero tanto il leggendario nome dei corsari della costa dalmata che nel cinquecento attaccavano le flotte dell'impero ottomano, quanto il loro modo d'agire "piratesco".  


D'Annunzio dette mandato a diversi suoi ufficiali, tra cui il capitano Magri, di organizzare delle scorrerie in mare (talvolta anche in terra o attraverso l'utilizzo di spericolate azioni di Guido Keller) per trovare cibo, armi ed altro materiale necessario. A questi uomini il Vate dette il nome di “Uscocchi”. Essi catturarono diverse navi e piroscafi, tra cui la nave mercantile “Trapani” e il piroscafo “Cogne” (carico di seta, automobili, orologi e altri beni di lusso, per un valore globale stimato sui  200 milioni di lire), per il quale chiesero un riscatto di 12 milioni di lire. le imprese furono più d'una, attirando simpatie (ma anche critiche) da ogni parte del mondo.
D'Annunzio dette mandato a diversi suoi ufficiali, tra cui il capitano Magri, di organizzare delle scorrerie in mare (talvolta anche in terra o attraverso l'utilizzo di spericolate azioni di Guido Keller) per trovare cibo, armi ed altro materiale necessario. A questi uomini il ''Vate'' dette il nome di “Uscocchi”. Essi catturarono diverse navi e piroscafi, tra cui la nave mercantile “Trapani” e il piroscafo “Cogne” (carico di seta, automobili, orologi e altri beni di lusso, per un valore globale stimato sui  200 milioni di lire), per il quale chiesero un riscatto di 12 milioni di lire. le imprese furono più d'una, attirando simpatie (ma anche critiche) da ogni parte del mondo.


Gli Uscocchi agivano con l'intento di procurare beni materiali necessari a sfamare i fiumani, ma anche per creare una rete umana e solidaristica, secondo il principio tanto caro a D'Annunzio della [[economia del dono|filosofia del dono]], riassumibile nel suo celebre moto: «Io ho quel che ho donato». <ref>[http://archive.is/iLEmp Io ho quel che ho donato]</ref>
Gli Uscocchi agivano con l'intento di procurare beni materiali necessari a sfamare i fiumani, ma anche per creare una rete umana e solidaristica, secondo il principio tanto caro a D'Annunzio della [[economia del dono|filosofia del dono]], riassumibile nel suo celebre moto: «Io ho quel che ho donato». <ref>[http://archive.is/iLEmp Io ho quel che ho donato]</ref>
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