Antimilitarismo: differenze tra le versioni

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Uno degli anarchici italiani più attivi nell'[[antimilitarismo|ambito antimilitarista]] dell'inizio del '900 fu l'anarchico italo-svizzero [[Luigi Bertoni]]. La sua attività fu, a dire il vero, particolarmente concentrata nella [[Svizzera]] italiana, lavorando per esempio alla realizzazione del congresso antimilitarista di Bienne (Svizzera) del [[1909]].
Uno degli anarchici italiani più attivi nell'[[antimilitarismo|ambito antimilitarista]] dell'inizio del '900 fu l'anarchico italo-svizzero [[Luigi Bertoni]]. La sua attività fu, a dire il vero, particolarmente concentrata nella [[Svizzera]] italiana, lavorando per esempio alla realizzazione del congresso antimilitarista di Bienne (Svizzera) del [[1909]].


Le vicende legate alla guerra italo-libica del [[1911]] (si veda caso dell'anarchico [[Augusto Masetti]]) <ref>Il [[30 ottobre]] [[1911]], il muratore anarchico [[Augusto Masetti]], al momento di partire per l'impresa imperialistica italiana Libia, nel piazzale della caserma Cialdini di Bologna, in un atto estremo di «insubordinazione con vie di fatto verso superiore ufficiale», sparò, ferendolo leggermente, al colonnello Stroppa (il colonnello stava istigando i militari all'odio verso il popolo libico).  [Questo fatto insieme a quello di [[Antonio Moroni]] - arrestato per le sue idee antimilitariste - determinò l'insurrezione della cosiddetta [[settimana rossa]]].</ref> provocarono la rottura tra gli antimilitaristi internazionalisti e i [[Sorel|soreliani]], nei quali erano venuti alla luce ambiguità [[nazionalismo|nazionalistiche]] ovviamente mal sopportate dall'antimilitarismo anarchico. In seguito, allo scoppio della prima guerra mondiale, insorsero nuove divisioni nei diversi ambienti della sinistra, legati alle differenti posizioni assunte rispetto all'opportunità o meno dell'[[Italia]] di entrare in guerra. L'[[Unione Sindacale Italiana]], dopo il congresso del [[13 settembre|13]]-[[14 settembre]] [[1914]] e il discorso interventista di [[Alceste De Ambris]] subì una drammatica divisione in seguito all'espulsione della minoranza interventista, la cui mozione era stata respinta in favore di quella contro la guerra firmata da [[Armando Borghi]], Niccolini, Pace e [[Carlo Nencini]]. Nell'ambito di questi eventi, [[Maria Rygier]], che nel frattempo aveva aderito alla [[massoneria]] (così come molti di quei membri dell'[[USI]] che divennero improvvisamente interventisti) ed era diventata un agente provocatore, si pose a capofila degli interventisti con l'obiettivo di creare scompiglio tra i socialisti ed agevolare così l'entrata dell'Italia in guerra. <ref>[http://www.comidad.org/bollettino/comidad108.pdf Un agente provocatore massonico: Maria Rygier], pag. 10-11</ref>
Le vicende legate alla guerra italo-libica del [[1911]] (si veda caso dell'anarchico [[Augusto Masetti]]) <ref>Il [[30 ottobre]] [[1911]], il muratore anarchico [[Augusto Masetti]], al momento di partire per l'impresa imperialistica italiana Libia, nel piazzale della caserma Cialdini di Bologna, in un atto estremo di «insubordinazione con vie di fatto verso superiore ufficiale», sparò, ferendolo leggermente, al colonnello Stroppa (il colonnello stava istigando i militari all'odio verso il popolo libico).  [Questo fatto insieme a quello di [[Antonio Moroni]] - arrestato per le sue idee antimilitariste - determinò l'insurrezione della cosiddetta [[settimana rossa]]].</ref> provocarono la rottura tra gli antimilitaristi internazionalisti e i [[Sorel|soreliani]], nei quali erano venuti alla luce ambiguità [[nazionalismo|nazionalistiche]] ovviamente mal sopportate dall'antimilitarismo anarchico. In seguito, allo scoppio della Prima guerra mondiale, insorsero nuove divisioni nei diversi ambienti della sinistra, legati alle differenti posizioni assunte rispetto all'opportunità o meno dell'[[Italia]] di entrare in guerra. L'[[Unione Sindacale Italiana]], dopo il congresso del [[13 settembre|13]]-[[14 settembre]] [[1914]] e il discorso interventista di [[Alceste De Ambris]] subì una drammatica divisione in seguito all'espulsione della minoranza interventista, la cui mozione era stata respinta in favore di quella contro la guerra firmata da [[Armando Borghi]], Niccolini, Pace e [[Carlo Nencini]]. Nell'ambito di questi eventi, [[Maria Rygier]], che nel frattempo aveva aderito alla [[massoneria]] (così come molti di quei membri dell'[[USI]] che divennero improvvisamente interventisti) ed era diventata un agente provocatore, si pose a capofila degli interventisti con l'obiettivo di creare scompiglio tra i socialisti ed agevolare così l'entrata dell'Italia in guerra. <ref>[http://www.comidad.org/bollettino/comidad108.pdf Un agente provocatore massonico: Maria Rygier], pag. 10-11</ref>


Il movimento italiano contro la guerra fu egemonizzato dai socialisti e soprattutto dagli anarchici, tra i quali si distinsero [[Errico Malatesta]], [[Leda Rafanelli]], [[Torquato Gobbi]], [[Virgilia D'Andrea]], [[Armando Borghi]] e il giovanissimo [[Camillo Berneri]], che nel [[1914]] tentò di dar vita senza successo all'«Unione Studentesca Antimilitarista». Quasi tutti gli anarchici italiano si schierarono contro l'interventismo e contro il [[Manifesto dei sedici]] firmato da celebri anarchici come [[Kropotkin]] e [[Jean Grave|Grave]], anche se il convegno anarchico di Pisa (gennaio 1915) se ne uscì con il motto ambiguo: «né aderire né sabotare». <ref>[[Gino Cerrito]], ''L'antimilitarismo anarchico in Italia'', pag. 52, edizione RL, Pistoia, 1968</ref>   
Il movimento italiano contro la guerra fu egemonizzato dai socialisti e soprattutto dagli anarchici, tra i quali si distinsero [[Errico Malatesta]], [[Leda Rafanelli]], [[Torquato Gobbi]], [[Virgilia D'Andrea]], [[Armando Borghi]] e il giovanissimo [[Camillo Berneri]], che nel [[1914]] tentò di dar vita senza successo all'«Unione Studentesca Antimilitarista». Quasi tutti gli anarchici italiano si schierarono contro l'interventismo e contro il [[Manifesto dei sedici]] firmato da celebri anarchici come [[Kropotkin]] e [[Jean Grave|Grave]], anche se il convegno anarchico di Pisa (gennaio 1915) se ne uscì con il motto ambiguo: «né aderire né sabotare». <ref>[[Gino Cerrito]], ''L'antimilitarismo anarchico in Italia'', pag. 52, edizione RL, Pistoia, 1968</ref>   
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