André Soudy: differenze tra le versioni

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: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto [...] Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà  di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà  è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 50</ref>  
: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto [...] Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà  di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà  è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 50</ref>  


Condannato alla ghigliottina insieme a [[Raymond Callemin]], [[Etienne Monier]] ed [[Eugene Dieudonné]] (questi, innocente, sarà  "graziato" e la sua pena convertita ai lavori forzati dai quali evaderà  dopo una serie di avventurose peripezie); il [[21 aprile]] [[1913 ]] [[Banda_Bonnot#Le_esecuzioni|la sentenza viene eseguita]]:  
Condannato alla ghigliottina insieme a [[Raymond Callemin]], [[Etienne Monier]] ed [[Eugene Dieudonné]] (questi, innocente, sarà  "graziato" e la sua pena convertita ai lavori forzati dai quali evaderà  dopo una serie di avventurose peripezie); il [[21 aprile]] [[1913]] [[Banda_Bonnot#Le_esecuzioni|la sentenza viene eseguita]]:  
: «Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei ''croissants'' [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po'di caffè nero. “Scalognato” disse, “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino".» <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 54</ref>
: «Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei ''croissants'' [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po'di caffè nero. “Scalognato” disse, “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino".» <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 54</ref>


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