Anarchismo mistico: differenze tra le versioni

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: «Il regime delle jâti (caste) ha fatto dell'India una terra d'asilo per tutte le minoranze perseguitate del mondo: questo, se si considera lo spettacolo sanguinario della storia religiosa [...] non è un merito da poco... il sistema delle casti fondato sulla diseguaglianza degli uomini generò infinitamente meno crudeltà  ed odio che religioni o dottrine fondati sull'uguaglianza [...] Al prezzo dunque d'una libertà  inferiore individuale, il modello indù è riuscito ad organizzare e fare vivere per più di due millenni una società  più fraterna di tutte quelle che furono inventate altrove: perché fondata sul pluralismo delle classi. E se occorreva trovare una traduzione alla parola jâti, non è quella di casta che si dovrebbe scegliere, ma quella di Comunità  o classe; questo semplice cambiamento di termine farebbe certamente cadere molte incomprensioni sulla natura vera del" sistema delle casti» (Le Modèle Hindou. Civilisation et société (edizioni Kailash, 1978).
: «Il regime delle jâti (caste) ha fatto dell'India una terra d'asilo per tutte le minoranze perseguitate del mondo: questo, se si considera lo spettacolo sanguinario della storia religiosa [...] non è un merito da poco... il sistema delle casti fondato sulla diseguaglianza degli uomini generò infinitamente meno crudeltà  ed odio che religioni o dottrine fondati sull'uguaglianza [...] Al prezzo dunque d'una libertà  inferiore individuale, il modello indù è riuscito ad organizzare e fare vivere per più di due millenni una società  più fraterna di tutte quelle che furono inventate altrove: perché fondata sul pluralismo delle classi. E se occorreva trovare una traduzione alla parola jâti, non è quella di casta che si dovrebbe scegliere, ma quella di Comunità  o classe; questo semplice cambiamento di termine farebbe certamente cadere molte incomprensioni sulla natura vera del" sistema delle casti» (Le Modèle Hindou. Civilisation et société (edizioni Kailash, 1978).


Per esser più chiari, Dio è considerato dagli induisti come formante il '''Tutto''', ''Brahman'', – l''''Assoluto''' (comprensione dello [[Stato]] in una concezione panteista ed enoteista <ref>L''''Enoteismo''' (dal greco antico εἷς "uno" e θεός "dio"), termine coniato da Max Müller, indica un tipo di religiosità  che prevede la preminenza di un dio su tutti gli altri, tale da accentrare su di esso tutto il culto; è pertanto una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità  senza tuttavia negare l'esistenza di altri dèi accanto ad essa: non viene quindi negata l'esistenza di altre divinità , ma ne viene sottolineata l'inferiorità .</ref>, ma anche politeista, monoteista e [[Ateismo|agnostica\atea]], molto lontana dalla concezione occidentale del politeismo o del monoteismo e agnosticismo\ateismo...), e ciascun essere umano, ciascun essere vivente deve essere considerato come un Dio possibile se diviene padrone di lui stesso e non degli altri o sottomettersi ad un altro, in quanto la divinità  sarebbe insita nel profondo di ogni essere vivente. In questo senso la visione religiosa indù è assai affine a quella tolsojana, non a caso Gandhi fece uno studio intenso del celebre scrittore russo. Gandhi, dopo aver letto ''Lettera a un Indù'', gli scrisse ben quattro volte, fra il [[1909]] e il [[1910]] <ref>[http://pdpace.interfree.it/s2_gazzeri.html Il magistero nonviolento di Tolstoj]</ref>, e ne resterà  inevitabilmente influenzato:
Per esser più chiari, Dio è considerato dagli induisti come formante il '''Tutto''', ''Brahman'', – l''''Assoluto''' (comprensione dello [[Stato]] in una concezione panteista ed enoteista <ref>L''''Enoteismo''' (dal greco antico εἷς "uno" e θεός "dio"), termine coniato da Max Müller, indica un tipo di religiosità  che prevede la preminenza di un dio su tutti gli altri, tale da accentrare su di esso tutto il culto; è pertanto una forma di culto intermedia tra politeismo e monoteismo in cui viene venerata in particolar modo una singola divinità  senza tuttavia negare l'esistenza di altri dèi accanto ad essa: non viene quindi negata l'esistenza di altre divinità , ma ne viene sottolineata l'inferiorità .</ref>, ma anche politeista, monoteista e [[Ateismo|agnostica\atea]], molto lontana dalla concezione occidentale del politeismo o del monoteismo e agnosticismo\ateismo...), e ciascun essere umano, ciascun essere vivente deve essere considerato come un Dio possibile se diviene padrone di lui stesso e non degli altri o sottomettersi ad un altro, in quanto la divinità  sarebbe insita nel profondo di ogni essere vivente. In questo senso la visione religiosa indù è assai affine a quella tolsojana, non a caso Gandhi fece uno studio intenso del celebre scrittore russo. Gandhi, dopo aver letto ''Lettera a un Indù'', gli scrisse ben quattro volte, fra il [[1909]] e il [[1910]] <ref>[http://pdpace.interfree.it/s2_gazzeri.html Il magistero nonviolento di Tolstoj]</ref>, e ne resterà  inevitabilmente influenzato:
: «Gli elementi anarchici nel pensiero di Gandhi non sono pochi, né secondari: e non sorprende, se si pensa che tra i suoi ispiratori vi sono un Thoreau e un Tolstoj. Raggiungere l'indipendenza, lo Swaraj, non significa per Gandhi creare uno stato a imitazione di quelli occidentali. Mandati via gli inglesi, il potere non dovrà  appartenere a una ristretta cerchia di politici, ma al popolo sparso nelle miriadi di villaggi. Dovrà  essere un potere diviso, condiviso, diffuso, strumento di uguaglianza e non di sopraffazione. Per la critica della proprietà , Gandhi può essere considerato un socialista - non aveva alcuna difficoltà  a definirsi tale egli stesso (in una occasione si definì anche comunista). Un socialista con “'''forti tendenze verso l'anarchia'''”, lo disse nel Nirmal Kumar Bose, ed è definizione che si può tener per buona - per quel che valgono le definizioni, ovviamente.»  <ref>Antonio Vigilante, [http://minimokarma.blogsome.com/2008/07/04/vinova-e-lo-swaraj-anarchico/ Vinoba e lo Swaraj anarchico]</ref>
: «Gli elementi anarchici nel pensiero di Gandhi non sono pochi, né secondari: e non sorprende, se si pensa che tra i suoi ispiratori vi sono un Thoreau e un Tolstoj. Raggiungere l'indipendenza, lo Swaraj, non significa per Gandhi creare uno stato a imitazione di quelli occidentali. Mandati via gli inglesi, il potere non dovrà  appartenere a una ristretta cerchia di politici, ma al popolo sparso nelle miriadi di villaggi. Dovrà  essere un potere diviso, condiviso, diffuso, strumento di uguaglianza e non di sopraffazione. Per la critica della proprietà , Gandhi può essere considerato un socialista - non aveva alcuna difficoltà  a definirsi tale egli stesso (in una occasione si definì anche comunista). Un socialista con “'''forti tendenze verso l'anarchia'''”, lo disse nel Nirmal Kumar Bose, ed è definizione che si può tener per buona - per quel che valgono le definizioni, ovviamente.»  <ref>Antonio Vigilante, [http://minimokarma.blogsome.com/2008/07/04/vinova-e-lo-swaraj-anarchico/ Vinoba e lo Swaraj anarchico]</ref>
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