Anarchismo e Politica: La revisione di Berneri: differenze tra le versioni

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In Considerazioni sul nostro movimento (...), Berneri non disdegna di usare il termine “partito”. La cosa è significativa, anche se si tratta della medesima accezione usata talvolta pure da Malatesta. La questione di una unione precisa dell'anarchismo organizzatore, sebbene all'epoca più sentita all'interno della tendenza maggioritaria, era comunque affatto scontata: "(...) Sul tappeto della discussione rimane la questione della costituzione del nostro movimento a partito. Occorre, per questa come per tutte le altre questioni, stabilire il valore delle parole, dando loro un significato ben definito, per evitare le eterne ed inutili discussioni pro e contro. Si può ripetere oggi quello che Epicuro – mi si conceda una citazione che puzza d'antico – diceva in una sua epistola ad Erodoto: «Convien rendersi conto del significato fondamentale delle parole, per poterci ad esse riferire come criterio nei giudizi o nelle indagini o nei casi dubbi: se no, senza criterio procederemo all'infinito nelle dichiarazioni o useremo parole vuote di senso». Che cosa intendiamo per partito? Qual è il calore, quali i limiti, quale la missione? (...) Io credo alla necessità di consolidare le nostre forze, associandole e coordinandole, ma riconosco che molte e contrastanti correnti scorrono in seno al nostro movimento riguardo a questa questione (...)".   
In Considerazioni sul nostro movimento (...), Berneri non disdegna di usare il termine “partito”. La cosa è significativa, anche se si tratta della medesima accezione usata talvolta pure da Malatesta. La questione di una unione precisa dell'anarchismo organizzatore, sebbene all'epoca più sentita all'interno della tendenza maggioritaria, era comunque affatto scontata: "(...) Sul tappeto della discussione rimane la questione della costituzione del nostro movimento a partito. Occorre, per questa come per tutte le altre questioni, stabilire il valore delle parole, dando loro un significato ben definito, per evitare le eterne ed inutili discussioni pro e contro. Si può ripetere oggi quello che Epicuro – mi si conceda una citazione che puzza d'antico – diceva in una sua epistola ad Erodoto: «Convien rendersi conto del significato fondamentale delle parole, per poterci ad esse riferire come criterio nei giudizi o nelle indagini o nei casi dubbi: se no, senza criterio procederemo all'infinito nelle dichiarazioni o useremo parole vuote di senso». Che cosa intendiamo per partito? Qual è il calore, quali i limiti, quale la missione? (...) Io credo alla necessità di consolidare le nostre forze, associandole e coordinandole, ma riconosco che molte e contrastanti correnti scorrono in seno al nostro movimento riguardo a questa questione (...)".   
In un altro testo, Anarchismo e federalismo - Il pensiero di Camillo Berneri (...), il lodigiano aggredisce il problema con ancor maggiore veemenza: "(...) Siamo immaturi. Lo dimostra il fatto che s'è discussa l'Unione Anarchica sottilizzando sulle parole partito, movimento, senza capire che la questione non era di forma, ma di sostanza, e che quello che ci manca non è l'esteriorità del partito, ma la coscienza del partito (...)". Berneri ci dice subito a cosa si riferisca: "Che cosa intendo per coscienza di partito? Intendo qualche cosa di più del lievito passionale di un'idea, della generica esaltazione di ideali. Intendo il contenuto specifico di un programma di parte" (...).
In un altro testo, Anarchismo e federalismo - Il pensiero di Camillo Berneri (...), il lodigiano aggredisce il problema con ancor maggiore veemenza: "(...) Siamo immaturi. Lo dimostra il fatto che s'è discussa l'Unione Anarchica sottilizzando sulle parole partito, movimento, senza capire che la questione non era di forma, ma di sostanza, e che quello che ci manca non è l'esteriorità del partito, ma la coscienza del partito (...)". Berneri ci dice subito a cosa si riferisca: "Che cosa intendo per coscienza di partito? Intendo qualche cosa di più del lievito passionale di un'idea, della generica esaltazione di ideali. Intendo il contenuto specifico di un programma di parte" (...).
Sta evidentemente parlando di un'unità teorica e strategica, nonché di un necessario “senso di appartenenza”. Due cose che difettano molto nel movimento anarchico: la prima per carenza di programma, soprattutto in ambito strategico e tattico, la seconda per un malinteso senso di assoluta indipendenza individuale di fronte all'organizzazione. Questa è sicuramente un corpo collettivo, ed in quanto tale ogni suo membro, pur libero in coscienza, ne è parte, e deve ugualmente sentirsi interno ad un'entità plurima e plurale che unifica. Altrimenti non avrebbe senso parlare di organizzazione. La libertà individuale è quindi libertà di dissenso, ma mai senso di non-appartenenza. La differenza fra le due cose non è secondaria. La libertà di dissenso è garantita dalle regole, ma le regole sono di tutti e per tutti. Non sono valide a seconda della “giornata e dell'umore”. Una decisione può essere contrastata, ma deve, comunque, venire riconosciuta come la decisione della maggioranza, perché questa è la regola di ogni associazione umana. L'anarchismo non sfugge quindi alla democrazia: deve semmai essere democratico sino all'estremo limite, ma questo non può significare mettere in discussione la democrazia stessa. Si può arrivare all'estrema ratio di non rendere obbligatoria l'applicazione delle decisioni per chi non ha contribuito a prenderle, ma mai si può negare l'obbligo, almeno d'onore, di accettarle come scelte della maggioranza e quindi dell'organizzazione o quello di rimanere leale alla stessa.
Sta evidentemente parlando di un'unità teorica e strategica, nonché di un necessario “senso di appartenenza”. Due cose che difettano molto nel movimento anarchico: la prima per carenza di programma, soprattutto in ambito strategico e tattico, la seconda per un malinteso senso di assoluta indipendenza individuale di fronte all'organizzazione. Questa è sicuramente un corpo collettivo, ed in quanto tale ogni suo membro, pur libero in coscienza, ne è parte, e deve ugualmente sentirsi interno ad un'entità plurima e plurale che unifica. Altrimenti non avrebbe senso parlare di organizzazione. La libertà individuale è quindi libertà di dissenso, ma mai senso di non-appartenenza. La differenza fra le due cose non è secondaria. La libertà di dissenso è garantita dalle regole, ma le regole sono di tutti e per tutti. Non sono valide a seconda della “giornata e dell'umore”. Una decisione può essere contrastata, ma deve, comunque, venire riconosciuta come la decisione della maggioranza, perché questa è la regola di ogni associazione umana. L'anarchismo non sfugge quindi alla democrazia: deve semmai essere democratico sino all'estremo limite, ma questo non può significare mettere in discussione la democrazia stessa. Si può arrivare all'estrema ratio di non rendere obbligatoria l'applicazione delle decisioni per chi non ha contribuito a prenderle, ma mai si può negare l'obbligo, almeno d'onore, di accettarle come scelte della maggioranza e quindi dell'organizzazione o quello di rimanere leale alla stessa.


==Berneri ed Archinov==
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