Alfonso Failla: differenze tra le versioni

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===L'abbandono di Renicci===
===L'abbandono di Renicci===


Quando oramai la fraternizzazione fra anarchici e slavi era ben salda e i fatti dell'[[8 settembre]] [[1943]] avevano portato alla nascita della [[Repubblica Sociale Italiana]] e della conseguente resistenza partigiana, gli internati decidono di riunirsi nei campi per valutare il da farsi anche perchè le guardie più smaccatamente fasciste avevano assunto toni di arroganza intollerabili. Gli jugoslavi, militarmente più preparati dei nostri, propongono di valutare la possibilità  di procurarsi delle armi, fuggire dal campo e aggregarsi ai partigiani. Nella sezione del campo in cui è presente Failla, la situazione viene esposta da [[Ganu Kriezju]], albanese già  compagno di detenzione degli anarchici a Ventotene. Le guardie, comandate dal maggiore Fiorenzuoli, decidono di sciogliere l'adunata sediziosa cominciando a sparare a salve sui detenuti in riunione, ma ben presto gli spari a salve vengono sostituiti da quelli delle mitragliatrici a causa del quale muoiono due uomini (un anarchico e uno slavo).  
Quando oramai la fraternizzazione fra anarchici e slavi era ben salda e i fatti dell'[[8 settembre]] [[1943]] avevano portato alla nascita della [[Repubblica Sociale Italiana]] e della conseguente resistenza partigiana, gli internati decidono di riunirsi nei campi per valutare il da farsi anche perché le guardie più smaccatamente fasciste avevano assunto toni di arroganza intollerabili. Gli jugoslavi, militarmente più preparati dei nostri, propongono di valutare la possibilità  di procurarsi delle armi, fuggire dal campo e aggregarsi ai partigiani. Nella sezione del campo in cui è presente Failla, la situazione viene esposta da [[Ganu Kriezju]], albanese già  compagno di detenzione degli anarchici a Ventotene. Le guardie, comandate dal maggiore Fiorenzuoli, decidono di sciogliere l'adunata sediziosa cominciando a sparare a salve sui detenuti in riunione, ma ben presto gli spari a salve vengono sostituiti da quelli delle mitragliatrici a causa del quale muoiono due uomini (un anarchico e uno slavo).  


Failla, quando insieme ad altri compagni viene trasferito nella città  di Arezzo (in mano ai nazisti), rendendosi conto che la situazione stava ormai precipitando, si appella all'umanità  del tenente Rouep, l'uomo che comandava il trasferimento dei detenuti politici. Rouep, pur essendo [[fascismo|fascista]], s'era sempre distinto per gli atteggiamenti un pochino più rispettosi ed "umani" verso i detenuti, per questo quando Failla gli dice che trasferirli ad Arezzo significava condannarli a morte visto che la città  toscana era sotto controllo dei [[Nazionalsocilaismo|tedeschi]], Rouep mosso a "compassione", nei pressi di Firenze ferma la colonna di camion, fa scendere i prigionieri affidando a Failla e [[Mario Perelli]], futuro comandante delle [[Brigate Bruzzi e Malatesta|Brigate Anarchiche Bruzzi-Malatesta]], sei prigionieri, di fatto concedendo loro la [[libertà]]. Bruciati i loro stessi documenti, che li identificavano come anarchici, si danno alla macchia verso le montagne alla ricerca delle brigate partigiane a cui potersi aggregare.
Failla, quando insieme ad altri compagni viene trasferito nella città  di Arezzo (in mano ai nazisti), rendendosi conto che la situazione stava ormai precipitando, si appella all'umanità  del tenente Rouep, l'uomo che comandava il trasferimento dei detenuti politici. Rouep, pur essendo [[fascismo|fascista]], s'era sempre distinto per gli atteggiamenti un pochino più rispettosi ed "umani" verso i detenuti, per questo quando Failla gli dice che trasferirli ad Arezzo significava condannarli a morte visto che la città  toscana era sotto controllo dei [[Nazionalsocilaismo|tedeschi]], Rouep mosso a "compassione", nei pressi di Firenze ferma la colonna di camion, fa scendere i prigionieri affidando a Failla e [[Mario Perelli]], futuro comandante delle [[Brigate Bruzzi e Malatesta|Brigate Anarchiche Bruzzi-Malatesta]], sei prigionieri, di fatto concedendo loro la [[libertà]]. Bruciati i loro stessi documenti, che li identificavano come anarchici, si danno alla macchia verso le montagne alla ricerca delle brigate partigiane a cui potersi aggregare.
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