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La vita in comune con [[Camillo Berneri|Camillo]] la porta anche ad approssimarsi all'[[anarchia]], anche se inizialmente non può essere considerata un'attiva militante. Si occupa principalmente delle figlie, di lei [[Camillo Berneri|Camillo]] diceva al suo amico [[Gaetano Salvemini]]: «Non è anarchica nel senso di essere una militante, però accetta le mie idee e le condivide in gran parte». | La vita in comune con [[Camillo Berneri|Camillo]] la porta anche ad approssimarsi all'[[anarchia]], anche se inizialmente non può essere considerata un'attiva militante. Si occupa principalmente delle figlie, di lei [[Camillo Berneri|Camillo]] diceva al suo amico [[Gaetano Salvemini]]: «Non è anarchica nel senso di essere una militante, però accetta le mie idee e le condivide in gran parte». | ||
Con l'avvento del [[fascismo|regime fascista]] in [[Italia]], cominciano i guai anche per la famiglia Berneri-Caleffi: [[Camillo Berneri|Camillo]] subisce due aggressioni, poi, rifiutatosi di giurare fedeltà al regime - procedura obbligatoria per tutti i professori (Camillo aveva iniziato ad insegnare [[filosofia]] a Camerino) - è costretto ad espatriare nell'aprile del [[1926]]. Inizialmente Giovanna trascorre alcuni mesi presso la casa della [[Adalgisa Fochi|suocera]], poi il [[1 agosto|1° agosto]] del [[1926]] riesce a ricongiungere tutta la famiglia a Saint-Maur-des-Fossés (periferia di Parigi). Tra una difficoltà e l'altra, nel [[1929]], per colpa del presunto amico Ermanno Menapace, in realtà spia dell'[[OVRA]], [[Camillo Berneri]] subisce una serie di arresti ed espulsioni che lo costringono ad una nuova fuga verso svariati paesi europei. Giovanna sostiene il marito scrivendo lettere ai compagni [[Personalità anarchiche|anarchici]] e all'avvocato Paul De Bock di Bruxelles. Lei stessa, in quanto moglie di [[Camillo Berneri|Berneri]], è attentamente sorvegliata dalla [[polizia]], inoltre è lei che mantiene in tutto e per tutto la famiglia: nel [[1933]], con l'aiuto della sorella e su consiglio di [[Louis Lecoin]], apre una drogheria (rue de Terre-Neuve n° 20), il cui retro diverrà nel tempo un rifugio sicuro per i fuoriusciti [[anarchici]]. | Con l'avvento del [[fascismo|regime fascista]] in [[Italia]], cominciano i guai anche per la famiglia Berneri-Caleffi: [[Camillo Berneri|Camillo]] subisce due aggressioni, poi, rifiutatosi di giurare fedeltà al regime - procedura obbligatoria per tutti i professori (Camillo aveva iniziato ad insegnare [[filosofia]] a Camerino) - è costretto ad espatriare nell'aprile del [[1926]]. Inizialmente Giovanna trascorre alcuni mesi presso la casa della [[Adalgisa Fochi|suocera]], poi il [[1 agosto|1° agosto]] del [[1926]] riesce a ricongiungere tutta la famiglia a Saint-Maur-des-Fossés (periferia di Parigi). Tra una difficoltà e l'altra, nel [[1929]], per colpa del presunto amico Ermanno Menapace, in realtà spia dell'[[OVRA]], [[Camillo Berneri]] subisce una serie di arresti ed espulsioni che lo costringono ad una nuova fuga verso svariati paesi europei. Giovanna sostiene il marito scrivendo lettere ai compagni [[Personalità anarchiche|anarchici]] e all'avvocato Paul De Bock di Bruxelles. Lei stessa, in quanto moglie di [[Camillo Berneri|Berneri]], è attentamente sorvegliata dalla [[polizia]], inoltre è lei che mantiene in tutto e per tutto la famiglia: nel [[1933]], con l'aiuto della sorella e su consiglio di [[Louis Lecoin]], apre una drogheria (rue de Terre-Neuve n° 20), il cui retro diverrà nel tempo un rifugio sicuro per i fuoriusciti [[Personalità anarchiche|anarchici]]. | ||
Sempre controllata dalle [[autorità]], il [[2 dicembre]] [[1934]] il Ministero dell'Interno francese, in seguito ad accertamenti su [[Maria Bibbi]], sorella dell'[[anarchico]] [[Gino Bibbi]] ed amica della Caleffi, con cui divide anche la gestione del negozio, chiede informazioni alla Prefettura di Milano. | Sempre controllata dalle [[autorità]], il [[2 dicembre]] [[1934]] il Ministero dell'Interno francese, in seguito ad accertamenti su [[Maria Bibbi]], sorella dell'[[anarchico]] [[Gino Bibbi]] ed amica della Caleffi, con cui divide anche la gestione del negozio, chiede informazioni alla Prefettura di Milano. | ||
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Con l'avvento della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione]] in [[Spagna]], [[Camillo Berneri|Camillo]] parte per schierarsi con i miliziani [[antifascismo|antifascisti]] e Giovanna si ritrova di nuovo sola ad occuparsi delle figlie. In guerra, è risaputo, la morte deve essere messa in preventivo, ma Giovanna non si aspettava certo che il suo [[Camillo Berneri|Camillo]] potesse essere ucciso da mano stalinista; così invece accade il [[5 maggio]] [[1937]] a Barcellona: [[Camillo Berneri]] è assassinato insieme a [[Francesco Barbieri]] dagli stalinisti e Giovanna accorre al suo funerale insieme alla figlia [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]]. | Con l'avvento della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione]] in [[Spagna]], [[Camillo Berneri|Camillo]] parte per schierarsi con i miliziani [[antifascismo|antifascisti]] e Giovanna si ritrova di nuovo sola ad occuparsi delle figlie. In guerra, è risaputo, la morte deve essere messa in preventivo, ma Giovanna non si aspettava certo che il suo [[Camillo Berneri|Camillo]] potesse essere ucciso da mano stalinista; così invece accade il [[5 maggio]] [[1937]] a Barcellona: [[Camillo Berneri]] è assassinato insieme a [[Francesco Barbieri]] dagli stalinisti e Giovanna accorre al suo funerale insieme alla figlia [[Maria Luisa Berneri|Maria Luisa]]. | ||
Profondamente addolorata per la morte del marito, Giovanna prende ad attivarsi come propagandista anarchica e a diffondere le sue idee attraverso una fitta corrispondenza con gli [[Personalità anarchiche|anarchici]] d'America che chiedono contributi per le varie iniziative. Pubblica nel [[1939]] un appello non firmato su «[[L'Adunata dei Refrattari]]» in favore degli [[Personalità anarchiche|anarchici]] espulsi dalla [[Francia]] ed internati nei campi di concentramento, che sarà tradotto e diffuso sulla stampa internazionale da [[Emma Goldman]]. Mantiene inoltre sempre vivo il ricordo del marito in vari modi: promuove a Parigi il «Comitato "C. Berneri"» e nel [[1938]] pubblica ''Pensieri e Battaglie'', con prefazione della stessa [[Emma Goldman|Goldman]], una raccolta di scritti vari del marito; scrive articoli su [[stampa anarchica|giornali, riviste]], e ne difende pubblicamente la memoria. | Profondamente addolorata per la morte del marito, Giovanna prende ad attivarsi come propagandista [[anarchica]] e a diffondere le sue idee attraverso una fitta corrispondenza con gli [[Personalità anarchiche|anarchici]] d'America che chiedono contributi per le varie iniziative. Pubblica nel [[1939]] un appello non firmato su «[[L'Adunata dei Refrattari]]» in favore degli [[Personalità anarchiche|anarchici]] espulsi dalla [[Francia]] ed internati nei campi di concentramento, che sarà tradotto e diffuso sulla stampa internazionale da [[Emma Goldman]]. Mantiene inoltre sempre vivo il ricordo del marito in vari modi: promuove a Parigi il «Comitato "C. Berneri"» e nel [[1938]] pubblica ''Pensieri e Battaglie'', con prefazione della stessa [[Emma Goldman|Goldman]], una raccolta di scritti vari del marito; scrive articoli su [[stampa anarchica|giornali, riviste]], e ne difende pubblicamente la memoria. | ||
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l'occupazione [[Nazionalsocialismo|nazista]], Giovanna Caleffi viene arrestata e incarcerata una prima volta, su ordine del [[fascismo|regime fascista]], il [[28 ottobre]] [[1940]] (3 mesi di detenzione a La Santé), poi nel febbraio [[1941]] viene deportata in [[Germania]] e trattenuta ben cinque mesi prima di essere condotta in [[Austria]] per essere consegnata alle [[autorità]] italiane. Incarcerata a Reggio Emilia, è condannata il [[25 agosto]] ad un anno di confino a Lacedonia (Avellino) con l'accusa di «aver svolto all'estero attività sovversiva dimostrandosi elemento pericoloso per gli ordinamenti politici dello [[Stato]]». Una volta scontata la pena ritorna a Gualtieri, dove però le viene negato il passaporto per la [[Francia]] in quanto è riconosciuta come un'[[ | Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l'occupazione [[Nazionalsocialismo|nazista]], Giovanna Caleffi viene arrestata e incarcerata una prima volta, su ordine del [[fascismo|regime fascista]], il [[28 ottobre]] [[1940]] (3 mesi di detenzione a La Santé), poi nel febbraio [[1941]] viene deportata in [[Germania]] e trattenuta ben cinque mesi prima di essere condotta in [[Austria]] per essere consegnata alle [[autorità]] italiane. Incarcerata a Reggio Emilia, è condannata il [[25 agosto]] ad un anno di confino a Lacedonia (Avellino) con l'accusa di «aver svolto all'estero attività sovversiva dimostrandosi elemento pericoloso per gli ordinamenti politici dello [[Stato]]». Una volta scontata la pena ritorna a Gualtieri, dove però le viene negato il passaporto per la [[Francia]] in quanto è riconosciuta come un'[[anarchica]] militante; si dà quindi alla latitanza nell'[[Italia]] meridionale. | ||
Nel [[1943]] incontra [[Cesare Zaccaria]], anarchico e vecchio amico di famiglia, con cui va a convivere a partire dal febbraio [[1943]]. Comprensibilmente condizionata dalla morte del marito per mano comunista, invia ai compagni anarchici della [[Federazione Comunista Libertaria]] di Livorno una lettera (Napoli, [[12 aprile]] [[1945]]) in cui li invita a non stringere rapporti con la locale sezione della CLN, ricordando loro proprio i tragici fatti della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione spagnola]] che aveva visto molti [[Personalità anarchiche|anarchici]] cadere per mano stalinista. | Nel [[1943]] incontra [[Cesare Zaccaria]], [[anarchico]] e vecchio amico di famiglia, con cui va a convivere a partire dal febbraio [[1943]]. Comprensibilmente condizionata dalla morte del marito per mano comunista, invia ai compagni [[Personalità anarchiche|anarchici]] della [[Federazione Comunista Libertaria]] di Livorno una lettera (Napoli, [[12 aprile]] [[1945]]) in cui li invita a non stringere rapporti con la locale sezione della CLN, ricordando loro proprio i tragici fatti della [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|rivoluzione spagnola]] che aveva visto molti [[Personalità anarchiche|anarchici]] cadere per mano stalinista. | ||
=== Il dopoguerra === | === Il dopoguerra === | ||
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Giovanna contribuisce in maniera notevole alla [[Volontà |rivista]], dedicandovi gran parte del suo tempo e delle sue energie: | Giovanna contribuisce in maniera notevole alla [[Volontà |rivista]], dedicandovi gran parte del suo tempo e delle sue energie: | ||
: «Non si tratta di una rivista fatta da intellettuali, da gente colta, dalla penna facile per i quali lo scrivere è un piacere o una professione. «[[Volontà]]» è messa insieme, in generale, con il modesto contributo di lavoratori che sentono impellente il bisogno di esprimere la loro critica anarchica alla società ed agli avvenimenti attuali e di inserirvi le loro idee di rinnovamento sociale e di giustizia». | : «Non si tratta di una rivista fatta da intellettuali, da gente colta, dalla penna facile per i quali lo scrivere è un piacere o una professione. «[[Volontà]]» è messa insieme, in generale, con il modesto contributo di lavoratori che sentono impellente il bisogno di esprimere la loro critica anarchica alla [[società]] ed agli avvenimenti attuali e di inserirvi le loro idee di rinnovamento sociale e di giustizia». | ||
Nel settembre [[1945]] ([[15 settembre|15]]-[[19 settembre]]) partecipa con [[Cesare Zaccaria]] e la figlia [[Giliana Berneri|Giliana]], tutti delegati dell'[[Alleanza Gruppi Libertari Campani]], al congresso costitutivo della [[Federazione Anarchica Italiana]] <ref name="fai">[http://www.federazioneanarchica.org/archivio/1945.html ''Il congresso nazionale di Carrara'']</ref>. Cura anche le edizioni RL e la Collana Porro, editando inoltre pubblicazioni di [[Malatesta]], [[Voline]], [[Luigi Fabbri]], [[Carlo Doglio]] ecc. Scrive su varie [[stampa anarchica|riviste anarchiche]] e non: «[[Umanità Nova]]», «[[L'Adunata dei Refrattari]]», «Controcorrente» di Boston; «Il Mondo», «Il Lavoro nuovo» di Genova ecc. Pubblica la ''brochure'' ''Società senza Stato'' ([[1946]]) e poi, insieme a [[Cesare Zaccaria]], si batte in favore del [[neomalthusianesimo|controllo delle nascite]] diffondendo l'opuscolo ''Il controllo delle nascite (1948)'', contenente una raccolta di articoli apparsi nel [[1947]] su «[[Volontà]]», immediatamente sequestrato dalle [[autorità]]. I due sono processati per propaganda contro la procreazione ma vengono assolti entrambi con formula piena nel maggio del [[1950]]. | Nel settembre [[1945]] ([[15 settembre|15]]-[[19 settembre]]) partecipa con [[Cesare Zaccaria]] e la figlia [[Giliana Berneri|Giliana]], tutti delegati dell'[[Alleanza Gruppi Libertari Campani]], al congresso costitutivo della [[Federazione Anarchica Italiana]] <ref name="fai">[http://www.federazioneanarchica.org/archivio/1945.html ''Il congresso nazionale di Carrara'']</ref>. Cura anche le edizioni RL e la Collana Porro, editando inoltre pubblicazioni di [[Malatesta]], [[Voline]], [[Luigi Fabbri]], [[Carlo Doglio]] ecc. Scrive su varie [[stampa anarchica|riviste anarchiche]] e non: «[[Umanità Nova]]», «[[L'Adunata dei Refrattari]]», «Controcorrente» di Boston; «Il Mondo», «Il Lavoro nuovo» di Genova ecc. Pubblica la ''brochure'' ''Società senza Stato'' ([[1946]]) e poi, insieme a [[Cesare Zaccaria]], si batte in favore del [[neomalthusianesimo|controllo delle nascite]] diffondendo l'opuscolo ''Il controllo delle nascite (1948)'', contenente una raccolta di articoli apparsi nel [[1947]] su «[[Volontà]]», immediatamente sequestrato dalle [[autorità]]. I due sono processati per propaganda contro la procreazione ma vengono assolti entrambi con formula piena nel maggio del [[1950]]. | ||
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Nonostante tutto, Giovanna vorrebbe proseguire l'esperienza della colonia e si attiva per trovare dei finanziatori. Dopo vari tentativi alla fine riuscirà ad acquistare un terreno nella pineta di Ronchi (MS), a 700 metri dal mare, che le permetterà di far nascere la Comunità «Maria Luisa Berneri» e a cui peraltro si adopererà sino alla morte. Grazie a quattro persone che costituiscono un nuovo gruppo gestionale, la Colonia sopravvive per tre anni anche dopo che la figlia [[Giliana Berneri|Giliana]] decide di abbandonare l'attività anarchica. | Nonostante tutto, Giovanna vorrebbe proseguire l'esperienza della colonia e si attiva per trovare dei finanziatori. Dopo vari tentativi alla fine riuscirà ad acquistare un terreno nella pineta di Ronchi (MS), a 700 metri dal mare, che le permetterà di far nascere la Comunità «Maria Luisa Berneri» e a cui peraltro si adopererà sino alla morte. Grazie a quattro persone che costituiscono un nuovo gruppo gestionale, la Colonia sopravvive per tre anni anche dopo che la figlia [[Giliana Berneri|Giliana]] decide di abbandonare l'attività anarchica. | ||
Ammalatasi gravemente, è accudita dall'anarchico e amico [[Aurelio Chessa]]. Proprio tra le braccia di Chessa, Giovanna Caleffi muore il [[14 marzo]] [[1962]] all'uscita dall'ospedale di Genova Nervi dove era stata ricoverata. | Ammalatasi gravemente, è accudita dall'[[anarchico]] e amico [[Aurelio Chessa]]. Proprio tra le braccia di Chessa, Giovanna Caleffi muore il [[14 marzo]] [[1962]] all'uscita dall'ospedale di Genova Nervi dove era stata ricoverata. | ||
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