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Il [[17 novembre]] [[1878]] ci fu l'attentato al re Umberto I, in visita a Napoli, ad opera dell'anarchico [[Giovanni Passannante]]: a Pascoli fu attribuita un'ode <ref>L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».</ref> che inneggiava al gesto dell'uomo, anche se la sorella Maria negò in seguito questa paternità. Alla fine di novembre in una nota del ministero dell'interno al prefetto di Bologna <ref>Nota del Ministero del 27.11.1878, ASB.</ref> si parlava di progetti rivoluzionari in tutta Italia e veniva citato Pascoli: «In quanto riguarda le Romagne le diverse sezioni della provincia di Forlì, e quelle di Ravenna, Faenza, Imola e Lugo, avrebbero l'incarico di convergere tutte le forze insurrezionali sulla città di Bologna. In cotesta città, l'organizzatore capo dell'azione, siccome deve esserle stato già riferito dal Prefetto di Forlì, sarebbe il noto Pascoli». I documento testimonia che non solo Pascoli era in questo periodo notissimo alla prefettura, non solo scriveva da tempo manifesti sovversivi oltre a ricoprire ruoli importanti come quello di segretario per la corripondenza estera, ma accentrava su di sé la fiducia di tutte le altre sezioni. <ref>R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022, p. 71.</ref> Scattarono immediatamente le indagini su di lui, descritto come «studente, assistente del prof. Carducci e amico intimo del Costa». <ref>Nota del Prefetto al Questore di Bologna, 28.11.1878, ASB</ref> Il ministero, inoltre, incitava la prefettura a sorvegliare Pascoli: «Per quanto riguarda il Pascoli vedrà la S.V. se non sia il caso di rappresentare, in via confidenziale, al Sig. Sindaco la sconvenienza di mantenere al posto di insegnante in un Istituto comunale, un individuo di principi contrari non solo alle istituzioni dello Stato, ma ben anche ad ogni ordine sociale». <ref>Nota del Prefetto dirigente al Prefetto di Bologna, Roma, 30 gennaio 1879, ASB.</ref> | Il [[17 novembre]] [[1878]] ci fu l'attentato al re Umberto I, in visita a Napoli, ad opera dell'anarchico [[Giovanni Passannante]]: a Pascoli fu attribuita un'ode <ref>L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera».</ref> che inneggiava al gesto dell'uomo, anche se la sorella Maria negò in seguito questa paternità. Alla fine di novembre in una nota del ministero dell'interno al prefetto di Bologna <ref>Nota del Ministero del 27.11.1878, ASB.</ref> si parlava di progetti rivoluzionari in tutta Italia e veniva citato Pascoli: «In quanto riguarda le Romagne le diverse sezioni della provincia di Forlì, e quelle di Ravenna, Faenza, Imola e Lugo, avrebbero l'incarico di convergere tutte le forze insurrezionali sulla città di Bologna. In cotesta città, l'organizzatore capo dell'azione, siccome deve esserle stato già riferito dal Prefetto di Forlì, sarebbe il noto Pascoli». I documento testimonia che non solo Pascoli era in questo periodo notissimo alla prefettura, non solo scriveva da tempo manifesti sovversivi oltre a ricoprire ruoli importanti come quello di segretario per la corripondenza estera, ma accentrava su di sé la fiducia di tutte le altre sezioni. <ref>R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022, p. 71.</ref> Scattarono immediatamente le indagini su di lui, descritto come «studente, assistente del prof. Carducci e amico intimo del Costa». <ref>Nota del Prefetto al Questore di Bologna, 28.11.1878, ASB</ref> Il ministero, inoltre, incitava la prefettura a sorvegliare Pascoli: «Per quanto riguarda il Pascoli vedrà la S.V. se non sia il caso di rappresentare, in via confidenziale, al Sig. Sindaco la sconvenienza di mantenere al posto di insegnante in un Istituto comunale, un individuo di principi contrari non solo alle istituzioni dello Stato, ma ben anche ad ogni ordine sociale». <ref>Nota del Prefetto dirigente al Prefetto di Bologna, Roma, 30 gennaio 1879, ASB.</ref> | ||
Nella notte tra il [[18 marzo|18]] e il [[19 marzo]] [[1979]] (anniversario della Comune) venne affisso un manifesto sovversivo scritto a mano, dedicato ''Ad Umberto Re d'Italia nel giorno della sua nascita''. Questo scritto, che si scaglia contro l'ingiustizia sociale e inneggia alla violenza politica per combatterla auspicando il regicidio <ref>Questo il finale del manifesto: «[...] noi non vorremmo al certo risparmiar te, magnanimo Re, te il più forte se non il più colpevole tra gli sbirri, te la cui morte, facendoci più facile il compito, risparmierebbe migliaia di vite nel campo nostro e nel nemico. Ricordati, o Re, in questo giorno, del pugnale di Passanante; | Nella notte tra il [[18 marzo|18]] e il [[19 marzo]] [[1979]] (anniversario della Comune) venne affisso un manifesto sovversivo scritto a mano, dedicato ''Ad Umberto Re d'Italia nel giorno della sua nascita''. Questo scritto, che si scaglia contro l'ingiustizia sociale e inneggia alla violenza politica per combatterla auspicando il regicidio <ref>Questo il finale del manifesto: «[...] noi non vorremmo al certo risparmiar te, magnanimo Re, te il più forte se non il più colpevole tra gli sbirri, te la cui morte, facendoci più facile il compito, risparmierebbe migliaia di vite nel campo nostro e nel nemico. [...] Ricordati, o Re, in questo giorno, del pugnale di Passanante; né ti rassicuri la feroce condanna ottenuta da giudici borghesi. Umberto di Savoja! dicono che tu sei coraggioso, noi ti sfidiamo; lascia cadere il capo di Giovanni Passanante . . . . . . il sangue si redime col sangue».</ref>, presenta in fondo la firma "Tipografia dell'Internazionale", ma la grafia della firma è quella di Pascoli, che potrebbe essere l'autore del testo stesso. <ref>Secondo Rosita Boschetti gli elementi per attribuire il testo a Pascoli ci sono tutti (R. Boschetti, ''L'anarchico gentile'', Il Ponte Vecchio, Cesena, 2022, p. 81).</ref> | ||
Il [[7 settembre]] [[1879]] il poeta venne arrestato per aver partecipato a una protesta a favore di alcuni anarchici sotto processo, accusati di aver manifestato a favore di [[Giovanni Passannante|Passannante]]. Pascoli avrebbe gridato la frase: «Se questi sono i malfattori, viva i malfattori!». Venne incarcerato per tre mesi, venendo alla fine rilasciato dopo una piena assoluzione. La prigionia fu molto dura e lasciò segni profondi sul suo animo, acuendo probabilmente quel senso di ingiustizia che si portava dentro dall'infanzia. | Il [[7 settembre]] [[1879]] il poeta venne arrestato per aver partecipato a una protesta a favore di alcuni anarchici sotto processo, accusati di aver manifestato a favore di [[Giovanni Passannante|Passannante]]. Pascoli avrebbe gridato la frase: «Se questi sono i malfattori, viva i malfattori!». Venne incarcerato per tre mesi, venendo alla fine rilasciato dopo una piena assoluzione. La prigionia fu molto dura e lasciò segni profondi sul suo animo, acuendo probabilmente quel senso di ingiustizia che si portava dentro dall'infanzia. |