66 675
contributi
K2 (discussione | contributi) |
K2 (discussione | contributi) Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 24: | Riga 24: | ||
{{citazione|Nessun'altra opera è tanto risolutamente schierata contro l'accettazione di un principio supremo esterno a chi pensa.|André Breton (''Antologia dello humour nero'')}} | {{citazione|Nessun'altra opera è tanto risolutamente schierata contro l'accettazione di un principio supremo esterno a chi pensa.|André Breton (''Antologia dello humour nero'')}} | ||
Tutta l'opera di Kafka con le sue caratteristiche più proprie - solitudine e disperazione dell'uomo, estraneità delle cose, ansia e nevrosi - può essere vista come una testimonianza della volontà dell'essere umano di non essere sopraffatto. La sete infinita di [[libertà]] <ref>In una lettera alla fidanzata Felice Bauer del [[19 ottobre]] [[1916]], Kafka scrive: «Io che quasi sempre non riesco a essere indipendente, ho una sete infinita di autonomia, d'indipendenza, di libertà in tutti i sensi [...]. Qualsiasi vincolo che non è creato da me stesso, foss'anche contro parti del mio io, è senza valore, m'impedisce di avanzare, lo odio o sono molto vicino a detestarlo».</ref> si esprime nelle diverse situazioni che sono al centro dei suoi principali testi letterari, ma prima di tutto nel modo radicalmente critico con cui è ritratto il volto ossessivo e angosciante della non-libertà: l'[[autorità]]. L'ideale [[libertario]] non compare mai in quanto tale nei suoi romanzi e nei suoi racconti: esiste solo in negativo, come critica di un mondo completamente privo di [[libertà]], soggetto alla logica assurda e arbitraria di un apparato onnipotente. Come ha osservato Franz Baumer, «la volontà di [[libertà]] che motiva i personaggi di Kafka è il tratto rivoluzionario del suo pensiero e della sua opera; si tratta sempre di una [[libertà]] assoluta». Non si tratta di una dottrina politica, ma di uno stato d'animo, di una sensibilità critica, le cui armi principali sono l'ironia, lo humour, quello humour nero che secondo [[André Breton]] è «una rivolta superiore dello spirito». <ref>Da ''Paratonnerre'', introduzione all'''Anthologie de l'humour noir'', Éditions su Sagittaire, Parigi, [[1950]].</ref> | Tutta l'opera di Kafka con le sue caratteristiche più proprie - solitudine e disperazione dell'uomo, estraneità delle cose, ansia e nevrosi - può essere vista come una testimonianza della volontà dell'essere umano di non essere sopraffatto. La sete infinita di [[libertà]] <ref>In una lettera alla fidanzata Felice Bauer del [[19 ottobre]] [[1916]], Kafka scrive: «Io che quasi sempre non riesco a essere indipendente, ho una sete infinita di autonomia, d'indipendenza, di libertà in tutti i sensi [...]. Qualsiasi vincolo che non è creato da me stesso, foss'anche contro parti del mio io, è senza valore, m'impedisce di avanzare, lo odio o sono molto vicino a detestarlo».</ref> si esprime nelle diverse situazioni che sono al centro dei suoi principali testi letterari, ma prima di tutto nel modo radicalmente critico con cui è ritratto il volto ossessivo e angosciante della non-libertà: l'[[autorità]]. L'ideale [[libertario]] non compare mai in quanto tale nei suoi romanzi e nei suoi racconti: esiste solo in negativo, come critica di un mondo completamente privo di [[libertà]], soggetto alla logica assurda e arbitraria di un apparato onnipotente. Come ha osservato Franz Baumer, «la volontà di [[libertà]] che motiva i personaggi di Kafka è il tratto rivoluzionario del suo pensiero e della sua opera; si tratta sempre di una [[libertà]] assoluta». Non si tratta di una dottrina politica, ma di uno stato d'animo, di una sensibilità critica, le cui armi principali sono l'ironia, lo humour, quello humour nero che secondo [[André Breton]] è «una rivolta superiore dello spirito». <ref>Da ''Paratonnerre'', introduzione all'''Anthologie de l'humour noir'', Éditions su Sagittaire, Parigi, [[1950]].</ref> Pertanto, i romanzi di Kafka on sono portatori di un messaggio politico o dottrinario, ma esprimono un certo spirito antiautoritario, una distanza critica e ironica nei confronti delle [[gerarchie]] e dei poteri burocratici e giudiziari. | ||
Perfezionista insoddisfatto dei suoi scritti, Kafka pubblicò solo qualche raccolta di prose e nel [[1906]] ''La Metamorfosi''. Prima di morire, diede istruzioni al suo amico ed esecutore testamentario Max Brod di distruggere tutti i suoi manoscritti e di assicurarsi che non avrebbero mai visto la luce del sole. Ciononostante, Brod non seguì le istruzioni di Kafka e sovrintendette alla pubblicazione della maggior parte dei suoi lavori, che presto attrassero l'attenzione della critica. | Perfezionista insoddisfatto dei suoi scritti, Kafka pubblicò solo qualche raccolta di prose e nel [[1906]] ''La Metamorfosi''. Prima di morire, diede istruzioni al suo amico ed esecutore testamentario Max Brod di distruggere tutti i suoi manoscritti e di assicurarsi che non avrebbero mai visto la luce del sole. Ciononostante, Brod non seguì le istruzioni di Kafka e sovrintendette alla pubblicazione della maggior parte dei suoi lavori, che presto attrassero l'attenzione della critica. | ||
Riga 30: | Riga 30: | ||
Le sue opere più note sono tre romanzi incompiuti (''America'', ''Il processo'', ''Il castello''), rivisti e dati alle stampe postumi dall'amico Max Brod, e una notevole mole di scritti autobiografici. | Le sue opere più note sono tre romanzi incompiuti (''America'', ''Il processo'', ''Il castello''), rivisti e dati alle stampe postumi dall'amico Max Brod, e una notevole mole di scritti autobiografici. | ||
I suoi scritti mostrano una particolare capacità di immaginare situazioni inusuali nel vissuto quotidiano, assumendo a volte aspetti onirici (spesso incubi, più che sogni). Il protagonista è in qualche modo identificabile con l'autore, anche dal nome (il Josef K. è il | I suoi scritti mostrano una particolare capacità di immaginare situazioni inusuali nel vissuto quotidiano, assumendo a volte aspetti onirici (spesso incubi, più che sogni). Il protagonista è in qualche modo identificabile con l'autore, anche dal nome (il Josef K. è il protagonista de ''Il processo'', K. è il protagonista de ''Il castello''). Lo stile di Kafka è notevole per i suoi toni cupi e per come riesce ad esprimere i temi dell'alienazione e della persecuzione. | ||
Altri racconti importanti pubblicati in vita sono: ''Richard e Samuel'' ([[1911]]), ''Il fuochista'' ([[1913]]), ''La condanna'' ([[1912]]), ''La metamorfosi'' ([[1912]]), ''Nella colonia penale'' <ref>Lo storico Enzo Traverso ha osservato: «''Nella colonia penale'' sembrava annunciare i massacri anonimi del XX secolo, nei quali l'uccisione di massa diventa un'operazione tecnica sempre più sottratta all'intervento diretto degli uomini. [...] L'erpice immaginato da Kafka, che incideva sulla pelle della vittima la sentenza capitale, ricorda in modo impressionante il tatuaggio ''Häftlinge'' ad Auschwitz, quel numero indelebile che, come dice [[Primo Levi]], faceva sentire "la propria condanna scritta sulla carne"» (da ''L'Historie déchirée. Essai sur Auschwitz et les intellectuels'', Cerf, Parigi, [[1997]], pp. 52-53).</ref> ([[1914]]), ''Un sogno'' ([[1914]]-[[1915|15]]), ''Un medico di campagna'' ([[1916]]-[[1917|17]]), ''Un vecchio foglio'' ([[1917]]), ''Due storie di animali'' ([[1917]]). | Altri racconti importanti pubblicati in vita sono: ''Richard e Samuel'' ([[1911]]), ''Il fuochista'' ([[1913]]), ''La condanna'' ([[1912]]), ''La metamorfosi'' ([[1912]]), ''Nella colonia penale'' <ref>Lo storico Enzo Traverso ha osservato: «''Nella colonia penale'' sembrava annunciare i massacri anonimi del XX secolo, nei quali l'uccisione di massa diventa un'operazione tecnica sempre più sottratta all'intervento diretto degli uomini. [...] L'erpice immaginato da Kafka, che incideva sulla pelle della vittima la sentenza capitale, ricorda in modo impressionante il tatuaggio ''Häftlinge'' ad Auschwitz, quel numero indelebile che, come dice [[Primo Levi]], faceva sentire "la propria condanna scritta sulla carne"» (da ''L'Historie déchirée. Essai sur Auschwitz et les intellectuels'', Cerf, Parigi, [[1997]], pp. 52-53).</ref> ([[1914]]), ''Un sogno'' ([[1914]]-[[1915|15]]), ''Un medico di campagna'' ([[1916]]-[[1917|17]]), ''Un vecchio foglio'' ([[1917]]), ''Due storie di animali'' ([[1917]]). |