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Alla fine della guerra si guadagna da vivere scrivendo alcuni pezzi di [[teatro]], iniziando anche un percorso che lo porterà ad interessarsi di Storia, [[sociologia|Sociologia]] e Fisica (esperienze che risultarono importanti successivamente quando cominciò ad interessarsi all’[[epistemologia]]). Deluso dai suoi studi inizia a frequentare la facoltà di [[Filosofia]], dove invece si sente pienamente realizzato. | Alla fine della guerra si guadagna da vivere scrivendo alcuni pezzi di [[teatro]], iniziando anche un percorso che lo porterà ad interessarsi di Storia, [[sociologia|Sociologia]] e Fisica (esperienze che risultarono importanti successivamente quando cominciò ad interessarsi all’[[epistemologia]]). Deluso dai suoi studi inizia a frequentare la facoltà di [[Filosofia]], dove invece si sente pienamente realizzato. | ||
Nel [[1948]] incontra [[Karl Popper]], di cui inizialmente rimane notevolmente affascinato, salvo poi divenire uno dei suoi più grandi critici. Trasferitosi nel [[1952]] alla ''London School Economic'', diviene allievo di Popper ed entra in contatto con [[Imre Lakatos]], altro allievo di [[Karl Popper]], con cui sviluppa l'idea di scrivere un testo sul “metodo | Nel [[1948]] incontra [[Karl Popper]], di cui inizialmente rimane notevolmente affascinato, salvo poi divenire uno dei suoi più grandi critici. Trasferitosi nel [[1952]] alla ''London School Economic'', diviene allievo di Popper ed entra in contatto con [[Imre Lakatos]], altro allievo di [[Karl Popper]], con cui sviluppa l'idea di scrivere un testo sul “metodo scientifico” da intitolare ''A favore e contro il metodo'', in cui egli avrebbe contestato la visione razionalista della scienza mentre Lakatos l'avrebbe apertamente difesa. | ||
(la prematura scomparsa di Lakatos pone fine al progetto, anche se poi Feyerabend scriverà per proprio conto il saggio ''[[Contro il metodo]]''). Durante questo periodo sviluppa la sua radicale critica al [[dogmatismo]] scientifico, definendo il suo approccio alla [[epistemologia|filosofia della scienza]] [[anarchismo epistemologico]] o anarchismo dadaistico. | (la prematura scomparsa di Lakatos pone fine al progetto, anche se poi Feyerabend scriverà per proprio conto il saggio ''[[Contro il metodo]]''). Durante questo periodo sviluppa la sua radicale critica al [[dogmatismo]] scientifico, definendo il suo approccio alla [[epistemologia|filosofia della scienza]] [[anarchismo epistemologico]] o anarchismo dadaistico. | ||
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:«Non esiste un metodo scientifico che sia il solo ad aprire le vie della conoscenza. Dobbiamo procedere per tentativi con le cose, ora con malvagità , ora con bontà verso di esse, ed avere per loro successivamente equanimità , passione e freddezza. C'è chi parla con le cose come un poliziotto, chi come un confessore, chi come un viandante e un curioso. Ora con simpatia, ora con violenza si caverà qualcosa da esse; c'è chi è portato avanti e fino alla cognizione esatta dalla riverenza per i loro segreti, chi, per altro verso, dall'indiscrezione e dalla furfanteria nello sciogliere questi segreti. Come tutti i conquistatori, gli scopritori, i navigatori, gli avventurieri, noi indagatori abbiamo una moralità temeraria e dobbiamo permettere che in complesso ci prendano per malvagi». </ref>…) | :«Non esiste un metodo scientifico che sia il solo ad aprire le vie della conoscenza. Dobbiamo procedere per tentativi con le cose, ora con malvagità , ora con bontà verso di esse, ed avere per loro successivamente equanimità , passione e freddezza. C'è chi parla con le cose come un poliziotto, chi come un confessore, chi come un viandante e un curioso. Ora con simpatia, ora con violenza si caverà qualcosa da esse; c'è chi è portato avanti e fino alla cognizione esatta dalla riverenza per i loro segreti, chi, per altro verso, dall'indiscrezione e dalla furfanteria nello sciogliere questi segreti. Come tutti i conquistatori, gli scopritori, i navigatori, gli avventurieri, noi indagatori abbiamo una moralità temeraria e dobbiamo permettere che in complesso ci prendano per malvagi». </ref>…) | ||
Il suo pensiero relativistico lo porta a sviluppare la teoria della «varianza del significato», ossia ad affermare che le asserzioni osservative sono dipendenti da quelle teoriche (distinzione invece importantissima per il [[neopositivismo]]). In pratica quindi non esistono dati “oggettivi e | Il suo pensiero relativistico lo porta a sviluppare la teoria della «varianza del significato», ossia ad affermare che le asserzioni osservative sono dipendenti da quelle teoriche (distinzione invece importantissima per il [[neopositivismo]]). In pratica quindi non esistono dati “oggettivi e neutrali”, poiché essi sono dipendenti dalla teoria entro il quale sono stati inquadrati. Tutto ciò non permette di ritenere valide le metodologie standard attraverso le quali definire la qualità di una teoria rispetto ad un’altra. | ||
Feyerabend non offre però un nuovo metodo, bensì vuole convincere «che tutte le metodologie, anche quelle più ovvie, hanno i loro limiti. Il modo migliore per realizzare questo obiettivo consiste nel dimostrare i limiti e anche l'irrazionalità di alcune norme che vengono di solito considerate fondamentali». | Feyerabend non offre però un nuovo metodo, bensì vuole convincere «che tutte le metodologie, anche quelle più ovvie, hanno i loro limiti. Il modo migliore per realizzare questo obiettivo consiste nel dimostrare i limiti e anche l'irrazionalità di alcune norme che vengono di solito considerate fondamentali». | ||