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===[[La Cecilia]]=== | ===[[La Cecilia]]=== | ||
Il [[20 febbraio]] [[1890]] la nave “Città di | Il [[20 febbraio]] [[1890]] la nave “Città di Genova” salpò verso il [[Brasile]]. A bordo vi erano numerosi migranti, tra cui anche militanti anarchici e socialisti il cui scopo era quello di realizzare nel Sud America una comune sperimentale che si reggesse secondo i principi dell'[[anarco-comunismo|comunismo anarchico]]. | ||
Alla fine i coloni decisero di fondare la propria colonia circa a 100 km da Curitiba (Curitiba è la capitale del [[Paranà ]], Stato Meridionale del [[Brasile]]) <ref name="cecilia">Secondo quanto riportato da svariate fonti (''La cecilia: una vita in una comune'' [Storia illustrata, 1973], [http://www.anpi.it/patria_2004/09-04/46-47_ROSCILLI.pdf Documento], [http://pt.wikipedia.org/wiki/Col%C3%B4nia_Cec%C3%ADlia Wikipedia portoghese] ecc.) sarebbe stato l'imperatore del Brasile, Don Pedro II, a concedere in dono la terra su cui sarebbe nata La Cecilia. Tale decisione sarebbe nata in seguito all'incontro avvenuto a Milano tra Rossi e Don Pedro. Il dramma fu, sempre secondo queste fonti, che i coloni si misero in viaggio senza essere al corrente della caduta della monarchia e dell'avvento della repubblica, la quale poi non ritenne più valido il patto stipulato tra Rossi e l'ex-imperatore. Per questo i coloni sarebbero stati quindi costretti a pagare ingenti tasse per poter restare in quelle terre, creando loro enormi difficoltà di tipo economico. | Alla fine i coloni decisero di fondare la propria colonia circa a 100 km da Curitiba (Curitiba è la capitale del [[Paranà ]], Stato Meridionale del [[Brasile]]) <ref name="cecilia">Secondo quanto riportato da svariate fonti (''La cecilia: una vita in una comune'' [Storia illustrata, 1973], [http://www.anpi.it/patria_2004/09-04/46-47_ROSCILLI.pdf Documento], [http://pt.wikipedia.org/wiki/Col%C3%B4nia_Cec%C3%ADlia Wikipedia portoghese] ecc.) sarebbe stato l'imperatore del Brasile, Don Pedro II, a concedere in dono la terra su cui sarebbe nata La Cecilia. Tale decisione sarebbe nata in seguito all'incontro avvenuto a Milano tra Rossi e Don Pedro. Il dramma fu, sempre secondo queste fonti, che i coloni si misero in viaggio senza essere al corrente della caduta della monarchia e dell'avvento della repubblica, la quale poi non ritenne più valido il patto stipulato tra Rossi e l'ex-imperatore. Per questo i coloni sarebbero stati quindi costretti a pagare ingenti tasse per poter restare in quelle terre, creando loro enormi difficoltà di tipo economico. | ||
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Dopo l'avventura de [[La Cecilia]], Rossi intraprende alcuni incarichi agronomici istituzionali e di insegnamento presso diverse scuole. Sempre sotto la sorveglianza della polizia locale, che è in stretta collaborazione con quella italiana, continua tuttavia a propagandare le sue idee libertarie. Fonda alcune cooperative agricole (a Rio dos Cedros e Ascurra) e si batte per migliorare l'agricoltura locale. | Dopo l'avventura de [[La Cecilia]], Rossi intraprende alcuni incarichi agronomici istituzionali e di insegnamento presso diverse scuole. Sempre sotto la sorveglianza della polizia locale, che è in stretta collaborazione con quella italiana, continua tuttavia a propagandare le sue idee libertarie. Fonda alcune cooperative agricole (a Rio dos Cedros e Ascurra) e si batte per migliorare l'agricoltura locale. | ||
Il [[4 aprile]] [[1907]] decide di rientrare definitivamente in [[Italia]], insieme alla compagna e alle figlie. In “[[patria]] | Il [[4 aprile]] [[1907]] decide di rientrare definitivamente in [[Italia]], insieme alla compagna e alle figlie. In “[[patria]]” di fatto smette di occuparsi di politica, dedicando la maggior parte del suo tempo all'agronomia e alla stesura di testi agronomici. L'avvento del [[Fascismo|fascismo]] vede un Rossi oramai vecchio e stanco, che pubblicamente partecipa solo ai funerali dei suoi vecchi compagni. | ||
Giovanni Rossi muore a Pisa, a 87 anni, il [[9 gennaio]] [[1943]]. | Giovanni Rossi muore a Pisa, a 87 anni, il [[9 gennaio]] [[1943]]. |