Comunità «Maria Luisa Berneri»: differenze tra le versioni
K2 (discussione | contributi) |
K2 (discussione | contributi) |
||
Riga 20: | Riga 20: | ||
== Attività della comuità == | == Attività della comuità == | ||
La colonia, molto ben organizzata, consisteva in una casa di tre stanze con relativi servizi. All'esterno si poteva contare su tende militari, che fornivano ulteriori posti letto. La partecipazione dei ragazzi era molto attiva, non solo da parte dei ragazzi del territorio apuano, ma anche da parte dei giovani provenienti da altre zone della penisola | La colonia, molto ben organizzata, consisteva in una casa di tre stanze con relativi servizi. All'esterno si poteva contare su tende militari, che fornivano ulteriori posti letto. La partecipazione dei ragazzi era molto attiva, non solo da parte dei ragazzi del territorio apuano, ma anche da parte dei giovani provenienti da altre zone della penisola e dall'estero. I giovani, di solito tra le venti e le trenta unità, erano seguiti da professori estremamente competenti e dalla stessa [[Giovanna Caleffi|Caleffi]], molto attiva all'interno del progetto. | ||
Le attività non erano prestabilite, ma decise giorno per giorno. Fondamentale era il rapporto con la natura: i ragazzi, infatti, grazie ad un costante contatto con essa, erano istruiti a rispettarla. Spazi aperti erano sinonimo di libertà e movimento, perciò grande importanza era data all’attività fisica: venivano organizzate lunghe passeggiate, corse campestri ed escursioni, il tutto accompagnato da canti anarchici che contribuivano a creare un positivo spirito di gruppo. La peculiarità della colonia era la semplicità con la quale le idee libertarie circolavano tra i ragazzi: nulla era imposto, ma tutto era facoltativo, ogni cosa | Le attività non erano prestabilite, ma decise giorno per giorno. Fondamentale era il rapporto con la natura: i ragazzi, infatti, grazie ad un costante contatto con essa, erano istruiti a rispettarla. Spazi aperti erano sinonimo di [[libertà]] e movimento, perciò grande importanza era data all’attività fisica: venivano organizzate lunghe passeggiate, corse campestri ed escursioni, il tutto accompagnato da canti anarchici che contribuivano a creare un positivo spirito di gruppo. La peculiarità della colonia era la semplicità con la quale le idee [[libertarie]] circolavano tra i ragazzi: nulla era imposto, ma tutto era facoltativo, ogni cosa veniva decisa dal gruppo. | ||
Il fulcro | Il fulcro dell'insegnamento era l'apertura al diverso e al nuovo con l'eliminazione di punti di vista stereotipati: i ragazzi, infatti, erano spinti a condividere esperienze personali grazie alle quali si creavano scambi linguistici e culturali. Ben accolte erano anche le spinte individuali, in un'ottica di potenziamento delle abilità dell'individuo in maniera del tutto libera e spontanea. Nonostante queste caratteristiche positive molte colonie dei dintorni, il cui modo di operare era completamente differente, vedevano con occhio diffidente "La Berneri". | ||
==Note== | ==Note== | ||
<references/> | <references/> |
Versione delle 11:34, 10 set 2024
La comunità «Maria Luisa Berneri» è stata una colonia estiva per bambini attiva tra il 1960 e il 1965 in località Ronchi, frazione litoranea del comune di Massa al confine con la Versilia.
Storia della comunità
Il modello spagnolo: L'Adunata dei Refrattari
Durante il periodo dell'esilio, prima in Francia e poi in Spagna, Giovanna Caleffi era entrata in diretto contatto con le esperienze pedagogiche innovative che si erano sviluppate in Spagna durante la guerra civile. E questo era stato possibile grazie alla militanza dello stesso Camillo Berneri tra le fila dei rivoluzionari spagnoli, con i quali la donna era rimasta in contatto. A seguito della morte del marito, Giovanna ne aveva assunto completamente gli ideali e si era sostiuita a lui nel fondamentale ruolo di collegamento tra i gruppi libertari e gli anarchici d'America. Tuttavia un particolare esperimento educativo l'aveva particolarmente influenzata: nel 1938, ad un anno dalla prematura scomparsa del marito, l'anarchico Enrico Zambonini, attivo in Spagna durante tutto il corso della guerra civile, aveva deciso di dare vita a un luogo di ritrovo per ragazzi e bambini che avevano subito le orribili tragedie della guerra. Era nata in questo modo la colonia L'Adunata dei Refrattari, che si occupava di fornire ai più giovani un ricovero sicuro nel quale trovare cibo e beni di prima necessità, ma che soprattutto permetteva loro di sfuggire all'orrore della guerra. La colonia era stata attiva per molti anni e dalle testimonianza di coloro che la frequentavano viene ricordata per il suo carattere militaresco, ma contemporaneamente come luogo concreto di assistenza e protezione, dove numerosissimi giovani avevano trovato riparo dal triste destino riservato loro dalla guerra che sconquassava il paese. Grazie a L'Adunata dei Refrattari Giovanna aveva maturato la consapevolezza di quanto fosse importante fornire alle nuove generazioni un'esperienza educativa d'eccezione, lontana dai modelli tradizionali, come quella vissuta dai giovani spagnoli.
La prima esperienza
Giovanna riprende il modello de L'Adunata dei Refrattari e vi apporta miglioramenti, organizzando un nuovo tipo di colonia, priva delle caratteristiche proibitive e militaresche proprie delle colonie spagnole: dal 1951, in ricordo della figlia Maria Luisa, che credeva fermamente nel ruolo della pedagogia libertaria ma che, prematuramente scomparsa all'età di 31 anni, non aveva avuto il tempo di dedicarsi a sperimentazioni, Giovanna Caleffi organizza a Paino di Sorrento (Napoli) una colonia estiva per i bambini/e figli di anarchici e anarchiche di tutte le nazionalità grazie alla casa privata messa a disposizione da Cesare Zaccaria. L'esperienza, però viene interrotta nel 1957 a causa del deficit economico e soprattutto per via della fine del rapporto tra Giovanna e Cesare.
La nuova colonia
Nonostante tutto, Giovanna vuole proseguire l'esperienza della colonia e si attiva per trovare dei finanziatori. Dopo vari tentativi riesce ad acquistare «una modesta casetta e un bel pezzo di pineta» (come essa stessa ci descrive) nella località di Ronchi (Massa), a 700 metri dal mare, che le permette di far nascere la Comunità «Maria Luisa Berneri». [1]
Nell'estate del 1960 vengono accolti i primi gruppi di bambini, mentre Giovanna è impegnata nella complicata ricerca degli assistenti ed educatori: «Il problema "assistenti" è sempre stato uno dei più spinosi anche quando la colonia era a Sorrento. Tra i nostri compagni, poi, è quasi impossibile trovarne dei preparati per svolgere questo lavoro».
La scomparsa di Giovanna e la fine della comunità
Giovanna si dedica intensamente alla comunità fino alla sua morte, avvenuta il 14 marzo 1962. Grazie a quattro compagni (Aurelio Chessa, Ugo Mazzucchelli, Pio Turroni e Stefano Vatteroni), che costituiscono un nuovo gruppo gestionale, la colonia sopravvive per tre anni anche dopo che la figlia Giliana decide di abbandonare l'attività anarchica.
Attività della comuità
La colonia, molto ben organizzata, consisteva in una casa di tre stanze con relativi servizi. All'esterno si poteva contare su tende militari, che fornivano ulteriori posti letto. La partecipazione dei ragazzi era molto attiva, non solo da parte dei ragazzi del territorio apuano, ma anche da parte dei giovani provenienti da altre zone della penisola e dall'estero. I giovani, di solito tra le venti e le trenta unità, erano seguiti da professori estremamente competenti e dalla stessa Caleffi, molto attiva all'interno del progetto.
Le attività non erano prestabilite, ma decise giorno per giorno. Fondamentale era il rapporto con la natura: i ragazzi, infatti, grazie ad un costante contatto con essa, erano istruiti a rispettarla. Spazi aperti erano sinonimo di libertà e movimento, perciò grande importanza era data all’attività fisica: venivano organizzate lunghe passeggiate, corse campestri ed escursioni, il tutto accompagnato da canti anarchici che contribuivano a creare un positivo spirito di gruppo. La peculiarità della colonia era la semplicità con la quale le idee libertarie circolavano tra i ragazzi: nulla era imposto, ma tutto era facoltativo, ogni cosa veniva decisa dal gruppo.
Il fulcro dell'insegnamento era l'apertura al diverso e al nuovo con l'eliminazione di punti di vista stereotipati: i ragazzi, infatti, erano spinti a condividere esperienze personali grazie alle quali si creavano scambi linguistici e culturali. Ben accolte erano anche le spinte individuali, in un'ottica di potenziamento delle abilità dell'individuo in maniera del tutto libera e spontanea. Nonostante queste caratteristiche positive molte colonie dei dintorni, il cui modo di operare era completamente differente, vedevano con occhio diffidente "La Berneri".
Note
- ↑ A metà degli anni '50 Giovanna aveva ricevuto una donazione da parte di un compagno pugliese consistente in un appartamento a Milano e in una somma di danaro; a tale donazione aveva unito i frutti di una sottoscrizione a livello nazionale ed internazionale: al sostegno degli anarchici della zona si era aggiunto quello dei compagni emigrati in America (significativi i sostegni della folta comunità anarchica italiana residente negli Stati Uniti e in Canada), i quali mandavano ciò che potevano, raccogliendo fondi tramite iniziative collettive.