Scritti vari di E. Malatesta: differenze tra le versioni

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Tra il parlamentarismo accettato e vantato, e il dispotismo subito per forza con l'animo intento alla riscossa, meglio mille volte il dispotismo.
Tra il parlamentarismo accettato e vantato, e il dispotismo subito per forza con l'animo intento alla riscossa, meglio mille volte il dispotismo.
So bene che Merlino dà alle elezioni una importanza minima e vuole, come noi, che la lotta vera si faccia nel paese e col paese. Ma purtroppo i due metodi di lotta non vanno insieme, e chi li accetta tutti e due, finisce fatalmente col sacrificare all'interesse elettorale ogni altra considerazione. L'esperienza lo prova, e il natural amore del quieto vivere lo spiega.
So bene che Merlino dà alle elezioni una importanza minima e vuole, come noi, che la lotta vera si faccia nel paese e col paese. Ma purtroppo i due metodi di lotta non vanno insieme, e chi li accetta tutti e due, finisce fatalmente col sacrificare all'interesse elettorale ogni altra considerazione. L'esperienza lo prova, e il natural amore del quieto vivere lo spiega.
E Merlino mostra di ben comprendere il pericolo quando dice che i socialisti-anarchici non hanno bisogno di presentar candidati propri, poichè essi non aspirano al potere e non sanno che farsene.
E Merlino mostra di ben comprendere il pericolo quando dice che i socialisti-anarchici non hanno bisogno di presentar candidati propri, poiché essi non aspirano al potere e non sanno che farsene.
Ma è questa una posizione sostenibile? Se nel Parlamento si può far del bene, perché gli altri e non noi, che crediamo aver più ragione degli altri?
Ma è questa una posizione sostenibile? Se nel Parlamento si può far del bene, perché gli altri e non noi, che crediamo aver più ragione degli altri?
Se noi non aspiriamo al potere, perché aiutare quelli che vi aspirano? Se noi non sappiamo che fare del potere, che cosa se ne farebbero gli altri, se non lo esercitano a danno del popolo?
Se noi non aspiriamo al potere, perché aiutare quelli che vi aspirano? Se noi non sappiamo che fare del potere, che cosa se ne farebbero gli altri, se non lo esercitano a danno del popolo?
Stia sicuro di questo il Merlino: se oggi noi dicessimo alla gente di andare a votare, domani diremmo di votare per noi. E saremmo logici. Io, in tutti i casi, se dovessi consigliare di votare per qualcuno, consiglierei subito di votare per me, poichè credo (e in questo probabilmente ho torto, ma è torto umano) di valere quanto un altro, e mi sento sicuro della mia onestà e della mia fermezza.
Stia sicuro di questo il Merlino: se oggi noi dicessimo alla gente di andare a votare, domani diremmo di votare per noi. E saremmo logici. Io, in tutti i casi, se dovessi consigliare di votare per qualcuno, consiglierei subito di votare per me, poiché credo (e in questo probabilmente ho torto, ma è torto umano) di valere quanto un altro, e mi sento sicuro della mia onestà e della mia fermezza.
Non ho, per certo, colle precedenti considerazioni, detto tutto quello che vi sarebbe da dire, ma temo di abusare troppo del vostro spazio. Mi spiegherò più ampiamente in apposito scritto; nè mancherà, lo spero, un atto collettivo del partito che riaffermi i principi antiparlamentari e la tattica astensionista dei socialisti-anarchici.
Non ho, per certo, colle precedenti considerazioni, detto tutto quello che vi sarebbe da dire, ma temo di abusare troppo del vostro spazio. Mi spiegherò più ampiamente in apposito scritto; nè mancherà, lo spero, un atto collettivo del partito che riaffermi i principi antiparlamentari e la tattica astensionista dei socialisti-anarchici.
Speranzoso che considererete questa mia utile per informare il pubblico sul contegno che i vari partiti osserveranno nelle venienti elezioni e che perciò vorrete pubblicarla, vi ringrazio anticipatamente.
Speranzoso che considererete questa mia utile per informare il pubblico sul contegno che i vari partiti osserveranno nelle venienti elezioni e che perciò vorrete pubblicarla, vi ringrazio anticipatamente.
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Intendiamoci bene. Quello che è contrario ai nostri principi è il parlamentarismo, in tutte le sue forme e tutte le sue gradazioni. E noi riteniamo che la lotta elettorale e parlamentare educa al parlamentarismo e finisce col trasformare in parlamentaristi coloro che la praticano.
Intendiamoci bene. Quello che è contrario ai nostri principi è il parlamentarismo, in tutte le sue forme e tutte le sue gradazioni. E noi riteniamo che la lotta elettorale e parlamentare educa al parlamentarismo e finisce col trasformare in parlamentaristi coloro che la praticano.
Merlino, che pare si dica ancora anarchico e pare vada facendo continue riserve sull'abolizione piena ed intera del parlamentarismo ed accampa la fede nuovissima nella possibilità di un governo che sia servitore del popolo e si possa congedare quando non faccia il suo dovere o non si abbia più bisogno dell'opera sua, dovrebbe innanzi tutto spiegarci che cosa sarebbe questa sua anarchia parlamentare. Finora il socialismo anarchico alla fin fine, non è stato che il socialismo antiparlamentare; perché allora continuare a chiamarlo anarchico?
Merlino, che pare si dica ancora anarchico e pare vada facendo continue riserve sull'abolizione piena ed intera del parlamentarismo ed accampa la fede nuovissima nella possibilità di un governo che sia servitore del popolo e si possa congedare quando non faccia il suo dovere o non si abbia più bisogno dell'opera sua, dovrebbe innanzi tutto spiegarci che cosa sarebbe questa sua anarchia parlamentare. Finora il socialismo anarchico alla fin fine, non è stato che il socialismo antiparlamentare; perché allora continuare a chiamarlo anarchico?
L'astensione degli anarchici non è da confrontare con quella, per esempio, dei repubblicani. Per questi l'astensione è una semplice questione di tattica: si astengono quando credono imminente la rivoluzione e non vogliono distrarre forze della preparazione rivoluzionaria; votano quando non hanno di meglio da fare, ed il loro meglio è molto ristretto poichè rifuggono per ragioni di classe dalle agitazioni sovvertitrici degli ordini sociali. In realtà essi stanno sempre sul buon cammino: essi vogliono un governo parlamentare e gli elettori che conquistano adesso sono sempre buoni per mandarli Per noi invece, l'astensione si collega strettamente con le finalità del nostro partito. Quando verrà la rivoluzione (fra mille anni, s'intende, ci badi il procuratore del re) noi vogliamo rifiutarci a riconoscere i nuovi governi che tenteranno d'impiantarsi, noi non vogliamo dare a nessuno un mandato legislativo e quindi abbiamo bisogno che il popolo abbia ripugnanza delle elezioni, si rifiuti a delegare ad altri l'organizzazione del nuovo stato di cose, e quindi si trovi nella necessità di fare da sè.
L'astensione degli anarchici non è da confrontare con quella, per esempio, dei repubblicani. Per questi l'astensione è una semplice questione di tattica: si astengono quando credono imminente la rivoluzione e non vogliono distrarre forze della preparazione rivoluzionaria; votano quando non hanno di meglio da fare, ed il loro meglio è molto ristretto poiché rifuggono per ragioni di classe dalle agitazioni sovvertitrici degli ordini sociali. In realtà essi stanno sempre sul buon cammino: essi vogliono un governo parlamentare e gli elettori che conquistano adesso sono sempre buoni per mandarli Per noi invece, l'astensione si collega strettamente con le finalità del nostro partito. Quando verrà la rivoluzione (fra mille anni, s'intende, ci badi il procuratore del re) noi vogliamo rifiutarci a riconoscere i nuovi governi che tenteranno d'impiantarsi, noi non vogliamo dare a nessuno un mandato legislativo e quindi abbiamo bisogno che il popolo abbia ripugnanza delle elezioni, si rifiuti a delegare ad altri l'organizzazione del nuovo stato di cose, e quindi si trovi nella necessità di fare da sè.
Noi dobbiamo far sì che gli operai si abituino, fin da ora, per quanto è possibile, nelle associazioni di ogni genere, a regolare da loro i propri affari, e non già incoraggiarli nella tendenza a rimettersene in altri.
Noi dobbiamo far sì che gli operai si abituino, fin da ora, per quanto è possibile, nelle associazioni di ogni genere, a regolare da loro i propri affari, e non già incoraggiarli nella tendenza a rimettersene in altri.
Merlino per ora dice ancora che le elezioni debbono servire come mezzo di agitazione, che gli eletti socialisti non debbono essere legislatori, e che la lotta importante si deve fare nel popolo, fuori del parlamento.
Merlino per ora dice ancora che le elezioni debbono servire come mezzo di agitazione, che gli eletti socialisti non debbono essere legislatori, e che la lotta importante si deve fare nel popolo, fuori del parlamento.
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Merlino, ne siamo convinti perché lo conosciamo, è sincero quando dice di non volere andare al parlamento. Ma la logica della posizione sarà più forte di lui, ed egli al parlamento ci andrà... se vorranno mandarcelo.
Merlino, ne siamo convinti perché lo conosciamo, è sincero quando dice di non volere andare al parlamento. Ma la logica della posizione sarà più forte di lui, ed egli al parlamento ci andrà... se vorranno mandarcelo.
Tutta la forza dell'argomentazione di Merlino consiste in un equivoco. Egli pone in contrapposto da una parte la lotta elettorale e dall'altra l'inerzia, l'indifferenza e l'acquiescenza supina alle prepotenze del governo e dei padroni; ed è chiaro che il vantaggio resta alla lotta elettorale.
Tutta la forza dell'argomentazione di Merlino consiste in un equivoco. Egli pone in contrapposto da una parte la lotta elettorale e dall'altra l'inerzia, l'indifferenza e l'acquiescenza supina alle prepotenze del governo e dei padroni; ed è chiaro che il vantaggio resta alla lotta elettorale.
A questa stregua sarebbe facile il dimostrare che è una buona cosa andare a messa ed aspettare ogni bene dalla divina provvidenza, poichè l'uomo che crede nell'efficacia della preghiera è sempre superiore all'idiota che nulla desidera, nulla spera e nulla teme.
A questa stregua sarebbe facile il dimostrare che è una buona cosa andare a messa ed aspettare ogni bene dalla divina provvidenza, poiché l'uomo che crede nell'efficacia della preghiera è sempre superiore all'idiota che nulla desidera, nulla spera e nulla teme.
Ne segue da ciò che noi dovremmo metterci a predicare alla gente di andare in chiesa e sperare in Dio?
Ne segue da ciò che noi dovremmo metterci a predicare alla gente di andare in chiesa e sperare in Dio?
La questione è tutt'altra. Si tratta di cercare qual'è il mezzo più efficace di resistenza popolare, qual'è la via che, mentre soddisfa ai bisogni del momento, conduce più direttamente ai destini futuri dell'umanità, qual'è il modo più utile d'impiegare le forze socialiste.
La questione è tutt'altra. Si tratta di cercare qual'è il mezzo più efficace di resistenza popolare, qual'è la via che, mentre soddisfa ai bisogni del momento, conduce più direttamente ai destini futuri dell'umanità, qual'è il modo più utile d'impiegare le forze socialiste.
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Così essi, partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d'imporre la sua volontà alla minoranza, ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all'unanimità dei concorrenti. Confondendo il voto politico, che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione, ritenevano anti-anarchica ogni specie di votazione. Così, si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale, o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento; la gente veniva, ascoltava i discorsi dei promotori, ascoltava quelli dei contraddittori, e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione, perché il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno... e votare non era anarchico. Un circolo voleva fare un manifesto: v'erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci; si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapere l'opinione predominante, perché era proibito il votare, e quindi o il manifesto non si pubblicava, o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano; il circolo si scindeva quando non v'era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile. E una conseguenza di questi usi, che dicevano essere garanzie di libertà, era che solo alcuni, meglio dotati di facoltà oratorie, facevano e disfacevano, mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare in pubblico, e che sono sempre la grande maggioranza, non contavano proprio nulla. Mentre poi l'altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico, era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà operaia, ed in tempo di sciopero andavano a lavorare, perché lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere. E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti, sedicenti anarchici, che domandavano e ricevevano denari dai padroni - potrei citare i nomi occorrendo - per combattere uno sciopero in nome dell'anarchia.
Così essi, partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d'imporre la sua volontà alla minoranza, ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all'unanimità dei concorrenti. Confondendo il voto politico, che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione, ritenevano anti-anarchica ogni specie di votazione. Così, si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale, o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento; la gente veniva, ascoltava i discorsi dei promotori, ascoltava quelli dei contraddittori, e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione, perché il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno... e votare non era anarchico. Un circolo voleva fare un manifesto: v'erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci; si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapere l'opinione predominante, perché era proibito il votare, e quindi o il manifesto non si pubblicava, o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano; il circolo si scindeva quando non v'era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile. E una conseguenza di questi usi, che dicevano essere garanzie di libertà, era che solo alcuni, meglio dotati di facoltà oratorie, facevano e disfacevano, mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare in pubblico, e che sono sempre la grande maggioranza, non contavano proprio nulla. Mentre poi l'altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico, era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà operaia, ed in tempo di sciopero andavano a lavorare, perché lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere. E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti, sedicenti anarchici, che domandavano e ricevevano denari dai padroni - potrei citare i nomi occorrendo - per combattere uno sciopero in nome dell'anarchia.
Contro queste e simili aberrazioni era diretto lo scritto che io mandai a Chicago.
Contro queste e simili aberrazioni era diretto lo scritto che io mandai a Chicago.
Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d'accordo. Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi; e che, se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d'accordo sui vantaggi di una data cosa, ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito. Così, per esempio, se si trattasse di fare una ferrovia, vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea, sul materiale, sul tipo di macchine e di vagoni, sul posto delle stazioni, ecc., e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno: ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti, nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato, traslocare le stazioni e cambiare le macchine. E poichè di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno, salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza.
Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d'accordo. Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi; e che, se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d'accordo sui vantaggi di una data cosa, ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito. Così, per esempio, se si trattasse di fare una ferrovia, vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea, sul materiale, sul tipo di macchine e di vagoni, sul posto delle stazioni, ecc., e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno: ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti, nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato, traslocare le stazioni e cambiare le macchine. E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno, salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza.
Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d'opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual'è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo.
Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s'applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c'è. Ed in questo consiste la differenza tra l'anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro, dove magari c'è una corrente d'aria che mi fa male. Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate, ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomodar loro. Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d'uomo sociale, la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti; quelli che io incomoderei, mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v'è ad essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual'è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè, nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell'educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo.
Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo?
Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo?
Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre.
Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre.
È un avanzo di questa bella roba, che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia? Oppure, poichè in Parlamento si parla, e si discute e si delibera, e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile, Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo?
È un avanzo di questa bella roba, che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia? Oppure, poiché in Parlamento si parla, e si discute e si delibera, e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile, Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo?
Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole, e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione.
Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole, e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione.
Non si ricorda il Merlino quando polemizzando insieme contro quegli anarchici che sono avversi ad ogni congresso perché appunto ritengono i congressi una forma di parlamentarismo, noi sostenevamo che l'essenza del parlamentarismo sta nel fatto che i parlamenti fanno ed impongono leggi, mentre un congresso anarchico non fa che discutere e proporre delle risoluzioni, che non hanno valore esecutivo se non dopo l'approvazione dei mandanti e solo per coloro che le approvano? O che le parole hanno cambiato di significato ora che Merlino ha cambiato d'idee?
Non si ricorda il Merlino quando polemizzando insieme contro quegli anarchici che sono avversi ad ogni congresso perché appunto ritengono i congressi una forma di parlamentarismo, noi sostenevamo che l'essenza del parlamentarismo sta nel fatto che i parlamenti fanno ed impongono leggi, mentre un congresso anarchico non fa che discutere e proporre delle risoluzioni, che non hanno valore esecutivo se non dopo l'approvazione dei mandanti e solo per coloro che le approvano? O che le parole hanno cambiato di significato ora che Merlino ha cambiato d'idee?
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Noi non crediamo nel diritto divino delle maggioranze, ma nemmeno crediamo che le minoranze rappresentino, sempre, la ragione ed il progresso. Galileo aveva ragione contro tutti i suoi contemporanei; ma vi sono oggi ancora alcuni che sostengono che la terra è piatta e che il sole le gira intorno, e nessuno vorrà dire che hanno ragione perché son diventati minoranza. Del resto, se è vero che i rivoluzionari sono sempre una minoranza, sono anche sempre in minoranza gli sfruttatori ed i birri.
Noi non crediamo nel diritto divino delle maggioranze, ma nemmeno crediamo che le minoranze rappresentino, sempre, la ragione ed il progresso. Galileo aveva ragione contro tutti i suoi contemporanei; ma vi sono oggi ancora alcuni che sostengono che la terra è piatta e che il sole le gira intorno, e nessuno vorrà dire che hanno ragione perché son diventati minoranza. Del resto, se è vero che i rivoluzionari sono sempre una minoranza, sono anche sempre in minoranza gli sfruttatori ed i birri.
Così pure noi siamo d'accordo col Merlino nell'ammettere che è impossibile che ogni uomo faccia tutto da sè, e che, se anche fosse possibile, ciò sarebbe sommamente svantaggioso per tutti. Quindi ammettiamo la divisione del lavoro sociale, la delegazione delle funzioni e la rappresentanza delle opinioni e degli interessi propri affidata ad altri.
Così pure noi siamo d'accordo col Merlino nell'ammettere che è impossibile che ogni uomo faccia tutto da sè, e che, se anche fosse possibile, ciò sarebbe sommamente svantaggioso per tutti. Quindi ammettiamo la divisione del lavoro sociale, la delegazione delle funzioni e la rappresentanza delle opinioni e degli interessi propri affidata ad altri.
E soprattutto respingiamo come falsa e perniciosa ogni idea di armonia provvidenziale e di ordine naturale nella società, poichè crediamo che la società umana e l'uomo sociale esso stesso siano il prodotto di una lotta lunga e faticosa contro la natura, e che se l'uomo cessasse dall'esercitare la sua volontà cosciente e si abbandonasse alla natura, ricadrebbe presto nella animalità e nella lotta brutale.
E soprattutto respingiamo come falsa e perniciosa ogni idea di armonia provvidenziale e di ordine naturale nella società, poiché crediamo che la società umana e l'uomo sociale esso stesso siano il prodotto di una lotta lunga e faticosa contro la natura, e che se l'uomo cessasse dall'esercitare la sua volontà cosciente e si abbandonasse alla natura, ricadrebbe presto nella animalità e nella lotta brutale.
Ma - e qui è la ragione per cui siamo anarchici - noi vogliamo che le minoranze cedano volontariamente quando così la richieda la necessità ed il sentimento della solidarietà. Vogliamo che la divisione del lavoro sociale non divida gli uomini in classi e faccia gli uni direttori e capi, esenti da ogni lavoro ingrato, e condanni gli altri ad esser le bestie da soma della società. Vogliamo che delegando ad altri una funzione, cioè incaricando altri di un dato lavoro, gli uomini non rinunzino alla propria sovranità, e che, ove occorra un rappresentante, questi sia il portaparola dei suoi mandanti o l'esecutore delle loro volontà, e non già colui che fa la legge e la fa accettare per forza, e crediamo che ogni organizzazione sociale non fondata sulla libera e cosciente volontà dei suoi membri conduce all'oppressione ed allo sfruttamento della massa da parte di una piccola minoranza.
Ma - e qui è la ragione per cui siamo anarchici - noi vogliamo che le minoranze cedano volontariamente quando così la richieda la necessità ed il sentimento della solidarietà. Vogliamo che la divisione del lavoro sociale non divida gli uomini in classi e faccia gli uni direttori e capi, esenti da ogni lavoro ingrato, e condanni gli altri ad esser le bestie da soma della società. Vogliamo che delegando ad altri una funzione, cioè incaricando altri di un dato lavoro, gli uomini non rinunzino alla propria sovranità, e che, ove occorra un rappresentante, questi sia il portaparola dei suoi mandanti o l'esecutore delle loro volontà, e non già colui che fa la legge e la fa accettare per forza, e crediamo che ogni organizzazione sociale non fondata sulla libera e cosciente volontà dei suoi membri conduce all'oppressione ed allo sfruttamento della massa da parte di una piccola minoranza.
Ogni società autoritaria si mantiene per coazione. La società anarchica deve essere fondata sul libero accordo: in essa bisogna che gli uomini sentano vivamente ed accettino spontaneamente i doveri della vita sociale, e si sforzino di organizzare gl'interessi discordanti e di eliminare ogni motivo di lotta intestina; o almeno che, se conflitti si producono, essi non siano mai di tale importanza da provocare la costituzione di un potere moderatore, che col pretesto di garantire la giustizia a tutti, ridurrebbe tutti in servitù.
Ogni società autoritaria si mantiene per coazione. La società anarchica deve essere fondata sul libero accordo: in essa bisogna che gli uomini sentano vivamente ed accettino spontaneamente i doveri della vita sociale, e si sforzino di organizzare gl'interessi discordanti e di eliminare ogni motivo di lotta intestina; o almeno che, se conflitti si producono, essi non siano mai di tale importanza da provocare la costituzione di un potere moderatore, che col pretesto di garantire la giustizia a tutti, ridurrebbe tutti in servitù.
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'''Risposta di Malatesta sull'Agitazione del 19 aprile 1897.'''
'''Risposta di Malatesta sull'Agitazione del 19 aprile 1897.'''
        
        
Merlino va imparando un modo curioso di discutere. Sceglie da quel che gli dite una frase staccata, la tira e la torce, e riesce, poichè non tiene conto del contesto, a farvi dire quello che piace a lui. Inoltre non risponde mai alle vostre domande e alle vostre confutazioni; ma si attacca ad un vostro esempio o argomento incidentale e discute quello senza ricordarsi più della questione principale, sicchè l'oggetto della polemica ad ogni replica diventa un altro.
Merlino va imparando un modo curioso di discutere. Sceglie da quel che gli dite una frase staccata, la tira e la torce, e riesce, poiché non tiene conto del contesto, a farvi dire quello che piace a lui. Inoltre non risponde mai alle vostre domande e alle vostre confutazioni; ma si attacca ad un vostro esempio o argomento incidentale e discute quello senza ricordarsi più della questione principale, sicchè l'oggetto della polemica ad ogni replica diventa un altro.
Infatti, chi potrebbe indovinare che noi stavamo discutendo se il parlamentarismo è compatibile o no con l'anarchia?
Infatti, chi potrebbe indovinare che noi stavamo discutendo se il parlamentarismo è compatibile o no con l'anarchia?
Continuando così potremmo ben discutere un secolo, ma non riusciremmo a sapere nemmeno se siamo d'accordo o no.
Continuando così potremmo ben discutere un secolo, ma non riusciremmo a sapere nemmeno se siamo d'accordo o no.
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Con questo titolo e col sottotitolo "tentativo di conciliazione" Saverio Merlino ha pubblicato nella Revue Socialiste di Parigi un articolo, che la Direzione di quella Rivista chiama una contribuzione alla sintesi delle dottrine socialiste.
Con questo titolo e col sottotitolo "tentativo di conciliazione" Saverio Merlino ha pubblicato nella Revue Socialiste di Parigi un articolo, che la Direzione di quella Rivista chiama una contribuzione alla sintesi delle dottrine socialiste.
E contribuzione a detta sintesi lo sarà forse, poichè ogni studio delle varie dottrine rischiara l'argomento, tende a toglier di mezzo i dissensi che non hanno ragione di essere, e può menare alla conciliazione se arriva a stabilire che differenze sostanziali non ne esistono. Ma il fine pratico che Merlino si proponeva, quello cioè di dimostrare che le dottrine dei socialisti democratici e dei socialisti anarchici, lungi dall'essere inconciliabili, si correggono e si completano a vicenda, è certamente mancato, poichè egli mette male la questione, e confonde dottrine e partiti in un modo che fa davvero meraviglia in un uomo di mente così lucida e così bene informato come è Merlino.
E contribuzione a detta sintesi lo sarà forse, poiché ogni studio delle varie dottrine rischiara l'argomento, tende a toglier di mezzo i dissensi che non hanno ragione di essere, e può menare alla conciliazione se arriva a stabilire che differenze sostanziali non ne esistono. Ma il fine pratico che Merlino si proponeva, quello cioè di dimostrare che le dottrine dei socialisti democratici e dei socialisti anarchici, lungi dall'essere inconciliabili, si correggono e si completano a vicenda, è certamente mancato, poiché egli mette male la questione, e confonde dottrine e partiti in un modo che fa davvero meraviglia in un uomo di mente così lucida e così bene informato come è Merlino.
L'articolo si divide in due parti. Nella prima Merlino parla della differenza tra comunismo e collettivismo, pigliando queste parole nel senso, diremo così, classico che esse avevano per tutti al tempo dell'Internazionale: vale a dire, Comunismo, come il sistema, in cui tutto, strumenti e prodotti di lavoro, è a disposizione di tutti, senza tener calcolo del contributo di ciascuno all'opera collettiva, conforme alla formula "da ciascuno secondo le sue forze e a ciascuno secondo i suoi bisogni"; - Collettivismo, come il sistema in cui, stabilita l'eguaglianza di condizioni, garantito a tutti l'uso delle materie prime e degli strumenti di lavoro, ciascuno è padrone del prodotto del suo lavoro. Egli sostiene che tanto il Comunismo quanto il Collettivismo, se interpretati in un modo stretto, assoluto, sono l'uno e l'altro impossibili o non soddisfacenti, e fa molte osservazioni giuste, che abbiamo fatto anche noi in questo giornale o altrove. E conchiude che col contemperamento dell'un sistema coll'altro - facendo distinzione tra relazioni sociali necessarie e fondamentali e rapporti volontari e variabili tra gl'individui - si può arrivare ad "una buona organizzazione sociale che non soffochi l'energia dell'individuo levandogli ogni iniziativa ed ogni libertà d'azione, e che nello stesso tempo assicuri il funzionamento armonico delle attività individuali", o, in altri termini, che concili la libertà individuale colla necessaria solidarietà sociale.
L'articolo si divide in due parti. Nella prima Merlino parla della differenza tra comunismo e collettivismo, pigliando queste parole nel senso, diremo così, classico che esse avevano per tutti al tempo dell'Internazionale: vale a dire, Comunismo, come il sistema, in cui tutto, strumenti e prodotti di lavoro, è a disposizione di tutti, senza tener calcolo del contributo di ciascuno all'opera collettiva, conforme alla formula "da ciascuno secondo le sue forze e a ciascuno secondo i suoi bisogni"; - Collettivismo, come il sistema in cui, stabilita l'eguaglianza di condizioni, garantito a tutti l'uso delle materie prime e degli strumenti di lavoro, ciascuno è padrone del prodotto del suo lavoro. Egli sostiene che tanto il Comunismo quanto il Collettivismo, se interpretati in un modo stretto, assoluto, sono l'uno e l'altro impossibili o non soddisfacenti, e fa molte osservazioni giuste, che abbiamo fatto anche noi in questo giornale o altrove. E conchiude che col contemperamento dell'un sistema coll'altro - facendo distinzione tra relazioni sociali necessarie e fondamentali e rapporti volontari e variabili tra gl'individui - si può arrivare ad "una buona organizzazione sociale che non soffochi l'energia dell'individuo levandogli ogni iniziativa ed ogni libertà d'azione, e che nello stesso tempo assicuri il funzionamento armonico delle attività individuali", o, in altri termini, che concili la libertà individuale colla necessaria solidarietà sociale.
La questione è molto interessante e può essere, ed è stata, oggetto di utile discussione; ma non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici e anarchici. Vi possono essere, e vi sono stati e vi sono, anarchici collettivisti e anarchici comunisti, al pari che democratici collettivisti e democratici comunisti.
La questione è molto interessante e può essere, ed è stata, oggetto di utile discussione; ma non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici e anarchici. Vi possono essere, e vi sono stati e vi sono, anarchici collettivisti e anarchici comunisti, al pari che democratici collettivisti e democratici comunisti.
Negli ultimi anni i socialisti democratici, chiamandosi insistentemente collettivisti, sono riusciti ad identificare quasi il collettivismo colla democrazia socialista; ma in questo senso il Collettivismo più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro, è il sistema della organizzazione socialista per opera dello Stato e non è più il Collettivismo di cui discute Merlino in paragone col Comunismo.
Negli ultimi anni i socialisti democratici, chiamandosi insistentemente collettivisti, sono riusciti ad identificare quasi il collettivismo colla democrazia socialista; ma in questo senso il Collettivismo più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro, è il sistema della organizzazione socialista per opera dello Stato e non è più il Collettivismo di cui discute Merlino in paragone col Comunismo.
Per gli anarchici, la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto, poichè nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto; e lo prova il fatto che, almeno come partito militante, essi si denominano generalmente coll'appellativo comprensivo di socialisti anarchici, lasciando alle discussioni teoriche dell'oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti.
Per gli anarchici, la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto, poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto; e lo prova il fatto che, almeno come partito militante, essi si denominano generalmente coll'appellativo comprensivo di socialisti anarchici, lasciando alle discussioni teoriche dell'oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti.
Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un'organizzazione permanente degli interessi collettivi, e delle forme che assumerà tale organizzazione; ed arriva ad una conciliazione verbale, che in realtà lascia la questione al punto di prima.
Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un'organizzazione permanente degli interessi collettivi, e delle forme che assumerà tale organizzazione; ed arriva ad una conciliazione verbale, che in realtà lascia la questione al punto di prima.
Egli parla dei grandi interessi sociali, che eccedono l'interesse e la vita stessa dell'individuo, ed a cui bisogna che provveda la collettività; cerca qual'è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione, e conchiude:
Egli parla dei grandi interessi sociali, che eccedono l'interesse e la vita stessa dell'individuo, ed a cui bisogna che provveda la collettività; cerca qual'è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione, e conchiude:
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"L'essenza della democrazia sta nell'assenza di una tale coalizione, e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all'arbitrio degli amministratori. In questo senso non v'è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia. Governo del popolo - niente oligarchia - significa in sostanza non governo. Il governo di tutti in generale (democrazia) equivale al governo di nessuno in particolare (anarchia)".
"L'essenza della democrazia sta nell'assenza di una tale coalizione, e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all'arbitrio degli amministratori. In questo senso non v'è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia. Governo del popolo - niente oligarchia - significa in sostanza non governo. Il governo di tutti in generale (democrazia) equivale al governo di nessuno in particolare (anarchia)".
Ancora una volta Merlino è fuori della questione.
Ancora una volta Merlino è fuori della questione.
Il modo di organizzare od amministrare gl'interessi collettivi è questione importantissima e troppo trascurata, come giustamente osserva il Merlino, dai socialisti di tutte le scuole. Ma se s'intende paragonare le soluzioni dei democratici a quelle degli anarchici, in vista di una possibile conciliazione, bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole, e non già fermarsi a discutere sul valore relativo dei vari sistemi rappresentativi, del referendum, del diritto d'iniziativa, del governo diretto, del centralismo, del federalismo, ecc. E la differenza sostanziale è questa: autorità o libertà, coazione o consenso, obbligatorietà o (ci si perdonino i neologismi) volontarietà. È su questa questione fondamentale del supremo principio regolatore dei rapporti interumani che bisogna intendersi, o almeno discutere, tra democratici e anarchici; poichè, se non vi è intesa su di essa, non vi può essere intesa sulle questioni speciali di organizzazione, e quand'anche si arrivasse ad un accordo a parole, come quello a cui arriverebbe Merlino, si scoprirebbe presto che l'accordo s'è fatto adoperando le stesse parole in sensi diversi.
Il modo di organizzare od amministrare gl'interessi collettivi è questione importantissima e troppo trascurata, come giustamente osserva il Merlino, dai socialisti di tutte le scuole. Ma se s'intende paragonare le soluzioni dei democratici a quelle degli anarchici, in vista di una possibile conciliazione, bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole, e non già fermarsi a discutere sul valore relativo dei vari sistemi rappresentativi, del referendum, del diritto d'iniziativa, del governo diretto, del centralismo, del federalismo, ecc. E la differenza sostanziale è questa: autorità o libertà, coazione o consenso, obbligatorietà o (ci si perdonino i neologismi) volontarietà. È su questa questione fondamentale del supremo principio regolatore dei rapporti interumani che bisogna intendersi, o almeno discutere, tra democratici e anarchici; poiché, se non vi è intesa su di essa, non vi può essere intesa sulle questioni speciali di organizzazione, e quand'anche si arrivasse ad un accordo a parole, come quello a cui arriverebbe Merlino, si scoprirebbe presto che l'accordo s'è fatto adoperando le stesse parole in sensi diversi.
Scendiamo alla pratica. Supposto che domani il popolo fosse padrone di sè (non si allarmi il Fisco, poichè si tratta di semplici supposizioni) dovrà esso nominare un potere costituente, che decreterà una nuova costituzione, che farà la legge, che organizzerà la nuova società? Oppure la nuova organizzazione sociale dovrà sorgere, dal basso all'alto, per opera di tutti gli uomini di buona volontà, senza che a nessun o sia dato il diritto di comandare e d'imporre? In altri termini, per servirci della frase consacrata, bisogna conquistare, oppure abolire i pubblici poteri?
Scendiamo alla pratica. Supposto che domani il popolo fosse padrone di sè (non si allarmi il Fisco, poiché si tratta di semplici supposizioni) dovrà esso nominare un potere costituente, che decreterà una nuova costituzione, che farà la legge, che organizzerà la nuova società? Oppure la nuova organizzazione sociale dovrà sorgere, dal basso all'alto, per opera di tutti gli uomini di buona volontà, senza che a nessun o sia dato il diritto di comandare e d'imporre? In altri termini, per servirci della frase consacrata, bisogna conquistare, oppure abolire i pubblici poteri?
Si può parteggiare per l'uno o l'altro metodo, si può anche cercare qualche cosa d'intermedio, come pare desidererebbe Merlino, ma non si può, quando ci cerca di arrivare ad una conciliazione tra democratici ed anarchici, tacere quello che è il loro dissenso fondamentale.
Si può parteggiare per l'uno o l'altro metodo, si può anche cercare qualche cosa d'intermedio, come pare desidererebbe Merlino, ma non si può, quando ci cerca di arrivare ad una conciliazione tra democratici ed anarchici, tacere quello che è il loro dissenso fondamentale.
E per oggi basta. Ritorneremo sulle dottrine e sulle tendenze di Merlino, quando ci occuperemo, in uno dei prossimi numeri, del suo libro recente: "Pro e contro il socialismo".
E per oggi basta. Ritorneremo sulle dottrine e sulle tendenze di Merlino, quando ci occuperemo, in uno dei prossimi numeri, del suo libro recente: "Pro e contro il socialismo".
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Premettiamo un'osservazione.
Premettiamo un'osservazione.
Noi non sappiamo bene se Merlino continui o no a chiamarsi anarchico. Il certo è, e ce ne duole, che se egli si dice ancora anarchico, non intende più l'anarchia come l'intendono gli anarchici, fra cui egli militava fino a non molto tempo fa. E, perciò, il noi ed il nostro, che Merlino adopera ancora, va accolto con riserva.
Noi non sappiamo bene se Merlino continui o no a chiamarsi anarchico. Il certo è, e ce ne duole, che se egli si dice ancora anarchico, non intende più l'anarchia come l'intendono gli anarchici, fra cui egli militava fino a non molto tempo fa. E, perciò, il noi ed il nostro, che Merlino adopera ancora, va accolto con riserva.
Avevamo creduto che Merlino sarebbe riuscito a formare un terzo partito, intermedio tra i marxisti e noi - qualche cosa come gli Allemanisti francesi; e ce ne saremmo rallegrati, poichè ciò avrebbe dato una organizzazione propria a quegli elementi che stanno a disagio nel Partito Socialista Italiano, ed avrebbe segnato un passo avanti nell'evoluzione del socialismo in Italia, mentre d'altra parte quegli anarchici che avessero potuto aderire al nuovo partito non sarebbero stati, in generale, che degl'individui già sul punto di abbandonarci e che avremmo in ogni modo perduti. Ma incominciamo a temere, per sintomi molteplici e vari, che anche questa era un'illusione. Merlino, quando avrà perduto ogni speranza di convertire gli anarchici e di far loro accettare, con delle attenuazioni che secondo noi non hanno alcun valore pratico, le idee ed il metodo dei socialisti democratici, passerà senz'altro nelle file di questi ultimi. Ed allora forse, subendo la suggestione del nuovo ambiente, dirà che gli anarchici non esistono. Vorremmo ingannarci.
Avevamo creduto che Merlino sarebbe riuscito a formare un terzo partito, intermedio tra i marxisti e noi - qualche cosa come gli Allemanisti francesi; e ce ne saremmo rallegrati, poiché ciò avrebbe dato una organizzazione propria a quegli elementi che stanno a disagio nel Partito Socialista Italiano, ed avrebbe segnato un passo avanti nell'evoluzione del socialismo in Italia, mentre d'altra parte quegli anarchici che avessero potuto aderire al nuovo partito non sarebbero stati, in generale, che degl'individui già sul punto di abbandonarci e che avremmo in ogni modo perduti. Ma incominciamo a temere, per sintomi molteplici e vari, che anche questa era un'illusione. Merlino, quando avrà perduto ogni speranza di convertire gli anarchici e di far loro accettare, con delle attenuazioni che secondo noi non hanno alcun valore pratico, le idee ed il metodo dei socialisti democratici, passerà senz'altro nelle file di questi ultimi. Ed allora forse, subendo la suggestione del nuovo ambiente, dirà che gli anarchici non esistono. Vorremmo ingannarci.
Ed ora rispondiamo a Merlino, cercando di seguire il suo scritto paragrafo per paragrafo.
Ed ora rispondiamo a Merlino, cercando di seguire il suo scritto paragrafo per paragrafo.
Merlino dice che noi ci sforziamo di esagerare il nostro dissenso coi socialisti-democratici.
Merlino dice che noi ci sforziamo di esagerare il nostro dissenso coi socialisti-democratici.
Riga 483: Riga 483:
Noi non vogliamo soltanto resistere alla possibile tirannia dei socialisti al potere: noi vogliamo far si che il popolo si rifiuti a nominare o a riconoscere dei nuovi governanti, e pensi da se stesso ad organizzarsi localmente e federalisticamente, senza tener conto delle leggi e di decreti di un nuovo governo, e resistendo colla forza contro ciò che gli si volesse imporre per forza. E se, per mancanza di forza sufficiente, non potessimo raggiungere subito questo nostro scopo, allora in attesa di divenir più forti, eserciteremmo quell'azione, moderatrice o eccitatrice secondo i casi, che esercitano i partiti di opposizione quando non si lasciano corrompere ed assorbire. Il consiglio di Merlino, di entrare nel partito socialista democratico per poter prevenire la tirannia dei socialisti al potere equivale a quello di divenire, p. es. monarchici o repubblicani per evitare che la monarchia o la repubblica fossero troppo reazionarie. Quest'ultimo consiglio sarebbe giustificato, se dato a chi è disposto ad accomodarsi con la monarchia o la repubblica, come sarebbe giustificato quello di Merlino se noi accettassimo il principio di un governo socialista e ci dicessimo anarchici solo allo scopo di prevenire che quel governo fosse troppo autoritario. Ma quello non è il caso.
Noi non vogliamo soltanto resistere alla possibile tirannia dei socialisti al potere: noi vogliamo far si che il popolo si rifiuti a nominare o a riconoscere dei nuovi governanti, e pensi da se stesso ad organizzarsi localmente e federalisticamente, senza tener conto delle leggi e di decreti di un nuovo governo, e resistendo colla forza contro ciò che gli si volesse imporre per forza. E se, per mancanza di forza sufficiente, non potessimo raggiungere subito questo nostro scopo, allora in attesa di divenir più forti, eserciteremmo quell'azione, moderatrice o eccitatrice secondo i casi, che esercitano i partiti di opposizione quando non si lasciano corrompere ed assorbire. Il consiglio di Merlino, di entrare nel partito socialista democratico per poter prevenire la tirannia dei socialisti al potere equivale a quello di divenire, p. es. monarchici o repubblicani per evitare che la monarchia o la repubblica fossero troppo reazionarie. Quest'ultimo consiglio sarebbe giustificato, se dato a chi è disposto ad accomodarsi con la monarchia o la repubblica, come sarebbe giustificato quello di Merlino se noi accettassimo il principio di un governo socialista e ci dicessimo anarchici solo allo scopo di prevenire che quel governo fosse troppo autoritario. Ma quello non è il caso.
Quel che dice Merlino che molti anarchici si dicono oggi genericamente socialisti e non già comunisti o collettivisti non perché vogliono un sistema misto quale lo desidera Merlino, ma perché, o sono incerti o non danno importanza alla questione, o non vogliono farne una ragione di divisione, è vero. Noi stessi siamo propriamente comunisti, alla sola condizione (sottintesa, perché senza di essa non potrebbe esserci anarchia) che il comunismo sia volontario ed organizzato in modo che ammetta la possibilità di vivere secondo altri sistemi. Ma siccome il collettivismo dei collettivisti anarchici è anch'esso (necessariamente, se no non sarebbe anarchico) sottoposto alla stessa condizione, la differenza si riduce ad una questione di organizzazione pratica che deve esser risolta mediante accordi, e non può dar luogo alla costituzione di due partiti separati ed avversi. Questo però, come dicemmo, non ha nulla da fare colle differenze tra anarchici e democratici, che sono quelle che qui c'interessano.
Quel che dice Merlino che molti anarchici si dicono oggi genericamente socialisti e non già comunisti o collettivisti non perché vogliono un sistema misto quale lo desidera Merlino, ma perché, o sono incerti o non danno importanza alla questione, o non vogliono farne una ragione di divisione, è vero. Noi stessi siamo propriamente comunisti, alla sola condizione (sottintesa, perché senza di essa non potrebbe esserci anarchia) che il comunismo sia volontario ed organizzato in modo che ammetta la possibilità di vivere secondo altri sistemi. Ma siccome il collettivismo dei collettivisti anarchici è anch'esso (necessariamente, se no non sarebbe anarchico) sottoposto alla stessa condizione, la differenza si riduce ad una questione di organizzazione pratica che deve esser risolta mediante accordi, e non può dar luogo alla costituzione di due partiti separati ed avversi. Questo però, come dicemmo, non ha nulla da fare colle differenze tra anarchici e democratici, che sono quelle che qui c'interessano.
Il "collettivismo" dei socialisti democratici, a differenza del collettivismo dell'Internazionale, non pregiudica la questione del modo di distribuzione dei prodotti, poichè vi sono molti democratici che si dicono collettivisti, e vogliono che detta distribuzione sia fatta in ragione dei bisogni.
Il "collettivismo" dei socialisti democratici, a differenza del collettivismo dell'Internazionale, non pregiudica la questione del modo di distribuzione dei prodotti, poiché vi sono molti democratici che si dicono collettivisti, e vogliono che detta distribuzione sia fatta in ragione dei bisogni.
Merlino dice che noi confondiamo i socialisti democratici con i socialisti di Stato, e noi infatti crediamo che tali essi siano, quantunque non li confondiamo certo con quei borghesi che si chiamano anche socialisti di Stato e vogliono fare solamente un po' di "socialismo" a scopo fiscale, o a scopo di allontanare o scongiurare il pericolo del socialismo vero. I socialisti democratici combattono questa specie di falso socialismo; e se, per evitare equivoci, respingono (e non tutti) il nome di socialisti di Stato, ciò non toglie che essi vogliono che la nuova società sia organizzata e diretta dallo Stato, vale a dire dal governo.
Merlino dice che noi confondiamo i socialisti democratici con i socialisti di Stato, e noi infatti crediamo che tali essi siano, quantunque non li confondiamo certo con quei borghesi che si chiamano anche socialisti di Stato e vogliono fare solamente un po' di "socialismo" a scopo fiscale, o a scopo di allontanare o scongiurare il pericolo del socialismo vero. I socialisti democratici combattono questa specie di falso socialismo; e se, per evitare equivoci, respingono (e non tutti) il nome di socialisti di Stato, ciò non toglie che essi vogliono che la nuova società sia organizzata e diretta dallo Stato, vale a dire dal governo.
Merlino ha un modo curioso di conciliare le opinioni. Esprime quello che dovremmo pensar noi e quello che dovrebbero pensare i socialisti democratici, ed arriva facilmente all'accordo, poichè in realtà egli dice ciò che pensa lui secondo che si piazza da differenti punti di vista, e non già quello che pensiamo noi o i democratici.
Merlino ha un modo curioso di conciliare le opinioni. Esprime quello che dovremmo pensar noi e quello che dovrebbero pensare i socialisti democratici, ed arriva facilmente all'accordo, poiché in realtà egli dice ciò che pensa lui secondo che si piazza da differenti punti di vista, e non già quello che pensiamo noi o i democratici.
Così egli dice che "i socialisti democratici hanno il torto di accreditare il sospetto che essi vogliono nè più nè meno che un grande Stato", ecc.. Ma è proprio soltanto un sospetto? Noi ameremmo sentirlo dire dai socialisti democratici autentici.
Così egli dice che "i socialisti democratici hanno il torto di accreditare il sospetto che essi vogliono nè più nè meno che un grande Stato", ecc.. Ma è proprio soltanto un sospetto? Noi ameremmo sentirlo dire dai socialisti democratici autentici.
È così pure, egli dice che noi non rappresentiamo il principio di libertà, perché egli (Merlino) crede che "volontarietà, libertà, consenso sono principii incompleti che non ci possono dare da sè soli, nè ora nè per molti secoli avvenire, tutta l'organizzazione sociale". Fino a che egli dice che noi ci sbagliamo, sta bene; ma dire che noi non pensiamo in quel dato modo, che noi non rappresentiamo le idee che difendiamo, perché egli le crede sbagliate, è di una logica singolare. Il fatto è che noi crediamo appunto che tutta l'organizzazione possa e debba - ora, non tra molti secoli - uscire dalla libertà, e che quindi la differenza tra noi ed i democratici resta intera, fino a quando Merlino non ci abbia persuasi che abbiamo torto, e fatto abbandonare il programma anarchico. Per ora la differenza diminuisce solo fra Merlino ed i democratici, a misura che aumenta fra Merlino e noi.
È così pure, egli dice che noi non rappresentiamo il principio di libertà, perché egli (Merlino) crede che "volontarietà, libertà, consenso sono principii incompleti che non ci possono dare da sè soli, nè ora nè per molti secoli avvenire, tutta l'organizzazione sociale". Fino a che egli dice che noi ci sbagliamo, sta bene; ma dire che noi non pensiamo in quel dato modo, che noi non rappresentiamo le idee che difendiamo, perché egli le crede sbagliate, è di una logica singolare. Il fatto è che noi crediamo appunto che tutta l'organizzazione possa e debba - ora, non tra molti secoli - uscire dalla libertà, e che quindi la differenza tra noi ed i democratici resta intera, fino a quando Merlino non ci abbia persuasi che abbiamo torto, e fatto abbandonare il programma anarchico. Per ora la differenza diminuisce solo fra Merlino ed i democratici, a misura che aumenta fra Merlino e noi.
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I socialisti democratici mirano ad un futuro Parlamento, o ad una futura dittatura, che abolisca le leggi esistenti e ne faccia delle nuove; - e perciò sono logici quando abituano la gente a considerare il voto come un mezzo onnipotente di emancipazione. Noi invece miriamo all'abolizione dei Parlamenti e di ogni altra specie di potere legislativo, e perciò vogliamo, per gli scopi attuali e per i futuri, che il popolo si rifiuti di nominare e di riconoscere dei legislatori. Se Merlino riesce a metterci d'accordo avrà fatto una fatica d'Ercole... ma noi crediamo ch'egli perda il tempo.
I socialisti democratici mirano ad un futuro Parlamento, o ad una futura dittatura, che abolisca le leggi esistenti e ne faccia delle nuove; - e perciò sono logici quando abituano la gente a considerare il voto come un mezzo onnipotente di emancipazione. Noi invece miriamo all'abolizione dei Parlamenti e di ogni altra specie di potere legislativo, e perciò vogliamo, per gli scopi attuali e per i futuri, che il popolo si rifiuti di nominare e di riconoscere dei legislatori. Se Merlino riesce a metterci d'accordo avrà fatto una fatica d'Ercole... ma noi crediamo ch'egli perda il tempo.
L'accordo coi socialisti-democratici, ed anche coi semplici repubblicani, lo vorremmo anche noi, ma non nel senso di rinunziare ciascuno ad una parte delle sue idee e fondere i vari programmi in un programma intermedio. Vorremmo l'accordo in quelle cose in cui i vari partiti possono agire insieme senza rinunziare alle loro idee particolari, quali sarebbero, nel caso concreto, l'organizzazione economica, la resistenza degli operai contro i capitalisti, la resistenza popolare contro il governo.
L'accordo coi socialisti-democratici, ed anche coi semplici repubblicani, lo vorremmo anche noi, ma non nel senso di rinunziare ciascuno ad una parte delle sue idee e fondere i vari programmi in un programma intermedio. Vorremmo l'accordo in quelle cose in cui i vari partiti possono agire insieme senza rinunziare alle loro idee particolari, quali sarebbero, nel caso concreto, l'organizzazione economica, la resistenza degli operai contro i capitalisti, la resistenza popolare contro il governo.
Su questo terreno Merlino ha già reso dei servizi e, se rinunciasse alla fisima di convertirsi al parlamentarismo (poichè, in fondo in fondo è sempre quella la questione) potrebbe renderne di ben più grandi.
Su questo terreno Merlino ha già reso dei servizi e, se rinunciasse alla fisima di convertirsi al parlamentarismo (poiché, in fondo in fondo è sempre quella la questione) potrebbe renderne di ben più grandi.
        
        
        
        
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Cari amici,
Cari amici,


poichè voi mi domandate (e non per la prima volta) se io mi dica anarchico, sento il dovere di dichiarare che io preferisco chiamarmi "socialista libertario".
poiché voi mi domandate (e non per la prima volta) se io mi dica anarchico, sento il dovere di dichiarare che io preferisco chiamarmi "socialista libertario".
S'intende che non posso impedire che molti anarchici mi ritengano dei loro, perché non sono iscritto al partito socialista democratico e non potrei sottoscriverne interamente il programma; e alcuni socialisti mi ritengano quasi dei loro, o almeno mi veggano di buon occhio, perché non sono interamente d'accordo con gli anarchici. Io mi adopero per la causa a modo mio, lieto di contribuire in qualche modo a rintuzzare in tutti lo spirito settario.
S'intende che non posso impedire che molti anarchici mi ritengano dei loro, perché non sono iscritto al partito socialista democratico e non potrei sottoscriverne interamente il programma; e alcuni socialisti mi ritengano quasi dei loro, o almeno mi veggano di buon occhio, perché non sono interamente d'accordo con gli anarchici. Io mi adopero per la causa a modo mio, lieto di contribuire in qualche modo a rintuzzare in tutti lo spirito settario.
Non ho l'ambizione di fondare nessun nuovo partito: quelli che ci sono, sono anche troppi, e stentano a reggersi in piedi, circondati come sono dall'apatia generale.
Non ho l'ambizione di fondare nessun nuovo partito: quelli che ci sono, sono anche troppi, e stentano a reggersi in piedi, circondati come sono dall'apatia generale.
Riga 547: Riga 547:
I clericali, i borbonici, i partigiani del colpo di Stato, egli dice, combattono le istituzioni parlamentari per ritornare all'assolutismo: dunque uniamoci per difendere quelle istituzioni che, per quanto cattive, valgon sempre meglio dei governi assoluti.
I clericali, i borbonici, i partigiani del colpo di Stato, egli dice, combattono le istituzioni parlamentari per ritornare all'assolutismo: dunque uniamoci per difendere quelle istituzioni che, per quanto cattive, valgon sempre meglio dei governi assoluti.
L'argomento non è nuovo. Per la paura di Crispi, Cavallotti ed i democratici della sua risma appoggiarono Di Rudinì, e non è ben chiaro se non lo appoggiano ancora: per la paura dei clericali tanti “liberali” avevano difeso il Crispi... Ma giusto, perché non ci mettiamo a difendere la monarchia sabauda, che i preti vogliono abbattere o per lo meno scacciare da Roma? Della Monarchia, diremo parafrasando Merlino, si ha ragione di dire tutto il male possibile: ma questo è certo che essa val meglio del governo dei preti.
L'argomento non è nuovo. Per la paura di Crispi, Cavallotti ed i democratici della sua risma appoggiarono Di Rudinì, e non è ben chiaro se non lo appoggiano ancora: per la paura dei clericali tanti “liberali” avevano difeso il Crispi... Ma giusto, perché non ci mettiamo a difendere la monarchia sabauda, che i preti vogliono abbattere o per lo meno scacciare da Roma? Della Monarchia, diremo parafrasando Merlino, si ha ragione di dire tutto il male possibile: ma questo è certo che essa val meglio del governo dei preti.
Con questa logica si può andare lontano; poichè non v'è istituzione reazionaria, nociva, assurda, che non trovi chi la combatte allo scopo di sostituirvene un'altra peggiore. Quindi bisognerebbe che non vi fossero nè anarchici, nè socialisti, nè repubblicani (salvo nei paesi dove esiste la repubblica), e diventassimo tutti conservatori... per salvarci del pericolo di tornare indietro. Oppure, bisognerebbe che i repubblicani difendessero la monarchia costituzionale per tema di veder tornare l'Austria ed il Papa-re; che i socialisti difendessero la borghesia per garantirsi contro un ritorno al medio evo; che gli anarchici facessero l'apologia del governo parlamentare per paura dell'assolutismo.
Con questa logica si può andare lontano; poiché non v'è istituzione reazionaria, nociva, assurda, che non trovi chi la combatte allo scopo di sostituirvene un'altra peggiore. Quindi bisognerebbe che non vi fossero nè anarchici, nè socialisti, nè repubblicani (salvo nei paesi dove esiste la repubblica), e diventassimo tutti conservatori... per salvarci del pericolo di tornare indietro. Oppure, bisognerebbe che i repubblicani difendessero la monarchia costituzionale per tema di veder tornare l'Austria ed il Papa-re; che i socialisti difendessero la borghesia per garantirsi contro un ritorno al medio evo; che gli anarchici facessero l'apologia del governo parlamentare per paura dell'assolutismo.
O che cuccagna per quelli che detengono il potere politico e l'economico!
O che cuccagna per quelli che detengono il potere politico e l'economico!
Ma noi siam troppo abituati a queste insidie per restarvi presi. Quando sorse l'Intemazionale, vale a dire quando il socialismo incominciò a diventare partito popolare e militante, i “liberali” ed i repubblicani gridarono che si facevano gl'interessi dell'Impero, di Bismark o di altre monarchie; quando in Inghilterra gli operai incominciarono a costituirsi in partito indipendente, i “liberali” dissero che essi erano pagati dai conservatori - e così sempre, quando un'idea più avanzata è venuta a guastar le uova nel paniere a coloro che stanno al potere, o ne sono gli eredi presuntivi. Oggi ancora, quando i socialisti legalitari votano per uno dei loro e gli anarchici predicano l'astensione elettorale, i democratici ed i repubblicani soglion dire che si favorisce indirettamente il candidato governativo: il che può realmente essere qualche volta l'effetto immediato dell'intransigenza (?) elettorale degli uni e dell'astensionismo degli altri, ma non è ragione sufficiente per rinunziare alla propaganda delle proprie idee ed all'avvenire del proprio partito.
Ma noi siam troppo abituati a queste insidie per restarvi presi. Quando sorse l'Intemazionale, vale a dire quando il socialismo incominciò a diventare partito popolare e militante, i “liberali” ed i repubblicani gridarono che si facevano gl'interessi dell'Impero, di Bismark o di altre monarchie; quando in Inghilterra gli operai incominciarono a costituirsi in partito indipendente, i “liberali” dissero che essi erano pagati dai conservatori - e così sempre, quando un'idea più avanzata è venuta a guastar le uova nel paniere a coloro che stanno al potere, o ne sono gli eredi presuntivi. Oggi ancora, quando i socialisti legalitari votano per uno dei loro e gli anarchici predicano l'astensione elettorale, i democratici ed i repubblicani soglion dire che si favorisce indirettamente il candidato governativo: il che può realmente essere qualche volta l'effetto immediato dell'intransigenza (?) elettorale degli uni e dell'astensionismo degli altri, ma non è ragione sufficiente per rinunziare alla propaganda delle proprie idee ed all'avvenire del proprio partito.
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Ma vorrebbe per questo il Merlino che ci mettessimo a tentare quest'opera, tanto impossibile quanto contraria alle nostre convinzioni ed ai nostri interessi di partito, di salvare il parlamento dal disprezzo e dall'odio popolare?
Ma vorrebbe per questo il Merlino che ci mettessimo a tentare quest'opera, tanto impossibile quanto contraria alle nostre convinzioni ed ai nostri interessi di partito, di salvare il parlamento dal disprezzo e dall'odio popolare?
Allora sì che il popolo, vedendo che il parlamento non ha altri nemici che i reazionari, si getterebbe tutto intero nelle loro braccia. Se Boulanger in Francia potè divenire un pericolo serio, fu perché gli anarchici erano pochi, e la massa dei socialisti, essendo parlamentaristi, partecipavano nel discredito in cui il parlamentarismo è giustamente caduto.
Allora sì che il popolo, vedendo che il parlamento non ha altri nemici che i reazionari, si getterebbe tutto intero nelle loro braccia. Se Boulanger in Francia potè divenire un pericolo serio, fu perché gli anarchici erano pochi, e la massa dei socialisti, essendo parlamentaristi, partecipavano nel discredito in cui il parlamentarismo è giustamente caduto.
La nostra missione invece è quella di mostrare al popolo che, poichè il governo parlamentare, così malefico com'è, è pur tuttavia la meno cattiva delle forme possibili di governo, IL RIMEDIO NON STA NEL CAMBIAR DI GOVERNO, MA NELL'ABOLIRE IL GOVERNO.
La nostra missione invece è quella di mostrare al popolo che, poiché il governo parlamentare, così malefico com'è, è pur tuttavia la meno cattiva delle forme possibili di governo, IL RIMEDIO NON STA NEL CAMBIAR DI GOVERNO, MA NELL'ABOLIRE IL GOVERNO.
Del resto, il miglior mezzo di salvarsi dal pericolo di un ritorno al passato è, ed è stato ognora, quello di rendere l'avvenire sempre più minaccioso per i conservatori e pei reazionari.
Del resto, il miglior mezzo di salvarsi dal pericolo di un ritorno al passato è, ed è stato ognora, quello di rendere l'avvenire sempre più minaccioso per i conservatori e pei reazionari.
Se in Italia non vi fossero repubblicani, socialisti ed anarchici, un colpo di stato avrebbe già spazzato via questo servitorame di deputati, per quanto piccolo sia l'incomodo che dà ai ministri; ed i clericali sarebbero ben altrimenti audaci se l'esistenza dei partiti avanzati non facesse temer loro che un'ondata popolare spazzerebbe via, con le altre cose, anche tutta la melma vaticanesca. Non esisterebbero monarchie costituzionali, se i re non avessero avuto paura della repubblica; in Francia non vi sarebbe la repubblica, se la Comune di Parigi non avesse dato da pensare ai partigiani della restaurazione; e se mai in Italia si farà la repubblica sarà quando la minaccia crescente del socialismo e dell'anarchismo indurrà la borghesia a tentare quell'ultimo mezzo per illudere e frenare il popolo.
Se in Italia non vi fossero repubblicani, socialisti ed anarchici, un colpo di stato avrebbe già spazzato via questo servitorame di deputati, per quanto piccolo sia l'incomodo che dà ai ministri; ed i clericali sarebbero ben altrimenti audaci se l'esistenza dei partiti avanzati non facesse temer loro che un'ondata popolare spazzerebbe via, con le altre cose, anche tutta la melma vaticanesca. Non esisterebbero monarchie costituzionali, se i re non avessero avuto paura della repubblica; in Francia non vi sarebbe la repubblica, se la Comune di Parigi non avesse dato da pensare ai partigiani della restaurazione; e se mai in Italia si farà la repubblica sarà quando la minaccia crescente del socialismo e dell'anarchismo indurrà la borghesia a tentare quell'ultimo mezzo per illudere e frenare il popolo.
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Così è del Parlamento. Esso si è preso il diritto di far le leggi, e noi, che delle leggi siamo le vittime, dobbiamo per forza contar con esso se vogliamo che queste leggi, finchè legge vi sarà, siano il meno oppressive possibile.
Così è del Parlamento. Esso si è preso il diritto di far le leggi, e noi, che delle leggi siamo le vittime, dobbiamo per forza contar con esso se vogliamo che queste leggi, finchè legge vi sarà, siano il meno oppressive possibile.
Ma siccome noi non crediamo nella buona volontà dei deputati e siccome aspiriamo all'abolizione del Parlamento, come di ogni altro governo, noi non ci proponiamo di nominare dei “buoni” deputati, ma di agire su quelli che vi sono, quali essi siano, agitando il popolo e facendo loro paura. E quando manchi una efficace agitazione popolare, noi faremo anche pressione sui singoli deputati perché rinfaccino al governo i suoi abusi, ma lo faremo perché, o essi si presteranno ai nostri desideri, e sarà fatta chiara la loro impotenza, o non vi si presteranno e si vedrà la loro malavoglia.
Ma siccome noi non crediamo nella buona volontà dei deputati e siccome aspiriamo all'abolizione del Parlamento, come di ogni altro governo, noi non ci proponiamo di nominare dei “buoni” deputati, ma di agire su quelli che vi sono, quali essi siano, agitando il popolo e facendo loro paura. E quando manchi una efficace agitazione popolare, noi faremo anche pressione sui singoli deputati perché rinfaccino al governo i suoi abusi, ma lo faremo perché, o essi si presteranno ai nostri desideri, e sarà fatta chiara la loro impotenza, o non vi si presteranno e si vedrà la loro malavoglia.
Si rassicuri Merlino, se tant'è che la nostra incoerenza lo affligge. Noi ci rallegriamo se qualche deputato rinfaccia ai ministri la loro infamia; ma non cessiamo perciò di considerare il Parlamento responsabile di ciò che fa il governo, poichè se esso volesse, il ministero dovrebbe ubbidire; nè cessiamo di tenere ciascun deputato in quella mala stima che merita chiunque profitta dell'ignoranza e della pecoraggine degli elettori per farsi delegare un potere, che non può non risultare a danno del popolo.
Si rassicuri Merlino, se tant'è che la nostra incoerenza lo affligge. Noi ci rallegriamo se qualche deputato rinfaccia ai ministri la loro infamia; ma non cessiamo perciò di considerare il Parlamento responsabile di ciò che fa il governo, poiché se esso volesse, il ministero dovrebbe ubbidire; nè cessiamo di tenere ciascun deputato in quella mala stima che merita chiunque profitta dell'ignoranza e della pecoraggine degli elettori per farsi delegare un potere, che non può non risultare a danno del popolo.
        
        
=== MERLINO, TRA DUE FUOCHI ===
=== MERLINO, TRA DUE FUOCHI ===
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Allora sì che il popolo, vedendo che il Parlamento non ha altri nemici che i reazionari, si getterebbe tutt'intero nelle loro braccia. Se Boulanger in Francia potè divenire un pericolo serio, fu perché gli anarchici erano pochi, e la massa dei socialisti, essendo parlamentaristi, partecipavano del discredito in cui il parlamentarismo è giustamente caduto”.
Allora sì che il popolo, vedendo che il Parlamento non ha altri nemici che i reazionari, si getterebbe tutt'intero nelle loro braccia. Se Boulanger in Francia potè divenire un pericolo serio, fu perché gli anarchici erano pochi, e la massa dei socialisti, essendo parlamentaristi, partecipavano del discredito in cui il parlamentarismo è giustamente caduto”.
La verità è che parecchi anarchici passarono a militare nelle file dei boulangisti, appunto perché fuorviati dalla propaganda contro il sistema parlamentare, propaganda puramente negativa. Abolire il Parlamento, abolire il governo, e poi? E poi ognuno farà quel che vuole, e si vivrà nel migliore dei mondi possibili.
La verità è che parecchi anarchici passarono a militare nelle file dei boulangisti, appunto perché fuorviati dalla propaganda contro il sistema parlamentare, propaganda puramente negativa. Abolire il Parlamento, abolire il governo, e poi? E poi ognuno farà quel che vuole, e si vivrà nel migliore dei mondi possibili.
“La nostra missione (degli anarchici) è quella di mostrare al popolo che, poichè il governo parlamentare, così malefico com'è, è pur tuttavia la meno cattiva delle forme possibili di governo, il rimedio non sta nel cambiar il governo, ma nell'abolire il governo”.
“La nostra missione (degli anarchici) è quella di mostrare al popolo che, poiché il governo parlamentare, così malefico com'è, è pur tuttavia la meno cattiva delle forme possibili di governo, il rimedio non sta nel cambiar il governo, ma nell'abolire il governo”.
Questo lo dite voi: ma il popolo crede che il governo di uno solo val meglio del governo di pochi, e non concepisce affatto (di questo potete star sicuri) uno stato di cose senza governo di sorta. Il popolo non è convinto che il sistema parlamentare sia la meno cattiva delle forme possibili di governo, e se non ci fosse altro argomento per farlo dubitare di ciò che voi dite, ci sarebbe la propaganda repubblicana, la quale gli suggerisce, a dire del Minuti, “un concetto di governo ove il Parlamento avrà la sua ragione di essere nel suffragio popolare, e la sua esplicazione in un'assemblea legittima, rappresentante della sovranità popolare”.
Questo lo dite voi: ma il popolo crede che il governo di uno solo val meglio del governo di pochi, e non concepisce affatto (di questo potete star sicuri) uno stato di cose senza governo di sorta. Il popolo non è convinto che il sistema parlamentare sia la meno cattiva delle forme possibili di governo, e se non ci fosse altro argomento per farlo dubitare di ciò che voi dite, ci sarebbe la propaganda repubblicana, la quale gli suggerisce, a dire del Minuti, “un concetto di governo ove il Parlamento avrà la sua ragione di essere nel suffragio popolare, e la sua esplicazione in un'assemblea legittima, rappresentante della sovranità popolare”.
Un uomo o un partito può trincerarsi dietro una frase: “Abolizione del governo”. Ma il popolo vuole sapere come si farà a vivere, a intendersi nelle cose d'interesse comune. Abolito che sia il Municipio (che è un piccolo governo), chi penserà alle strade, all'illuminazione, all'arginatura di un fiume come il Tevere e a tante altre cose d'interesse comune?
Un uomo o un partito può trincerarsi dietro una frase: “Abolizione del governo”. Ma il popolo vuole sapere come si farà a vivere, a intendersi nelle cose d'interesse comune. Abolito che sia il Municipio (che è un piccolo governo), chi penserà alle strade, all'illuminazione, all'arginatura di un fiume come il Tevere e a tante altre cose d'interesse comune?
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Quali saranno le forme sociali, dell'avvenire nessuno può precisare - e facilmente ci troveremmo d'accordo sui concetti generali che dovranno guidare una società di liberi e di eguali... dopo che essa sarà costituita. La questione è del modo come si può arrivare a costituirla. Gli autoritari vogliono imporre dall'alto, per mezzo di leggi, quello che essi credono bene. Gli anarchici invece vogliono, colla propaganda distruggere il principio d'autorità nelle coscienze, e colla rivoluzione distruggere ogni forza organizzata che possa costringere gli uomini ad agire contrariamente alla loro volontà.
Quali saranno le forme sociali, dell'avvenire nessuno può precisare - e facilmente ci troveremmo d'accordo sui concetti generali che dovranno guidare una società di liberi e di eguali... dopo che essa sarà costituita. La questione è del modo come si può arrivare a costituirla. Gli autoritari vogliono imporre dall'alto, per mezzo di leggi, quello che essi credono bene. Gli anarchici invece vogliono, colla propaganda distruggere il principio d'autorità nelle coscienze, e colla rivoluzione distruggere ogni forza organizzata che possa costringere gli uomini ad agire contrariamente alla loro volontà.
A proposito, vorrà Merlino rispondere ad una domanda alla quale nessun socialista democratico ha voluto darmi una risposta esplicita? Io vorrei sapere, se, nell'opinione sua, quel tale governo o parlamento che egli crede necessario alla vita sociale, dovrà avere a sua disposizione una forza armata.
A proposito, vorrà Merlino rispondere ad una domanda alla quale nessun socialista democratico ha voluto darmi una risposta esplicita? Io vorrei sapere, se, nell'opinione sua, quel tale governo o parlamento che egli crede necessario alla vita sociale, dovrà avere a sua disposizione una forza armata.
Nel caso che no, allora davvero che la differenza fra noi sarebbe poca cosa, poichè io sopporterei di buona grazia un governo... che non potrebbe obbligarmi a nulla.
Nel caso che no, allora davvero che la differenza fra noi sarebbe poca cosa, poiché io sopporterei di buona grazia un governo... che non potrebbe obbligarmi a nulla.
Merlino non sa comprendere perché l'Agitazione, che dice al popolo di farsi vivo e di servirsi dei diritti che ha, fa un'eccezione per il diritto elettorale. Noi ne abbiamo spiegato le ragioni varie volte.
Merlino non sa comprendere perché l'Agitazione, che dice al popolo di farsi vivo e di servirsi dei diritti che ha, fa un'eccezione per il diritto elettorale. Noi ne abbiamo spiegato le ragioni varie volte.
Il “diritto” elettorale è il diritto di rinunziare ai propri diritti, e quindi è contrario allo scopo di noi, che vogliamo che il popolo s'abitui a combattere ed a vincere direttamente, colle proprie forze.
Il “diritto” elettorale è il diritto di rinunziare ai propri diritti, e quindi è contrario allo scopo di noi, che vogliamo che il popolo s'abitui a combattere ed a vincere direttamente, colle proprie forze.
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I socialisti democratici vogliono che il popolo li mandi al potere, a far le leggi, ad organizzare la nuova società, e quindi dovrebbero almeno dirci che uso farebbero di questo potere, e a quali leggi ci sottoporrebbero.
I socialisti democratici vogliono che il popolo li mandi al potere, a far le leggi, ad organizzare la nuova società, e quindi dovrebbero almeno dirci che uso farebbero di questo potere, e a quali leggi ci sottoporrebbero.
Noi anarchici invece vogliamo che il popolo conquisti la libertà e... faccia quello che vuole.
Noi anarchici invece vogliamo che il popolo conquisti la libertà e... faccia quello che vuole.
Avere fin da ora delle idee e dei progetti pratici è necessario, poichè la vita sociale non ammette interruzione, ed il popolo dovrà, il giorno stesso in cui si sarà sbarazzato del governo e dei padroni, provvedere alle necessità della vita. Ma queste idee potranno essere varie nei vari paesi e nelle varie branche della produzione, e se anche fossero sbagliate il male non sarebbe grande, poichè, non essendovi un potere conservatore che obblighi a perseverare negli errori, nè una classe costituita che di questi errori profitti, si potrà sempre cambiare e migliorare quello che alla prova non riesce bene. L'anarchia è, in un certo senso, il sistema sperimentale applicato all'arte del viver civile.
Avere fin da ora delle idee e dei progetti pratici è necessario, poiché la vita sociale non ammette interruzione, ed il popolo dovrà, il giorno stesso in cui si sarà sbarazzato del governo e dei padroni, provvedere alle necessità della vita. Ma queste idee potranno essere varie nei vari paesi e nelle varie branche della produzione, e se anche fossero sbagliate il male non sarebbe grande, poiché, non essendovi un potere conservatore che obblighi a perseverare negli errori, nè una classe costituita che di questi errori profitti, si potrà sempre cambiare e migliorare quello che alla prova non riesce bene. L'anarchia è, in un certo senso, il sistema sperimentale applicato all'arte del viver civile.
E poi, io non sono che un individuo, e io e tutti gli anarchici attuali non siamo che una frazione del popolo, e quindi potremmo dire tutto al più quel che vorremmo, ma non mai quel che sarà: il fatto dovendo essere necessariamente modificato dal concorso di tante altre volontà che oggi non sappiamo quali saranno.
E poi, io non sono che un individuo, e io e tutti gli anarchici attuali non siamo che una frazione del popolo, e quindi potremmo dire tutto al più quel che vorremmo, ma non mai quel che sarà: il fatto dovendo essere necessariamente modificato dal concorso di tante altre volontà che oggi non sappiamo quali saranno.
D'altronde, pur non avendo nessuna inclinazione per l'arte profetica, io espressi alcuna delle mie idee sulla futura organizzazione sociale - e Merlino le ha confutate... alquanto puerilmente.
D'altronde, pur non avendo nessuna inclinazione per l'arte profetica, io espressi alcuna delle mie idee sulla futura organizzazione sociale - e Merlino le ha confutate... alquanto puerilmente.
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'''Risposta di Malatesta: Agitazione del 30 dicembre 1897'''
'''Risposta di Malatesta: Agitazione del 30 dicembre 1897'''
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Mi duole che Merlino, si sia offeso della mia risposta; ma a me non pare di essere andato oltre i limiti permessi in una polemica cortese tra persone che si stimano. Notai la somiglianza tra alcuni suoi argomenti e quelli addotti ordinariamente dai conservatori e dai reazionari, così come egli aveva detto che io rispondevo come fanno i socialisti-democratici. È offensivo questo? Per me non v'è mai offesa quando non si dubita della sincerità del contraddittore. In ogni modo, poichè Merlino vuol troncarla, io non insisterò; e aspetterò il suo nuovo volume per giudicare la soluzione ch'egli propone al problema sociale. Di una sola cosa vorrei fosse sicuro il Merlino, ed è che se egli o chiunque altro mi convincesse che sono in errore, io lo confesserei subito, malgrado il mio passato ed il mio presente.
Mi duole che Merlino, si sia offeso della mia risposta; ma a me non pare di essere andato oltre i limiti permessi in una polemica cortese tra persone che si stimano. Notai la somiglianza tra alcuni suoi argomenti e quelli addotti ordinariamente dai conservatori e dai reazionari, così come egli aveva detto che io rispondevo come fanno i socialisti-democratici. È offensivo questo? Per me non v'è mai offesa quando non si dubita della sincerità del contraddittore. In ogni modo, poiché Merlino vuol troncarla, io non insisterò; e aspetterò il suo nuovo volume per giudicare la soluzione ch'egli propone al problema sociale. Di una sola cosa vorrei fosse sicuro il Merlino, ed è che se egli o chiunque altro mi convincesse che sono in errore, io lo confesserei subito, malgrado il mio passato ed il mio presente.
        
        


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Per una deferenza personale, che qualcuno ha voluto rimproverarci e di cui non ci pentiamo, e per l'onesto desiderio di far udire ai nostri lettori le due campane e metterli in grado di poter giudicare con piena cognizione, noi aprimmo a Merlino le nostre colonne.
Per una deferenza personale, che qualcuno ha voluto rimproverarci e di cui non ci pentiamo, e per l'onesto desiderio di far udire ai nostri lettori le due campane e metterli in grado di poter giudicare con piena cognizione, noi aprimmo a Merlino le nostre colonne.
Egli preferì dichiararsi offeso della critica del Malatesta e troncar la polemica... per andarci poi ad attaccare, incidentalmente, in nota ad un suo articolo pubblicato nella rivista del Colajanni.
Egli preferì dichiararsi offeso della critica del Malatesta e troncar la polemica... per andarci poi ad attaccare, incidentalmente, in nota ad un suo articolo pubblicato nella rivista del Colajanni.
E questo è nel suo diritto. Egli può attaccarci e criticarci quando e dove gli pare; ma però non dovrebbe credersi in diritto di falsare le nostre idee, che egli conosce, poichè non è ancora molto tempo che insieme a noi le professava e difendeva.
E questo è nel suo diritto. Egli può attaccarci e criticarci quando e dove gli pare; ma però non dovrebbe credersi in diritto di falsare le nostre idee, che egli conosce, poiché non è ancora molto tempo che insieme a noi le professava e difendeva.
Nella nota sopraccennata egli dice: “Solo qualche anarchico amorfista può dire con Malatesta: Noi anarchici vogliamo che il popolo conquisti la libertà e faccia quello che vuole”.
Nella nota sopraccennata egli dice: “Solo qualche anarchico amorfista può dire con Malatesta: Noi anarchici vogliamo che il popolo conquisti la libertà e faccia quello che vuole”.
Lasciamo stare, perché non importa alla questione, se si tratta di qualche o di molti o di tutti gli anarchici. Ma perché mai Merlino ci chiama amorfisti?
Lasciamo stare, perché non importa alla questione, se si tratta di qualche o di molti o di tutti gli anarchici. Ma perché mai Merlino ci chiama amorfisti?
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