Aspetti libertari dell'impresa di Fiume: differenze tra le versioni

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[[File:Trailegi.jpg|502px|wrigth|thumb|D'annunzio fra i Legionari]]
[[File:Trailegi.jpg|502px|wrigth|thumb|D'annunzio fra i Legionari]]
L' '''impresa di Fiume''' definisce l'occupazione della cittadina alto-adriatica, che oggi fa parte della [[Croazia]] (''Rijeka'' in lingua croata), messa in atto da [[Gabriele D'Annunzio]] e dai suo legionari dal settembre [[1919]] al Natale del [[1920]] con l'intento non solo di rivendicarne l'italianità  ma anche di porre le basi di una nuova società .  
L' '''impresa di Fiume''' definisce l'occupazione della cittadina alto-adriatica, che oggi fa parte della [[Croazia]] (''Rijeka'' in lingua croata), messa in atto da [[Gabriele D'Annunzio]] e dai suo legionari dal settembre [[1919]] al Natale del [[1920]] con l'intento non solo di rivendicarne l'italianità  ma anche di porre le basi di una nuova società .  
L’impresa di Fiume non fu quindi solo una questione legata all'ambito nazionalistico e alla destra politica, come lascia sottendere la storiografia ufficiale (anche se non si può negare l'influenza notevole esercitata dai circoli nazionalistici in questa vicenda), bensì essa coinvolse in forme diverse tutto quel coacervo di forze eterogenee fuoriuscite dalla prima guerra mondiale e in cui trovarono spazio anche [[Personalità  anarchiche|anarchici]], [[comunismo|comunisti]], rivoluzionari, ribelli, artisti, ecc. E fu proprio Gabriele D’Annunzio l’elemento carismatico in grado di mantenere gli equilibri (almeno sino ad un certo momento) in un ambito così vasto e diversificato di personalità  e ideologie.
L'impresa di Fiume non fu quindi solo una questione legata all'ambito nazionalistico e alla destra politica, come lascia sottendere la storiografia ufficiale (anche se non si può negare l'influenza notevole esercitata dai circoli nazionalistici in questa vicenda), bensì essa coinvolse in forme diverse tutto quel coacervo di forze eterogenee fuoriuscite dalla prima guerra mondiale e in cui trovarono spazio anche [[Personalità  anarchiche|anarchici]], [[comunismo|comunisti]], rivoluzionari, ribelli, artisti, ecc. E fu proprio Gabriele D'Annunzio l'elemento carismatico in grado di mantenere gli equilibri (almeno sino ad un certo momento) in un ambito così vasto e diversificato di personalità  e ideologie.


{{vedi anche|La Comune di Fiume}}
{{vedi anche|La Comune di Fiume}}
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In questa situazione di stallo intervenne [[Gabriele D'Annunzio]]: con la divisa di tenente-colonnello dei Lancieri di Novara, il poeta-scrittore e militare decorato, condusse un gruppo di circa 2.600 ribelli dell'esercito (tencicamente essi erano dei disertori dell'esercito italiano, ma poichè il loro scopo non era quello di scappare dall'[[esercito]] furono definiti aulicamente da [[Filippo Tommaso Marinetti]] «disertori in avanti») da Ronchi <ref name="ronchi">[http://www.comuneronchi.it/ Sito web del comune di Ronchi] (I fascisti la rinominarono Ronchi dei Legionari/)</ref>,  nelle vicinanze di Monfalcone, fino a Fiume, che sarà  poi occupata definitivamente il [[12 settembre]] [[1919]]. Nel tardo pomeriggio D'Annunzio proclamò l'annessione al Regno d'Italia, dando inizio al "governo d'annunziano". per la prima volta nella storia un governo era in mano ad artisti ed intellettuali.  
In questa situazione di stallo intervenne [[Gabriele D'Annunzio]]: con la divisa di tenente-colonnello dei Lancieri di Novara, il poeta-scrittore e militare decorato, condusse un gruppo di circa 2.600 ribelli dell'esercito (tencicamente essi erano dei disertori dell'esercito italiano, ma poichè il loro scopo non era quello di scappare dall'[[esercito]] furono definiti aulicamente da [[Filippo Tommaso Marinetti]] «disertori in avanti») da Ronchi <ref name="ronchi">[http://www.comuneronchi.it/ Sito web del comune di Ronchi] (I fascisti la rinominarono Ronchi dei Legionari/)</ref>,  nelle vicinanze di Monfalcone, fino a Fiume, che sarà  poi occupata definitivamente il [[12 settembre]] [[1919]]. Nel tardo pomeriggio D'Annunzio proclamò l'annessione al Regno d'Italia, dando inizio al "governo d'annunziano". per la prima volta nella storia un governo era in mano ad artisti ed intellettuali.  


Il governo Italiano, retto in questa fase da [[Francesco Saverio Nitti]] (soprannominato da D'Annunzio "''cagoia''"), tentò di trattare la resa dei legionari e l'abbandono della città . Dal [[8 settembre]] [[1920]] D’Annunzio diede avvio alla seconda fase dell'occupazione di Fiume: la '''Reggenza Italiana del Carnaro''', dotata anche di una costituzione, la Carta del Carnaro, scritta dal capo di gabinetto, nonché [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]], [[Alceste De Ambris]].  
Il governo Italiano, retto in questa fase da [[Francesco Saverio Nitti]] (soprannominato da D'Annunzio "''cagoia''"), tentò di trattare la resa dei legionari e l'abbandono della città . Dal [[8 settembre]] [[1920]] D'Annunzio diede avvio alla seconda fase dell'occupazione di Fiume: la '''Reggenza Italiana del Carnaro''', dotata anche di una costituzione, la Carta del Carnaro, scritta dal capo di gabinetto, nonché [[sindacalismo rivoluzionario|sindacalista rivoluzionario]], [[Alceste De Ambris]].  
===La Carta del Carnaro===
===La Carta del Carnaro===
La '''Carta del Carnaro''' diede inizio alla '''Reggenza del Carnaro''' a partire dall'[[8 settembre]] [[1920]]. Fu [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di Fiume, dettò la ''Carta del Carnaro'' <ref>[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1920g.htm Carta del Carnaro]</ref> (cioè la costituzione fiumana) a [[Gabriele D'Annunzio]], che invece ne curò la forma, e da cui si può notare che, seppur non completamente sviluppata, essa ha un programma sociale molto più avanzato di quello della Repubblica Italiana del secondo dopoguerra.
La '''Carta del Carnaro''' diede inizio alla '''Reggenza del Carnaro''' a partire dall'[[8 settembre]] [[1920]]. Fu [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di Fiume, dettò la ''Carta del Carnaro'' <ref>[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1920g.htm Carta del Carnaro]</ref> (cioè la costituzione fiumana) a [[Gabriele D'Annunzio]], che invece ne curò la forma, e da cui si può notare che, seppur non completamente sviluppata, essa ha un programma sociale molto più avanzato di quello della Repubblica Italiana del secondo dopoguerra.
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#'''[[La proprietà ]]''': «nessuna proprietà  può essere riservata alla persona quasi fosse una sua parte; […] Unico titolo legittimo su qualsiasi mezzo di produzione e di scambio è il lavoro»;
#'''[[La proprietà ]]''': «nessuna proprietà  può essere riservata alla persona quasi fosse una sua parte; […] Unico titolo legittimo su qualsiasi mezzo di produzione e di scambio è il lavoro»;
#'''L'istruzione''': gratuita, a livello elementare e per tutti i cittadini, a prescindere dal sesso; era previsto per tutti un insegnamento musicale di alto livello;
#'''L'istruzione''': gratuita, a livello elementare e per tutti i cittadini, a prescindere dal sesso; era previsto per tutti un insegnamento musicale di alto livello;
#'''La [[libertà ]]''': garantite quelle di stampa, riunione e associazione); garantiti anche i diritti politici (suffragio universale maschile e femminile), civili (riconoscimento del divorzio, già  esistente al momento dell'arrivo dei legionari) e sociali (diritto all’assistenza e alla previdenza sociale);  
#'''La [[libertà ]]''': garantite quelle di stampa, riunione e associazione); garantiti anche i diritti politici (suffragio universale maschile e femminile), civili (riconoscimento del divorzio, già  esistente al momento dell'arrivo dei legionari) e sociali (diritto all'assistenza e alla previdenza sociale);  


#'''La questione femminile''': riconoscimento alle donne della parità  salariale e riconoscimento di ogni [[sessualità |libertà  sessuale]];
#'''La questione femminile''': riconoscimento alle donne della parità  salariale e riconoscimento di ogni [[sessualità |libertà  sessuale]];
#'''La difesa''': abolizione dell’esercito in tempo di pace, obbligo del servizio militare, in caso di guerra per tutti i cittadini (uomini e donne), dai diciassette ai cinquantadue anni).
#'''La difesa''': abolizione dell'esercito in tempo di pace, obbligo del servizio militare, in caso di guerra per tutti i cittadini (uomini e donne), dai diciassette ai cinquantadue anni).
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|[[Giovanni Giolitti]], primo ministro all'epoca della "liberazione di Fiume" (24-30 dicembre 1920) che causò diverse decine di morti]]
[[File:Giolitti2.jpg|thumb|[[Giovanni Giolitti]], primo ministro all'epoca della "liberazione di Fiume" (24-30 dicembre 1920) che causò diverse decine di morti]]
=== La fine della reggenza del Carnaro: il Natale di sangue===
=== La fine della reggenza del Carnaro: il Natale di sangue===
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Dopo la "liberazione", Fiume rimarrà  "città -[[Stato]]" (Stato libero di Fiume), secondo quanto era stato definito dal trattato di Rapallo nel settembre precedente, sino al [[1924]], quando Mussolini la annesse al territorio italiano.  
Dopo la "liberazione", Fiume rimarrà  "città -[[Stato]]" (Stato libero di Fiume), secondo quanto era stato definito dal trattato di Rapallo nel settembre precedente, sino al [[1924]], quando Mussolini la annesse al territorio italiano.  
==Aspetti libertari dell'occupazione di Fiume==
==Aspetti libertari dell'occupazione di Fiume==
Tutta l'Impresa di Fiume fu portata avanti da un nugolo di persone con idee politiche diverse che si coagularono, sino a quando fu possibile, intorno alla figura carismatica di Gabriele D’Annunzio. Alla sua destra stavano i [[nazionalismo|nazionalisti]] e i moderati fiumani, spesso membri dell'[[esercito]] italiano, che portavano avanti le solite istanze [[gerarchia|gerarchiche]] e il cui obiettivo era solo quello di annettere Fiume all'[[Italia]]. A sinistra vi era invece un manipolo di ribelli, artisti e [[Futurismo di sinistra|futuristi]], che si schierava contro i moderati (da loro chiamati "passatisti") e che a partire da Fiume intendeva costruire non solo una nuova [[Italia]], ma creare una sorta di “controsocietà ” sperimentale.
Tutta l'Impresa di Fiume fu portata avanti da un nugolo di persone con idee politiche diverse che si coagularono, sino a quando fu possibile, intorno alla figura carismatica di Gabriele D'Annunzio. Alla sua destra stavano i [[nazionalismo|nazionalisti]] e i moderati fiumani, spesso membri dell'[[esercito]] italiano, che portavano avanti le solite istanze [[gerarchia|gerarchiche]] e il cui obiettivo era solo quello di annettere Fiume all'[[Italia]]. A sinistra vi era invece un manipolo di ribelli, artisti e [[Futurismo di sinistra|futuristi]], che si schierava contro i moderati (da loro chiamati "passatisti") e che a partire da Fiume intendeva costruire non solo una nuova [[Italia]], ma creare una sorta di “controsocietà ” sperimentale.


=== La vita-festa e la ricerca del piacere===
=== La vita-festa e la ricerca del piacere===
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[[File:Bandieraliberarepubblicadifiume.JPG|195px|thumb|left|Altra bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
[[File:Bandieraliberarepubblicadifiume.JPG|195px|thumb|left|Altra bandiera della Reggenza Italiana del Carnaro.]]
In giugno i redattori de «[[La testa di ferro]]» riportarono una nota in cui annunciavano la presenza del giornalista anarchico [[Randolfo Vella]] di «[[Umanità  Nova]]», giunto  a Fiume per studiare il fiumanesimo:  
In giugno i redattori de «[[La testa di ferro]]» riportarono una nota in cui annunciavano la presenza del giornalista anarchico [[Randolfo Vella]] di «[[Umanità  Nova]]», giunto  a Fiume per studiare il fiumanesimo:  
: «Il quotidiano anarchico è il primo dei giornali sovversivi che ci manda un suo inviato speciale e che non si accontenta, per giudicarci, delle menzogne dei vari Zanella autonomi o comunisti. Rileviamo con piacere l’atto di onestà  politica dell’organo di Malatesta.» («La testa di ferro», [[6 giugno]] [[1920]])
: «Il quotidiano anarchico è il primo dei giornali sovversivi che ci manda un suo inviato speciale e che non si accontenta, per giudicarci, delle menzogne dei vari Zanella autonomi o comunisti. Rileviamo con piacere l'atto di onestà  politica dell'organo di Malatesta.» («La testa di ferro», [[6 giugno]] [[1920]])


[[Randolfo Vella]] intervistò anche D'Annunzio, al quale domandò domandò: «Lei è per il comunismo?», al che il ''Vate'' rispose: «Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché è radicata in me la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà  un novello verso un audacissimo lido. È mia intenzione di fare questa città  un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione eminentemente comunista verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che '''la mia opera non è nazionalista» <ref name="gabriele">Intervista a [[Gabriele D'Annunzio]], [[Umanità  Nova]], [[9 giugno]] [[1920]]</ref>.
[[Randolfo Vella]] intervistò anche D'Annunzio, al quale domandò domandò: «Lei è per il comunismo?», al che il ''Vate'' rispose: «Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché è radicata in me la convinzione che, dopo quest'ultima guerra, la storia scioglierà  un novello verso un audacissimo lido. È mia intenzione di fare questa città  un'isola spirituale dalla quale possa irradiare un'azione eminentemente comunista verso tutte le nazioni oppresse. Io ho bisogno di non essere calunniato da voi sovversivi; poi vedrete che '''la mia opera non è nazionalista» <ref name="gabriele">Intervista a [[Gabriele D'Annunzio]], [[Umanità  Nova]], [[9 giugno]] [[1920]]</ref>.
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Ad una critica dell'anarchico [[Gigi Damiani]], [[Mario Carli]] rispose prendendo le distanze dal [[fascismo]], trovando elementi comuni tra futurismo e pensiero libertario:
Ad una critica dell'anarchico [[Gigi Damiani]], [[Mario Carli]] rispose prendendo le distanze dal [[fascismo]], trovando elementi comuni tra futurismo e pensiero libertario:
:«Tutti sanno quanta dose di anarchismo sia nella nostra concezione futurista del mondo, che vorrebbe abolire tutte le cose inutili ed ingiuste: le dinastie ed i carceri, il papato e i tribunali, il parlamento e i privilegi, l’archeologia e i corrieri della sera […] io mi sento assai vicino alla concezione anarchica, cioè individualista, che vuol preparare un tipo di uomo libero e forte, unico e indiscusso arbitro dei propri destini…» (Mario Carli, ''Polemichedi anarchismo. Repliche a un avversario ultra-rosso'', in «La testa di ferro», [[3 ottobre]] [[1920]])
:«Tutti sanno quanta dose di anarchismo sia nella nostra concezione futurista del mondo, che vorrebbe abolire tutte le cose inutili ed ingiuste: le dinastie ed i carceri, il papato e i tribunali, il parlamento e i privilegi, l'archeologia e i corrieri della sera […] io mi sento assai vicino alla concezione anarchica, cioè individualista, che vuol preparare un tipo di uomo libero e forte, unico e indiscusso arbitro dei propri destini…» (Mario Carli, ''Polemichedi anarchismo. Repliche a un avversario ultra-rosso'', in «La testa di ferro», [[3 ottobre]] [[1920]])


Come evidenzia Claudia Salaris nel suo ''La festa della rivoluzione'', ciò che separava anarchici e futuristi fiumani era principalmente la questione legata intorno al [[patriottismo]], e ad una polemica innescata da un anarchico con lo pseudonimo Brutno, Marinetti risponde rovando a conciliare [[patria]] e [[anarchia]]:
Come evidenzia Claudia Salaris nel suo ''La festa della rivoluzione'', ciò che separava anarchici e futuristi fiumani era principalmente la questione legata intorno al [[patriottismo]], e ad una polemica innescata da un anarchico con lo pseudonimo Brutno, Marinetti risponde rovando a conciliare [[patria]] e [[anarchia]]:
: «Vogliamo liberare l’Italia dal papato, dalla monarchia, dal senato, dal matrimonio, dal parlamento. Vogliamo un governo tecnico senza parlamento, vivificato da un consiglio, o eccitatorio di giovanissimi. Vogliamo l’abolizione degli eserciti permanenti, dei tribunali, delle polizie e delle carceri...Gli anarchici sono tutti più o meno die futuristi antipratici, platonici e pessimisti; mente noi futuristi siamo degli anarchici pratici, fattivi, ottimisti, con un campo delimitato per le nostre demolizioni e bonifiche. Il nostro patriottismo rivoluzionario non è fatto di sentimento, ma di dinamico senso pratico che vuole ad ogni costo esercitare un’azione reale, distruttrice e benefica.» (Marinetti, ''Polemiche di anarchismo. Patria?'', «La testa di ferro», [[10 ottobre]] [[1920]])
: «Vogliamo liberare l'Italia dal papato, dalla monarchia, dal senato, dal matrimonio, dal parlamento. Vogliamo un governo tecnico senza parlamento, vivificato da un consiglio, o eccitatorio di giovanissimi. Vogliamo l'abolizione degli eserciti permanenti, dei tribunali, delle polizie e delle carceri...Gli anarchici sono tutti più o meno die futuristi antipratici, platonici e pessimisti; mente noi futuristi siamo degli anarchici pratici, fattivi, ottimisti, con un campo delimitato per le nostre demolizioni e bonifiche. Il nostro patriottismo rivoluzionario non è fatto di sentimento, ma di dinamico senso pratico che vuole ad ogni costo esercitare un'azione reale, distruttrice e benefica.» (Marinetti, ''Polemiche di anarchismo. Patria?'', «La testa di ferro», [[10 ottobre]] [[1920]])


Nel celebre scritto di Marinetti ''Al di là  del comunismo'' <ref>[http://italpag.altervista.org/5_futurismo/futurismo16.htm Al di là  del comunismo]</ref>, che evidenziava anche il momentaneo alontanamento del poeta da Mussolini, coinvolse in una vivace polemica anche gli anarchici [[Renzo Novatore]] e [[Auro D'Arcola]], che sempre sulle pagine de «[[La Testa di Ferro]]» avevano pubblicato diversi contributi letterari ed erano stati per questo criticati dalla rivista [[anarco-individualista]] «Nichilismo». Secondo Novatore, «Marinetti, censurabile per nazionalismo e combattentismo, sul terreno dell’eversione statale e della critica al costume converge sulle posizioni anarco-individualiste; lo statalismo dei socialisti d’ispirazione marxista è più inconciliabile con l’anarchia di quanto non lo siano il futurismo libertario e il fiumanesimo…»<ref>Claudia Salaris, ''La festa della rivoluzione'', pag 119</ref>
Nel celebre scritto di Marinetti ''Al di là  del comunismo'' <ref>[http://italpag.altervista.org/5_futurismo/futurismo16.htm Al di là  del comunismo]</ref>, che evidenziava anche il momentaneo alontanamento del poeta da Mussolini, coinvolse in una vivace polemica anche gli anarchici [[Renzo Novatore]] e [[Auro D'Arcola]], che sempre sulle pagine de «[[La Testa di Ferro]]» avevano pubblicato diversi contributi letterari ed erano stati per questo criticati dalla rivista [[anarco-individualista]] «Nichilismo». Secondo Novatore, «Marinetti, censurabile per nazionalismo e combattentismo, sul terreno dell'eversione statale e della critica al costume converge sulle posizioni anarco-individualiste; lo statalismo dei socialisti d'ispirazione marxista è più inconciliabile con l'anarchia di quanto non lo siano il futurismo libertario e il fiumanesimo…»<ref>Claudia Salaris, ''La festa della rivoluzione'', pag 119</ref>


Le relazioni tra l'Impresa fiumana è l'[[anarchismo]] sono state ancora evidenziate dall'anarchico [[Hakim Bey]], che ha definito la Reggenza del Carnaro «la prima [[TAZ]] moderna», e da Emilio Gentile, secondo cui «il futurismo fiumano non pensava ad una rivoluzione condotta per il trinomio "modernità , italianità ", potenza ma vagheggiava una rivoluzione per la liberazione dell'individuo, delle classi e dei popoli.» <ref>Gentile, ''Il futurismo e la politica''.</ref>
Le relazioni tra l'Impresa fiumana è l'[[anarchismo]] sono state ancora evidenziate dall'anarchico [[Hakim Bey]], che ha definito la Reggenza del Carnaro «la prima [[TAZ]] moderna», e da Emilio Gentile, secondo cui «il futurismo fiumano non pensava ad una rivoluzione condotta per il trinomio "modernità , italianità ", potenza ma vagheggiava una rivoluzione per la liberazione dell'individuo, delle classi e dei popoli.» <ref>Gentile, ''Il futurismo e la politica''.</ref>
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[[File:Gramsci.png|thumb|150 px|[[Antonio Gramsci]]]]
[[File:Gramsci.png|thumb|150 px|[[Antonio Gramsci]]]]
[[File:Lenin CL Colour.jpg|left|150 px|thumb|[[Lenin]]]]
[[File:Lenin CL Colour.jpg|left|150 px|thumb|[[Lenin]]]]
La miglior definizione del rapporto fra il [[Fascismo|fascismo]] e l'Impresa di Fiume la diede [[Emilio Lussu]] (che comunque non aveva alcuna simpatia personale per Gabriele D'annunzio), conosciuto e rispettato combattente [[antifascismo|antifascista]], in un'intervista a Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro dedicato alle [[formazioni di difesa proletaria]] ed in particolare agli [[Arditi del Popolo]]. [[Emilio Lussu]] <ref>Lussu guarda con un interesse, che del resto è reciproco, ai legionari fiumani e alla loro impresa, come dimostra la lettera a lui spedita da [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di D'Annunzio. Ma, con ciò, non si può certo dire che egli sia stato influenzato propriamente dal nazionalismo italiano, come accadde invece a Orano e Cao, nella versione demagogica dannunziana e corradiniana; tantomeno da quella elitistica e aristocratica di Prezzolini e Papini. Anzi, respinge i concetti tradizionali di nazione e patria e scrive con piglio quasi marxiano nel 1921: «L'immensa schiera dei nostri contadini non aveva Patria» ([http://www.sotziu.it/lussu/lussu_-_francioni.htm Circolo [[Giustizia e Libertà ]] di Cagliari]) </ref> scriveva che gli ex combattenti erano tutti dei socialisti potenziali che avevano maturato una concezione [[internazionalismo|internazionalista]] in trincea… «Per capire la contraddittorietà , ma anche la sincerità  di quelle tensioni ideali, pensa alle simpatie che la rivoluzione Russa riscuote tra molti legionari Fiumani, si tratta di una pagina di storia che poi è stata “accomodata” e nascosta, ma fa pensare… Perché per il fascismo era importante appropriarsi anche dell’esperienza Fiumana? È semplice: perché il fascismo non aveva la storia del partito socialista, non aveva dietro di sé la cultura cattolica del partito popolare, non aveva neppure le vecchie tradizioni risorgimentali dei liberali; si trattava di un movimento nuovo, che si muoveva solo nella logica della presa del potere, privo di solide radici ideologiche o simboliche, che cercava di “mettere il cappello” ad un’ampia fetta di popolazione in cui era percepibile un disagio istintivo… Il fascismo aveva, insomma, l’esigenza di appropriarsi di una “storia” altrui, non avendone una propria...» <ref> Da intervista di [http://www.fumettidicarta.it/RealLife/OriginiAntifascismo/Morte_alla_Morte_Arditi_del_Popolo.htm Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro sulla storia degli Arditi del Popolo] </ref>.
La miglior definizione del rapporto fra il [[Fascismo|fascismo]] e l'Impresa di Fiume la diede [[Emilio Lussu]] (che comunque non aveva alcuna simpatia personale per Gabriele D'annunzio), conosciuto e rispettato combattente [[antifascismo|antifascista]], in un'intervista a Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro dedicato alle [[formazioni di difesa proletaria]] ed in particolare agli [[Arditi del Popolo]]. [[Emilio Lussu]] <ref>Lussu guarda con un interesse, che del resto è reciproco, ai legionari fiumani e alla loro impresa, come dimostra la lettera a lui spedita da [[Alceste De Ambris]], capo di gabinetto di D'Annunzio. Ma, con ciò, non si può certo dire che egli sia stato influenzato propriamente dal nazionalismo italiano, come accadde invece a Orano e Cao, nella versione demagogica dannunziana e corradiniana; tantomeno da quella elitistica e aristocratica di Prezzolini e Papini. Anzi, respinge i concetti tradizionali di nazione e patria e scrive con piglio quasi marxiano nel 1921: «L'immensa schiera dei nostri contadini non aveva Patria» ([http://www.sotziu.it/lussu/lussu_-_francioni.htm Circolo [[Giustizia e Libertà ]] di Cagliari]) </ref> scriveva che gli ex combattenti erano tutti dei socialisti potenziali che avevano maturato una concezione [[internazionalismo|internazionalista]] in trincea… «Per capire la contraddittorietà , ma anche la sincerità  di quelle tensioni ideali, pensa alle simpatie che la rivoluzione Russa riscuote tra molti legionari Fiumani, si tratta di una pagina di storia che poi è stata “accomodata” e nascosta, ma fa pensare… Perché per il fascismo era importante appropriarsi anche dell'esperienza Fiumana? È semplice: perché il fascismo non aveva la storia del partito socialista, non aveva dietro di sé la cultura cattolica del partito popolare, non aveva neppure le vecchie tradizioni risorgimentali dei liberali; si trattava di un movimento nuovo, che si muoveva solo nella logica della presa del potere, privo di solide radici ideologiche o simboliche, che cercava di “mettere il cappello” ad un'ampia fetta di popolazione in cui era percepibile un disagio istintivo… Il fascismo aveva, insomma, l'esigenza di appropriarsi di una “storia” altrui, non avendone una propria...» <ref> Da intervista di [http://www.fumettidicarta.it/RealLife/OriginiAntifascismo/Morte_alla_Morte_Arditi_del_Popolo.htm Ivan Tagliaferri, autore di ''Morte alla morte'', libro sulla storia degli Arditi del Popolo] </ref>.


Il [[6 gennaio]] [[1921]], su «L'Ordine Nuovo», [[Antonio Gramsci]] scrisse a difesa di D'Annunzio e dei legionari... : «L'onorevole Giolitti in documenti che sono emanazione diretta del potere di Stato ha più di una volta, con estrema violenza, caratterizzato l'avventura fiumana. I legionari sono stati presentati come un'orda di briganti, gente senza arte né parte, assetata solo di soddisfare le passioni elementari della bestialità  umana: la prepotenza, i quattrini, il possesso di molte donne. D'Annunzio, il capo dei legionari, è stato presentato come un pazzo, come un istrione, come un nemico della patria, come un seminatore di guerra civile, come un nemico di ogni legge umana e civile. Ai fini di governo, sono stati scatenati i sentimenti più intimi e profondi della coscienza collettiva: la santità  della famiglia violata, il sangue fraterno sparso freddamente, la integrità  e la libertà  delle persone lasciate in balìa di una soldataglia folle di vino e di lussuria, la fanciullezza contaminata dalla più sfrenata libidine. Su questi motivi il governo è riuscito ad ottenere un accordo quasi perfetto: l'opinione pubblica fu modellata con una plasticità  senza precedenti.»
Il [[6 gennaio]] [[1921]], su «L'Ordine Nuovo», [[Antonio Gramsci]] scrisse a difesa di D'Annunzio e dei legionari... : «L'onorevole Giolitti in documenti che sono emanazione diretta del potere di Stato ha più di una volta, con estrema violenza, caratterizzato l'avventura fiumana. I legionari sono stati presentati come un'orda di briganti, gente senza arte né parte, assetata solo di soddisfare le passioni elementari della bestialità  umana: la prepotenza, i quattrini, il possesso di molte donne. D'Annunzio, il capo dei legionari, è stato presentato come un pazzo, come un istrione, come un nemico della patria, come un seminatore di guerra civile, come un nemico di ogni legge umana e civile. Ai fini di governo, sono stati scatenati i sentimenti più intimi e profondi della coscienza collettiva: la santità  della famiglia violata, il sangue fraterno sparso freddamente, la integrità  e la libertà  delle persone lasciate in balìa di una soldataglia folle di vino e di lussuria, la fanciullezza contaminata dalla più sfrenata libidine. Su questi motivi il governo è riuscito ad ottenere un accordo quasi perfetto: l'opinione pubblica fu modellata con una plasticità  senza precedenti.»
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La situazione geopolitica avrebbe influito non poco sulle tragedie del dopoguerra, che interessarono anche frange di [[comunismo|comunisti]] fedeli, o ritenuti tali, alla linea di [[Stalin]], perché Tito (con azioni violente all'interno del partito comunista jugoslavo) rese indipendente la sua azione politica dalle direttive di Mosca,  pervenendo ad un lungo periodo di pace per la federazione dell'ex-Jugoslavia.
La situazione geopolitica avrebbe influito non poco sulle tragedie del dopoguerra, che interessarono anche frange di [[comunismo|comunisti]] fedeli, o ritenuti tali, alla linea di [[Stalin]], perché Tito (con azioni violente all'interno del partito comunista jugoslavo) rese indipendente la sua azione politica dalle direttive di Mosca,  pervenendo ad un lungo periodo di pace per la federazione dell'ex-Jugoslavia.


Con '''Regio Decreto del 29 marzo 1923  n. 800''' viene stabilita l’italianizzazione dei toponimi, operazione che aveva avuto inizio subito dopo la fine della guerra, che riguarda i nomi di paesi, città  e delle località  presenti sulle carte geografiche. Sono inoltre vietate scritte in lingua slava persino sulle tombe e corone di fiori.
Con '''Regio Decreto del 29 marzo 1923  n. 800''' viene stabilita l'italianizzazione dei toponimi, operazione che aveva avuto inizio subito dopo la fine della guerra, che riguarda i nomi di paesi, città  e delle località  presenti sulle carte geografiche. Sono inoltre vietate scritte in lingua slava persino sulle tombe e corone di fiori.
Con '''R. D. Legislativo n. 1796 del 15 ottobre 1925''' viene proibito l’uso di lingue diverse dall’italiano nelle sedi giudiziarie «sia  negli atti che nei procedimenti orali», provvedimento già  messo in atto dai tribunali Trieste e Gorizia fin dal [[1922]]. L'uso della lingua locale in esercizi pubblici comporta il ritiro della licenza d’esercizio.  
Con '''R. D. Legislativo n. 1796 del 15 ottobre 1925''' viene proibito l'uso di lingue diverse dall'italiano nelle sedi giudiziarie «sia  negli atti che nei procedimenti orali», provvedimento già  messo in atto dai tribunali Trieste e Gorizia fin dal [[1922]]. L'uso della lingua locale in esercizi pubblici comporta il ritiro della licenza d'esercizio.  


Vi è ancora un ostacolo per vietare tout court l'insegnamento di sloveno e croato impartito dai sacerdoti, ma a questo rimedia [[Horst Venturi]] durante il congresso dei fascisti italiani del [[23 maggio]] [[1925]]:
Vi è ancora un ostacolo per vietare tout court l'insegnamento di sloveno e croato impartito dai sacerdoti, ma a questo rimedia [[Horst Venturi]] durante il congresso dei fascisti italiani del [[23 maggio]] [[1925]]:
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Lo stesso anno, con la legge [[29 novembre]] [[1926]] n. 2008 (Provvedimenti per la difesa dello Stato) è ripristinata la pena di morte per attentati contro la persona del Re e del Capo del [[Fascismo|fascismo]] e viene formalizzato il Tribunale Speciale per la Difesa dello [[Stato]] con sede giudicante a Roma. Il "Tribunale speciale" non attribuisce il compito di giudicare ai magistrati bensì sono gli ufficiali della milizia fascista e i membri della polizia politica a poterlo fare. Il tribunale resterà  attivo fino al [[23 luglio]] [[1943]], data dell'ultima sentenza emessa, due giorni prima della caduta di Mussolini.  
Lo stesso anno, con la legge [[29 novembre]] [[1926]] n. 2008 (Provvedimenti per la difesa dello Stato) è ripristinata la pena di morte per attentati contro la persona del Re e del Capo del [[Fascismo|fascismo]] e viene formalizzato il Tribunale Speciale per la Difesa dello [[Stato]] con sede giudicante a Roma. Il "Tribunale speciale" non attribuisce il compito di giudicare ai magistrati bensì sono gli ufficiali della milizia fascista e i membri della polizia politica a poterlo fare. Il tribunale resterà  attivo fino al [[23 luglio]] [[1943]], data dell'ultima sentenza emessa, due giorni prima della caduta di Mussolini.  


Nel periodo che va dal [[1926]] al [[1943]] Mussolini introduce le leggi eccezionali che contemplarono la soppressione della [[Libertà  di stampa|libertà  di stampa]] e di ogni attività  dei partiti (escluso quello fascista), l’epurazione dall’amministrazione dai funzionari non asserviti al regime (vedi [[Guido Jurgens]], Federico Fusco, Vincenzo Trani), il controllo centralizzato delle amministrazioni locali, la riforma dei codici, l'esautorazione dei diritti parlamentari e politici per gli aventiniani, le leggi razziali contro i cittadini ebrei, ecc.
Nel periodo che va dal [[1926]] al [[1943]] Mussolini introduce le leggi eccezionali che contemplarono la soppressione della [[Libertà  di stampa|libertà  di stampa]] e di ogni attività  dei partiti (escluso quello fascista), l'epurazione dall'amministrazione dai funzionari non asserviti al regime (vedi [[Guido Jurgens]], Federico Fusco, Vincenzo Trani), il controllo centralizzato delle amministrazioni locali, la riforma dei codici, l'esautorazione dei diritti parlamentari e politici per gli aventiniani, le leggi razziali contro i cittadini ebrei, ecc.


=== Il tribunale speciale ===
=== Il tribunale speciale ===
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Il Tribunale Speciale, trasferitosi a Pola, nel [[1929]] condanna a morte [[Vladimir Gortan]]<ref>[http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/gortan-processo.htm  Vladimir Gortan]</ref>, a cui poi verrà  intitolata una brigata partigiana e che diverrà  uno dei simboli della resistenza croata in Istria, e l'italiano [[Antonio Sema]] <ref>El Mestro d Piran. ''Ricordando Antonio Sema, la vita, la famiglia, l'insegnamento tra l'Istria e Trieste a cavallo di due guerre'', di Paolo Sema [ Paolo Senna, senatore comunista e padre di Antonio Sema, Aviani editore ('''n.d.r''')]</ref>. 
Il Tribunale Speciale, trasferitosi a Pola, nel [[1929]] condanna a morte [[Vladimir Gortan]]<ref>[http://www.istrianet.org/istria/people/heros-victims/gortan-processo.htm  Vladimir Gortan]</ref>, a cui poi verrà  intitolata una brigata partigiana e che diverrà  uno dei simboli della resistenza croata in Istria, e l'italiano [[Antonio Sema]] <ref>El Mestro d Piran. ''Ricordando Antonio Sema, la vita, la famiglia, l'insegnamento tra l'Istria e Trieste a cavallo di due guerre'', di Paolo Sema [ Paolo Senna, senatore comunista e padre di Antonio Sema, Aviani editore ('''n.d.r''')]</ref>. 
L’anno seguente lo stesso tribunale a Trieste condanna a morte quattro sloveni, fucilati al poligono militare di Basovizza.  
L'anno seguente lo stesso tribunale a Trieste condanna a morte quattro sloveni, fucilati al poligono militare di Basovizza.  


La persecuzione ha però il merito di riavvicinare gli [[antifascismo|antifascisti]] dei due popoli, che riprenderanno i contatti al confino e nella [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra di Spagna]]. Questa, iniziata il [[18 luglio]] [[1936]], permette alle due etnie di antifascisti di ritrovarsi e combattere fianco a fianco i fascisti di [[Franco]]. Fra i combattenti si segnalano i friulani fratelli Marvin Romano, Albino e Giuseppe <ref>[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/giumarvin.gif Foto di Giuseppe Marvin], [http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif Foto dei fratelli Marvin, da sinistra, in piedi: Albino Marvin, Ilio Barontini e Antonio Roasio; seduti: Romano Marvin e Anello Poma]</ref>. Quest’ultimo, come molti  reduci dalla [[Spagna]], si arruolerà  nella Legione Straniera francese, combatterà  a Narvick in [[Norvegia]], dove verrà  decorato per il valore, raggiungerà  i partigiani in [[Francia]] e cadrà  fucilato dai tedeschi a St. Germain du Corbeis; Albino, gravemente ferito in [[Spagna]] sarà  curato in URSS quindi paracadutato in [[Slovenia]] dove  diverrà  capo di stato maggiore della Divisione Garibaldi Natisone; Romano si unirà  alle Brigate garibaldine della zona di Gorizia e resterà  con queste fino alla Liberazione.
La persecuzione ha però il merito di riavvicinare gli [[antifascismo|antifascisti]] dei due popoli, che riprenderanno i contatti al confino e nella [[la Rivoluzione spagnola (1936-39)|Guerra di Spagna]]. Questa, iniziata il [[18 luglio]] [[1936]], permette alle due etnie di antifascisti di ritrovarsi e combattere fianco a fianco i fascisti di [[Franco]]. Fra i combattenti si segnalano i friulani fratelli Marvin Romano, Albino e Giuseppe <ref>[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/giumarvin.gif Foto di Giuseppe Marvin], [http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif Foto dei fratelli Marvin, da sinistra, in piedi: Albino Marvin, Ilio Barontini e Antonio Roasio; seduti: Romano Marvin e Anello Poma]</ref>. Quest'ultimo, come molti  reduci dalla [[Spagna]], si arruolerà  nella Legione Straniera francese, combatterà  a Narvick in [[Norvegia]], dove verrà  decorato per il valore, raggiungerà  i partigiani in [[Francia]] e cadrà  fucilato dai tedeschi a St. Germain du Corbeis; Albino, gravemente ferito in [[Spagna]] sarà  curato in URSS quindi paracadutato in [[Slovenia]] dove  diverrà  capo di stato maggiore della Divisione Garibaldi Natisone; Romano si unirà  alle Brigate garibaldine della zona di Gorizia e resterà  con queste fino alla Liberazione.


Tra il [[1927]] e il [[1929]] viene impressa un’accelerazione all’opera di italianizzazione: sono sciolte le organizzazioni culturali, ricreative ed economiche slovene e croate, le Casse rurali e le cooperative, quindi si passa al sistematico esproprio delle [[La proprietà |proprietà ]] terriere degli slavi, con pignoramenti ed altri sistemi "legali", quali l’impossibile rientro immediato da prestiti bancari.  
Tra il [[1927]] e il [[1929]] viene impressa un'accelerazione all'opera di italianizzazione: sono sciolte le organizzazioni culturali, ricreative ed economiche slovene e croate, le Casse rurali e le cooperative, quindi si passa al sistematico esproprio delle [[La proprietà |proprietà ]] terriere degli slavi, con pignoramenti ed altri sistemi "legali", quali l'impossibile rientro immediato da prestiti bancari.  


Le [[La proprietà |proprietà ]] espropriate sono messe all'asta ed acquistate da un ente fascista appositamente costituito, denominato «Per la rinascita agraria delle Tre Venezie», con il pretesto di occuparsi della rinascita del territorio. In seguito il "Tre Venezie" assegna gli appezzamenti a coloni italiani importati da regioni limitrofe di chiara fede fascista o in stato di povertà . L’operazione dal punto di vista della produttività  non ha successo, tanto che gli ex proprietari slavi sono chiamati a fornire la mano d'opera come salariati sulle terre loro espropriate.  
Le [[La proprietà |proprietà ]] espropriate sono messe all'asta ed acquistate da un ente fascista appositamente costituito, denominato «Per la rinascita agraria delle Tre Venezie», con il pretesto di occuparsi della rinascita del territorio. In seguito il "Tre Venezie" assegna gli appezzamenti a coloni italiani importati da regioni limitrofe di chiara fede fascista o in stato di povertà . L'operazione dal punto di vista della produttività  non ha successo, tanto che gli ex proprietari slavi sono chiamati a fornire la mano d'opera come salariati sulle terre loro espropriate.  


[[Elio Apih]] ([[1922]]-[[2005]]), uno fra i massimi storici triestini, ha descritto in [[Italia]] il [[Fascismo|fascismo]] e l'[[antifascismo]] nella Venezia Giulia compresa tra il [[1918]] e il [[1943]]. Ecco alcuni episodi indicativi che spiegano l'esasperazione a cui si pervenne per colpa del nazionalfascismo:
[[Elio Apih]] ([[1922]]-[[2005]]), uno fra i massimi storici triestini, ha descritto in [[Italia]] il [[Fascismo|fascismo]] e l'[[antifascismo]] nella Venezia Giulia compresa tra il [[1918]] e il [[1943]]. Ecco alcuni episodi indicativi che spiegano l'esasperazione a cui si pervenne per colpa del nazionalfascismo:
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