Banda Bonnot: differenze tra le versioni

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===Il processo ===
===Il processo ===
[[File:RiretteMaitrejean-VictorSerge.jpg|250 px|thumb| [[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]]. Compagni di vita e di ideali anarchici, saranno coinvolti nelle vicende della Banda Bonnot pur non avendone mai fatto parte.]]
[[File:RiretteMaitrejean-VictorSerge.jpg|250 px|thumb|[[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]]. Compagni di vita e di ideali anarchici, saranno coinvolti nelle vicende della Banda Bonnot pur non avendone mai fatto parte.]]
[[File: Eugene.Dieudonne.jpg|thumb|left|[[Eugene Dieudonné]] fu accusato da Ernest Caby di essere stato colui che lo aveva sparato. [[Eugène Dieudonné|Dieudonné]] era innocente e non era nemmeno presente alla rapina del [[21 dicembre]] [[1911]]. Condannato alla pena di morte, sarà poi "graziato" e condannato ai lavori forzati. Dopo vari tentativi riuscirà finalmente ad evadere.]]
[[File: Eugene.Dieudonne.jpg|thumb|left|[[Eugene Dieudonné]] [[File:Soudy_1911.jpg|thumb|150 px|left|[[André Soudy]]]] fu accusato da Ernest Caby di essere stato colui che lo aveva sparato. [[Eugène Dieudonné|Dieudonné]] era innocente e non era nemmeno presente alla rapina del [[21 dicembre]] [[1911]]. Condannato alla pena di morte, sarà poi "graziato" e condannato ai lavori forzati. Dopo vari tentativi riuscirà finalmente ad evadere.]]
Il processo vide una ventina di imputati, alcuni accusati di aver in qualche modo sostenuto la banda ([[Barbe Leclec'h]], [[Marie Schoofs]], [[Jean Dettweiller|Dettweiller]], [[Léon Rodriguez|Rodriguez]], [[Louis Rimbault|Rimbault]], [[Crozat de Fleury]]... ), altri, a torto o ragione, di averne fatto parte ([[Raymond Callemin]], [[Eugene Dieudonné]], [[Etienne Monier]], [[André Soudy]], [[Marius Metge]] ed [[Edouard Carouy]]) o di esserne gli ideologi ([[Victor Serge]] e [[Rirette Maitrejean]]).  
Il processo vide una ventina di imputati, alcuni accusati di aver in qualche modo sostenuto la banda ([[Barbe Leclec'h]], [[Marie Schoofs]], [[Jean Dettweiller|Dettweiller]], [[Léon Rodriguez|Rodriguez]], [[Louis Rimbault|Rimbault]], [[Crozat de Fleury]]... ), altri, a torto o ragione, di averne fatto parte ([[Raymond Callemin]], [[Eugene Dieudonné]], [[Etienne Monier]], [[André Soudy]], [[Marius Metge]] ed [[Edouard Carouy]]) o di esserne gli ideologi ([[Victor Serge]] e [[Rirette Maitrejean]]).  


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: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto, e avevano, in via puramente astratta, il gioco facile; in realtà, gli indizi inconfutabili li uccidevano, salvo Dieudonné che era realmente innocente, non di tutto, ma di quello di cui lo si accusava, per una somiglianza dei suoi occhi neri con altri occhi più neri che erano nella tomba. Lui solo gridava la sua innocenza, senza stancarsi con frenesia, formando un contrasto impressionante con i colpevoli insolenti e beffardi che dicevano calmi con tutto il loro contegno “Vi sfidiamo a darne le prove!”. Siccome tutti sapevano la verità, la prova diventava superflua, lo sentivano e continuavano a fare il loro mestiere di desperados. Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond “negava il diritto di giudicare“, ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose; Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50</ref>  
: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto, e avevano, in via puramente astratta, il gioco facile; in realtà, gli indizi inconfutabili li uccidevano, salvo Dieudonné che era realmente innocente, non di tutto, ma di quello di cui lo si accusava, per una somiglianza dei suoi occhi neri con altri occhi più neri che erano nella tomba. Lui solo gridava la sua innocenza, senza stancarsi con frenesia, formando un contrasto impressionante con i colpevoli insolenti e beffardi che dicevano calmi con tutto il loro contegno “Vi sfidiamo a darne le prove!”. Siccome tutti sapevano la verità, la prova diventava superflua, lo sentivano e continuavano a fare il loro mestiere di desperados. Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond “negava il diritto di giudicare“, ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose; Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50</ref>  
[[File:Soudy_1911.jpg|thumb|200 px|[[André Soudy]] nel 1911]]
 
[[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]] non solo si difesero strenuamente, respinsero i tentativi di trasformarli in delatori e da accusati si trasformarono in accusatori:
[[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]] non solo si difesero strenuamente, respinsero i tentativi di trasformarli in delatori e da accusati si trasformarono in accusatori:
: «L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina – libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno... » ([[Victor Serge]] in ''[[Memorie di un rivoluzionario]]'' <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50 e 51</ref>).
: «L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina – libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno... » ([[Victor Serge]] in ''[[Memorie di un rivoluzionario]]'' <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50 e 51</ref>).
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