Carlo Gambuzzi: differenze tra le versioni
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'''Carlo Gambuzzi''' (Napoli, [[26 agosto]] [[1837]] – Napoli, [[30 aprile]] [[1902]]) è anarchico italiano. | '''Carlo Gambuzzi''' (Napoli, [[26 agosto]] [[1837]] – Napoli, [[30 aprile]] [[1902]]) è stato un anarchico italiano. | ||
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Carlo Gambuzzi nasce a Napoli il [[26 agosto]] [[1837]] da Pasquale (avvocato) e Maria Carolina Landolfi. Fa le prime esperienze tra i liberali che preparano l'impresa di Sapri e in giornali clandestini come «Il Piccolo Corriere», che gli costa tre mesi di carcere. Nel [[1861]] guida il Comitato Elettorale che oppone i repubblicani al programma cavouriano. Segretario del Comitato di Provvedimento per Roma e Venezia e redattore de «Il Popolo d'Italia», nel [[1862]] dirige il ''Tiro Nazionale'', che addestra i giovani alle armi, ed è a capo del gruppo insurrezionale “Roma o Morte”. Garibaldino ad Aspromonte, guida poi il Comitato Unitario Centrale, che intende armare i ribelli in Veneto e Trentino. Iscritto alla Massoneria, nel [[1864]] partecipa all'XI congresso delle Società Affratellate e a giugno del [[1865]] incontra [[Bakunin]], che si è stabilito a Napoli. Diversi per esperienza e cultura, ma uniti dal comune sentire rivoluzionario e da un patrimonio ideale che fanno di Gambuzzi un allievo attento alla lezione dell'esule russo, i due diventano amici, anche se Gambuzzi, educato ai principi di [[Mazzini]] e [[Cattaneo]] e giunto a [[Proudhon]] mediante [[Pisacane]], sogna l'unità nazionale e segue [[Garibaldi]] nella guerra con l'Austria. È [[Bakunin]] ad avviarlo all'[[internazionalismo]] anarchico assieme ai militanti che nel [[1867]] fondano il circolo “Libertà e giustizia”, di cui Gambuzzi è segretario. Responsabile della società operaia “Amore e soccorso”, nel [[1867]] collabora col periodico «Libertà e giustizia» e partecipa a Ginevra al Primo Congresso della [[Lega per la Pace e la Libertà]], di cui è dirigente, sostenendo la necessità di abbattere «le chiese ufficiali e salariate, e lo Stato con la plutocrazia». Il passaggio dalla “rivoluzione nazionale” all'[[internazionalismo]] non è tuttavia concluso e, quando [[Garibaldi]] punta su Roma, Gambuzzi esita. Sa che, per riuscire, un moto per Roma deve essere moto sociale: il popolo è affamato e nauseato dalla politica. L'intervento della Francia però gli fa sperare che l'impresa, nata con scopi “unitari”, evolva in senso anti-francese e risvegli l'istinto rivoluzionario delle masse. Senza badare al contrasto tra il suo nascente [[internazionalismo]] e un'azione volta a completare l'edificio dello Stato, Gambuzzi segue così Garibaldi contro il parere di [[Bakunin]]. Mentana però non consente più dubbi: la “rivoluzione nazionale” è estranea alla questione sociale. Nel febbraio [[1868]] Gambuzzi ormai insiste sulle penose condizioni degli operai e invita i giovani a volgersi al socialismo. Il [[21 settembre]], a Berna, al II congresso della [[Lega per la Pace e la Libertà]], sostiene la necessità della rivoluzione sociale e le tesi sui rapporti di classe presentate da [[Bakunin]] e, quando l'esule russo rompe con la Lega e fonda l'[[Alleanza per la Democrazia Socialista]], Gambuzzi lo segue, entrando nel Comitato Centrale dell'organizzazione; quando poi torna a Napoli con le disposizioni di [[Bakunin]] per i compagni, Gambuzzi collabora con «[[L'Egalité]]», ha stretti legami con i socialisti europei ed è all'avanguardia tra i militanti della sinistra extraparlamentare. Non a caso un confidente lo descrive come «giovane d'ingegno svegliatissimo, solerte e instancabile», che ha «estese relazioni», notevole influenza sui soci del circolo “Libertà e giustizia” e che potrebbe diventare «un rivoluzionario pernicioso all'ordine pubblico». Un giudizio confermato da [[Bakunin]], che lo reputa dirigente fidato, che sa promuovere «l'organizzazione e i programmi dell'Alleanza per la democrazia socialista». A gennaio del [[1869]] la sezione [[Internazionalismo|internazionalista]] napoletana, che ha in Gambuzzi un punto di riferimento e con i suoi tremila iscritti è il maggior centro dell'[[internazionalismo]] in Italia, inizia l'attività pubblica. Redattore de «[[L'Eguaglianza]]», il giornale della sezione napoletana che si occupa esclusivamente degli interessi dei lavoratori, presidente della Sezione Centrale della [[Lega Italiana dell'Internazionale]], Gambuzzi ha ormai un ruolo di primo piano ed è strettamente vigilato da confidenti che inviano rapporti quotidiani al questore. Per nulla intimidito, partecipa all'Anticoncilio, che inizia a Napoli il [[9 dicembre]] ed il [[10 dicembre|10]] è sciolto dalla polizia, e spinge la sezione dell'[[Internazionale]] a rispondere con lo sciopero al licenziamento di alcuni conciatori. È l'occasione attesa dal prefetto: Gambuzzi, ispiratore dello sciopero, è arrestato con alcuni operai, mentre la sezione dell'[[Internazionale]] è sciolta. Scarcerato, denuncia alla stampa l'arbitraria procedura seguita dalla questura, cerca di estendere l'influenza di [[Bakunin]] nel Paese e riesce a tenere in vita la sezione dell'[[Internazionale]], della quale è presidente. Nella primavera del [[1871]] incontra [[Bakunin]] a Firenze e, dopo la Comune, collabora con [[Carlo Cafiero|Cafiero]], inviato a Napoli da [[Engels]], costituendo con [[Fanelli]], [[Palladino]] e [[Dramis]] un Comitato Socialista, che attacca i mazziniani “ingannatori del popolo” e tenta di conquistare all'anarchismo i repubblicani delusi. Presto la sezione napoletana intensifica la propaganda, organizza corsi di formazione politica per i soci ed istituisce una scuola per i loro figli. Ai primi di agosto Gambuzzi, ritenuto ormai “pericoloso”, incontra [[Bakunin]] a Locarno e riceve disposizioni per il lavoro da svolgere in Italia. È appena tornato, quando il [[20 agosto]] la sezione dell'[[Internazionale]] è sciolta. A gennaio del [[1872]] Gambuzzi costituisce con [[Malatesta]], [[Carlo Cafiero|Cafiero]] e [[Palladino]] la [[Federazione Operaia Napoletana]], che pubblica «[[La Campana]]», di cui è redattore. Di lì a poco acquista banchi e sedie per dotare la Federazione di una scuola per i figli degli iscritti, dà un forte impulso all'organizzazione, che conta un migliaio di soci, poi parte per Londra, dove incontra numerosi [[Internazionalismo|internazionalisti]]. Tornato a Napoli a gennaio del [[1873]], tenta di promuovere la nascita di nuove sezioni dell'[[Internazionale]], poi il suo impegno si fa discontinuo. Ai primi del [[1877]] guida con [[Tommaso Schettino]] uno dei gruppi in cui si è divisa a Napoli l'[[Internazionale]] e a novembre, per impedire l'unione di repubblicani e [[Internazionalismo|internazionalisti]] proposta da Bovio, stampa un ironico manifesto clandestino e abbandona «[[La Spira]]», un foglio che ha inizialmente finanziato. Nel giugno [[1879]], per favorire la nascita di cooperative di produzione basate sulla ripartizione integrale del prodotto del lavoro, fonda un'Associazione Emancipatrice dei Lavoratori che suscita forti critiche tra gli anarchici di ogni scuola. Ai primi del [[1880]], tenta di radunare bande armate destinate ad accendere la rivolta in Puglia, poi, per sanare i dissensi che lacerano il movimento, forma un Comitato segreto di Corrispondenza con [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]] e [[Giustiniani]] ed entra nella commissione dirigente del Circolo di Studi Sociali, in cui confluiscono i gruppi anarchici napoletani. A maggio è a Milano con [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]] per difendere le idee degli anarchici intransigenti in un congresso convocato dai “legalitari” [[Gnocchi]], [[Viani]] e [[Bignami]], ma le adesioni sono scarse e i promotori, temendo il confronto, spostano il convegno a ottobre. Nell'autunno del [[1882]] si pronuncia per il suffragio universale e si candida, rompendo con l'astensionismo di [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]], che intende utilizzare le elezioni ai fini esclusivi della propaganda. Sposata la vedova di [[Bakunin]], [[Antonia Kwiatowska]], si allontana dalla politica. Nel [[1898]] si ricordano di lui gli anarchici de «[[La Libertà]]», per un articolo sulle origini del movimento operaio italiano. Muore a Napoli il [[30 aprile]] [[1902]]. | Carlo Gambuzzi nasce a Napoli il [[26 agosto]] [[1837]] da Pasquale (avvocato) e Maria Carolina Landolfi. Fa le prime esperienze tra i liberali che preparano l'impresa di Sapri e in giornali clandestini come «Il Piccolo Corriere», che gli costa tre mesi di carcere. Nel [[1861]] guida il Comitato Elettorale che oppone i repubblicani al programma cavouriano. Segretario del Comitato di Provvedimento per Roma e Venezia e redattore de «Il Popolo d'Italia», nel [[1862]] dirige il ''Tiro Nazionale'', che addestra i giovani alle armi, ed è a capo del gruppo insurrezionale “Roma o Morte”. Garibaldino ad Aspromonte, guida poi il Comitato Unitario Centrale, che intende armare i ribelli in Veneto e Trentino. Iscritto alla Massoneria, nel [[1864]] partecipa all'XI congresso delle Società Affratellate e a giugno del [[1865]] incontra [[Bakunin]], che si è stabilito a Napoli. Diversi per esperienza e cultura, ma uniti dal comune sentire rivoluzionario e da un patrimonio ideale che fanno di Gambuzzi un allievo attento alla lezione dell'esule russo, i due diventano amici, anche se Gambuzzi, educato ai principi di [[Mazzini]] e [[Cattaneo]] e giunto a [[Proudhon]] mediante [[Pisacane]], sogna l'unità nazionale e segue [[Garibaldi]] nella guerra con l'Austria. È [[Bakunin]] ad avviarlo all'[[internazionalismo]] anarchico assieme ai militanti che nel [[1867]] fondano il circolo “Libertà e giustizia”, di cui Gambuzzi è segretario. Responsabile della società operaia “Amore e soccorso”, nel [[1867]] collabora col periodico «Libertà e giustizia» e partecipa a Ginevra al Primo Congresso della [[Lega per la Pace e la Libertà]], di cui è dirigente, sostenendo la necessità di abbattere «le chiese ufficiali e salariate, e lo Stato con la plutocrazia». Il passaggio dalla “rivoluzione nazionale” all'[[internazionalismo]] non è tuttavia concluso e, quando [[Garibaldi]] punta su Roma, Gambuzzi esita. Sa che, per riuscire, un moto per Roma deve essere moto sociale: il popolo è affamato e nauseato dalla politica. L'intervento della Francia però gli fa sperare che l'impresa, nata con scopi “unitari”, evolva in senso anti-francese e risvegli l'istinto rivoluzionario delle masse. Senza badare al contrasto tra il suo nascente [[internazionalismo]] e un'azione volta a completare l'edificio dello Stato, Gambuzzi segue così Garibaldi contro il parere di [[Bakunin]]. Mentana però non consente più dubbi: la “rivoluzione nazionale” è estranea alla questione sociale. Nel febbraio [[1868]] Gambuzzi ormai insiste sulle penose condizioni degli operai e invita i giovani a volgersi al socialismo. Il [[21 settembre]], a Berna, al II congresso della [[Lega per la Pace e la Libertà]], sostiene la necessità della rivoluzione sociale e le tesi sui rapporti di classe presentate da [[Bakunin]] e, quando l'esule russo rompe con la Lega e fonda l'[[Alleanza per la Democrazia Socialista]], Gambuzzi lo segue, entrando nel Comitato Centrale dell'organizzazione; quando poi torna a Napoli con le disposizioni di [[Bakunin]] per i compagni, Gambuzzi collabora con «[[L'Egalité]]», ha stretti legami con i socialisti europei ed è all'avanguardia tra i militanti della sinistra extraparlamentare. Non a caso un confidente lo descrive come «giovane d'ingegno svegliatissimo, solerte e instancabile», che ha «estese relazioni», notevole influenza sui soci del circolo “Libertà e giustizia” e che potrebbe diventare «un rivoluzionario pernicioso all'ordine pubblico». Un giudizio confermato da [[Bakunin]], che lo reputa dirigente fidato, che sa promuovere «l'organizzazione e i programmi dell'Alleanza per la democrazia socialista». A gennaio del [[1869]] la sezione [[Internazionalismo|internazionalista]] napoletana, che ha in Gambuzzi un punto di riferimento e con i suoi tremila iscritti è il maggior centro dell'[[internazionalismo]] in Italia, inizia l'attività pubblica. Redattore de «[[L'Eguaglianza]]», il giornale della sezione napoletana che si occupa esclusivamente degli interessi dei lavoratori, presidente della Sezione Centrale della [[Lega Italiana dell'Internazionale]], Gambuzzi ha ormai un ruolo di primo piano ed è strettamente vigilato da confidenti che inviano rapporti quotidiani al questore. Per nulla intimidito, partecipa all'Anticoncilio, che inizia a Napoli il [[9 dicembre]] ed il [[10 dicembre|10]] è sciolto dalla polizia, e spinge la sezione dell'[[Prima Internazionale|Internazionale]] a rispondere con lo sciopero al licenziamento di alcuni conciatori. È l'occasione attesa dal prefetto: Gambuzzi, ispiratore dello sciopero, è arrestato con alcuni operai, mentre la sezione dell'[[Prima Internazionale|Internazionale]] è sciolta. Scarcerato, denuncia alla stampa l'arbitraria procedura seguita dalla questura, cerca di estendere l'influenza di [[Bakunin]] nel Paese e riesce a tenere in vita la sezione dell'[[Prima Internazionale|Internazionale]], della quale è presidente. Nella primavera del [[1871]] incontra [[Bakunin]] a Firenze e, dopo la Comune, collabora con [[Carlo Cafiero|Cafiero]], inviato a Napoli da [[Engels]], costituendo con [[Fanelli]], [[Palladino]] e [[Dramis]] un Comitato Socialista, che attacca i mazziniani “ingannatori del popolo” e tenta di conquistare all'anarchismo i repubblicani delusi. Presto la sezione napoletana intensifica la propaganda, organizza corsi di formazione politica per i soci ed istituisce una scuola per i loro figli. Ai primi di agosto Gambuzzi, ritenuto ormai “pericoloso”, incontra [[Bakunin]] a Locarno e riceve disposizioni per il lavoro da svolgere in Italia. È appena tornato, quando il [[20 agosto]] la sezione dell'[[Prima Internazionale|Internazionale]] è sciolta. A gennaio del [[1872]] Gambuzzi costituisce con [[Malatesta]], [[Carlo Cafiero|Cafiero]] e [[Palladino]] la [[Federazione Operaia Napoletana]], che pubblica «[[La Campana]]», di cui è redattore. Di lì a poco acquista banchi e sedie per dotare la Federazione di una scuola per i figli degli iscritti, dà un forte impulso all'organizzazione, che conta un migliaio di soci, poi parte per Londra, dove incontra numerosi [[Internazionalismo|internazionalisti]]. Tornato a Napoli a gennaio del [[1873]], tenta di promuovere la nascita di nuove sezioni dell'[[Prima Internazionale|Internazionale]], poi il suo impegno si fa discontinuo. Ai primi del [[1877]] guida con [[Tommaso Schettino]] uno dei gruppi in cui si è divisa a Napoli l'[[Prima Internazionale|Internazionale]] e a novembre, per impedire l'unione di repubblicani e [[Internazionalismo|internazionalisti]] proposta da Bovio, stampa un ironico manifesto clandestino e abbandona «[[La Spira]]», un foglio che ha inizialmente finanziato. Nel giugno [[1879]], per favorire la nascita di cooperative di produzione basate sulla ripartizione integrale del prodotto del lavoro, fonda un'Associazione Emancipatrice dei Lavoratori che suscita forti critiche tra gli anarchici di ogni scuola. Ai primi del [[1880]], tenta di radunare bande armate destinate ad accendere la rivolta in Puglia, poi, per sanare i dissensi che lacerano il movimento, forma un Comitato segreto di Corrispondenza con [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]] e [[Giustiniani]] ed entra nella commissione dirigente del Circolo di Studi Sociali, in cui confluiscono i gruppi anarchici napoletani. A maggio è a Milano con [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]] per difendere le idee degli anarchici intransigenti in un congresso convocato dai “legalitari” [[Gnocchi]], [[Viani]] e [[Bignami]], ma le adesioni sono scarse e i promotori, temendo il confronto, spostano il convegno a ottobre. Nell'autunno del [[1882]] si pronuncia per il suffragio universale e si candida, rompendo con l'astensionismo di [[Francesco Saverio Merlino|Merlino]], che intende utilizzare le elezioni ai fini esclusivi della propaganda. Sposata la vedova di [[Bakunin]], [[Antonia Kwiatowska]], si allontana dalla politica. Nel [[1898]] si ricordano di lui gli anarchici de «[[La Libertà]]», per un articolo sulle origini del movimento operaio italiano. Muore a Napoli il [[30 aprile]] [[1902]]. | ||
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Carlo Gambuzzi (Napoli, 26 agosto 1837 – Napoli, 30 aprile 1902) è stato un anarchico italiano.
Biografia
Carlo Gambuzzi nasce a Napoli il 26 agosto 1837 da Pasquale (avvocato) e Maria Carolina Landolfi. Fa le prime esperienze tra i liberali che preparano l'impresa di Sapri e in giornali clandestini come «Il Piccolo Corriere», che gli costa tre mesi di carcere. Nel 1861 guida il Comitato Elettorale che oppone i repubblicani al programma cavouriano. Segretario del Comitato di Provvedimento per Roma e Venezia e redattore de «Il Popolo d'Italia», nel 1862 dirige il Tiro Nazionale, che addestra i giovani alle armi, ed è a capo del gruppo insurrezionale “Roma o Morte”. Garibaldino ad Aspromonte, guida poi il Comitato Unitario Centrale, che intende armare i ribelli in Veneto e Trentino. Iscritto alla Massoneria, nel 1864 partecipa all'XI congresso delle Società Affratellate e a giugno del 1865 incontra Bakunin, che si è stabilito a Napoli. Diversi per esperienza e cultura, ma uniti dal comune sentire rivoluzionario e da un patrimonio ideale che fanno di Gambuzzi un allievo attento alla lezione dell'esule russo, i due diventano amici, anche se Gambuzzi, educato ai principi di Mazzini e Cattaneo e giunto a Proudhon mediante Pisacane, sogna l'unità nazionale e segue Garibaldi nella guerra con l'Austria. È Bakunin ad avviarlo all'internazionalismo anarchico assieme ai militanti che nel 1867 fondano il circolo “Libertà e giustizia”, di cui Gambuzzi è segretario. Responsabile della società operaia “Amore e soccorso”, nel 1867 collabora col periodico «Libertà e giustizia» e partecipa a Ginevra al Primo Congresso della Lega per la Pace e la Libertà, di cui è dirigente, sostenendo la necessità di abbattere «le chiese ufficiali e salariate, e lo Stato con la plutocrazia». Il passaggio dalla “rivoluzione nazionale” all'internazionalismo non è tuttavia concluso e, quando Garibaldi punta su Roma, Gambuzzi esita. Sa che, per riuscire, un moto per Roma deve essere moto sociale: il popolo è affamato e nauseato dalla politica. L'intervento della Francia però gli fa sperare che l'impresa, nata con scopi “unitari”, evolva in senso anti-francese e risvegli l'istinto rivoluzionario delle masse. Senza badare al contrasto tra il suo nascente internazionalismo e un'azione volta a completare l'edificio dello Stato, Gambuzzi segue così Garibaldi contro il parere di Bakunin. Mentana però non consente più dubbi: la “rivoluzione nazionale” è estranea alla questione sociale. Nel febbraio 1868 Gambuzzi ormai insiste sulle penose condizioni degli operai e invita i giovani a volgersi al socialismo. Il 21 settembre, a Berna, al II congresso della Lega per la Pace e la Libertà, sostiene la necessità della rivoluzione sociale e le tesi sui rapporti di classe presentate da Bakunin e, quando l'esule russo rompe con la Lega e fonda l'Alleanza per la Democrazia Socialista, Gambuzzi lo segue, entrando nel Comitato Centrale dell'organizzazione; quando poi torna a Napoli con le disposizioni di Bakunin per i compagni, Gambuzzi collabora con «L'Egalité», ha stretti legami con i socialisti europei ed è all'avanguardia tra i militanti della sinistra extraparlamentare. Non a caso un confidente lo descrive come «giovane d'ingegno svegliatissimo, solerte e instancabile», che ha «estese relazioni», notevole influenza sui soci del circolo “Libertà e giustizia” e che potrebbe diventare «un rivoluzionario pernicioso all'ordine pubblico». Un giudizio confermato da Bakunin, che lo reputa dirigente fidato, che sa promuovere «l'organizzazione e i programmi dell'Alleanza per la democrazia socialista». A gennaio del 1869 la sezione internazionalista napoletana, che ha in Gambuzzi un punto di riferimento e con i suoi tremila iscritti è il maggior centro dell'internazionalismo in Italia, inizia l'attività pubblica. Redattore de «L'Eguaglianza», il giornale della sezione napoletana che si occupa esclusivamente degli interessi dei lavoratori, presidente della Sezione Centrale della Lega Italiana dell'Internazionale, Gambuzzi ha ormai un ruolo di primo piano ed è strettamente vigilato da confidenti che inviano rapporti quotidiani al questore. Per nulla intimidito, partecipa all'Anticoncilio, che inizia a Napoli il 9 dicembre ed il 10 è sciolto dalla polizia, e spinge la sezione dell'Internazionale a rispondere con lo sciopero al licenziamento di alcuni conciatori. È l'occasione attesa dal prefetto: Gambuzzi, ispiratore dello sciopero, è arrestato con alcuni operai, mentre la sezione dell'Internazionale è sciolta. Scarcerato, denuncia alla stampa l'arbitraria procedura seguita dalla questura, cerca di estendere l'influenza di Bakunin nel Paese e riesce a tenere in vita la sezione dell'Internazionale, della quale è presidente. Nella primavera del 1871 incontra Bakunin a Firenze e, dopo la Comune, collabora con Cafiero, inviato a Napoli da Engels, costituendo con Fanelli, Palladino e Dramis un Comitato Socialista, che attacca i mazziniani “ingannatori del popolo” e tenta di conquistare all'anarchismo i repubblicani delusi. Presto la sezione napoletana intensifica la propaganda, organizza corsi di formazione politica per i soci ed istituisce una scuola per i loro figli. Ai primi di agosto Gambuzzi, ritenuto ormai “pericoloso”, incontra Bakunin a Locarno e riceve disposizioni per il lavoro da svolgere in Italia. È appena tornato, quando il 20 agosto la sezione dell'Internazionale è sciolta. A gennaio del 1872 Gambuzzi costituisce con Malatesta, Cafiero e Palladino la Federazione Operaia Napoletana, che pubblica «La Campana», di cui è redattore. Di lì a poco acquista banchi e sedie per dotare la Federazione di una scuola per i figli degli iscritti, dà un forte impulso all'organizzazione, che conta un migliaio di soci, poi parte per Londra, dove incontra numerosi internazionalisti. Tornato a Napoli a gennaio del 1873, tenta di promuovere la nascita di nuove sezioni dell'Internazionale, poi il suo impegno si fa discontinuo. Ai primi del 1877 guida con Tommaso Schettino uno dei gruppi in cui si è divisa a Napoli l'Internazionale e a novembre, per impedire l'unione di repubblicani e internazionalisti proposta da Bovio, stampa un ironico manifesto clandestino e abbandona «La Spira», un foglio che ha inizialmente finanziato. Nel giugno 1879, per favorire la nascita di cooperative di produzione basate sulla ripartizione integrale del prodotto del lavoro, fonda un'Associazione Emancipatrice dei Lavoratori che suscita forti critiche tra gli anarchici di ogni scuola. Ai primi del 1880, tenta di radunare bande armate destinate ad accendere la rivolta in Puglia, poi, per sanare i dissensi che lacerano il movimento, forma un Comitato segreto di Corrispondenza con Merlino e Giustiniani ed entra nella commissione dirigente del Circolo di Studi Sociali, in cui confluiscono i gruppi anarchici napoletani. A maggio è a Milano con Merlino per difendere le idee degli anarchici intransigenti in un congresso convocato dai “legalitari” Gnocchi, Viani e Bignami, ma le adesioni sono scarse e i promotori, temendo il confronto, spostano il convegno a ottobre. Nell'autunno del 1882 si pronuncia per il suffragio universale e si candida, rompendo con l'astensionismo di Merlino, che intende utilizzare le elezioni ai fini esclusivi della propaganda. Sposata la vedova di Bakunin, Antonia Kwiatowska, si allontana dalla politica. Nel 1898 si ricordano di lui gli anarchici de «La Libertà», per un articolo sulle origini del movimento operaio italiano. Muore a Napoli il 30 aprile 1902.