Giuseppe Pinelli: differenze tra le versioni

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Nella stanza dell'interrogatorio sono presenti il commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno che saranno tutti per "meriti" elevati di grado. Il questore [[Marcello Guida]], nel [[1942]] uomo di fiducia di [[Benito Mussolini]] e direttore del confino politico di Ventotene, già 20 minuti dopo, durante una conferenza a cui partecipano anche il dott. Antonino Allegra (responsabile dell'ufficio politico della questura) e il Commissario Calabresi, dichiara che Pinelli «improvvisamente il Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra che per il caldo era stata lasciata socchiusa e si è lanciato nel vuoto» <ref>[http://www.ecn.org/ponte/doss12/pinelli/pinellicorriere.html Colpo di scena: un fermato si uccide in questura.], Corriere della Sera, 16 dicembre 1969</ref>. Secondo alcune fonti della polizia il ferroviere anarchico si sarebbe suicidato dopo aver gridato l'ormai celebre frase: «È la fine dell'anarchia!», di fatto ammettendo di fatto una propria responsabilità che l'avrebbe portato al suicidio perché «l'alibi era crollato».  
Nella stanza dell'interrogatorio sono presenti il commissario Luigi Calabresi, i brigadieri Panessa, Mucilli, Mainardi, Caracutta e il tenente dei carabinieri Lograno che saranno tutti per "meriti" elevati di grado. Il questore [[Marcello Guida]], nel [[1942]] uomo di fiducia di [[Benito Mussolini]] e direttore del confino politico di Ventotene, già 20 minuti dopo, durante una conferenza a cui partecipano anche il dott. Antonino Allegra (responsabile dell'ufficio politico della questura) e il Commissario Calabresi, dichiara che Pinelli «improvvisamente il Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra che per il caldo era stata lasciata socchiusa e si è lanciato nel vuoto» <ref>[http://www.ecn.org/ponte/doss12/pinelli/pinellicorriere.html Colpo di scena: un fermato si uccide in questura.], Corriere della Sera, 16 dicembre 1969</ref>. Secondo alcune fonti della polizia il ferroviere anarchico si sarebbe suicidato dopo aver gridato l'ormai celebre frase: «È la fine dell'anarchia!», di fatto ammettendo di fatto una propria responsabilità che l'avrebbe portato al suicidio perché «l'alibi era crollato».  
 
[[File:manifpin.gif|thumb|400px|Manifesto dell'[[USI]]-[[AIT]] in occasione del quarantennale della strage di Piazza Fontana e dell'uccisione di Giuseppe Pinelli, [[anarchico]] e militante [[USI]].]]
L'ultimo compagno ad aver visto Pinelli in vita, nonché unico testimone, è [[Pasquale Valitutti]], anch'egli presente in Questura in attesa di essere interrogato. Valitutti in sede processuale dichiara che il commissario Calabresi era presente nella stanza da dove cadde Pinelli:
L'ultimo compagno ad aver visto Pinelli in vita, nonché unico testimone, è [[Pasquale Valitutti]], anch'egli presente in Questura in attesa di essere interrogato. Valitutti in sede processuale dichiara che il commissario Calabresi era presente nella stanza da dove cadde Pinelli:
:«Hanno riempito la questura di Milano di tantissimi anarchici e di tanto in tanto li interrogavano, li mandavano a casa, qualcuno lo mandavano a casa senza interrogarlo, arriva la sera del 15 dicembre e siamo rimasti solo io e Pino Pinelli, gli altri erano tutti andati a casa. Vediamo insieme come era il posto: l'ufficio politico della questura di Milano era un appartamento: c'era una porta di ingresso, c'era un lungo corridoio, su questo corridoio da un solo lato c'erano varie stanze. Io ero in una stanza che era più vicina alla porta d'ingresso rispetto alla stanza vicina dove poi sarebbe stato stato interrogato Pino. È sera tardi non c'è riscaldamento, non c'è assolutamente nessuno, c'è un silenzio agghiacciante. Sono seduto al tavolo con Pino lui è tranquillissimo, serenissimo. Lui è un compagno più grande di me e mi incoraggiava [...] Verso le 10 e mezzo vengono e portano Pino per l'interrogatorio. Erano il commissario Calabresi, altri 2. Io resto solo, assolutamente solo nella stanza. Davanti a me non c'è una finestra, o una porta. Ho una parete completamente aperta, con una grande apertura, con quattro finestre, molto più asse delle finestre, su un corridoio, completamente vuoto davanti a me. Da questo corridoio passano, portando Pino, Calabresi e gli altri, e vanno nella stanza vicino. Chi dice che Calabresi non era in quella stanza sta mentendo, nel più spudorato dei modi. Calabresi è entrato in quella stanza, è entrato insieme agli altri, nessuno più uscito. Io ve l'assicuro, era notte fonda, c'era un silenzio incredibile, qualunque passo, qualunque rumore rimbombava, era impossibile sbagliarsi, lui era in quella stanza.[...] Qualcosa è successo in quella stanza. Dopo circa 20 minuti ho sentito un rumore. Io non voglio fare retorica, era un rumore sordo, muto, cupo, io non sapevo cosa fosse, non sapevo proprio neanche lontanamente avevo immaginato che cos'era quel rumore, e subito immediatamente vengono due poliziotti, mi mettono con la faccia contro la parete e mi dicono "si è buttato" allora realizzo che quel rumore era il corpo di Pino che cadeva, che moriva, un rumore sordo, cupo, bruttissimo... e nessuno è uscito da quella stanza fino a quel momento, nessuno.» <ref>[http://www.ecn.org/ponte/documenti/valitutti.php Testimonianza di Valitutti], [http://www.youtube.com/watch?v=XBoMMScJsMY Testimonianza audio di Valitutti]</ref>
:«Hanno riempito la questura di Milano di tantissimi anarchici e di tanto in tanto li interrogavano, li mandavano a casa, qualcuno lo mandavano a casa senza interrogarlo, arriva la sera del 15 dicembre e siamo rimasti solo io e Pino Pinelli, gli altri erano tutti andati a casa. Vediamo insieme come era il posto: l'ufficio politico della questura di Milano era un appartamento: c'era una porta di ingresso, c'era un lungo corridoio, su questo corridoio da un solo lato c'erano varie stanze. Io ero in una stanza che era più vicina alla porta d'ingresso rispetto alla stanza vicina dove poi sarebbe stato stato interrogato Pino. È sera tardi non c'è riscaldamento, non c'è assolutamente nessuno, c'è un silenzio agghiacciante. Sono seduto al tavolo con Pino lui è tranquillissimo, serenissimo. Lui è un compagno più grande di me e mi incoraggiava [...] Verso le 10 e mezzo vengono e portano Pino per l'interrogatorio. Erano il commissario Calabresi, altri 2. Io resto solo, assolutamente solo nella stanza. Davanti a me non c'è una finestra, o una porta. Ho una parete completamente aperta, con una grande apertura, con quattro finestre, molto più asse delle finestre, su un corridoio, completamente vuoto davanti a me. Da questo corridoio passano, portando Pino, Calabresi e gli altri, e vanno nella stanza vicino. Chi dice che Calabresi non era in quella stanza sta mentendo, nel più spudorato dei modi. Calabresi è entrato in quella stanza, è entrato insieme agli altri, nessuno più uscito. Io ve l'assicuro, era notte fonda, c'era un silenzio incredibile, qualunque passo, qualunque rumore rimbombava, era impossibile sbagliarsi, lui era in quella stanza.[...] Qualcosa è successo in quella stanza. Dopo circa 20 minuti ho sentito un rumore. Io non voglio fare retorica, era un rumore sordo, muto, cupo, io non sapevo cosa fosse, non sapevo proprio neanche lontanamente avevo immaginato che cos'era quel rumore, e subito immediatamente vengono due poliziotti, mi mettono con la faccia contro la parete e mi dicono "si è buttato" allora realizzo che quel rumore era il corpo di Pino che cadeva, che moriva, un rumore sordo, cupo, bruttissimo... e nessuno è uscito da quella stanza fino a quel momento, nessuno.» <ref>[http://www.ecn.org/ponte/documenti/valitutti.php Testimonianza di Valitutti], [http://www.youtube.com/watch?v=XBoMMScJsMY Testimonianza audio di Valitutti]</ref>


Nel primo mese vengono fornite 3 versioni contrastanti di come sarebbe venuto il suicidio. Gli anarchici accusano subito la [[polizia]], ed in particolare il commissario Calabresi, di assassinio e i [[Fascismo|fascisti]] e lo [[Stato]] di essere gli autori delle stragi. Parte una campagna di [[controinformazione]] con assemblee, cortei, libri, fino ad arrivare ad un processo allo [[Stato]].
Nel primo mese vengono fornite 3 versioni contrastanti di come sarebbe venuto il suicidio. Gli anarchici accusano subito la [[polizia]], ed in particolare il commissario Calabresi, di assassinio e i [[Fascismo|fascisti]] e lo [[Stato]] di essere gli autori delle stragi. Parte una campagna di [[controinformazione]] con assemblee, cortei, libri, fino ad arrivare ad un processo allo [[Stato]].
[[File:manifpin.gif|thumb|400px|Manifesto dell'[[USI]]-[[AIT]] in occasione del quarantennale della strage di Piazza Fontana e dell'uccisione di Giuseppe Pinelli, [[anarchico]] e militante [[USI]].]]
 
Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga m.3,56x4,40 e contenente vari armadi e scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. La stranezza è che la finestra fosse aperta, trattandosi di dicembre e di notte. L'anarchico cade scivolando lungo i cornicioni. Non si è dato quindi nessuno slancio. Egli cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato.
Si scopre che a mezzanotte meno due secondi (2 minuti e 2 secondi prima della caduta di Pinelli) venne chiamata l'autoambulanza. La stanza dell'interrogatorio larga m.3,56x4,40 e contenente vari armadi e scrivania e la presenza di 6 persone rende impossibile uno scatto di Pinelli verso la finestra. La stranezza è che la finestra fosse aperta, trattandosi di dicembre e di notte. L'anarchico cade scivolando lungo i cornicioni. Non si è dato quindi nessuno slancio. Egli cade senza un grido e senza portare le mani a protezione della testa, come se fosse già inanimato.


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