Chiesa cattolica: differenze tra le versioni

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Si giunse sino al coinvolgimento dell'allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L'arcivescovo, accusato di aver permesso a diversi preti – già accusati di abusi sessuali su minori – di continuare ad esercitare la propria opera in parrocchie non informate delle denunce pendenti sugli stessi sacerdoti, fu costretto a rassegnare le dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II il [[13 dicembre]] [[2002]] (in un primo tempo respinte dallo stesso pontefice <ref>J. Berry - G. Renner, ''I legionari di Cristo'', Fazi, Roma 2006, p. 272; Manlio Graziano, ''Il secolo cattolico'', Laterza, Roma-Bari 2010, p. 99; Charles Lippy, ''Faith in America'', Praeger, Westport 2006, p. 37.</ref>), dopo essersi scusato pubblicamente e aver fornito all'autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti responsabili di molestie a danno di minori. Il tribunale ordinò la consegna di migliaia di documenti della Chiesa di Boston che rivelavano decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti. A seguito delle richieste di risarcimento, tre diocesi avviarono in pochi mesi la procedura di bancarotta: l'arcidiocesi di Portland, la diocesi di Tucson e la diocesi di Spokane. <ref>Fabrizio Mastrofini, ''Geopolitica del Vaticano'', Laterza, Roma-Bari 2006, p. 52.</ref> I numerosi casi di pedofilia, riguardanti abusi compiuti durante vari decenni precedenti, ottennero presto attenzione da parte dei maggiori mezzi di informazione statunitensi, sino a raggiungere un notevole rilievo anche internazionale.
Si giunse sino al coinvolgimento dell'allora arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law. L'arcivescovo, accusato di aver permesso a diversi preti – già accusati di abusi sessuali su minori – di continuare ad esercitare la propria opera in parrocchie non informate delle denunce pendenti sugli stessi sacerdoti, fu costretto a rassegnare le dimissioni nelle mani di Giovanni Paolo II il [[13 dicembre]] [[2002]] (in un primo tempo respinte dallo stesso pontefice <ref>J. Berry - G. Renner, ''I legionari di Cristo'', Fazi, Roma 2006, p. 272; Manlio Graziano, ''Il secolo cattolico'', Laterza, Roma-Bari 2010, p. 99; Charles Lippy, ''Faith in America'', Praeger, Westport 2006, p. 37.</ref>), dopo essersi scusato pubblicamente e aver fornito all'autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti responsabili di molestie a danno di minori. Il tribunale ordinò la consegna di migliaia di documenti della Chiesa di Boston che rivelavano decenni di abusi sessuali da parte di sacerdoti. A seguito delle richieste di risarcimento, tre diocesi avviarono in pochi mesi la procedura di bancarotta: l'arcidiocesi di Portland, la diocesi di Tucson e la diocesi di Spokane. <ref>Fabrizio Mastrofini, ''Geopolitica del Vaticano'', Laterza, Roma-Bari 2006, p. 52.</ref> I numerosi casi di pedofilia, riguardanti abusi compiuti durante vari decenni precedenti, ottennero presto attenzione da parte dei maggiori mezzi di informazione statunitensi, sino a raggiungere un notevole rilievo anche internazionale.


In seguito, una successiva crisi che interessò anche l'Europa acquistò un più intenso rilievo mondiale nel biennio [[2009]]-[[2010]], coinvolgendo anche paesi come [[Irlanda]], [[Austria]], [[Italia]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]], [[Germania]], [[Svizzera]], [[Spagna]], [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Malta]]. In particolare il caso irlandese fu oggetto di due inchieste governative sugli abusi sessuali: dopo aver ricevuto i vescovi nel febbraio [[2010]] a Roma, Benedetto XVI rese pubblica una lettera ai cattolici d'Irlanda <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2010/documents/hf_ben-xvi_let_20100319_church-ireland_it.html Lettera pastorale ai Cattolici d'Irlanda</ref> che costituiva una novità rilevante, come osservò il quotidiano francese ''Le Monde'', soprattutto in relazione alla richiesta di collaborazione con le autorità civili e alla denuncia della cultura del segreto che ha permesso la moltiplicazione delle violenze sessuali. Lettera che provocò una serie di dimissioni: dal vescovo John Magee a monsignor James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin. <ref>Massimo Franco, ''C'era una volta un Vaticano. Perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente'', Mondadori, Milano 2010, p. 108.</ref>
In seguito, una successiva crisi che interessò anche l'Europa acquistò un più intenso rilievo mondiale nel biennio [[2009]]-[[2010]], coinvolgendo anche paesi come [[Irlanda]], [[Austria]], [[Italia]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]], [[Germania]], [[Svizzera]], [[Spagna]], [[Regno Unito]], [[Francia]] e [[Malta]]. In particolare il caso irlandese fu oggetto di due inchieste governative sugli abusi sessuali: dopo aver ricevuto i vescovi nel febbraio [[2010]] a Roma, Benedetto XVI, nel tentativo di salvare dell'immagine della Chiesa, rese pubblica una lettera ai cattolici d'Irlanda <ref>[http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2010/documents/hf_ben-xvi_let_20100319_church-ireland_it.html Lettera pastorale ai Cattolici d'Irlanda</ref> che costituiva una novità rilevante, come osservò il quotidiano francese ''Le Monde'', soprattutto in relazione alla richiesta di collaborazione con le autorità civili e alla denuncia della cultura del segreto che ha permesso la moltiplicazione delle violenze sessuali. Lettera che provocò una serie di dimissioni: dal vescovo John Magee a monsignor James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin. <ref>Massimo Franco, ''C'era una volta un Vaticano. Perché la Chiesa sta perdendo peso in Occidente'', Mondadori, Milano 2010, p. 108.</ref>


In Germania il Vaticano fu accusato di aver ostacolato le indagini dei magistrati relative al collegio gesuita "Canisius" di Berlino e nel marzo [[2010]] riemersero storie di abusi sessuali nell'ambiente del coro delle voci bianche del duomo di Ratisbona. Il vescovo Gerhard Ludwig Müller confermò che ci furono casi di abusi sessuali negli anni '50, per i quali i colpevoli furono condannati dalla giustizia, e riferì che erano in corso altre indagini in merito ad altri episodi che sarebbero avvenuti nel convitto fino agli anni '70. Grande clamore suscitò il caso belga tra la primavera e l'estate del [[2010]] quando, durante le perquisizioni nell'arcivescovado di Malines, i gendarmi avevano tenuto chiusa, per alcune ore in uno stanzone della cattedrale, l'intera conferenza episcopale belga, arrivando a scoperchiare le cripte di due cardinali. L'ex-presidente dell'episcopato belga, Godfried Danneels, fu interrogato per oltre dieci ore, perquisita la dimora e sequestrato il computer.
In Germania il Vaticano fu accusato di aver ostacolato le indagini dei magistrati relative al collegio gesuita "Canisius" di Berlino e nel marzo [[2010]] riemersero storie di abusi sessuali nell'ambiente del coro delle voci bianche del duomo di Ratisbona. Il vescovo Gerhard Ludwig Müller confermò che ci furono casi di abusi sessuali negli anni '50, per i quali i colpevoli furono condannati dalla giustizia, e riferì che erano in corso altre indagini in merito ad altri episodi che sarebbero avvenuti nel convitto fino agli anni '70. Grande clamore suscitò il caso belga tra la primavera e l'estate del [[2010]] quando, durante le perquisizioni nell'arcivescovado di Malines, i gendarmi avevano tenuto chiusa, per alcune ore in uno stanzone della cattedrale, l'intera conferenza episcopale belga, arrivando a scoperchiare le cripte di due cardinali. L'ex-presidente dell'episcopato belga, Godfried Danneels, fu interrogato per oltre dieci ore, perquisita la dimora e sequestrato il computer.
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