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[[Ricardo Mella]] nasce a Gamboa, Vigo, nella provincia di Pontevedra (Galizia), dove frequenta la scuola elementare. È figlio di Dolores Cea Fernández e José Mella Buján, un cappelaio sostenitore del repubblicanesimo federale, che indirizzò il figlio maggiore, Ricardo, al rispetto degli ideali repubblicani e democratici e all'ammirazione per [[Francisco Pi y Margall]]. A 16 anni Ricardo si unsce al Partito Democratico Repubblicano di Spagna, diventando il suo segretario e ribadendo la sua difesa dello status repubblicano federalista e dell'autonomia politica e amministrativa della Galizia. | [[Ricardo Mella]] nasce a Gamboa, Vigo, nella provincia di Pontevedra (Galizia), dove frequenta la scuola elementare. È figlio di Dolores Cea Fernández e José Mella Buján, un cappelaio sostenitore del repubblicanesimo federale, che indirizzò il figlio maggiore, Ricardo, al rispetto degli ideali repubblicani e democratici e all'ammirazione per [[Francisco Pi y Margall]]. A 16 anni Ricardo si unsce al Partito Democratico Repubblicano di Spagna, diventando il suo segretario e ribadendo la sua difesa dello status repubblicano federalista e dell'autonomia politica e amministrativa della Galizia. | ||
In gioventù Ricardo lavora in un'agenzia marittima nella sua nativa Vigo. Durante questo periodo, inizia la sua carriera giornalistica lavorando con il quotidiano bisettimanale ''La Verdad'', come rappresentante del repubblicanesimo e sostenitore delle pretese del proletariato galiziano, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori in Galizia. | In gioventù Ricardo lavora in un'agenzia marittima nella sua nativa Vigo. Durante questo periodo, inizia la sua carriera giornalistica lavorando con il quotidiano bisettimanale ''[[La Verdad]]'', come rappresentante del repubblicanesimo e sostenitore delle pretese del proletariato galiziano, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori in Galizia. | ||
La natura sagace e controtendenza dei suoi scritti lo mette in conflitto con il marchese José Elduayen, un politico canovista e rappresentante locale del potere conservatore centrale sotto il Primo Ministro Práxedes Mateo Sagasta. Mella porta luce una presunta appropriazione indebita della Banca di Spagna, di cui il marchese era stato direttore. Nell'aprile del [[1881]] Mella viene condannato dal tribunale provinciale a 4 anni e 3 mesi di esilio e ad una multa di 625 pesetas. La sentenza è successivamente commutata a 3 anni e 7 mesi e la multa è ridotta a 200 pesetas. | La natura sagace e controtendenza dei suoi scritti lo mette in conflitto con il marchese José Elduayen, un politico canovista e rappresentante locale del potere conservatore centrale sotto il Primo Ministro Práxedes Mateo Sagasta. Mella porta luce una presunta appropriazione indebita della Banca di Spagna, di cui il marchese era stato direttore. Nell'aprile del [[1881]] Mella viene condannato dal tribunale provinciale a 4 anni e 3 mesi di esilio e ad una multa di 625 pesetas. La sentenza è successivamente commutata a 3 anni e 7 mesi e la multa è ridotta a 200 pesetas. | ||
Nel [[1881]] Mella fonda ''La Propaganda'' a Vigo, una rivista federalista incentrata sui problemi del lavoro pubblicata fino al [[1885]]. | Nel [[1881]] Mella fonda ''[[La Propaganda]]'' a Vigo, una rivista federalista incentrata sui problemi del lavoro pubblicata fino al [[1885]]. | ||
=== L'esilio === | === L'esilio === | ||
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=== Il ritorno in Galizia === | === Il ritorno in Galizia === | ||
Nel [[1895]] Mella torna a Vigo. Rimane lì per un breve periodo per poi trasferirsi nel [[1897]] a Pontevedra per lavorare alla costruzione di una ferrovia. Qui è in stretto contatto con i redattori de ''La Unión Republicana'' e scrive per ''El Progresso'' a Madrid e ''El Corsario'' a La Coruña. Denuncia l'esecuzione di anarchici nel Montjuic e inizia il suo compito di diffondere l'anarchismo tra i contadini galiziani. Allo stesso tempo collabora con i periodici ''[[La Revista Blanca]]'', ''[[La Anarquía]]'' e ''[[La Idea Libre]]'' a Madrid, ''[[El Despertar]]'' a New York, le riviste ''[[Ciencia Social]]'' a Barcellona e Buenos Aires, ''[[La Questione Sociale]]'' a Buenos Aires e ''[[L'Humanite Nouvelle]]'' a Parigi. Nel [[1896]] pubblica il libro «Lombroso y los anarquistas» (Barcellona, [[1896]]), in cui critica alcune delle teorie di Lombroso. Più o meno nello stesso periodo pubblica «Los sucesos de Jerez» (Barcellona, [[1893]]), «La barbarie gubernamental en España» (Brooklyn, [[1897]]), «La ley del número» (Vigo, [[1899]]), «La cooperación libre y los sistemas de comunidad», «Del amor, modo de acción y finalidad social» (Barcelona, [[1900]]), «Táctica socialista» (Madrid, [[1900]]) e «La coacción moral» ([[1901]]). | Nel [[1895]] Mella torna a Vigo. Rimane lì per un breve periodo per poi trasferirsi nel [[1897]] a Pontevedra per lavorare alla costruzione di una ferrovia. Qui è in stretto contatto con i redattori de ''La Unión Republicana'' e scrive per ''El Progresso'' a Madrid e ''El Corsario'' a La Coruña. Denuncia l'esecuzione di anarchici nel Montjuic e inizia il suo compito di diffondere l'anarchismo tra i contadini galiziani. Allo stesso tempo collabora con i periodici ''[[La Revista Blanca]]'', ''[[La Anarquía]]'' e ''[[La Idea Libre]]'' a Madrid, ''[[El Despertar]]'' a New York, le riviste ''[[Ciencia Social]]'' a Barcellona e Buenos Aires, ''[[La Questione Sociale (mensile di Buenos Aires)|La Questione Sociale]]'' a Buenos Aires e ''[[L'Humanite Nouvelle]]'' a Parigi. Nel [[1896]] pubblica il libro «Lombroso y los anarquistas» (Barcellona, [[1896]]), in cui critica alcune delle teorie di Lombroso. Più o meno nello stesso periodo pubblica «Los sucesos de Jerez» (Barcellona, [[1893]]), «La barbarie gubernamental en España» (Brooklyn, [[1897]]), «La ley del número» (Vigo, [[1899]]), «La cooperación libre y los sistemas de comunidad», «Del amor, modo de acción y finalidad social» (Barcelona, [[1900]]), «Táctica socialista» (Madrid, [[1900]]) e «La coacción moral» ([[1901]]). | ||
== Il pensiero <ref>Fonte principale: Massimo La Torre, ''Nostra legge è la libertà - Anarchismo dei moderni'', DeriveApprodi, Roma, 2017, pp. 140-142</ref>== | == Il pensiero <ref>Fonte principale: Massimo La Torre, ''Nostra legge è la libertà - Anarchismo dei moderni'', DeriveApprodi, Roma, 2017, pp. 140-142</ref>== | ||
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Secondo Mella la società non è una grandezza indipendente dalla singole azioni umane; è a queste che bisogna fare riferimento per intendere gli eventi sociali. La società è così vista non come un organismo armonico, ma come il risultato multiforme delle diverse azioni umane. Ciò però non implica in Mella una visione individualistica e contrattualistica della società. Questa, se pure è dipendente dalle azioni umane, non è la mera somma di queste, ne è piuttosto una risultante non riducibile all'addizione delle singole forze in gioco: | Secondo Mella la società non è una grandezza indipendente dalla singole azioni umane; è a queste che bisogna fare riferimento per intendere gli eventi sociali. La società è così vista non come un organismo armonico, ma come il risultato multiforme delle diverse azioni umane. Ciò però non implica in Mella una visione individualistica e contrattualistica della società. Questa, se pure è dipendente dalle azioni umane, non è la mera somma di queste, ne è piuttosto una risultante non riducibile all'addizione delle singole forze in gioco: | ||
:«La società quindi - scrive Mella - sarà una risultante ideale come espressione variabile delle azioni e reazioni dei suoi componenti; giammai la somma assoluta degli stessi e ancora meno la somma del tutto identica alla loro aggregazione positiva. Che si deduce da ciò? Che la società non può essere considerata un aggregato, e ancora meno un tutto organico permanente, permanentemente uguale a | :«La società quindi - scrive Mella - sarà una risultante ideale come espressione variabile delle azioni e reazioni dei suoi componenti; giammai la somma assoluta degli stessi e ancora meno la somma del tutto identica alla loro aggregazione positiva. Che si deduce da ciò? Che la società non può essere considerata un aggregato, e ancora meno un tutto organico permanente, permanentemente uguale a sé stesso nel senso proprio degli esseri viventi, completamente organizzato, individualizzato, armonicamente uno, identico a sé stesso in quanto relazione fatale dei suoi elementi». <ref name="moral"></ref> | ||
Così Mella rifiuta l'evoluzionismo spenceriano (e di riflesso anche quello [[kropotkiano]]), non lesinando appunti critici alla stessa filosofia positivistica. L'evoluzione sociale, come movimento necessitato («che è»), non è in grado - a suo avviso - di condurci a «ciò che dovrebbe essere»; essa è anzi, dominata com'è da costumi e abitudini già date, fortemente conservatrice e nemica d'ogni innovazione morale e politica. | Così Mella rifiuta l'evoluzionismo spenceriano (e di riflesso anche quello [[kropotkiano]]), non lesinando appunti critici alla stessa filosofia positivistica. L'evoluzione sociale, come movimento necessitato («che è»), non è in grado - a suo avviso - di condurci a «ciò che dovrebbe essere»; essa è anzi, dominata com'è da costumi e abitudini già date, fortemente conservatrice e nemica d'ogni innovazione morale e politica. | ||