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=== Militanza anarchica a Empoli === | === Militanza anarchica a Empoli === | ||
La militanza anarchica per Ristori inizia a Empoli intorno al [[1890]]. Conosce [[Antonio Scardigli]] ed [[Enrico Petri]] e con quest'ultimo viene arrestato per la prima volta durante una manifestazione svoltasi a San Miniato il [[21 marzo]] [[1892]]. Dopo la morte del padre, comincia a definirsi anarchico e a partecipare a numerosissime manifestazioni. Arrestato più volte, per le forze dell'ordine è «un anarchico esaltato, di pessimo carattere, contrario al lavoro, capace di qualsiasi azione criminale. | La militanza anarchica per Ristori inizia a Empoli intorno al [[1890]]. Conosce [[Antonio Scardigli]] ed [[Enrico Petri]] e con quest'ultimo viene arrestato per la prima volta durante una manifestazione svoltasi a San Miniato il [[21 marzo]] [[1892]]. Dopo la morte del padre, comincia a definirsi anarchico e a partecipare a numerosissime manifestazioni. Arrestato più volte, per le forze dell'ordine è «un anarchico esaltato, di pessimo carattere, contrario al lavoro, capace di qualsiasi azione criminale. | ||
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===Esule in Francia=== | ===Esule in Francia=== | ||
Emigrato clandestinamente in [[Francia]] nel [[1898]], permane qualche mese a Marsiglia sotto il nome di Gustavo Fulvi. Arrestato in seguito a Nimes, viene espulso nell'autunno del [[1898]], ma sino al [[1901]] risulterà sulle liste degli scomparsi-ricercati dalle [[autorità]] francesi, bollato dalle stesse come «molto pericoloso» sotto lo pseudonimo di ''Ancilotti''. | Emigrato clandestinamente in [[Francia]] nel [[1898]], permane qualche mese a Marsiglia sotto il nome di Gustavo Fulvi. Arrestato in seguito a Nimes, viene espulso nell'autunno del [[1898]], ma sino al [[1901]] risulterà sulle liste degli scomparsi-ricercati dalle [[autorità]] francesi, bollato dalle stesse come «molto pericoloso» sotto lo pseudonimo di ''Ancilotti''. | ||
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Nel frattempo l'anarchico toscano era diventato un apprezzato oratore incendiario e abile giornalista. Si era infatti segnalato sin dal [[1901]] come corrispondente dei giornali anarchici ''L'agitazione'', ''[[Il Risveglio Anarchico|Il Risveglio]]'', ''[[Le Libertaire]]'' e ''L'Avvenire'' (Buenos Aires). | Nel frattempo l'anarchico toscano era diventato un apprezzato oratore incendiario e abile giornalista. Si era infatti segnalato sin dal [[1901]] come corrispondente dei giornali anarchici ''L'agitazione'', ''[[Il Risveglio Anarchico|Il Risveglio]]'', ''[[Le Libertaire]]'' e ''L'Avvenire'' (Buenos Aires). | ||
===Tra Argentina e Uruguay=== | ===Tra Argentina e Uruguay=== | ||
[[File:Ristori2.jpg|miniatura|500px|Oreste Ristori in una foto segnaletica.]] | |||
Tornato ad Empoli all'inizio del [[1901]], matura in lui l'idea di emigrare clandestinamente in [[Argentina]], dove era presente una folta comunità anarchica italiana con i quali era in contatto. Dopo vari tentativi andati a vuoto, giunge in Sudamerica nell'agosto del [[1902]] e si mette subito in evidenza con la partecipazione a comizi e convegni a carattere rivoluzionario. | Tornato ad Empoli all'inizio del [[1901]], matura in lui l'idea di emigrare clandestinamente in [[Argentina]], dove era presente una folta comunità anarchica italiana con i quali era in contatto. Dopo vari tentativi andati a vuoto, giunge in Sudamerica nell'agosto del [[1902]] e si mette subito in evidenza con la partecipazione a comizi e convegni a carattere rivoluzionario. | ||
A seguito del primo [[sciopero generale]] della provincia di Buenos Aires, viene ricercato dalla [[polizia]] locale e per questo costretto a cercar rifugio in [[Uruguay]], nella cui capitale conosce [[Fortunato Serantoni]], proprietario di una delle maggiori librerie libertarie di Buenos Aires. Con l'aiuto di quest'ultimo fa rientro a Buenos Aires, dove pubblica un altro numero di ''L'Avvenire'' prima di venire nuovamente arrestato e rimpatriato assieme a [[Fortunato Serantoni|Serantoni]]. La voglia di libertà è talmente tanta che i due, in maniera assai rocambolescamente, riescono a scendere dalla nave durante uno scalo a Montevideo. In seguito, nel maggio [[1903]], Ristori fa nuovamente rientro a Buenos Aires. | A seguito del primo [[sciopero generale]] della provincia di Buenos Aires, viene ricercato dalla [[polizia]] locale e per questo costretto a cercar rifugio in [[Uruguay]], nella cui capitale conosce [[Fortunato Serantoni]], proprietario di una delle maggiori librerie libertarie di Buenos Aires. Con l'aiuto di quest'ultimo fa rientro a Buenos Aires, dove pubblica un altro numero di ''L'Avvenire'' prima di venire nuovamente arrestato e rimpatriato assieme a [[Fortunato Serantoni|Serantoni]]. La voglia di libertà è talmente tanta che i due, in maniera assai rocambolescamente, riescono a scendere dalla nave durante uno scalo a Montevideo. In seguito, nel maggio [[1903]], Ristori fa nuovamente rientro a Buenos Aires. | ||
Arrestato ancora una volta durante il congresso della [[FORA|FOA]], viene deportato sotto vigilanza, ma ancora una volta riesce a scappare gettandosi in mare. Rifugiatosi a Montevideo, pubblica il suo primo opuscolo - ''Deismo y Materialismo'' - in cui attacca le religioni e la [[Chiesa Cattolica]]. Inoltre, nella stessa capitale, frequenta il Centro Internazionale dove conosce quella che sarà la donna della sua vita: Mercedes Gomes. | Arrestato ancora una volta durante il congresso della [[FORA|FOA]], viene deportato sotto vigilanza, ma ancora una volta riesce a scappare gettandosi in mare. Rifugiatosi a Montevideo, pubblica il suo primo opuscolo - ''Deismo y Materialismo'' - in cui attacca le religioni e la [[Chiesa Cattolica]]. Inoltre, nella stessa capitale, frequenta il Centro Internazionale dove conosce quella che sarà la donna della sua vita: Mercedes Gomes. | ||
===In Brasile=== | ===In Brasile=== | ||
Essendogli impossibilitato il rientro a Buenos Aires, nel febbraio [[1904]] si trasferisce in [[Brasile]], a San Paolo, accogliendo l'invito dell'anarchico senese [[Tobia Boni]]. Nella città brasiliana pubblica l'opuscolo ''Le Corbellerie del Collettivismo'', partecipa alle attività del gruppo «La Propaganda» e fonda con [[Alessandro Cerchiai]] e [[Gigi Damiani]] quello che diventerà uno dei più importanti giornali anarchici dell'America Latina: ''La Battaglia''. | Essendogli impossibilitato il rientro a Buenos Aires, nel febbraio [[1904]] si trasferisce in [[Brasile]], a San Paolo, accogliendo l'invito dell'anarchico senese [[Tobia Boni]]. Nella città brasiliana pubblica l'opuscolo ''Le Corbellerie del Collettivismo'', partecipa alle attività del gruppo «La Propaganda» e fonda con [[Alessandro Cerchiai]] e [[Gigi Damiani]] quello che diventerà uno dei più importanti giornali anarchici dell'America Latina: ''[[La Battaglia]]''. | ||
Tra il [[1904]] e il [[1905]], divenuto ormai uno dei più importanti propagandisti dell'[[anarchismo]] in lingua italiana, entra nel mirino delle [[autorità]] del paese che non desidererebbero altro che trovare una minima scusa per espellerlo dal paese. Ma Ristori non è tipo impressionabile, perciò prosegue nel suo lavoro in favore dell'anarchia, mantenendo stabili contatti con i compagni del gruppo “Avanti” e con i sindacalisti del COB (Centrale operaia brasiliana). Nel [[1909]] è protagonista di una clamorosa denuncia nei confronti di alcuni sacerdoti che accusa di abusi vari contro minori degli orfanotrofi. Questo però gli costerà l'accusa di calunnia e una condanna ad un anno di [[carcere]]. | Tra il [[1904]] e il [[1905]], divenuto ormai uno dei più importanti propagandisti dell'[[anarchismo]] in lingua italiana, entra nel mirino delle [[autorità]] del paese che non desidererebbero altro che trovare una minima scusa per espellerlo dal paese. Ma Ristori non è tipo impressionabile, perciò prosegue nel suo lavoro in favore dell'anarchia, mantenendo stabili contatti con i compagni del gruppo “Avanti” e con i sindacalisti del COB (Centrale operaia brasiliana). Nel [[1909]] è protagonista di una clamorosa denuncia nei confronti di alcuni sacerdoti che accusa di abusi vari contro minori degli orfanotrofi. Questo però gli costerà l'accusa di calunnia e una condanna ad un anno di [[carcere]]. | ||
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Lasciando la sua compagna Mercedes in [[Brasile]], Ristori fa ritorno in [[Italia]] nel giugno [[1936]] con l'idea fissa di ricongiungersi al più presto con l'amata compagna. Per questo, dopo aver raggiunto la [[Spagna]] da Livorno per aggregarsi con le forze antifasciste impegnate nella [[rivoluzione spagnola|rivoluzione antifranchista]], anche da Barcellona proverà inutilmente a far giungere la moglie dal Sud America. Stesso esito avrà il tentativo di riunirsi a lei in [[Francia]] avvalendosi dell'aiuto di Luigi Campolonghi, presidente della LIDU («Lega italiana dei diritti dell'uomo»). | Lasciando la sua compagna Mercedes in [[Brasile]], Ristori fa ritorno in [[Italia]] nel giugno [[1936]] con l'idea fissa di ricongiungersi al più presto con l'amata compagna. Per questo, dopo aver raggiunto la [[Spagna]] da Livorno per aggregarsi con le forze antifasciste impegnate nella [[rivoluzione spagnola|rivoluzione antifranchista]], anche da Barcellona proverà inutilmente a far giungere la moglie dal Sud America. Stesso esito avrà il tentativo di riunirsi a lei in [[Francia]] avvalendosi dell'aiuto di Luigi Campolonghi, presidente della LIDU («Lega italiana dei diritti dell'uomo»). | ||
Allo scoppio della | Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si trova in [[Francia]] confinato nel campo di Roland Garros, dal quale sarà poi estradato in [[Italia]] nel [[1940]]. Le [[autorità]] fasciste gli impongono la residenza sorvegliata a Empoli, ma quando il regime cade egli è tra i primi scende in piazza e a festeggiare con pubbliche manifestazioni non autorizzate che gli costano la detenzione alle Murate a Firenze. Durante il trasferimento in cella ingiuria ironicamente con l'appellativo di «gelataio» il comandante di Polizia. Un insulto che gli costerà una nuova denuncia. | ||
Il [[2 dicembre]], mentre si trova proprio alle Murate ([[carcere]] fiorentino), una milizia [[fascista]] lo preleva insieme all'anarchico [[Gino Manetti]] e a tre comunisti (Armando Gualtieri, Luigi Pugi e Orlando Storai) come rappresaglia dell'omicidio del colonnello Gobbi da parte dei partigiani. | Il [[2 dicembre]], mentre si trova proprio alle Murate ([[carcere]] fiorentino), una milizia [[fascista]] lo preleva insieme all'anarchico [[Gino Manetti]] e a tre comunisti (Armando Gualtieri, Luigi Pugi e Orlando Storai) come rappresaglia dell'omicidio del colonnello Gobbi da parte dei partigiani. |