Antonio Pietropaolo: differenze tra le versioni
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Alla fine del [[1943]] si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a [[Sinogrante Castiglioni]], [[Prospero Saracchi]], [[Bruno Passoni]] e [[Luigi Discacciati]] − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica [[Errico Malatesta]] (facente parte delle [[Brigate Bruzzi Malatesta]]) <ref>Mauro De Agostini, Franco Schirone, ''Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945)'', Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.</ref> | Alla fine del [[1943]] si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a [[Sinogrante Castiglioni]], [[Prospero Saracchi]], [[Bruno Passoni]] e [[Luigi Discacciati]] − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica [[Errico Malatesta]] (facente parte delle [[Brigate Bruzzi Malatesta]]). <ref>Mauro De Agostini, Franco Schirone, ''Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945)'', Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.</ref> | ||
La [[Brigata Malatesta]] estende rapidamente il proprio raggio d'azione da Santa Cristina e Bissone a Corteolona, Inverno e Monteleone e Bissone; più tardi nuclei armati si costituiranno anche a Mede e Lomello. Alla Brigata − che pubblica un suo giornale clandestino, intitolato prima ''Unione'' e poi ribattezzato ''Rivoluzione'' − si unisce anche un gruppo di soldati slovacchi che disertano dai reparti del governo collaborazionista di Jozef Tiso. | La [[Brigata Malatesta]] estende rapidamente il proprio raggio d'azione da Santa Cristina e Bissone a Corteolona, Inverno e Monteleone e Bissone; più tardi nuclei armati si costituiranno anche a Mede e Lomello. Alla Brigata − che pubblica un suo giornale clandestino, intitolato prima ''Unione'' e poi ribattezzato ''Rivoluzione'' − si unisce anche un gruppo di soldati slovacchi che disertano dai reparti del governo collaborazionista di Jozef Tiso. | ||
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Dopo la liberazione insieme ad altri compagni ([[Mario Perelli]] e [[Germinal Concordia Michele]]) si distacca dalla [[F.A.I.]] e dà vita alla [[Federazione Libertaria Italiana]] ([[FLI]],) il cui organo di stampa, ''l'Internazionale'', lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel [[1947]] a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la [[FLI]] va in crisi: alcuni ([[Mario Perelli]], [[Carlo Andreoni]]) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel [[1956]], a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico. | Dopo la liberazione insieme ad altri compagni ([[Mario Perelli]] e [[Germinal Concordia Michele]]) si distacca dalla [[Federazione Anarchica Italiana|F.A.I.]] e dà vita alla [[Federazione Libertaria Italiana]] ([[FLI]],) il cui organo di stampa, ''l'Internazionale'', lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel [[1947]] a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la [[FLI]] va in crisi: alcuni ([[Mario Perelli]], [[Carlo Andreoni]]) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel [[1956]], a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico. | ||
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Antonio Pietropaolo, noto anche con lo pseudonimo di "Luciano" (Briatico, 24 febbraio 1899 – Milano, 1º gennaio 1965), è stato un anarchico e partigiano italiano.
Biografia
Di origine calabrese, ma presto trasferitosi a Milano, si avvicina giovanissimo al movimento anarchico.
È tra i 19 arrestati dopo l'attentato al Kursaal Diana del 23 marzo 1921. Condannato a una lunga pena detentiva, esce dal carcere nel 1932 grazie a un'amnistia. Dopo due anni di libertà vigilata a Vibo Valentia fa ritorno a Milano.
Alla fine del 1943 si ritrova, sfollato, a Santa Cristina, nel Pavese, dove lavora come direttore commerciale alle Officine Guidetti, una fabbrica di motori e gruppi elettrogeni. Deciso a combattere contro i nazifascisti, con il nome di battaglia di Luciano, raccoglie attorno a sé un gruppo di militanti delle Officine Guidetti e crea un Comitato di agitazione antifascista − assieme a Sinogrante Castiglioni, Prospero Saracchi, Bruno Passoni e Luigi Discacciati − che costituirà l'ossatura della II Brigata partigiana anarchica Errico Malatesta (facente parte delle Brigate Bruzzi Malatesta). [1]
La Brigata Malatesta estende rapidamente il proprio raggio d'azione da Santa Cristina e Bissone a Corteolona, Inverno e Monteleone e Bissone; più tardi nuclei armati si costituiranno anche a Mede e Lomello. Alla Brigata − che pubblica un suo giornale clandestino, intitolato prima Unione e poi ribattezzato Rivoluzione − si unisce anche un gruppo di soldati slovacchi che disertano dai reparti del governo collaborazionista di Jozef Tiso.
I partigiani garibaldini, legati al Partito comunista, premono per inglobare nelle loro fila la Brigata Malatesta; gli anarchici decidono invece di aderire alla Brigata Matteotti di matrice socialista, ingresso formalizzato in un convegno clandestino nell'estate del '44. L'intesa viene poi sancita dal patto tra Sandro Pertini e il dirigente anarchico Mario Orazio Perelli.
Il 2 marzo 1945 Pietropaolo viene arrestato dalle SS naziste e tradotto nel carcere di San Vittore, a Milano, dove viene torturato. Uscirà solo alla Liberazione.
Dopo la liberazione insieme ad altri compagni (Mario Perelli e Germinal Concordia Michele) si distacca dalla F.A.I. e dà vita alla Federazione Libertaria Italiana (FLI,) il cui organo di stampa, l'Internazionale, lo vede assiduo collaboratore: si batte con vigore nel referendum per la repubblica. Nel 1947 a seguito dell'estromissione delle sinistre dal governo e della scissione socialdemocratica di Saragat, la FLI va in crisi: alcuni (Mario Perelli, Carlo Andreoni) entrano nel PSLI, Pietropaolo si ritira dall'attività politica militante. Pur restando fondamentalmente anarchico, si pone vicino all'area socialista ed è sensibile al problema dell'unità di tutte le sinistre. Nel 1956, a seguito della rivolta ungherese, temendo la restaurazione di un regime clericofascista, pur dopo qualche esitazione, approva l'intervento sovietico.
Note
- ↑ Mauro De Agostini, Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945), Zero in condotta, Milano, 2015, p. 89-97.
Bibliografia
- Giuseppe Mariani, Memorie di un ex terrorista, Torino, 1953;
- L'attentato al Diana. Processo agli anarchici alle Assise di Milano (9 maggio – 1° giugno 1922), a cura di Giuseppe Galzerano, Napoleone Editore, Milano, 1973
- La Resistenza sconosciuta e la lotta contro il fascismo. I giornali anarchici clandestini (1943-1945), Zero in condotta, Milano, 1995
- Vincenzo Mantovani, Anarchici alla sbarra. La strage del Diana tra primo dopoguerra e fascismo, Net-Il Saggiatore, Milano 2007
- Antonio Orlando, Anarchici e anarchia in Calabria, Edizioni Erranti, Cosenza 2018