Banda Bonnot: differenze tra le versioni

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[[Jules Bonnot]], di ritorno dalla [[Gran Bretagna]] e oramai senza alcuna prospettiva lavorativa, fu introdotto negli ambienti anarchici di Parigi da [[Eugene Dieudonné]], il quale in particolare gli presentò gli [[Illegalismo|illegalisti]] ed [[Anarco-individualismo|individualisti]] del [[stampa anarchica|giornale]] «[[l'Anarchie]]», gli stessi che, quando alla direzione dello stesso giunsero [[Rirette Maitrejean]] e il belga d'origine russa [[Victor Serge|Victor Kibalcic]], ovvero [[Victor Serge]] <ref>[[Victor Serge]] nasce in [[Belgio]] dopo che la sua famiglia era stata costretta a fuggire dalla [[Russia]] in seguito all'assassinio dello zar Alessandro II. Dopo la militanza nella Jeune Garde Socialiste, aveva abbracciato l'anarchismo. La sua opera più famosa è l'autobiografia intitolata ''Memorie di un rivoluzionario''.</ref>, presero a frequentare la libreria ''[[L'Idée Libre]]'' a causa delle divergenze ideologiche.  
[[Jules Bonnot]], di ritorno dalla [[Gran Bretagna]] e oramai senza alcuna prospettiva lavorativa, fu introdotto negli ambienti anarchici di Parigi da [[Eugene Dieudonné]], il quale in particolare gli presentò gli [[Illegalismo|illegalisti]] ed [[Anarco-individualismo|individualisti]] del [[stampa anarchica|giornale]] «[[l'Anarchie]]», gli stessi che, quando alla direzione dello stesso giunsero [[Rirette Maitrejean]] e il belga d'origine russa [[Victor Serge|Victor Kibalcic]], ovvero [[Victor Serge]] <ref>[[Victor Serge]] nasce in [[Belgio]] dopo che la sua famiglia era stata costretta a fuggire dalla [[Russia]] in seguito all'assassinio dello zar Alessandro II. Dopo la militanza nella Jeune Garde Socialiste, aveva abbracciato l'anarchismo. La sua opera più famosa è l'autobiografia intitolata ''Memorie di un rivoluzionario''.</ref>, presero a frequentare la libreria ''[[L'Idée Libre]]'' a causa delle divergenze ideologiche.  


Bonnot spiegò loro la sua idea di radicale lotta contro i [[Capitalismo|capitalisti e i borghesi]], da attuare per mezzo di atti illegali finalizzati a colpire il bene che a loro stava più a cuore: il denaro. Alcuni di questi, già  in bilico tra criminalità  comune e attivismo anarchico, sembrarono maggiormente più disposti di altri a seguirlo; tra questi [[Raymond_Callemin|Raymond la Science]] ([[Raymond Callemin]]) ed [[Edouard Carouy]] <ref>«[''Edouard e Raymond erano''..] assoggettati a discipline alimentari (vegetarianesimo assoluto, né vino né caffè, né tè né menta...), ed esponevano di continuo i misfatti del sentimento, invocando soltanto la “ragione scientifica” e “l'egoismo cosciente”» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 42)</ref>, [[Octave Garnier]] <ref>«..bel ragazzo, abbronzato, silenzioso dagli occhi neri straordinariamente duri e ardenti [...] respingeva la discussione con gli intellettuali. “Frasi, frasi”, diceva...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 43)</ref>, [[André Soudy]] <ref>«Incarnava in modo perfetto l'infanzia oppressa dei vicoli; cresciuto sul lastrico, tubercolotico a tredici anni sifilitico a diciotto...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 45)</ref>, [[René Valet]] <ref>«Aveva una bella testa quadra dai capelli rossi, un mento energico, occhi verdi, mani vigorose, andature da atleta [...] si gettò in un avventura per spirito di solidarietà, per aiutare i compagni perduti...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 29) </ref> ed [[Etienne Monier]], detto anche ''Simentoff'', che si autodescrisse con queste parole:  
Bonnot spiegò loro la sua idea di radicale lotta contro i [[Capitalismo|capitalisti e i borghesi]], da attuare per mezzo di atti illegali finalizzati a colpire il bene che a loro stava più a cuore: il denaro. Alcuni di questi, già  in bilico tra criminalità  comune e attivismo anarchico, sembrarono maggiormente più disposti di altri a seguirlo; tra questi [[Raymond_Callemin|Raymond la Science]] ([[Raymond Callemin]]) ed [[Edouard Carouy]] <ref>«[''Edouard e Raymond erano''..] assoggettati a discipline alimentari (vegetarianesimo assoluto, né vino né caffè, né tè né menta...), ed esponevano di continuo i misfatti del sentimento, invocando soltanto la “ragione scientifica” e “l'egoismo cosciente”» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 42)</ref>, [[Octave Garnier]] <ref>«..bel ragazzo, abbronzato, silenzioso dagli occhi neri straordinariamente duri e ardenti [...] respingeva la discussione con gli intellettuali. “Frasi, frasi”, diceva...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 43)</ref>, [[André Soudy]] <ref>«Incarnava in modo perfetto l'infanzia oppressa dei vicoli; cresciuto sul lastrico, tubercolotico a tredici anni sifilitico a diciotto...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 45)</ref>, [[René Valet]] <ref>«Aveva una bella testa quadra dai capelli rossi, un mento energico, occhi verdi, mani vigorose, andature da atleta [...] si gettò in un avventura per spirito di solidarietà, per aiutare i compagni perduti...» ([[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 29) </ref> ed [[Etienne Monier]], detto anche ''Simentoff'', che si autodescrisse con queste parole:  
: «...il mio ardente desiderio [è] che un giorno, non lontano, regni nelle istituzioni sociali un massimo di benessere e d'indipendenza, al fine che l'individuo...possa meglio consacrare a quello che fa la bellezza della vita, all'istruzione soprattutto alla scienza». <ref>[http://www.ephemanar.net/aout20.html#monier Ephemerides anarchistes]</ref>
: «...il mio ardente desiderio [è] che un giorno, non lontano, regni nelle istituzioni sociali un massimo di benessere e d'indipendenza, al fine che l'individuo...possa meglio consacrare a quello che fa la bellezza della vita, all'istruzione soprattutto alla scienza». <ref>[http://www.ephemanar.net/aout20.html#monier Ephemerides anarchistes]</ref>


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Nei giorni seguenti chiese e ricevette ospitalità  dal meccanico-anarchico [[Joseph Dubois]], l'unico che in quel momento poteva farlo. Scovato anche questo rifugio, domenica [[28 aprile]] partì l'assalto in forze da parte della [[polizia]], della Guardia repubblicana e di alcuni volontari (il tutto sotto gli occhi di alcuni cameramen della polizia): Dubois rimase ucciso immediatamente; [[Jules Bonnot|Jules]] morì dopo aver provato inutilmente a resistere. Prima di morire, mentre bombe e proiettili distruggevano inesorabilmente la casa del meccanico, decise di scrivere una sorta di testamento in cui scagionava la signora Thollon (la donna di cui si era innamorato e che era stata arrestata pur non facendo parte della banda), [[Antoine Gauzy]] ed [[Eugène Dieudonné]], riportando inoltre le motivazioni che lo avevano portato ad una scelta tanto radicale di vita:
Nei giorni seguenti chiese e ricevette ospitalità  dal meccanico-anarchico [[Joseph Dubois]], l'unico che in quel momento poteva farlo. Scovato anche questo rifugio, domenica [[28 aprile]] partì l'assalto in forze da parte della [[polizia]], della Guardia repubblicana e di alcuni volontari (il tutto sotto gli occhi di alcuni cameramen della polizia): Dubois rimase ucciso immediatamente; [[Jules Bonnot|Jules]] morì dopo aver provato inutilmente a resistere. Prima di morire, mentre bombe e proiettili distruggevano inesorabilmente la casa del meccanico, decise di scrivere una sorta di testamento in cui scagionava la signora Thollon (la donna di cui si era innamorato e che era stata arrestata pur non facendo parte della banda), [[Antoine Gauzy]] ed [[Eugène Dieudonné]], riportando inoltre le motivazioni che lo avevano portato ad una scelta tanto radicale di vita:
: «Era la felicità  che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L'avevo trovata, è scoperto che cosa fosse. La felicità  che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti. Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, in ogni caso nessun rimorso...» <ref>[[Pino Cacucci]], ''In ogni caso nessun rimorso'', Feltrinelli, 1994, pag 16</ref>
: «Era la felicità  che avevo inseguito per tutta la vita, senza esser capace neppure di sognarla. L'avevo trovata, è scoperto che cosa fosse. La felicità  che mi era sempre stata negata, avevo il diritto di viverla quella felicità. Non me lo avete concesso. E allora, è stato peggio per me, peggio per voi, peggio per tutti. Dovrei rimpiangere ciò che ho fatto? Forse. Ma non ho rimorsi. Rimpianti sì, in ogni caso nessun rimorso...» <ref>[[Pino Cacucci]], ''In ogni caso nessun rimorso'', Feltrinelli, 1994, pag. 16</ref>


Per gli altri esponenti della banda ugualmente il destino era segnato: il [[15 maggio]] [[1912]], [[Octave Garnier]] e [[René Valet]] morirono durante il [[Violenza della polizia|violento assalto delle forze dell'ordine]] e dell'[[esercito]] (a suon di bombe e cariche di dinamite) alla casa in cui i due si nascondevano. Tutti gli altri illegalisti furono arrestati, accusati indistintamente d'appartenenza alla [[Banda Bonnot]] (in qualche caso senza prove alcune, come Dieudonné che era effettivamente innocente) furono processati a partire dal [[3 febbraio]] [[1913]].
Per gli altri esponenti della banda ugualmente il destino era segnato: il [[15 maggio]] [[1912]], [[Octave Garnier]] e [[René Valet]] morirono durante il [[Violenza della polizia|violento assalto delle forze dell'ordine]] e dell'[[esercito]] (a suon di bombe e cariche di dinamite) alla casa in cui i due si nascondevano. Tutti gli altri illegalisti furono arrestati, accusati indistintamente d'appartenenza alla [[Banda Bonnot]] (in qualche caso senza prove alcune, come Dieudonné che era effettivamente innocente) furono processati a partire dal [[3 febbraio]] [[1913]].
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Tra i trecento i testimoni chiamati a deporre, [[Séverine]], [[Pierre Martin]] e [[Sébastien Faure]] lo fecero in favore degli imputati, mentre l'uomo del portavalori, '''Ernest Caby''', continuò incredibilmente ad indicare Dieudonné come colui l'aveva sparato. Durante tutto il processo molti degli illegalisti diedero prova di tracotanza irridendo la giuria e i due procuratori che li accusavano:
Tra i trecento i testimoni chiamati a deporre, [[Séverine]], [[Pierre Martin]] e [[Sébastien Faure]] lo fecero in favore degli imputati, mentre l'uomo del portavalori, '''Ernest Caby''', continuò incredibilmente ad indicare Dieudonné come colui l'aveva sparato. Durante tutto il processo molti degli illegalisti diedero prova di tracotanza irridendo la giuria e i due procuratori che li accusavano:


: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto, e avevano, in via puramente astratta, il gioco facile; in realtà, gli indizi inconfutabili li uccidevano, salvo Dieudonné che era realmente innocente, non di tutto, ma di quello di cui lo si accusava, per una somiglianza dei suoi occhi neri con altri occhi più neri che erano nella tomba. Lui solo gridava la sua innocenza,, senza stancarsi con frenesia, formando un contrasto impressionante con i colpevoli insolenti e beffardi che dicevano calmi con tutto il loro contegno “Vi sfidiamo a darne le prove!”. Siccome tutti sapevano la verità, la prova diventava superflua, lo sentivano e continuavano a fare il loro mestiere di desperados. Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond “negava il diritto di giudicare“, ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose; Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà  di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà  è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 50</ref>  
: «I principali imputati erano Raymond Callemin, André Soudy, il giardiniere Monier, il falegname Eugéne Dieudonné, negavano tutto, e avevano, in via puramente astratta, il gioco facile; in realtà, gli indizi inconfutabili li uccidevano, salvo Dieudonné che era realmente innocente, non di tutto, ma di quello di cui lo si accusava, per una somiglianza dei suoi occhi neri con altri occhi più neri che erano nella tomba. Lui solo gridava la sua innocenza,, senza stancarsi con frenesia, formando un contrasto impressionante con i colpevoli insolenti e beffardi che dicevano calmi con tutto il loro contegno “Vi sfidiamo a darne le prove!”. Siccome tutti sapevano la verità, la prova diventava superflua, lo sentivano e continuavano a fare il loro mestiere di desperados. Sorridenti, aggressivi, prendendo degli appunti, Raymond “negava il diritto di giudicare“, ma si inchinava dinanzi alla forza, rivolgeva al presidente delle frasi spiritose; Soudy, interrogato a lungo sulla proprietà  di una carabina, rispondeva tranquillamente: “Non è mia, ma, come sapete, Proudhon ha detto che la proprietà  è un furto”». <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50</ref>  


[[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]] non solo si difesero strenuamente, respinsero i tentativi di trasformarli in delatori e da accusati si trasformarono in accusatori:
[[Rirette Maitrejean]] e [[Victor Serge]] non solo si difesero strenuamente, respinsero i tentativi di trasformarli in delatori e da accusati si trasformarono in accusatori:
: «L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità  né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là  che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina –libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società  fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno...» ([[Victor Serge]] in ''[[Memorie di un rivoluzionario]]'' <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 50 e 51</ref> )
: «L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità  né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là  che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina –libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società  fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno...» ([[Victor Serge]] in ''[[Memorie di un rivoluzionario]]'' <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 50 e 51</ref> )


Il [[27 febbraio]] la giuria emise le seguenti sentenze:
Il [[27 febbraio]] la giuria emise le seguenti sentenze:
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Suicidatosi [[Edouard Carouy|Carouy]] e convertita la pena dell'innocente Dieudonné ai lavori forzati a vita, il [[21 aprile]] [[1913]] furono eseguite le condanne a morte di [[Raymond Callemin|Callemin]], [[André Soudy|Soudy]] e [[Etienne Monier|Monier]]:
Suicidatosi [[Edouard Carouy|Carouy]] e convertita la pena dell'innocente Dieudonné ai lavori forzati a vita, il [[21 aprile]] [[1913]] furono eseguite le condanne a morte di [[Raymond Callemin|Callemin]], [[André Soudy|Soudy]] e [[Etienne Monier|Monier]]:


: «Dieudonné, l'innocente riconosciuto innocente, graziato, vale a dire mandato in galera a vita [...]evase parecchie volte..raggiunse il Brasile. Raymond diede prova, nella sua cella di condannato a morte, di tanta fermezza che non gli nascosero la data dell'esecuzione. L'attese leggendo. Davanti alla ghigliottina scorse il gruppo dei reporter e grido loro: "È bello, eh?". Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei croissants [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po'di caffè nero. “Scalognato” disse, “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino"...Il taciturno Monnier, folle di angoscia, si dominò e fu calmo.» <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag 54</ref>
: «Dieudonné, l'innocente riconosciuto innocente, graziato, vale a dire mandato in galera a vita [...]evase parecchie volte..raggiunse il Brasile. Raymond diede prova, nella sua cella di condannato a morte, di tanta fermezza che non gli nascosero la data dell'esecuzione. L'attese leggendo. Davanti alla ghigliottina scorse il gruppo dei reporter e grido loro: "È bello, eh?". Soudy chiede all'ultima ora un caffè e dei croissants [...] evidentemente era troppo presto, non gli trovarono che un po'di caffè nero. “Scalognato” disse, “fino in fondo”. Veniva meno per la paura nervosa, dovettero sostenerlo per le scale, ma si dominava e canticchiò, vedendo il biancore del cielo al di sopra dei castagni, un'aria di romanza di strada: "Salute, o mio ultimo mattino"...Il taciturno Monnier, folle di angoscia, si dominò e fu calmo.» <ref>[[Victor Serge]], ''Memorie di un rivoluzionario'', Edizioni e\o, pag. 54</ref>


==Note==
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