Scritti di Malatesta sulla Settimana Rossa: differenze tra le versioni

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Sostituzione testo - "perchè" con "perché"
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E prima di tutto (dopo l'attacco e la difesa contro le forze governative) bisogna provvedere all'alimentazione della cittadinanza.
E prima di tutto (dopo l'attacco e la difesa contro le forze governative) bisogna provvedere all'alimentazione della cittadinanza.
Bisogna che nessuno manchi di pane che nessun bambino manchi di latte, che gli ospedali siano forniti di tutto l'occorrente.
Bisogna che nessuno manchi di pane che nessun bambino manchi di latte, che gli ospedali siano forniti di tutto l'occorrente.
Perciò le Camere del lavoro, le organizzazioni operaie ed i comitati di volontari prendano le misure necessarie perchè il servizio di approvvigionamento e di distribuzione proceda regolarmente e sufficientemente.
Perciò le Camere del lavoro, le organizzazioni operaie ed i comitati di volontari prendano le misure necessarie perché il servizio di approvvigionamento e di distribuzione proceda regolarmente e sufficientemente.


Noi non intendiamo, ora, abolire la proprietà  individuale. ma pretendiamo che i proprietari, i negozianti, i venditori di tutte le specie non abusino della circostanza per strozzare la popolazione e pretendiamo che si provveda per conto del municipio, per conto della collettività  a coloro che sono sprovveduti di ogni mezzo per comprare il necessario.
Noi non intendiamo, ora, abolire la proprietà  individuale. ma pretendiamo che i proprietari, i negozianti, i venditori di tutte le specie non abusino della circostanza per strozzare la popolazione e pretendiamo che si provveda per conto del municipio, per conto della collettività  a coloro che sono sprovveduti di ogni mezzo per comprare il necessario.
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Ora non è più il caso di preoccuparsi se un barbiere, per esempio, ha servito o no un cliente, o se un trattore ha aperto o no la sua bottega. Ora non è più sciopero, è rivoluzione; e bisogna prov-vedere alle due prime necessità  della rivoluzione: la difesa armata e l'alimentazione del popolo Cia-scuno faccia quello che può, non si sciupi la roba, nè il pane, nè le munizioni.
Ora non è più il caso di preoccuparsi se un barbiere, per esempio, ha servito o no un cliente, o se un trattore ha aperto o no la sua bottega. Ora non è più sciopero, è rivoluzione; e bisogna prov-vedere alle due prime necessità  della rivoluzione: la difesa armata e l'alimentazione del popolo Cia-scuno faccia quello che può, non si sciupi la roba, nè il pane, nè le munizioni.


E si badi di non abusare di bevande alcoliche; perchè è tempo di tenere la testa a posto.
E si badi di non abusare di bevande alcoliche; perché è tempo di tenere la testa a posto.


Si è fatto correr la voce che la Confederazione Generale del Lavoro ha ordinato la cessazione dello sciopero.
Si è fatto correr la voce che la Confederazione Generale del Lavoro ha ordinato la cessazione dello sciopero.
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Le cose andarono così.
Le cose andarono così.


Da parecchio tempo i partiti sovversivi e specialmente gli anarchici ed i sindacalisti si agitavano per ottenere la liberazione di Masetti e l'abolizione delle Compagnie di disciplina. Conferenze e comizi si moltiplicavano; ma gli effetti erano scarsi ed il governo non dava segni di cedere. Si cercava qualche altro modo di manifestazione più clamoroso, che potesse scuotere l'opinione pubblica ed impressionare le autorità. In un comizio in Ancona un militare (che non nomino perchè non so se ora ne avrebbe piacere) lanciò una proposta che fu accolta con entusiasmo. Siccome si avvicinava la prima domenica di giugno, in cui il mondo ufficiale commemora “la concessione” dello Statuto Albertino con riviste militari, ricevimenti reali e prefettizi, noi, diceva il proponente, dovremmo impedire o almeno disturbare la festa; convochiamo per il giorno dello Statuto comizi e cortei in tutte le città  d'Italia ed il governo sarà  costretto a tenere le truppe consegnate in quartiere o occupate in ser-vizio di pubblica sicurezza e le riviste non potranno farsi.
Da parecchio tempo i partiti sovversivi e specialmente gli anarchici ed i sindacalisti si agitavano per ottenere la liberazione di Masetti e l'abolizione delle Compagnie di disciplina. Conferenze e comizi si moltiplicavano; ma gli effetti erano scarsi ed il governo non dava segni di cedere. Si cercava qualche altro modo di manifestazione più clamoroso, che potesse scuotere l'opinione pubblica ed impressionare le autorità. In un comizio in Ancona un militare (che non nomino perché non so se ora ne avrebbe piacere) lanciò una proposta che fu accolta con entusiasmo. Siccome si avvicinava la prima domenica di giugno, in cui il mondo ufficiale commemora “la concessione” dello Statuto Albertino con riviste militari, ricevimenti reali e prefettizi, noi, diceva il proponente, dovremmo impedire o almeno disturbare la festa; convochiamo per il giorno dello Statuto comizi e cortei in tutte le città  d'Italia ed il governo sarà  costretto a tenere le truppe consegnate in quartiere o occupate in ser-vizio di pubblica sicurezza e le riviste non potranno farsi.


L'idea, fatta sua dal periodico Volontà  che stampavamo allora in Ancona, fu sostenuta e pro-pagata con calore, e quando giunse la prima domenica di giugno, attuata in molte città. Le riviste non si fecero: la manifestazione era riuscita, e noi non avremmo per allora spinte le cose più oltre, anche perchè andava maturando in Italia un movimento generale e non avevamo interesse a spendere le nostre forze in tentativi isolati. Ma la stupidaggine e la brutalità  della polizia disposero altrimenti.
L'idea, fatta sua dal periodico Volontà  che stampavamo allora in Ancona, fu sostenuta e pro-pagata con calore, e quando giunse la prima domenica di giugno, attuata in molte città. Le riviste non si fecero: la manifestazione era riuscita, e noi non avremmo per allora spinte le cose più oltre, anche perché andava maturando in Italia un movimento generale e non avevamo interesse a spendere le nostre forze in tentativi isolati. Ma la stupidaggine e la brutalità  della polizia disposero altrimenti.


In Ancona la mattina le truppe erano restate consegnate e non v'era stato nulla di grave. Nel pomeriggio vi fu un comizio nel locale dei repubblicani a Villa Rossa, e dopo che ebbero parlato o-ratori dei vari partiti e spiegato le ragioni della manifestazione, la folla incominciò ad uscire. Ma alla porta c'era la polizia che intimava di sciogliersi e ritirarsi, mentre poi cordoni di carabinieri chiude-vano tutte le strade per le quali si poteva andar via ed impedivano il passaggio. Ne nacque un conflitto; i carabinieri fecero fuoco ed ammazzarono tre giovani.
In Ancona la mattina le truppe erano restate consegnate e non v'era stato nulla di grave. Nel pomeriggio vi fu un comizio nel locale dei repubblicani a Villa Rossa, e dopo che ebbero parlato o-ratori dei vari partiti e spiegato le ragioni della manifestazione, la folla incominciò ad uscire. Ma alla porta c'era la polizia che intimava di sciogliersi e ritirarsi, mentre poi cordoni di carabinieri chiude-vano tutte le strade per le quali si poteva andar via ed impedivano il passaggio. Ne nacque un conflitto; i carabinieri fecero fuoco ed ammazzarono tre giovani.
Immediatamente i tram cessarono di circolare, tutti i negozi si chiusero e lo sciopero generale si trovò attuato senza che ci fosse bisogno di deliberano e proclamarlo. L'indomani ed i giorni sus-seguenti Ancona si trovò in stato d'insurrezione potenziale. Dei negozi d'armi furono saccheggiati, delle partite di grano furono requisite, una specie d'organizzazione per provvedere ai bisogni ali-mentari della popolazione si andava abbozzando. La città  era piena di truppa, navi da guerra si trovavano nel porto, ma l'autorità  pur facendo circolare grosse pattuglie, non osava reprimere, eviden-temente perchè non si sentiva sicura dell'obbedienza dei soldati e dei marinai. Infatti soldati e marinai fraternizzavano col popolo; le donne, le impareggiabili donne anconetane, carezzavano i soldati, distribuivano loro vino e sigarette, li inducevano a mischiarsi colla folla; qua e là  degli ufficiali era-no sputacchiati e schiaffeggiati in presenza delle loro truppe e i soldati lasciavano fare e spesso incoraggiavano con cenni e con parole. Lo sciopero prendeva ogni giorno più il carattere di insurrezione, e già  dei proclami dicevano chiaramente che non si trattava più di sciopero e che bisognava riorga-nizzare sopra nuove basi la vita cittadina.
Immediatamente i tram cessarono di circolare, tutti i negozi si chiusero e lo sciopero generale si trovò attuato senza che ci fosse bisogno di deliberano e proclamarlo. L'indomani ed i giorni sus-seguenti Ancona si trovò in stato d'insurrezione potenziale. Dei negozi d'armi furono saccheggiati, delle partite di grano furono requisite, una specie d'organizzazione per provvedere ai bisogni ali-mentari della popolazione si andava abbozzando. La città  era piena di truppa, navi da guerra si trovavano nel porto, ma l'autorità  pur facendo circolare grosse pattuglie, non osava reprimere, eviden-temente perché non si sentiva sicura dell'obbedienza dei soldati e dei marinai. Infatti soldati e marinai fraternizzavano col popolo; le donne, le impareggiabili donne anconetane, carezzavano i soldati, distribuivano loro vino e sigarette, li inducevano a mischiarsi colla folla; qua e là  degli ufficiali era-no sputacchiati e schiaffeggiati in presenza delle loro truppe e i soldati lasciavano fare e spesso incoraggiavano con cenni e con parole. Lo sciopero prendeva ogni giorno più il carattere di insurrezione, e già  dei proclami dicevano chiaramente che non si trattava più di sciopero e che bisognava riorga-nizzare sopra nuove basi la vita cittadina.


Intanto il movimento si era propagato con rapidità  fulminea nelle Marche e nelle Romagne e già  si estendeva in Toscana ed in Lombardia. Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio ad un cambiamento di regime. L'accordo tra i partiti rivoluzionari s'era fatto da sè, e, malgrado che i Pirolini e i Chiesa e i Pacetti correvano in automobile per deprecare il movimento, i lavoratori repubbli-cani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti.
Intanto il movimento si era propagato con rapidità  fulminea nelle Marche e nelle Romagne e già  si estendeva in Toscana ed in Lombardia. Lo stato d'animo dei lavoratori era propizio ad un cambiamento di regime. L'accordo tra i partiti rivoluzionari s'era fatto da sè, e, malgrado che i Pirolini e i Chiesa e i Pacetti correvano in automobile per deprecare il movimento, i lavoratori repubbli-cani lottavano in bell'armonia cogli anarchici e con la parte rivoluzionaria dei socialisti.
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