Municipalismo libertario perché (di Murray Bookchin): differenze tra le versioni

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===Educazione e formazione===
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Il municipalismo libertario si impegna in ogni modo per non affondare nella palude comunitaria, perdendo la propria identità  per dedicarsi alla costruzione, al mantenimento e all'espansione di cooperative, indipendentemente dal fatto che questa sia o no una cosa buona. Il municipalismo libertario è il tentativo di recuperare e superare la definizione aristotelica dell'uomo quale zoon politikòn, animale politico. "L'uomo" o quanto meno, l'uomo greco, nella Politica di Aristotele, è chi vive nella polis, cioè in un municipio e non, come spesso si ritiene erroneamente, una città -stato. è questo uno dei teloi, dei fini dell'uomo, una forma che si attualizza in quanto essere umano. Per esprimersi in termini religiosi, egli è destinato a essere l'abitante della polis, della città, nella misura in cui realizza la propria umanità . I suoi teloi, che comprendono un sistema di leggi (di diritti come di doveri) razionalmente e democraticamente costituito, includono anche la sua facoltà  di essere cittadino, vale a dire un essere umano preparato, con una formazione o paideia che dura tutta la vita, in modo da possedere tutte le competenze che servono per assumersi tutti gli impegni di autogoverno. Deve essere capace, intellettualmente come fisicamente, di surrogare tutte le funzioni socio-politiche assunte dallo Stato, in particolare quelle dell'apparato fatto di militari, polizia, burocrati, rappresentanti legislativi e così via. Lo Stato non è liquidato solo istituzionalmente, ma anche soggettivamente, rendendo la gestione della società  una faccenda rigorosamente umana. Lo Stato, in sostanza, è sostituito da cittadini liberi e istruiti che, all'interno di assemblee popolari, ne eliminano la pretesa di avere la competenza esclusiva su di sé, che giustifica la propria esistenza col fatto che i suoi costituenti sono bambini ignoranti che hanno bisogno di un "padre" capace di gestire le loro faccende.<br />
Il municipalismo libertario si impegna in ogni modo per non affondare nella palude comunitaria, perdendo la propria identità  per dedicarsi alla costruzione, al mantenimento e all'espansione di cooperative, indipendentemente dal fatto che questa sia o no una cosa buona. Il municipalismo libertario è il tentativo di recuperare e superare la definizione aristotelica dell'uomo quale zoon politikòn, animale politico. "L'uomo" o quanto meno, l'uomo greco, nella Politica di Aristotele, è chi vive nella polis, cioè in un municipio e non, come spesso si ritiene erroneamente, una città -stato. è questo uno dei teloi, dei fini dell'uomo, una forma che si attualizza in quanto essere umano. Per esprimersi in termini religiosi, egli è destinato a essere l'abitante della polis, della città, nella misura in cui realizza la propria umanità. I suoi teloi, che comprendono un sistema di leggi (di diritti come di doveri) razionalmente e democraticamente costituito, includono anche la sua facoltà  di essere cittadino, vale a dire un essere umano preparato, con una formazione o paideia che dura tutta la vita, in modo da possedere tutte le competenze che servono per assumersi tutti gli impegni di autogoverno. Deve essere capace, intellettualmente come fisicamente, di surrogare tutte le funzioni socio-politiche assunte dallo Stato, in particolare quelle dell'apparato fatto di militari, polizia, burocrati, rappresentanti legislativi e così via. Lo Stato non è liquidato solo istituzionalmente, ma anche soggettivamente, rendendo la gestione della società  una faccenda rigorosamente umana. Lo Stato, in sostanza, è sostituito da cittadini liberi e istruiti che, all'interno di assemblee popolari, ne eliminano la pretesa di avere la competenza esclusiva su di sé, che giustifica la propria esistenza col fatto che i suoi costituenti sono bambini ignoranti che hanno bisogno di un "padre" capace di gestire le loro faccende.<br />
Vorrei aggiungere che la paideia richiede un'educazione e una formazione rigorose, anzi la costruzione di un carattere e di un integrità  etica, se si deve giustificare la competenza del cittadino (la sua capacità  di sostituire lo Stato). È così non solo eliminando lo Stato, ma anche eliminando la gerarchia. Un'educazione e una formazione rigorose implicano a loro volta non fatui tentativi di "espressione dell'io", spesso di un io appena sbozzato e non ancora formato, ma un processo di apprendimento sistematico, programmato con cura, bene organizzato. L'umanità  non può produrre cittadini se l'educazione e la formazione che essa assicura ai giovani avviene attraverso gruppi d'incontro che si presumono "spontanei", in cui lo studente è chiamato ad accettare qualsiasi cosa gli venga somministrata. Proprio questa attenzione alla paideia rende la Repubblica di Platone un'opera così grande nonostante i suoi tanti difetti: in realtà, molti dei testi migliori dalla filosofia greca racchiudono idee su come educare i giovani per farne dei cittadini capaci non solo di riflettere in modo sistematico, ma anche di usare le armi per difendersi e per difendere la democrazia. La democrazia ateniese, vorrei aggiungere, fu raggiunta quando la cavalleria aristocratica fu sostituita dagli opliti, i soldati di fanteria, la guardia civile del quinto secolo avanti Cristo, che assicurò la supremazia del popolo al posto di quella della nobiltà .
Vorrei aggiungere che la paideia richiede un'educazione e una formazione rigorose, anzi la costruzione di un carattere e di un integrità  etica, se si deve giustificare la competenza del cittadino (la sua capacità  di sostituire lo Stato). È così non solo eliminando lo Stato, ma anche eliminando la gerarchia. Un'educazione e una formazione rigorose implicano a loro volta non fatui tentativi di "espressione dell'io", spesso di un io appena sbozzato e non ancora formato, ma un processo di apprendimento sistematico, programmato con cura, bene organizzato. L'umanità  non può produrre cittadini se l'educazione e la formazione che essa assicura ai giovani avviene attraverso gruppi d'incontro che si presumono "spontanei", in cui lo studente è chiamato ad accettare qualsiasi cosa gli venga somministrata. Proprio questa attenzione alla paideia rende la Repubblica di Platone un'opera così grande nonostante i suoi tanti difetti: in realtà, molti dei testi migliori dalla filosofia greca racchiudono idee su come educare i giovani per farne dei cittadini capaci non solo di riflettere in modo sistematico, ma anche di usare le armi per difendersi e per difendere la democrazia. La democrazia ateniese, vorrei aggiungere, fu raggiunta quando la cavalleria aristocratica fu sostituita dagli opliti, i soldati di fanteria, la guardia civile del quinto secolo avanti Cristo, che assicurò la supremazia del popolo al posto di quella della nobiltà.


===La questione del potere===
===La questione del potere===
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Riesaminando una gran mole di materiali relativi alle rivoluzioni del passato, il problema principale che ho incontrato è stato appunto quello del tipo di organizzazione che potrebbe fare la differenza, tra la sopravvivenza e la morte, in un sollevamento rivoluzionario. Mi si è fatta sempre più chiara in testa l'esigenza di creare un'organizzazione capace di operare positivamente e di prendere iniziative (un'avanguardia), che sia impegnata nella propria rigorosa paideia, che sappia formare proprie istituzioni, basate su una costituzione razionale, che s'impegni a cooptare cittadini istruiti e motivati, che abbia una propria struttura e propri programmi. Questa organizzazione potrebbe essere benissimo considerata una sorta di polis in via di formazione, capace di tutelare i principi di fondo del municipalismo libertario, evitando che siano assorbiti da qualcuno (destino abituale delle buone idee oggigiorno), che sappia alimentarli, farli crescere e applicarli in situazioni complesse e difficili.<br />
Riesaminando una gran mole di materiali relativi alle rivoluzioni del passato, il problema principale che ho incontrato è stato appunto quello del tipo di organizzazione che potrebbe fare la differenza, tra la sopravvivenza e la morte, in un sollevamento rivoluzionario. Mi si è fatta sempre più chiara in testa l'esigenza di creare un'organizzazione capace di operare positivamente e di prendere iniziative (un'avanguardia), che sia impegnata nella propria rigorosa paideia, che sappia formare proprie istituzioni, basate su una costituzione razionale, che s'impegni a cooptare cittadini istruiti e motivati, che abbia una propria struttura e propri programmi. Questa organizzazione potrebbe essere benissimo considerata una sorta di polis in via di formazione, capace di tutelare i principi di fondo del municipalismo libertario, evitando che siano assorbiti da qualcuno (destino abituale delle buone idee oggigiorno), che sappia alimentarli, farli crescere e applicarli in situazioni complesse e difficili.<br />
Se non si hanno principi solidi e chiari, si è semplicemente senza principi: si svolazza nell'etere delle vaghe opinioni, senza autentiche idee, con concetti improvvisati e non con concezioni profonde, si fanno castelli in aria e non teorie solide con solide fondamenta. è vero che i principi si possono cambiare, ma la tesi secondo la quale i principi devono restare nel vago è lo specchio dell'attuale mentalità  postmoderna, priva di spina dorsale, che vede tutto relativo, che ritiene che non ci sia nulla di fondamentale, che ritiene che idee prive di forma, come amebe, meritino una seria attenzione, che pensa che ogni struttura sia autoritaria se non totalitaria e che i sentimenti siano più importanti di un pensiero profondo e sistematico. Senza un'organizzazione chiaramente definibile, si ricade nella tirannia del non strutturato, proprio come, nel caso del compromesso con il consenso, si maschera il fatto che una minoranza (sia essa di uno, di dieci o di venticinque su cento) costituisce un nuovo sistema autoritario al cui interno uno, dieci o venticinque stabiliscono una vera tirannia che può negare la scelta dei novantanove, novanta o settantacinque della maggioranza, con l'assurda affermazione che un quasi consenso bloccherebbe la "tirannia" della maggioranza.<br />
Se non si hanno principi solidi e chiari, si è semplicemente senza principi: si svolazza nell'etere delle vaghe opinioni, senza autentiche idee, con concetti improvvisati e non con concezioni profonde, si fanno castelli in aria e non teorie solide con solide fondamenta. è vero che i principi si possono cambiare, ma la tesi secondo la quale i principi devono restare nel vago è lo specchio dell'attuale mentalità  postmoderna, priva di spina dorsale, che vede tutto relativo, che ritiene che non ci sia nulla di fondamentale, che ritiene che idee prive di forma, come amebe, meritino una seria attenzione, che pensa che ogni struttura sia autoritaria se non totalitaria e che i sentimenti siano più importanti di un pensiero profondo e sistematico. Senza un'organizzazione chiaramente definibile, si ricade nella tirannia del non strutturato, proprio come, nel caso del compromesso con il consenso, si maschera il fatto che una minoranza (sia essa di uno, di dieci o di venticinque su cento) costituisce un nuovo sistema autoritario al cui interno uno, dieci o venticinque stabiliscono una vera tirannia che può negare la scelta dei novantanove, novanta o settantacinque della maggioranza, con l'assurda affermazione che un quasi consenso bloccherebbe la "tirannia" della maggioranza.<br />
Ho proposto che si crei attraverso fasi distinte un movimento del municipalismo libertario, un movimento che, credo, in ragione delle idee avanzate, della sua preparazione e della sua esperienza abbia tutti i diritti di ritenersi di avanguardia. Certo, qualsiasi altra organizzazione può dichiararsi tale. Io non sostengo certo che solo un'organizzazione municipalista libertaria abbia il diritto di negare ad altre la facoltà  di ritenersi avanguardie; saranno i fatti e le masse a decidere. Non voglio nemmeno negare ad altre organizzazioni che si dicono d'avanguardia il diritto di farlo, né tento di limitare loro questa possibilità . Ma è mia opinione che non si verificherà  mai un importante cambiamento della società  senza un movimento di avanguardia bene organizzato, che prenda molto sul serio la propria struttura e che stabilisca regole precise di adesione. (...)
Ho proposto che si crei attraverso fasi distinte un movimento del municipalismo libertario, un movimento che, credo, in ragione delle idee avanzate, della sua preparazione e della sua esperienza abbia tutti i diritti di ritenersi di avanguardia. Certo, qualsiasi altra organizzazione può dichiararsi tale. Io non sostengo certo che solo un'organizzazione municipalista libertaria abbia il diritto di negare ad altre la facoltà  di ritenersi avanguardie; saranno i fatti e le masse a decidere. Non voglio nemmeno negare ad altre organizzazioni che si dicono d'avanguardia il diritto di farlo, né tento di limitare loro questa possibilità. Ma è mia opinione che non si verificherà  mai un importante cambiamento della società  senza un movimento di avanguardia bene organizzato, che prenda molto sul serio la propria struttura e che stabilisca regole precise di adesione. (...)


===L'ultima occasione===
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