Movimento comunalista: differenze tra le versioni

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===Arti e mestieri===
===Arti e mestieri===
«Le arti e i mestieri avevano raggiunto in molte attività  un grado di perfezione che oggi non possiamo vantarci di aver superato se diamo maggior valore all'abilità  inventiva dell'operaio e alla perfezione del suo lavoro che non alla rapidità  di esecuzione. Le navi delle città  libere solcavano i mari europei in tutte le direzioni, e sarebbe bastato solo uno sforzo ulteriore per varcare gli oceani. Su vasti spazi di territorio il benessere aveva sostituito la miseria, e il sapere si era sviluppato e diffuso. Si andavano elaborando i metodi scientifici e ponendo le basi della fisica, si stava preparando il cammino per tutte le invenzioni meccaniche delle quali il nostro secolo è così orgoglioso. Tali furono i magici cambiamenti compiuti in Europa in meno di quattrocento anni. [...] Non è unicamente l'Italia, questa patria delle arti, ma tutta l'Europa ad essere ricoperta da tali monumenti. Il fatto stesso che tra tutte le arti sia proprio l'architettura – arte sociale per eccellenza – a toccare il suo più alto sviluppo è significativo. Per arrivare al grado di perfezione che ha raggiunto, quest'arte non poteva che essere il prodotto d'una vita eminentemente sociale. [...] Le arti del nostro tempo non sono, per la maggior parte, che una continuazione di quelle sviluppatesi in quest'epoca [...] Un monumento del Medio evo non era uno sforzo temporaneo, dove migliaia di schiavi eseguivano la parte loro assegnata dall'immaginazione di un solo uomo: tutta la città  vi contribuiva. L'alto campanile svettava su una costruzione che aveva in sé della grandezza, in cui si sentiva palpitare la vita della città ; non era una costruzione assurda come la torre in ferro alta 300 metri di Parigi o come quella fabbrica in pietra fatta per nascondere la bruttezza d'una armatura di ferro, come la Tower Bridge a Londra. Come l'Acropoli di Atene, la cattedrale di una città  del Medio evo era innalzata con l'intenzione di glorificare la grandezza della città  vittoriosa, di simboleggiare l'unione delle sue arti e dei suoi mestieri, di esprimere la fierezza di ogni cittadino per una città  che era la sua propria creazione.»
«Le arti e i mestieri avevano raggiunto in molte attività  un grado di perfezione che oggi non possiamo vantarci di aver superato se diamo maggior valore all'abilità  inventiva dell'operaio e alla perfezione del suo lavoro che non alla rapidità  di esecuzione. Le navi delle città  libere solcavano i mari europei in tutte le direzioni, e sarebbe bastato solo uno sforzo ulteriore per varcare gli oceani. Su vasti spazi di territorio il benessere aveva sostituito la miseria, e il sapere si era sviluppato e diffuso. Si andavano elaborando i metodi scientifici e ponendo le basi della fisica, si stava preparando il cammino per tutte le invenzioni meccaniche delle quali il nostro secolo è così orgoglioso. Tali furono i magici cambiamenti compiuti in Europa in meno di quattrocento anni. [...] Non è unicamente l'Italia, questa patria delle arti, ma tutta l'Europa ad essere ricoperta da tali monumenti. Il fatto stesso che tra tutte le arti sia proprio l'architettura – arte sociale per eccellenza – a toccare il suo più alto sviluppo è significativo. Per arrivare al grado di perfezione che ha raggiunto, quest'arte non poteva che essere il prodotto d'una vita eminentemente sociale. [...] Le arti del nostro tempo non sono, per la maggior parte, che una continuazione di quelle sviluppatesi in quest'epoca [...] Un monumento del Medio evo non era uno sforzo temporaneo, dove migliaia di schiavi eseguivano la parte loro assegnata dall'immaginazione di un solo uomo: tutta la città  vi contribuiva. L'alto campanile svettava su una costruzione che aveva in sé della grandezza, in cui si sentiva palpitare la vita della città; non era una costruzione assurda come la torre in ferro alta 300 metri di Parigi o come quella fabbrica in pietra fatta per nascondere la bruttezza d'una armatura di ferro, come la Tower Bridge a Londra. Come l'Acropoli di Atene, la cattedrale di una città  del Medio evo era innalzata con l'intenzione di glorificare la grandezza della città  vittoriosa, di simboleggiare l'unione delle sue arti e dei suoi mestieri, di esprimere la fierezza di ogni cittadino per una città  che era la sua propria creazione.»


===Fine del movimento comunalista ===
===Fine del movimento comunalista ===
«Le città  del Medio evo hanno reso un immenso servizio alla civiltà  europea: le hanno impedito di avviarsi verso le teocrazie e gli Stati dispotici dell'antichità ; le hanno dato la diversità, la fiducia in se stessa, lo spirito d'iniziativa e le immense energie intellettuali e materiali che possiede ancor oggi e che sono la miglior garanzia della sua capacità  di'' ''resistere ad una nuova invasione che venga da Oriente. Ma perché dunque questi centri di civiltà, che avevano tentato di rispondere a bisogni così profondi della natura umana e che erano così pieni di vita, non sopravvissero più a lungo? [...] Verso la fine del XV secolo, vennero costituiti alcuni potenti Stati che si rifacevano al vecchio modello romano. In ogni regione, qualche signore feudale, più abile, più avido di ricchezze e spesso meno scrupoloso dei suoi vicini, era riuscito ad assicurarsi più ricchi possedimenti personali, un più alto numero di contadini per le sue terre e di cavalieri per il suo seguito, un più consistente tesoro nei suoi scrigni. Aveva scelto come sua residenza un gruppo di villaggi ben situati, dove non si era ancora sviluppata la libera vita municipale – Parigi, Madrid o Mosca – e con il lavoro dei suoi servi ne aveva fatto delle città  regie fortificate. Là  attirava compagni d'arme, cui concedeva villaggi con liberalità, e mercanti, cui offriva la sua protezione per il commercio. Si andava così formando il germe d'un futuro Stato, che gradatamente avrebbe'' ''cominciato ad assorbire altri centri simili. Trovavano ripugnante la forma stessa della comunità  rurale, che i loro codici ignoravano, e i princìpi federativi, che consideravano un'eredità  dei "barbari"; viceversa, appoggiavano un cesarismo, sostenuto dalla menzogna del consenso popolare e dalla forza delle armi, e lavoravano alacremente per quelli che'' ''promettevano di attuarlo. [...] La Chiesa consacrò questi primi dominatori, li incoronò come rappresentanti di Dio sulla Terra, e mise al loro servizio la scienza e lo spirito politico dei suoi ministri, le sue benedizioni e le sue maledizioni, le sue ricchezze [...] le invasioni dei Mongoli e dei Turchi, le guerre sante contro i Mori di Spagna, le terribili guerre che ben
«Le città  del Medio evo hanno reso un immenso servizio alla civiltà  europea: le hanno impedito di avviarsi verso le teocrazie e gli Stati dispotici dell'antichità; le hanno dato la diversità, la fiducia in se stessa, lo spirito d'iniziativa e le immense energie intellettuali e materiali che possiede ancor oggi e che sono la miglior garanzia della sua capacità  di'' ''resistere ad una nuova invasione che venga da Oriente. Ma perché dunque questi centri di civiltà, che avevano tentato di rispondere a bisogni così profondi della natura umana e che erano così pieni di vita, non sopravvissero più a lungo? [...] Verso la fine del XV secolo, vennero costituiti alcuni potenti Stati che si rifacevano al vecchio modello romano. In ogni regione, qualche signore feudale, più abile, più avido di ricchezze e spesso meno scrupoloso dei suoi vicini, era riuscito ad assicurarsi più ricchi possedimenti personali, un più alto numero di contadini per le sue terre e di cavalieri per il suo seguito, un più consistente tesoro nei suoi scrigni. Aveva scelto come sua residenza un gruppo di villaggi ben situati, dove non si era ancora sviluppata la libera vita municipale – Parigi, Madrid o Mosca – e con il lavoro dei suoi servi ne aveva fatto delle città  regie fortificate. Là  attirava compagni d'arme, cui concedeva villaggi con liberalità, e mercanti, cui offriva la sua protezione per il commercio. Si andava così formando il germe d'un futuro Stato, che gradatamente avrebbe'' ''cominciato ad assorbire altri centri simili. Trovavano ripugnante la forma stessa della comunità  rurale, che i loro codici ignoravano, e i princìpi federativi, che consideravano un'eredità  dei "barbari"; viceversa, appoggiavano un cesarismo, sostenuto dalla menzogna del consenso popolare e dalla forza delle armi, e lavoravano alacremente per quelli che'' ''promettevano di attuarlo. [...] La Chiesa consacrò questi primi dominatori, li incoronò come rappresentanti di Dio sulla Terra, e mise al loro servizio la scienza e lo spirito politico dei suoi ministri, le sue benedizioni e le sue maledizioni, le sue ricchezze [...] le invasioni dei Mongoli e dei Turchi, le guerre sante contro i Mori di Spagna, le terribili guerre che ben
presto scoppiarono tra i centri della nascente sovranità  – tra Ile de France e Borgogna, Scozia e Inghilterra, Inghilterra e Francia, Lituania e Polonia, Mosca e Tver, ecc. – contribuirono tutte allo stesso risultato: vennero costituiti potenti Stati [...] Il peggio fu che queste autocrazie in ascesa trovarono appoggi grazie alle divisioni che si erano formate in seno alle città  stesse [...] La città  fu così divisa: da una parte i "borghesi" o "il Comune", e dall'altra «gli abitanti». Il commercio, che era dapprima comunale, diventò il privilegio di alcune famiglie di mercanti e di artigiani; non vi era ormai che un passo da fare perché divenisse un privilegio individuale o di un gruppo di oppressori, e questo inevitabile passo fu fatto [...]. Ogni città  aveva ora i suoi Colonna e i suoi Orsini, i suoi Overstolze e i suoi Wise. Grazie alle cospicue rendite delle terre che avevano conservate, si circondarono di numerosi clienti, feudalizzando i costumi e le abitudini della città  stessa. E quando i dissensi cominciarono a farsi sentire tra gli artigiani, offrirono le loro spade e le loro compagnie d'armi per risolvere le liti invece di lasciare che i dissensi trovassero soluzioni più pacifiche, come tradizionalmente accadeva nei tempi passati.  [...] Gli studiosi di diritto romano e i prelati della Chiesa, strettamente alleati dall'epoca di Innocenzo III, riuscirono a neutralizzare l'idea-che aveva presieduto alla fondazione della città . Durante due-trecento anni predicarono dall'alto del pulpito, insegnarono nelle Università, pronunciarono dal banco del tribunale, che occorreva cercare la salvezza in uno Stato fortemente centralizzato, posto sotto un'autorità  semi-divina. [...] Ben presto nessuna autorità  fu trovata eccessiva, nessuna esecuzione a fuoco lento parve troppo crudele se compiuta "per la sicurezza pubblica". E con questa nuova attitudine di spirito, e questa nuova fede nella potenza di un uomo, il vecchio principio federalista svanì e il genio creatore delle masse si estinse. L'idea romana trionfava e, in queste circostanze, lo Stato accentrato trovò nelle città  una facile preda [...] Per aver avuto troppa fiducia nel governo, i cittadini hanno cessato d'aver fiducia in se stessi, sono incapaci di trovare nuove vie. Allo Stato non resta che farsi avanti e schiacciare le ultime libertà . [...] Il flusso scorre ancora oggi alla ricerca di una nuova manifestazione, che non sarà  più lo Stato, né la città  del Medio evo, né la comunità  rurale dei barbari, né il clan dei selvaggi, ma che parteciperà  di tutte queste forme, pur superandole grazie a una concezione più ampia e profondamente umana.»
presto scoppiarono tra i centri della nascente sovranità  – tra Ile de France e Borgogna, Scozia e Inghilterra, Inghilterra e Francia, Lituania e Polonia, Mosca e Tver, ecc. – contribuirono tutte allo stesso risultato: vennero costituiti potenti Stati [...] Il peggio fu che queste autocrazie in ascesa trovarono appoggi grazie alle divisioni che si erano formate in seno alle città  stesse [...] La città  fu così divisa: da una parte i "borghesi" o "il Comune", e dall'altra «gli abitanti». Il commercio, che era dapprima comunale, diventò il privilegio di alcune famiglie di mercanti e di artigiani; non vi era ormai che un passo da fare perché divenisse un privilegio individuale o di un gruppo di oppressori, e questo inevitabile passo fu fatto [...]. Ogni città  aveva ora i suoi Colonna e i suoi Orsini, i suoi Overstolze e i suoi Wise. Grazie alle cospicue rendite delle terre che avevano conservate, si circondarono di numerosi clienti, feudalizzando i costumi e le abitudini della città  stessa. E quando i dissensi cominciarono a farsi sentire tra gli artigiani, offrirono le loro spade e le loro compagnie d'armi per risolvere le liti invece di lasciare che i dissensi trovassero soluzioni più pacifiche, come tradizionalmente accadeva nei tempi passati.  [...] Gli studiosi di diritto romano e i prelati della Chiesa, strettamente alleati dall'epoca di Innocenzo III, riuscirono a neutralizzare l'idea-che aveva presieduto alla fondazione della città . Durante due-trecento anni predicarono dall'alto del pulpito, insegnarono nelle Università, pronunciarono dal banco del tribunale, che occorreva cercare la salvezza in uno Stato fortemente centralizzato, posto sotto un'autorità  semi-divina. [...] Ben presto nessuna autorità  fu trovata eccessiva, nessuna esecuzione a fuoco lento parve troppo crudele se compiuta "per la sicurezza pubblica". E con questa nuova attitudine di spirito, e questa nuova fede nella potenza di un uomo, il vecchio principio federalista svanì e il genio creatore delle masse si estinse. L'idea romana trionfava e, in queste circostanze, lo Stato accentrato trovò nelle città  una facile preda [...] Per aver avuto troppa fiducia nel governo, i cittadini hanno cessato d'aver fiducia in se stessi, sono incapaci di trovare nuove vie. Allo Stato non resta che farsi avanti e schiacciare le ultime libertà . [...] Il flusso scorre ancora oggi alla ricerca di una nuova manifestazione, che non sarà  più lo Stato, né la città  del Medio evo, né la comunità  rurale dei barbari, né il clan dei selvaggi, ma che parteciperà  di tutte queste forme, pur superandole grazie a una concezione più ampia e profondamente umana.»


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