Zelmira Peroni: differenze tra le versioni

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Il [[18 dicembre]] [[1917]] la Peroni viene confinata assieme a [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] a Lipari. Ne fa ritorno tredici mesi più tardi riprendendo immediatamente la propria attività editoriale nonostante i gravi problemi alla vista che da qualche tempo la affliggono. In seguito alla distruzione della sede de ''[[Il Libertario]]'' da parte dei [[fascisti]] il [[26 ottobre]] [[1922]] (e conseguente cessazione momentanea delle pubblicazioni), è costretta a stabilirsi con [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] nella nativa Caprigliola. All'indomani dell'attentato di [[Anteo Zamboni]] (31 ottobre 1926), e dopo la chiusura definitiva del giornale a causa delle leggi liberticide [[fasciste]], la Peroni, a causa della sua «opera antinazionale, della sua pericolosità per il regime e per occuparsi di movimenti rivoluzionari», è nuovamente condannata al «confino di polizia per la durata di anni cinque», prima a Tremiti e successivamente a Lipari, dove è raggiunta da [[Pasquale Binazzi|Binazzi]]. Ottiene uno sconto di pena di tre anni e nel novembre [[1928]] può tornare a Caprigliola, dove «ormai stanca e semicieca» si stabilisce definitivamente. Nella primavera del [[1930]] accoglie in casa propria il vecchio [[Luigi Galleani]], prendendosi cura di lui fino al giorno della morte dell'[[anarchico]] piemontese il [[4 novembre]] [[1931]]. «Conducendo vita ritiratissima e data l'età avanzata», il [[5 ottobre]] [[1934]] la Peroni ottiene la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Il [[24 dicembre]] [[1936]], minata nel fisico da una malattia ai polmoni, si spegne all'ospedale civile della Spezia. Il suo corpo viene cremato e tumulato nel cimitero cittadino.
Il [[18 dicembre]] [[1917]] la Peroni viene confinata assieme a [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] a Lipari. Ne fa ritorno tredici mesi più tardi riprendendo immediatamente la propria attività editoriale nonostante i gravi problemi alla vista che da qualche tempo la affliggono. In seguito alla distruzione della sede de ''[[Il Libertario]]'' da parte dei [[fascisti]] il [[26 ottobre]] [[1922]] (e conseguente cessazione momentanea delle pubblicazioni), è costretta a stabilirsi con [[Pasquale Binazzi|Binazzi]] nella nativa Caprigliola. All'indomani dell'attentato di [[Anteo Zamboni]] (31 ottobre 1926), e dopo la chiusura definitiva del giornale a causa delle leggi liberticide [[fasciste]], la Peroni, a causa della sua «opera antinazionale, della sua pericolosità per il regime e per occuparsi di movimenti rivoluzionari», è nuovamente condannata al «confino di polizia per la durata di anni cinque», prima a Tremiti e successivamente a Lipari, dove è raggiunta da [[Pasquale Binazzi|Binazzi]]. Ottiene uno sconto di pena di tre anni e nel novembre [[1928]] può tornare a Caprigliola, dove «ormai stanca e semicieca» si stabilisce definitivamente. Nella primavera del [[1930]] accoglie in casa propria il vecchio [[Luigi Galleani]], prendendosi cura di lui fino al giorno della morte dell'[[anarchico]] piemontese il [[4 novembre]] [[1931]]. «Conducendo vita ritiratissima e data l'età avanzata», il [[5 ottobre]] [[1934]] la Peroni ottiene la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Il [[24 dicembre]] [[1936]], minata nel fisico da una malattia ai polmoni, si spegne all'ospedale civile della Spezia. Il suo corpo viene cremato e tumulato nel cimitero cittadino.
== Note ==
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== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
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