Virginia Bolten: differenze tra le versioni

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[[File: Virginia Bolten.jpg |thumb|240 px|Virginia Bolten]]
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'''Virginia Bolten''' ([[1870]]-[[1960]]) è stata un'anarchica e una [[femminista]] argentina. Fondatrice del giornale [[anarco-femminista]] «[[La Voz de la Mujer]]», esercitò la sua militanza principalmente a Rosario, Buenos Aires e Montevideo (Uruguay). <ref>[http://www.alasbarricadas.org/ateneovirtual/index.php/Virginia_Bolten Fonte principale articolo]</ref>
'''Virginia Bolten''' ([[1870]]-[[1960]]) è stata un'anarchica e una [[femminista]] argentina. Fondatrice del giornale [[anarco-femminista]] «[[La Voz de la Mujer]]», esercitò la sua militanza principalmente a Rosario, Buenos Aires e Montevideo (Uruguay). <ref>[https://web.archive.org/web/20120421122650/http://www.alasbarricadas.org/ateneovirtual/index.php/Virginia_Bolten Fonte principale articolo]</ref>
== Biografia ==
== Biografia ==


'''Virginia Bolten''' nasce nel [[1870]] da Enrique Bolten, un cittadino tedesco emigrato in [[Argentina]], e Dominga Sanchez. Non è chiaro quale sia stato il suo luogo di nascita, presumibilmente una qualche città  [[Argentina|argentina]] (San Luis?) ma potrebbe anche esser nata in [[Uruguay]].  
'''Virginia Bolten''' nasce nel [[1870]] da Enrique Bolten, un cittadino tedesco emigrato in [[Argentina]], e Dominga Sanchez. Non è chiaro quale sia stato il suo luogo di nascita, presumibilmente una qualche città [[Argentina|argentina]] (San Luis?) ma potrebbe anche esser nata in [[Uruguay]].  


Da ragazza lavora in una fabbrica di scarpe e poi in una compagnia di raffinazione dello zucchero di Rosario. Sposatasi con [[Manuel Manrique]], un anarchico uruguayano attivista in un quartiere popolare, Virginia Bolten abbraccia gli ideali libertari e [[femminismo|femministi]].  
Da ragazza lavora in una fabbrica di scarpe e poi in una compagnia di raffinazione dello zucchero di Rosario. Sposatasi con [[Manuel Manrique]], un anarchico uruguayano attivista in un quartiere popolare, Virginia Bolten abbraccia gli ideali libertari e [[femminismo|femministi]].  
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Il [[il Primo Maggio|primo Maggio]] [[1890]] passa alla storia argentina per essere stata la prima oratrice a parlare di fronte ad una folla di lavoratori e lavoratrici di Rosario. Alla manifestazione s'era presentata con una [[bandiera nera]] in mano recante la scritta: «1° maggio: Fratellanza Universale».  
Il [[il Primo Maggio|primo Maggio]] [[1890]] passa alla storia argentina per essere stata la prima oratrice a parlare di fronte ad una folla di lavoratori e lavoratrici di Rosario. Alla manifestazione s'era presentata con una [[bandiera nera]] in mano recante la scritta: «1° maggio: Fratellanza Universale».  


Il suo comizio le costa però l'arresto, l'accusa è quella di violare l'ordine sociale esistente e di aver diffuso propaganda anarchica tra i lavoratori della raffineria. Virginia Bolten non è donna che si lascia certo intimidire dalla [[repressione]], prosegue così nella sua attività  propagandistica pubblicando qualche articolo in «[[La Protesta Humana]]» e svolgendo conferenze in molte città  argentine. Lei stessa è la fondatrice del [[stampa anarchica|giornale anarco-femminista]] «[[La Voz de la Mujer]]» (La Voce della Donna), pubblicato nel biennio [[1896]]/[[1897]], il cui slogan è «Nè Dio, né padroni, nè marito». In questo periodico diffonde gli ideali del [[comunismo libertario]] e denuncia apertamente le ingiustizie subite dai lavoratori e dalle donne in particolare. Per il suo impegno [[anarco-femminista]] sarà  soprannominata la ''[[Louise Michel]] di Rosario''.
Il suo comizio le costa però l'arresto, l'accusa è quella di violare l'ordine sociale esistente e di aver diffuso propaganda anarchica tra i lavoratori della raffineria. Virginia Bolten non è donna che si lascia certo intimidire dalla [[repressione]], prosegue così nella sua attività propagandistica pubblicando qualche articolo in «[[La Protesta Humana]]» e svolgendo conferenze in molte città argentine. Lei stessa è la fondatrice del [[stampa anarchica|giornale anarco-femminista]] «[[La Voz de la Mujer]]» (La Voce della Donna), pubblicato nel biennio [[1896]]/[[1897]], il cui slogan è «Nè Dio, né padroni, nè marito». In questo periodico diffonde gli ideali del [[comunismo libertario]] e denuncia apertamente le ingiustizie subite dai lavoratori e dalle donne in particolare. Per il suo impegno [[anarco-femminista]] sarà soprannominata la ''[[Louise Michel]] di Rosario''.


Nel [[1903]], la promulgazione della ''Ley de Residencia'' (Legge di Residenza) porta all'espulsione di molti anarchici immigrati. La Bolten immediatamente organizza una campagna di opposizione a questo provvedimento, in particolare partecipando ad una dimostrazione a Montevideo (Uruguay), in occasione del [[1° maggio]], in cui [[P. Gugliamone]], [[Oreste Ristori]] e la stessa Virginia Bolten sono i principali oratori. Il suo discorso è incentrato sul potere e gli abusi delle classi dominanti argentine perpetrati ai danni della maggioranza del popolo.
Nel [[1903]], la promulgazione della ''Ley de Residencia'' (Legge di Residenza) porta all'espulsione di molti anarchici immigrati. La Bolten immediatamente organizza una campagna di opposizione a questo provvedimento, in particolare partecipando ad una dimostrazione a Montevideo (Uruguay), in occasione del [[1° maggio]], in cui [[P. Gugliamone]], [[Oreste Ristori]] e la stessa Virginia Bolten sono i principali oratori. Il suo discorso è incentrato sul potere e gli abusi delle classi dominanti argentine perpetrati ai danni della maggioranza del popolo.
Nello stesso anno è tra le organizzatrici di un convegno al Teatro San Martín, organizzato per celebrare i due anni di attività  del sindacato portuario. Figure eminenti anarchiche, tra cui la stessa Virginia Bolten, vi tengono appassionati discorsi.  
Nello stesso anno è tra le organizzatrici di un convegno al Teatro San Martín, organizzato per celebrare i due anni di attività del sindacato portuario. Figure eminenti anarchiche, tra cui la stessa Virginia Bolten, vi tengono appassionati discorsi.  


Nel [[1904]] la donna si trasferisce a Buenos Aires, entra a far parte del ''Comité de Huelga Femenino'' (Comitato dello Sciopero Femminile), che è parte del sindacato della [[Federación Obrera Argentina]], impegnato nella difesa dei lavoratori del mercato della frutta di Buenos Aires.
Nel [[1904]] la donna si trasferisce a Buenos Aires, entra a far parte del ''Comité de Huelga Femenino'' (Comitato dello Sciopero Femminile), che è parte del sindacato della [[Federación Obrera Argentina]], impegnato nella difesa dei lavoratori del mercato della frutta di Buenos Aires.


La sua frenetica attività  le costa qualche problema di [[salute]] ma i compagni del gruppo ''[[Germinal]]'' non la lasciano sola e si autoorganizzano per sostenerla moralmente ed economicamente.  
La sua frenetica attività le costa qualche problema di [[salute]] ma i compagni del gruppo ''[[Germinal]]'' non la lasciano sola e si autoorganizzano per sostenerla moralmente ed economicamente.  


In ragione del suo intervento in favore del movimento degli inquilini ([[1907]]), in qualità  di militante del Centro Feminino, le viene applicata la famigerata "Legge di Residenza". Costretta all'esilio in [[Uruguay]] insieme al compagno [[Manuel Manrique]] e ai figli (la coppia aveva almeno una figlia, Mary Milagra), la sua casa di Montevideo diviene un punto di riferimento per molti anarchici argentini esiliati. [[Juana Buela Rouco]], nella sua autobiografia ''Historia de un ideal vivido por una mujer'', ne ricorderà  l'impegno e la tenacia nella sua attività  propagandistica tra i lavoratori orientali.
In ragione del suo intervento in favore del movimento degli inquilini ([[1907]]), in qualità di militante del Centro Feminino, le viene applicata la famigerata "Legge di Residenza". Costretta all'esilio in [[Uruguay]] insieme al compagno [[Manuel Manrique]] e ai figli (la coppia aveva almeno una figlia, Mary Milagra), la sua casa di Montevideo diviene un punto di riferimento per molti anarchici argentini esiliati. [[Juana Buela Rouco]], nella sua autobiografia ''Historia de un ideal vivido por una mujer'', ne ricorderà l'impegno e la tenacia nella sua attività propagandistica tra i lavoratori orientali.


Nel [[1909]] collabora con il [[stampa anarchica|periodico]] [[anarco-femminista]] diretto da [[Juana Rouco Buela]], «''La Nueva Senda''» (1909-1910). A Montevideo organizza una pubblica protesta contro la brutale [[repressione]] del [[1° maggio]] [[1909]] a Buenos Aires, quando le forze di polizia di Ramón Falcón assassinarono una decina di operai. Partecipa inoltre alla campagna contro l'esecuzione del [[Pedagogia libertaria|pedagogista libertario]] [[Francisco Ferrer y Guardia]], fucilato a Barcellona nel [[1909]]. Nello stesso anno collabora con l'''Asociasion Femenina- Emancipación'', appoggiando le donne anticlericali, le operatrici telefoniche e impegnandosi contro il riformismo delle suffragete.
Nel [[1909]] collabora con il [[stampa anarchica|periodico]] [[anarco-femminista]] diretto da [[Juana Rouco Buela]], «''La Nueva Senda''» (1909-1910). A Montevideo organizza una pubblica protesta contro la brutale [[repressione]] del [[1° maggio]] [[1909]] a Buenos Aires, quando le forze di polizia di Ramón Falcón assassinarono una decina di operai. Partecipa inoltre alla campagna contro l'esecuzione del [[Pedagogia libertaria|pedagogista libertario]] [[Francisco Ferrer y Guardia]], fucilato a Barcellona nel [[1909]]. Nello stesso anno collabora con l'''Asociasion Femenina- Emancipación'', appoggiando le donne anticlericali, le operatrici telefoniche e impegnandosi contro il riformismo delle suffragete.
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Con l'elezione alla Presidenza dell'Uruguay di José Batlle y Ordóñez <ref>José Batlle y Ordóñez è stato Presidente dell'Uruguay dal 15 febbraio al 1° marzo 1899, dal 1 marzo 1903 al 1 marzo 1907 e dal 1 marzo 1911 al 1 marzo 1915.</ref>, Virginia Bolten entra a far parte di un movimento in favore di [[Francisco Berri]], [[Adrian Zamboni]] e [[Orsini Bertani]], cioè di quel gruppo di anarchici che sostenevano le politiche di laicizzazione dello [[Stato]] e la nazionalizzazione dei capitali stranieri portate avanti dal [[governo]] uruguayano.  
Con l'elezione alla Presidenza dell'Uruguay di José Batlle y Ordóñez <ref>José Batlle y Ordóñez è stato Presidente dell'Uruguay dal 15 febbraio al 1° marzo 1899, dal 1 marzo 1903 al 1 marzo 1907 e dal 1 marzo 1911 al 1 marzo 1915.</ref>, Virginia Bolten entra a far parte di un movimento in favore di [[Francisco Berri]], [[Adrian Zamboni]] e [[Orsini Bertani]], cioè di quel gruppo di anarchici che sostenevano le politiche di laicizzazione dello [[Stato]] e la nazionalizzazione dei capitali stranieri portate avanti dal [[governo]] uruguayano.  


Durante questo periodo, l'[[anarchismo argentino]] perderà  il sostegno popolare a vantaggio del più moderato Partito Socialista. Nel corso del [[1913]], il giornale «''El Socialista''» la accusa esplicitamente di aver tradito il movimento operaio.
Durante questo periodo, l'[[anarchismo argentino]] perderà il sostegno popolare a vantaggio del più moderato Partito Socialista. Nel corso del [[1913]], il giornale «''El Socialista''» la accusa esplicitamente di aver tradito il movimento operaio.


Poco si sa circa gli ultimi anni della sua vita. Si sa che nel [[1923]] è entrata a far parte del Centro Internazionale di Studi Sociali, un'associazione libertaria di Montevideo. Si pensa che abbia continuato a vivere nel quartiere Manga di Montevideo fino alla sua morte, avvenuta intorno al [[1960]].
Poco si sa circa gli ultimi anni della sua vita. Si sa che nel [[1923]] è entrata a far parte del Centro Internazionale di Studi Sociali, un'associazione libertaria di Montevideo. Si pensa che abbia continuato a vivere nel quartiere Manga di Montevideo fino alla sua morte, avvenuta intorno al [[1960]].
==Note==
==Note==
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== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Il movimento anarchico in Argentina]]
*[[Il movimento anarchico in Argentina]]
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