Victor Serge: differenze tra le versioni

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Versione delle 13:52, 29 giu 2020

Victor Serge

Viktor L'vovič Kibal'čič (Виктор Львович Кибальчич), meglio conosciuto come Victor Serge (Bruxelles, 30 dicembre 1890 - Città del Messico, 17 novembre 1947) è stato uno scrittore e un rivoluzionario russo. Inizialmente anarchico, poi marxista critico dell'autoritarismo bolscevico, è conosciuto anche per il suo libro Memorie di un rivoluzionario.

Biografia

Victor Serge nasce a Bruxelles il 30 dicembre 1890 da esuli russi. Suo padre era stato un ufficiale della Guardia Imperiale, membro del gruppo "Terra e Libertà" e simpatizzante del movimento politico "Volontà del Popolo" (Narodnaja Volja), un cui suo lontano parente, Nikolaj Ivanovič Kibal'čič, aveva partecipato ad un attentato (non riuscito) ontro lo Zar Alessandro II. Dopo l'arresto di Kibal'čič, conseguenza dell'assassinio di Alessandro II (1881), il padre di Victor Serge si vide costretto a lasciare il paese, fino a giungere in Belgio, dove trovò lavoro come insegnante presso l'Istituto di Anatomia di Bruxelles.

Raymond Callemin, amico d'infanzia di Victor

L'infanzia trascorre in un ambiente molto povero (il fratello, Raoul-Albert, muore a nove anni di tubercolosi e di fame), segnando indelebilmente la sua vita: da quel momento sentirà grande avversione verso ogni tipo di ingiustizia e di oppressione, il disprezzo per l'ipocrisia mascherata dei benpensanti, la profonda umana attrazione verso chi soffre. Amico d'infanzia di Raymond Callemin, entrambi si accostano all'anarchismo più prossimo agli ambienti individualisti. Serge, contrariamente a Callemin, è ben distante dagli eccessi illegalisti e violenti dell'epoca, di cui non si stancherà mai di denunciarne gli eccessi nel giornale «l'anarchie», che dirigeva con la sua compagna Rirette Maitrejean. Coinvolto ingiustamente con Rirette nel processo alla Banda Bonnot, viene condananto a 5 anni di carcere. Dopo un breve periodo in Spagna, in cui prende forma in lui un certo disincanto verso gli ideali anarchichi abbracciati da giovane, nel febbraio del 1919 giunge a Pietrogrado, vero e proprio cuore pulsante della Russia comunista e sceglie di schierarsi con i bolscevichi. Non mancherà mai di criticare, pubblicamente, la presa del potere da parte di Stalin e del «tradimento della rivoluzione» [1], assumendo inizialmente posizioni trotzkiste, ma poi allontanandosene anche da queste.

Lavora a lungo anche per la neonata Internazionale Comunista come giornalista, editore, traduttore. Dagli stalinisti viene accusato di essere un nemico della rivoluzione e deportato ad Orenburg; grazie all'attivismo di alcuni intellettuali europei (Gaetano Salvemini fra tutti) gli fu concesso l'esilio in Francia prima e in Messico infine.

Victor Serge muore il 17 novembre 1947 proprio in Messico. Secondo alcune versioni Serge sarebbe stato assassinato da Vittorio Vidali, uno dei fondatori del PCI, membro del GPU e fedelissimo a Stalin.

Il pensiero e l'azione

L'anarchismo

Rirette Maitrejean e Victor Serge

Nella fase giovanile Serge si avvicinò agli ambiti anarchici, trovandosi fianco a fianco con una serie di personaggi legati alle diverse correnti e alle più disparate tendenze dell'anarchismo: vegetariani, individualisti, pacifisti, insurrezionalisti e semplici sbandati. Fu, per un breve periodo, direttore de «L'Anarchie» e fondatore del circolo anarchico "La libera ricerca". Lentamente si acuirono le divergenze con gli illegalisti e con gli iper-individualisti (Callemin, Carouy, Soudy, Garnier, Monnier, Valet, Dieudonné ed altri), che vedevano in Albert Libertad e Émile Armand alcuni dei punti di riferimento più importanti.

Fu nel 1913 incredibilmente coinvolto, con la sua compagna Rirette Maitrejean, nel processo contro la Banda Bonnot, di cui veniva considerato una sorta di ideologo (Serge fu condannato a 5 anni, Rirette invece venne assolta; altri furono condannati a morte, tra cui l'amico di infanzia Raymond Callemin, Etienne Monier ed André Soudy):

«L'accusa [...] mi aveva attribuito la parte dell'ideologo, ma dovette abbandonare questo disegno fin dalla seconda udienza [...] nessuna responsabilità né diretta né indiretta mi incombeva in quei drammi [...] non ero là che a causa del mio rifiuto categorico di parlare, cioè di farmi delatore. Distruggevo l'accusa su alcuni punti di dettaglio e questo era facile; difendevo la dottrina – libero esame, solidarietà, rivolta – e questo era molto più difficile e scontentavo i colpevoli “innocenti” dimostrando che la società fabbrica il crimine e i criminali, le idee disperate, i suicidi e il denaro-veleno [...]» (Victor Serge in Memorie di un rivoluzionario). [2]

Non appena uscito dal carcere si trasferì a Barcellona, dove entrò in contatto con i movimenti operaisti che preparavano la rivoluzione; in Catalogna conobbe Salvador Segui. Proprio in quella terra si concretizzò la rottura definitiva con gli individualisti ostili, per eccessivo radicalismo, ad ogni idea rivoluzionaria. Partecipò all'insurrezione di Barcellona del 19 luglio 1917; la sconfitta lo convinse della necessità di una maggiore organizzazione, per questo decise di non partecipare all'insurrezione del mese successivo (anche questa miseramente fallita).

A questo punto ritornò a Parigi, ma qualche tempo dopo (febbraio 1919) entrò in Russia, dove vi rimase diciassette anni.

L'opposizione allo stalinismo

Amareggiato da quello che riteneva il fallimento dell'esperienza anarco-individualista, che determinava in primis una totale assenza di organizzazione, Serge, una volta giunto a Pietrogrado, decise che avrebbe abbracciato le idee bolsceviche, seppur l«iberamente, senza abdicare al pensiero né al senso critico». Per Serge il primo provvedimento che i boscevichi avrebbero dovuto intraprendere, sarebbe dovuto essere quello di proclamare il «rispetto della vita umana e del diritto dell'individuo, chiunque sia». Ben presto però giunse il disincanto sulla inettitudine del regime sovietico; Serge decise di non stare zitto, come facevano tanti intellettuali, e si mise a denunciare pubblicamente la follia stalinista:

«Viene spesso detto che 'il germe dello Stalinismo era presente nel Bolscevismo fin dal suo iniziò. Io non ho obiezioni. Solo aggiungo che il Bolscevismo conteneva anche molti altri germi, e coloro che vissero gli entusiasmi dei primi anni della prima vittoriosa rivoluzione socialista dovrebbero non dimenticarlo. Giudicare l'uomo vivo dai germi che l'autopsia rivela sul suo corpo morto - e che egli poteva portare con se' dalla nascita - è questo sensato?» (da Lenin a Stalin. 1917-1937: Cronaca di una rivoluzione tradita).

Dopo la pubblicazione di Potenza e limiti del marxismo i rapporti tra Serge e Trotzkij si deteriorano inconciliabilmente. Nell'ex-Urss non rinunciò mai alla critica pubblica, rifiutò la carriera politica e non si iscrisse mai al partito bolscevico.

Citazioni e scritti in italiano

Memorie di un rivoluzionario (capolavoro autobiografico di Victor Serge)

  • «Sin dall'infanzia, mi sembra d'aver sempre avuto, molto netto, il doppio sentimento che doveva dominarmi durante tutta la prima parte della mia vita: quello cioè di vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (incipit dell'autobiografia).
  • «Mi sembra che se, a dodici anni, mi avessero domandato «cos'è la vita?» (e me lo chiedevo spesso), avrei risposto: non lo so, ma vedo che vuol dire: penserai, lotterai, avrai fame».
  • «L'anarchismo ci prendeva per intero perché ci chiedeva tutto, ci offriva tutto: non c'era un solo angolo della vita che non rischiarasse, almeno così ci sembrava».
  • «La mia decisione era presa; non sarei stato né contro i bolscevichi né neutrale, sarei stato con loro, ma liberamente, senza abdicare al pensiero né al senso critico... ».
  • «Il socialismo non si deve solo difendere contro i suoi nemici, contro il vecchio mondo a cui si oppone: deve essere anche difeso, nel suo proprio seno, contro i suoi propri fermenti di reazione».
  • «Sotto tutti i regimi, gli scrittori si sono adattati ai bisogni spirituali delle classi dominanti e, secondo le circostanze storiche, ciò li ha fatti grandi o mantenuti nella mediocrità».

Note

  1. Da Lenin a Stalin. 1917-1937: Cronaca di una rivoluzione tradita
  2. Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e\o, pag. 50 e 51

Scritti in italiano

Opere principali (in italiano)

  • Ritratto di Stalin, Venezia, Edizioni erre, 1944.
  • Il caso Toulaev. Romanzo, Milano, Bompiani, 1952.
  • Memorie di un rivoluzionario. Dal 1901 al 1941, Firenze, Edizioni De Silva-La nuova Italia, 1956.
  • L'Anno primo della rivoluzione russa, Torino, Einaudi, 1967.
  • Gli anarchici e l'esperienza della rivoluzione russa, Milano, Jaca Book, 1969.
  • Lenin 1917, Bari, De Donato, 1969.
  • I maestri cantatori. Saper tacere, saper ignorare, non dire niente, non confessare mai, Torino, Ruggiero, 1970.
  • Le lotte di classe nella rivoluzione cinese del 1927, Roma, C.d.D.E., 1971.
  • Vigilanza rivoluzionaria. Quello che ogni rivoluzionario deve sapere sulla repressione, Milano, Clued, 1972.
  • Da Lenin a Stalin. 1917-1937. Cronaca di una rivoluzione tradita, Roma, Savelli, 1973.
  • Vita e morte di Trotskij, Roma-Bari, Laterza, 1973.
  • Anni spietati. Romanzo, Milano, A. Mondadori, 1974.
  • La crisi del sistema sovietico, Milano, Ottaviano, 1976.
  • Letteratura e rivoluzione, Milano, Celuc, 1979.
  • È mezzanotte nel secolo, Roma, Edizioni e/o, 1980.
  • Due racconti: Il vicolo San Barnaba, L'ospedale di Leningrado, Milano, Tranchida, 1984.
  • La svolta oscura. Un rivoluzionario nel tempo del disprezzo, Milano, Celuc, 1984.
  • La città conquistata. Pietroburgo 1919, Roma, Manifestolibri, 1994.
  • Socialismo e totalitarismo. Scritti 1933-47, Roma, Prospettiva, 1997.
  • Germania 1923: la mancata rivoluzione, Genova, Graphos, 2003.

Voci correlate

Collegamenti esterni