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Enrico Baj


Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 - Vergiate, Varese, 16 giugno 2003) è stato un pittore, grafico, scultore e saggista libertario italiano. Nella foto: Baj davanti al suo Ubu Re.

«La Patafisica, come l'arte, difende il principio della libertà e della libertà esistenziale e raccomanda proprio l'immaginario della fantasia quale migliore arma di difesa per preservare almeno l'autonomia del nostro pensiero. La Patafisica è una forma di resistenza all'oppressione in quanto tale. Proprio perché vi è un'oppressione a livello di potere, vi è un'oppressione al livello anche culturale, è evidente che ormai l'industria e l'organizzazione culturale sono opprimenti ed è anche evidente che si svolgono solo secondo modelli che sono quelli che piacciono al Grande Fratello. Quindi noi vediamo che l'oppressione, che va dall'asservimento dell'individuo e dei suoi comportamenti ai media e alla diffusione estrema di un sistema di produzione e di consumo forzato, è presente ovunque (da Che cos'è la Patafisica?)».

Baj, il "patapittore", come lo definì il poeta Jean-Clarence Lambert, è uno tra i più fervidi seguaci di Alfred Jarry e della sua Patafisica, sposa i contenuti di questa «scienza delle soluzioni immaginarie» portandoli a vessillo del proprio universo culturale. Baj matura negli anni una sua visione della Patafisica che proietta nella propria opera e che utilizza come arma contro le contraddizioni e le costrizioni del mondo e della società. L'irriverenza, l'ironia e il gusto del paradosso, propri di questa scienza, costituiscono per l'artista gli «anticorpi dell'uomo contemporaneo contro l'oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera». La Patafisica, che Baj riassume col motto «imago ergo sum», in opposizione alla razionalità matematica cartesiana, è nello stesso tempo musa e linfa vitale che rinnova e rinvigorisce la forza dell'immaginazione. Per Baj, infatti, il pittore, come il patafisico, rifiuta le spiegazioni scientifiche definitive, non riconoscendone alcuna valenza morale o estetica. Allo stesso modo egli azzera con la fantasia, facoltà «che può valicare le più alte vette e superare ogni difficoltà», la comune tensione a trovare una soluzione logica a ogni problema.