Storia dell'anarchismo in Sardegna

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Sardegna anarchica

Sono ben poche le notizie che si hanno sull'anarchismo sardo. È certo però che dopo la caduta del fascismo la storiografia ufficiale ha tentato di minimizzare, se non del tutto negare, il ruolo avuto dagli anarchici nello sviluppo delle lotte antifasciste. Solo negli anni 80, grazie al lavoro di Costantino Cavalleri nella "Biblioteca "S'arkiviu"", intitolata a Tomaso Serra, il più conosciuto anarchico sardo, si è cominciato a far luce sull'esperienza anarchica nell'isola.

Premessa

Nel popolo sardo è stata da sempre presente un innata diffidenza e/o ostilità verso le autorità e le istituzioni di ogni tipo [un po'meno verso quelle religiose], specie se proveniente dal “continente”. Come dice l'archeologo e storico Giovanni Lilliu, nella storia del popolo sardo è presente una « costante resistenziale» che si è manifestata di volta in volta contro le potenze coloniali che di volta in volta occuparono l'Isola.

Tomaso Serra, anarchico sardo che partecipò alla rivoluzione spagnola
« ..La Sardegna, in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un'Isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza. Perciò, i Sardi hanno avuto l'aggressione di integrazioni di ogni specie ma, nonostante, sono riusciti a conservarsi sempre sé stessi. Nella confusione etnica e culturale che li ha inondati per millenni sono riemersi, costantemente, nella fedeltà alle origini autentiche e pure. Questo è stato, ed è certamente, un miracolo, a pensare che l'Isola, per la sua posizione geografica, è tracciata in ogni senso, è un terminal da ogni parte; e che la vasta solitudine dei suoi spazi (si parla di essa come di un continente) ha invitato e invita a riempirli gente d'ogni sangue e colore. » (Giovanni Lilliu, la Costante resistenziale sarda; p. 225)

Una certa innata tendenza verso l'antiautoritarismo [1] non ha però fatto sì che l'idea anarchica si diffondesse nel tessuto socio-politico dell'isola quando nell'ottocento essa cominciava a far presa in Europa. Ciò fu legato in parte alla condizione di insularità ed in parte ad una certa mentalità di tendenza individualistica, legata forse all'attività agro-pastorale che è stata lungamente predominante nell'isola, ma non nel senso libertario del termine quanto a quello più propriamente egoistico del pensar ognun per sè. [2]

In ogni caso, alla fine del XIX° secolo si trova qualche flebile traccia di attivismo anarchico e nel secondo decennio del XX° secolo si costituirono i primi piccoli gruppi anarchici. La frammentarietà e le difficoltà a sviluppare una rete organizzativa di un certo livello, sono caratteristiche costanti dell'anarchismo in Sardegna, infatti ancora oggi sono sì attivi alcuni piccoli gruppi, ma nessuna sezione della FAI o della FdCA.

L'ottocento

L'800 è un secolo in cui si svilupparono molte proteste e insurrezioni popolari: dopo la legge delle chiudende del 1820 [3], che di fatto privatizzò le terre pubbliche, si registrarono numerose rivolte nel Nuorese [4]. In seguito se ne verificarono anche a Sedilo (1850), Sassari (1852) e Oschiri (1855) [5], tutte determinate dalla fusione con il Piemonte che portò con sé l'introduzione del servizio militare obbligatorio, la pressione fiscale e l'aumento del costo della vita. Con le leggi del 1863-1873 fu anche limitato l'uso civico delle terre: a Nuoro la popolazione insorse nel 1868 con i cosiddetti moti di su Connottu (cioè “al conosciuto”, ovvero l'aspirazione al ritorno alle antiche usanze). Risulta evidente quindi che i sardi erano storicamente predisposti verso al collettivizzazione dei beni pubblici e assai avversi alla proprietà privata, che potè essere imposta solo con l'uso della forza e la repressione popolare.

Nonostante questa innata repulsione verso l'autorità, le statitistiche ufficiali dicono che dal 1878 al 1891 ci furono solo 3 scioperi (1076 in tutta Italia) e che alla fine dell'800 vi erano solo 400 militanti socialisti. Questi dati fanno però riferimento ad una ricerca storiografica che tende a minimizzare, se non del tutto negare, il ruolo svolto dai rivoluzionari e ancor più dagli anarchici. La ricerca storica è quindi importante perché permette il recupero della verità storica rispetto all'anarchismo sardo: per esempio, secondo quanto riporta Costantino Cavalleri nel suo Per la storia dell'anarchismo in Sardegna, «è comprovata la presenza a Cagliari di una sezione dell'Internazionale Antiautoritaria, rappresentata al Congresso regionale della Federazione dell'Alta Italia dell'AIL, nel 1877, da Fontana e Marcialis» [6]

Ci sono inoltre testimonianze rispetto ad una certo attivismo anticlericale sardo che si manifestava durante pubbliche celebrazioni religiose [7]. Il sardo ha una innata diffidenza verso l'organizzazione, per questo spesso la ribellione talvolta assunse forme d'illegalismo come il banditismo [8], che talvolta poté godere dell'appoggio popolare. In questa fase sono da segnalare le poesie vagamente anarcoidi e fortemente anticlericali di Peppino Mereu (1872-1901) [9], poeta assai affine alla scapigliatura milanese.

Il novecento

I moti del 1904 e 1906

All'inizio del '900 l'idea socialista, e in parte quella anarchica, cominciò finalmente ad attecchire nell'isola: dal 1892 al 1900 si registrarono solo 9 scioperi, ma tra il 1901 e il 1903 il numero salì a 15, a dimostrazione dell'aumento della conflittualità. Nel 1904, la cittadina mineraria di Bugerru (Cagliari) fu investita d una serie di proteste e scioperi dei minatori guidati dalla Lega di resistenza che contava ben 4.000 iscritti. Le loro rivendicazioni riguardavano l'incremento dei salari ed il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro. Domenica 4 settembre, mentre la delegazione sindacale era in trattative, le forze dell'ordine spararono sugli operai riuniti di fronte alla sede della direzione generale della miniera. Morirono tre lavoratori e tantissimi furono i feriti.

Durante lo sciopero di Buggerru (Sardegna, Sulcis Iglesiente) del 4 settembre 1904 l'esercito sparò sui manifestanti uccidendone quattro e ferendone undici

Nel 1906, per protesta contro il caro vita [10], si registrarono saccheggi, sabotaggi e incendi di edifici istituzionali, soprattutto a Cagliari, nel Campidano e nel Sarrabus). A Cagliari furono le operaie delle Manifattura Tabacchi - Bonaria Cortis, Adelaide Nieddu e Assunta Marini - ad arringare la folla in favore della lotta e dello sciopero generale. Le guardie regie spararono sull'enorme massa di persone riversate nelle strade e due ragazzi di 16 e 19 anni persero la vita. Nella zona tra Muravera, San Vito e Villaputzu, le autorità abbandonarono le istituzioni e i contadini diedero vita ad un comitato di autogoverno che autogestì i paesi sino alla terriible repressione che si scatenò nel giro di poco tempo: 17 morti a Gonnesa, 7 a Monte Scorra e 6 Nebida. [11]

Ora, non è dato sapere quanti anarchici parteciparono ai moti, nè l'influenza esercitata dagli stessi sulla popolazione, però è sicuro che gli anarchici erano presenti, visto che in quel periodo nell'iglesiente si costituì il gruppo anarchico "Sante Caserio", particolarmente attivo specialmente tra i minatori. In questa fase si segnalò per la sua attività Attilio Deffenu, gravitante per lunghi periodi negli ambiti del mondo anarchico e sindacalista rivoluzionario, non senza qualche incursione nell'ambito del liberalismo [12]. Deffenu editò la rivista "Sardegna", a cui contribuirono e/o collaborarono sardi come Francesco Cucca [13], anarchico, e Sebastiano Satta, poeta e socialista.

Il periodo prefascista

Nel periodo prefascista, grande opera propagandista fu portata avanti dal ligure Tintinio Persio Rasi (detto Auro D'Arcola), esiliato ad Iglesias nel 1917 a causa del suo attivismo anarchico, che collaborò al giornale socialista «Il Risveglio dell'isola» e fu membro della Commissione esecutiva della camera del lavoro di Cagliari [14]. La prima volta che però gli anarchici sardi comparsero "ufficialmente" sulla scena nazionale fu nel periodico «Il Novatore», nel quale collaborarono anarchici e socialisti rivoluzionari. «Il Novatore», che sarà pubblicato solo cinque volte tra il 1918 e il 1919, dedicava ampio spazio alla propaganda per l'azione diretta, l'autogestione, la giustizia sociale, l'astensionismo elettorale e alla critica del riformismo politico e sindacale.

Foto segnaletica di Maurizio Garino

L'epoca fascista

Nei primi anni del XX° secolo s'era costituito ad Iglesias, cittadina del Sulcis-Iglesiante (regione sud-occidentale della Sardegna) in cui era fortissima la presenza di minatori, il "gruppo Sante Caserio", che, tra il 1918 e il 1922, ebbe una notevole influenza nello sviluppo delle lotte dei minatori contro il fascismo e contro il padronato. [15] Operanti principalmente nel bacino del sulcis-iglesiante, di questo gruppo facevano parte i seguenti militanti: Vittorio Loi, Giovanni Pisu, Francesco Musu, Emilio Atzori, Luigi Atzori, Battista Cadeddu, Giuseppe Nurra, Giuseppe Serra, Antonio Secchi, Giuseppe Secchi, Carlo Pinna, Raimondo Serrau, Giovanni Curti, Pietrina Maxia, Leonardo Cherchi, Giuseppe Ballocco, Costantino Tanda, Giovanni Vacca, Carlo Pani. [6] [16]

Nonostante la storiografia ufficiale abbia cercato di ricondurre tutte queste lotte antifasciste e sindacali al marxismo e al riformismo, gli anarchici sardi furono molto attivi nel contrastare lo squadrismo e per questo spesso vittime di numerose aggressioni, frequentemente commissionate dai padroni delle fabbriche e delle miniere che mal sopportavano il loro sostegno agli sfruttati. "Il Sante Caserio" fu il primo gruppo sardo ad opporsi in maniera organizzata a queste violenze che oramai si susseguivano con una certa continuità: nel 1921 l'anarchico Luigi Atzori è arrestato dalle per essersi difeso dallo squadrismo fascista; Giuseppe Ballocco, minacciato sul posto di lavoro dai fascisti, reagisce ferendo uno dei suoi aggressori. Nel 1924 numerosi anarchici vengono attaccati mentre diffondo il periodico «Fede», ma la loro pronta reazione lascia a mal partito i soliti seguaci del "Duce". Nel 1926 sono organizzate numerose manifestazioni antifasciste di matrice anarchica. Della repressione degli anarchici a Cagliari ne fa cenno anche Emilio Lussu in Marcia su Roma e dintorni, in cui, a proposito del tentato linciaggio nei suoi confronti da parte dei fascisti, scrive:

«...Riconobbi altri fra gli aggressori.Mi sorprese molto la presenza di tale Fois [...] Era stato organizzatore dei lavoratori del mare, anarchico-sindacalista e antifascista. Quando i fascisti avevano occupato la sede dell'organizzazione si era trovato nell'impossibilità di guadagnarsi la vita.Aveva voluto emigrare in Francia ed io lo avevo raccomandato perché amici di lì lo soccorressero e gli trovassero lavoro[...] Rientrato dalla Francia a Cagliari si era iscritto al fascio [...] Si scusava presso gli antichi compagni con la necessità di dar da mangiare ai figli [...] mi chiedo ancora perché quella sera,armato, esigesse il mio linciaggio [...]» [17]

La repressione fascista, sommata all'ostilità dei comunisti e dei riformisti, portò col tempo alla dissoluzione del "Sante Caserio". Molti anarchici allora scelsero di andare in esilio in Francia, in Tunisia o in altri paesi. A Tunisi [18] gli anarchici sardi, tra cui Emilio Atzori, Raimondo Mereu, Giovanni Dettori, Francesco e Antonio Piras, contribuirono non poco alle attività del locale circolo anarchico. Le autorità fasciste imputarono ai sardi Giovanni Dettori e Emilio Atzori, oltre che a Giuvanni Curti e Alberto Tarchiani, gli attentati al consolato di Tunisi (28 dicembre 1928) e al giornale fascista «Unione» (18 aprile 1929). [19] Altri anarchici sardi scelsero di costituire piccoli gruppi, andando incontro alle periodiche ondate repressive. Solo alla fine della II Guerra mondiale il "gruppo Sante Caserio" si ricostituì cambiando nome in "gruppo Michele Schirru" (il gruppo rimarrà attivo sino agli anni 80). Dettori abbia partecipato con Atzori, Giuvanni Curti e Alberto Tarchiani agli attentati contro il consolato di Tunisi (il 28 dicembre 1928) e contro il giornale fascista «Unione» (18 aprile 1929).

Michele Schirru, condannato a morte per aver pensato di uccidere Mussolini

Durante gli anni del fascismo il numero dei militanti si aggirava intorno a cinquecento, moltissimi dei quali furono schedati. Alcuni riuscirono a sfuggire ai controlli ossessivi della polizia politica, e tra questi va citato Zemiro Melas. Melas partecipò alle lotte antifasciste in Jugoslavia poi, al rientro in Italia, fu tra i fondatori del gruppo anarchico fiorentino "Fronte della Gioventù", prima di venir arrestato e deportato dai nazisti (Zemiro Melas riuscirà poi a sfuggire fortunosamente alla deportazione).

Proprio a causa della pesante repressione in atto molti anarchici sardi preferirono l'emigrazione. Alcuni di quelli emigrati negli USA parteciparono al finanziamento e alla diffusione di «Cronaca Sovversiva» (tra questi Costantino Zonchello, che ebbe buoni rapporti con Luigi Galleani) e «L'Adunata dei Refrattari».

Questi due giornali, soprattutto L'Adunata, portarono avanti all'estero la lotta al regime fascista che tiranneggiava l'Italia. Tra i sardi anarchici e antifascisti residenti negli USA, il più conosciuto è Michele Schirru, il quale, grazie anche all'appoggio di altri corregionali libertari - Salvatore Dettori, Antonio Giuseppe Meloni ed Efisio Costantino Zonchello - rientrò in Italia con l'intenzione di uccidere Benito Mussolini. Per questo, cioé solo per aver pensato ed organizzato l'omicidio del "Duce", fu arrestato e fucilato nel 1931.

In Argentina, in particolare nella città di Avellaneda, fu attiva la Lega D'Azione Sarda, che pubblicava il quindicinale Sardegna Avanti attraverso il quale portava avanti la lotta antifascista. Nella Lega erano militanti tanto comunisti che anarchici, tra questi ultimi si può citare Paolo Addis, originario di Calangianus. [20] Altri anarchici sardi che risiedettero per tempi più o meno lunghi con in Argentina sono Emilio De Cherchi, di Sassari, e Dore Ettore, di Olzai.

Gli anarchici sardi nella rivoluzione spagnola

Molti furono gli anarchici sardi che parteciparono agli eventi della rivoluzione spagnola, il più conosciuto dei quali fu Tomaso Serra: anarchico di Barrali (Ca), perseguitato ed espulso da diversi paesi europei, giunse in Spagna nel 1936, unendosi alla Colonna Ascaso. Arrestato il 19 luglio 1937, dopo essere scampato per un soffio alla morte per mano degli stalinisti, fu deportato a Ventotene. In Spagna combatté a lungo a fianco dei cugini Angelino, Enrico e Paolino Puddu.

Altri anarchici sardi che combatterono in Spagna e di cui si hanno notizie rilevanti: Pietro Deiana, rientrato nel 1936 dall'esilio americano andò subito in Spagna a schierarsi con i repubblicani; Giovanni Antioco Dettori, morto nel 1937 sul fronte di Teruel; Pompeo Franchi, morto nel 1936 nella battaglia di monte Pelado; Salvatore Marcello, ferito in Spagna nel 1938 ed esiliato poi in Francia, dove fu arrestato e deportato a Ventotene nel 1939; Giovanni Virgilio, ferito nella battaglia di Carrascal dell'aprile 1937, proseguì i combattimenti sino al 1939 quando fu deportato a Ventotene; Serafino Deiana, Giuseppe Puggioni e Giovanni Antioco Dettori, dopo l'esilio a Tunisi, che vissero tutti e tre, i primi due sostenettero in vari modi la rivoluzione spagnola mentre Dettori vi partecipò materialmente, morendo nel 1937; Pasquale Fancello, partecipò alla rivoluzione e al suo rientro fu incarcerato ad Iglesias con l'accusa di aver partecipato ad una serie di azioni dirette.

Dal dopoguerra alla fine del secolo

Alla caduta del fascismo alcuni anarchici, come Giovanni Virgilio, appena rientrati dall'esperienza spagnola, abbracciarono la lotta armata o comunque incentrata sulle azioni dirette e di sabotaggio. Mentre alcuni scelsero di rientrare nell'isola per provare a mettere in pratica le loro idee libertarie, altri fecero il percorso inverso emigrando all'estero o in continente, come il tonarese Pietro Zucca.

Al congresso fondativo della Federazione Anarchica Italiana (Carrara, 1945) partecipò anche un gruppo denominato "Gruppo Anarchico di Cagliari" [21].

Ma il progetto libertario più interessante fu però messo in atto all'inizio degli anni '60 dal già citato Tomaso Serra che a Barrali (Ca) fondò la "Collettività anarchica di solidarietà" (CAS). La CAS fu un vero e proprio esperimento di autogestione che ebbe all'epoca notevole risalto anche all'estero. A metà degli anni '60 Aurelio Chessa (nato a Putifigari) ritornò in Sardegna, ad Iglesias, dove per breve periodo trasferì il suo archivio anarchico alla ricerca di nuovo materiale. Il 24 aprile 1970, durante la visita di Papa Paolo VI nel capoluogo, ad un gruppo di anarchici, tra cui diversi appartenenti del gruppo "Dioniso Milano", venne impedito di manifestare contro il corteo papale. Ciò scatenò dei tumulti nel corso del quale ci fu una violenta sassaiola prima dell'arresto di ventidue anarchici che nell'ottobre successivo saranno processati e condannati [22] [23].

Riguardo poi all'esperienza della CAS, in seno a quest'iniziativa nacque più avanti nel tempo anche l'"Arkiviu-bibrioteka de kurtura populari" (Archivio biblioteca di cultura popolare), che alla morte di Tomaso Serra, avvenuta nel 1985, assunse il nome di S'arkiviu-bibrioteka "T. Serra". Questa biblioteca, gestita attualmente da Costantino Cavalleri, si avvalse dei testi di Tomaso Serra e di donazioni fatte da altri anarchici sardi, in particolare da Pietrino Arixi e Giovanni Tolu.

Intorno a questa biblioteca fiorirono, tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90, una serie di periodici - «Anarkiviu: bulhitinu bibriografiku de s'arkiviu bibrioteka de kurtura populhari "T. Serra"» (Bollettino bibliografico dell'archivio biblioteca di cultura popolare "T. Serra"); «Nihil» (Supplemento «Quadrimestrale di dibattito, analisi, approfondimenti storici, teorici, metodologici al bollettino "Anarkiviu"») e definito anche come il «foglio dell'Unione anarchici sardi», «Su gazetinu de sa luta kontras a sas presones» (Il Gazettino della lotta contro le prigioni) ecc. [24] - curati da Costantino Cavalleri, in cui si cercò di dare un indirizzo unitario alle lotte anarchiche dei sardi, solitamente poco organizzate e diversificate. Nella seconda metà degli anni '80 si costituì, per merito soprattutto degli anarchici, il "Comitato di Solidarietà con il Proletariato Prigioniero Sardo Deportato", a sostegno delle istanze dei prigionieri sardi. Sempre Cavalleri, nel 2002, attraverso l'unico numero del «Zornale pro su Fruntene de Liberatzione Natzionale Sardu - ARREXINIS - RAIKINAS - RADICI» (Giornale per il Fronte di Liberazione Nazionale Sardo- RADICI), rilanciò l'idea di un Fronte unitario che coinvolgesse tutte le aree dell'antagonismo isolano, al di là della diversa matrice ideologica.

Attualità

Il XXI° secolo si apre invece con un'ondata repressiva: a Cagliari, nell'ottobre del 2003, una manifestazione in solidarietà a Massimo Leonardi [25] si conclude con una pesante carica delle forze dell'ordine e quattordici fermati [26]; nel 2004 altri 6 anarchici vengono arrestati; nel febbraio dello stesso anno l'anarchico L.F viene fermato con l'accusa di essere responsabile di 19 piccoli attentati, tutti firmati con la sigla Asai (Anonima sarda anarchici insurrezionalisti); sempre nel 2004 la repressione colpisce i militanti del circolo Fraria [27], di cui viene imposta la chiusura; il 13 giugno è la volta di Sassari, dove vengono arrestati due giovani accusati di preparare un attentato.

Nonostante la repressione e la mancanza di gruppi dell'anarchismo organizzato (non esiste alcuna sede di FAI, FdCA ed USI...), recentemente si sono avuti segnali di risveglio del movimento con la nascita del centro sociale PANGEA (non espressamente anarchico) [28], il Colletivu S'Ata Areste (la gatta selvatica) [29], Sa Domu [30] e il circolo libertario S'ARXA (Cagliari), attraverso i quali gli anarchici continuano nel loro attivismo nelle lotte per la casa, per il lavoro, contro il carcere e lo sfruttamento dell'ambiente, contro la discriminazione razziale e le basi militari.

Note

  1. Utente:Shardan/Sandbox
  2. C'è da dire però che nella tradizione agro-pastorale è storicamente presente il principio mutualistico de S'aggiudu torrau (“aiuto restituito” o "aiuto reciproco"), che consiste nel reciproco aiuto che pastori e contadini si danno in occasione di particolari momenti di difficoltà.
  3. Le chiudende
  4. Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag. 385
  5. Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag. 393
  6. 6,0 6,1 Per la storia dell'anarchismo in Sardegna
  7. Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag. 428
  8. I banditi in alcuni casi arrivarono ad affiggere dei veri e propri bandi: i fratelli Elia e Giacamo Serra autorizzarono la popolazione a raccogliere le olive nei campi di alcuni possidenti; G. Serrittu proibì a Gavoi di pagare le imposte ai fratelli esattori Daddi ecc. (Il cammino dei sardi, Natale Sanna pag. 415, 416)
  9. Opere di Peppino Mereu
  10. Il cammino dei sardi, Natale Sanna, pag. 433
  11. Sergio Atzeni. Quel 1906
  12. Note su Deffenu
  13. Note su Francesco Cucca
  14. Biografia di Tintino Rasi in francese (Dictionnaire des militants anarchistes)
  15. Pequeña Historia del anarquismo Sardo.
  16. Il romanzo di Sergio Atzeni, Il figlio di Bakunin, narra proprio di un minatore anarchico del sulcis-iglesiente, Tullio Saba, detto Bakunin per le sue tendenze anarchiche.
  17. Marcia su Roma e dintorni, L'Unione Sarda, pag. 241
  18. A Tunisi era presente una folta comunità di antifascisti italiani: (Articolo del Corriere di Tunisi).
  19. Dictionnaire des militants anarchistes
  20. L'antifascismo
  21. Archivio della federazione Anarchica Italiana
  22. Pietro e le pietre
  23. Quelli del Dioniso
  24. "Vedi da "opac.regione.sardegna.it"
  25. Su Massimo Leonardi
  26. Sui fatti di Cagliari (ottobre 2003)
  27. Sulla chiusura del Fraria
  28. Per lungo tempo in Sardegna sono stati assenti anche i centri sociali, ma alla fine dell'estate, grazie al movimento "NOI CONTRO LORO", è nato a Porto Torres (SS) il centro sociale occupato autogestito PANGEA.
  29. Intervista a Su Colletivu S'Ata Areste (La gatta selvatica)
  30. Sa Domu, studentato occupato

Bibliografia

  • Giuseppe Fiori, Vita e morte di Michele Schirru (l'anarchico che pensò di uccidere Mussolini), Laterza, 1990
  • Giuseppe Galzerano, Michele Schirru. Vita, viaggi, arresto, carcere, processo e morte dell'anarchico italo-americano fucilato per l'« intenzione » di uccidere Mussolini, Galzerano Editore, 2006
  • Costantino Cavalleri, L'anarchico di Barrali, Editziones de s'arkiviu-bibrioteka "T. Serra" (Scheda libro).
  • Il ribelle dell'anarchia (vita e pensiero di un anarchico sardo), Editziones Arkiviu - "Bibrioteka Tomaso Serra" di Guasila.
  • Maria Teresa Pistis, Storia dell'anarchismo in Sardegna: Dal Secondo Dopoguerra ai primi anni Novanta, Editziones, 2009

Voci correlate

Collegamenti esterni

Video

Articoli