Sessismo

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Pierre-Joseph Proudhon e i suoi figli. L'anarchico francese espresse concetti misogini, dichiarandosi favorevole alla subordinazione della donna all'uomo.

Il sessismo è una forma di discriminazione tra gli esseri umani basata sul genere sessuale. Esso si fonda generalmente su stereotipi e relativi pregiudizi che possono arrivare a vero e proprio odio per le donne (misoginia) e/o per gli uomini (misandria). [1]

Generalità

Le motivazioni che portano alla differenziazione gerarchica degli esseri umani, in base al genere sessuale d'appartenenza, hanno radici religiose, storiche, pseudo-culturali o semplicemente affondano nell'ignoranza.

Il sessismo come tutte le forme di discriminazione (razzismo, specismo, classismo ecc.) tende a classificare gli individui in categorie ben definite e in base alle quali essi possono essere giudicati e compresi. Nella maggior parte dei casi il sessismo è di natura maschilista, secondo cui la donna è ritenuta, in quanto tale, «non a livello degli uomini» e quindi destinata ad occupare nella società un ruolo prestabilito.

Può capitare, più raramente, anche che l'appartenenza al genere maschile determini una discriminazione che releghi l'uomo in una condizione di subordinazione rispetto alla donna.

L'antisessismo rifiuta la discriminazione tra i sessi, sostenendo che esistono delle differenze, e delle similitudini, tra gli esseri umani che trascendono il genere sessuale d'appartenenza.

Origine del sessismo

Riane Eisler, autrice de Il calice e la spada

Secondo molti studiosi l'origine del sessismo è riconducibile alla scoperta dell'agricoltura (10-12.000 anni fa). Da quel momento in poi si verificano una serie di cambiamenti epocali che segnano la storia dell'umanità: si abbandona il nomadismo per il sedentarismo; nasce la famiglia patriarcale; divisione del lavoro con conseguente sviluppo della gerarchia sulla base del prestigio, dell'età, del sesso (sessismo) ecc.

Tale interpretazione è però del tutto errata: per lungo tempo l'uomo e la donna vissero pacificamente ed egualitariamente. Vi sono ampie tracce, sia nell Paleolitico superiore che nel Neolitico, delle cosiddette società gilaniche, le quali erano organizzate in maniera sostanzialmente egualitaria, pacifica e non gerarchica. Questo modello di società fu definito da Riane Eisler, vera e propria allieva di un'altra grande archeologa quale Marija Gimbutas, con il neologismo gilania - dalle parole greche gynè, "donna" e andros, "uomo" (la lettera l tra i due ha il duplice significato di unione, dal verbo inglese to link, "unire" e dal verbo greco lyein o lyo che significa "sciogliere" o "liberare").

Le società gilaniche furono violentemente soppiantata dalle invasioni dei nomadi-pastori Indo-europei (Kurgan), i quali introdussero il patriarcato e quindi la discriminazione delle donne: i capi-pastori diventavano tali in funzione del numero di animali che detenevano, relegando i nullatenenti a posizioni di subordinazione (guardiani delle greggi); la donna stessa, non svolgendo più nessuna funzione economica come nei modi di produzione paleolitico e neolitico, divenne una pura proprietà dei capi-pastori. Questi decidevano se e quando le donne potevano sposarsi (potevano farlo solo con possessori di bestiame), divenendo quindi una sorta di oggetto atta esclusivamente alla procreazione» [2].

Nei prossimi capitoli verranno evidenziate le relazioni tra il sessismo e la gerarchia, sessismo e la famiglia e tra il sessismo e il linguaggio.

Sessismo e gerarchia

Citazione dell'anarco-primitivista John Zerzan:

«Lo stretto vincolo tra sessismo e gerarchia si evidenzia al passaggio dalla piccola società primitiva di villaggio all'avvento delle grandi civiltà. E il passaggio più profondo avvenne dentro la psiche dell'individuo. Le donne cominciano a perdere quella parità che fino ad allora avevano avuto con gli uomini (ma ci sono anche state società matriarcali); un cambiamento che riguarderà non solo la loro condizione di vita, ma anche il modo di pensare se stesse. Sia a casa che nell'economia la divisione del lavoro perde le precedenti forme egualitarie e diviene sempre più gerarchica. Gli uomini rivendicano la superiorità del loro lavoro rispetto a quello delle donne; più tardi l'artigiano affermerà la sua superiorità sul contadino ed infine l'intellettuale affermerà la sua sovranità sugli operai. La gerarchia si instaura nell'inconscio individuale in un sistema convalidato anche dalla religione, dalla morale e dalla filosofia».

Sessismo e famiglia

Schopenhauer: «Le donne sono come degli specchi, riflettono ma non pensano mai»


La costruzione pezzo per pezzo dei ruoli maschile e femminile avviene dentro la famiglia. Già nella figura materna e paterna, e nei riferimenti che essi rappresentano, i figli e le figlie si fanno un'idea del ruolo che "devono" avere nella società. È palese ed evidente nella maggioranza delle famiglie che la madre e il padre hanno ruoli ben distinti, creando automaticamente, per i figli, «cose da maschio» e «cose da femmina». Questo accade in ogni piccola cosa come, per esempio, nei giochi: i giochi per ragazze (bambole, peluche, piccola cucina, barbie e i suoi vestitini...) sono enormemente diversi da quelli per maschietti (armi, soldatini, pallone, costruzioni) e tendono a far diventare la bambina una "signorina" (dolce, remissiva, frivola) e il bambino "ometto" (aggressivo, intraprendente e padrone).

Se in casa poi c'è una sorella, il paragone con l'altro sesso è diretto. Se essa è più grande, lei avrà cura di lui amorevolmente, in modo materno, nutrendolo, lavandolo, cullandolo. Se essa è più piccola lui la condurrà «sotto la propria responsabilità», e avrà il mandato da parte del padre di mostrarle i segreti della vita. È una spirale di dipendenza, o meglio di costruzione di una personalità basata sulla dipendenza, che sarà difficile spezzare in seguito.

Questa sicurezza-identità -gratificazione diventeranno un'invisibile catena sulla quale si costruirà il più grosso nodo della struttura patologica della famiglia. La negazione dell'indipendenza e dell'autonomia costruisce l'insicurezza, fa capire al bambino che in futuro dovrà dipendere da qualcuno così come ora dipende dai genitori. Il bambino impara che l'unico modo per sfuggire all'assurdità degli ordini e delle leggi dei propri genitori è diventare come loro, sostituirsi a loro già nei gruppi con altri bambini fare il capobanda, e, come il padre in particolare, comandare e dominare.

L'identificazione maschio-potere è immediata, chi ha il potere ha il prestigio, diventa un "simbolo".

L'educazione del futuro maschio è piena di negazioni, si proibisce e si rinforza. Si nega l'emotività e si rinforza l'aggressività: «devi saperti arrangiare da solo»... è una frase ricorrente per il maschio!! L'emotività, mostrare i propri sentimenti è repressa pian piano, per gradi. Poi fuori dalla famiglia c'è la scuola, ci sono altri bambini, e questo modello si fa avanti da tutte le parti. Bisogna andare a scuola, accettare le regole, il potere del preside, della maestra.»

Sessismo e linguaggio

Non meno importante, in un mondo dove per trasformare la devastazione di una guerra in un opera pia basta aggiungere l'aggettivo umanitaria, è individuare il sessismo nel linguaggio, senza incappare nei moralismi del politically correct.

Il linguaggio sessista è il prodotto di una visione unilaterale del mondo, di una cultura elaborata da un gruppo socialmente dominante e da esso imposta al gruppo subalterno. Se è vero che la lingua è il prodotto della cultura di un popolo di conseguenza ognuno di noi usa spesso parole, espressioni e forme grammaticali che sono in contraddizione con le proprie convinzioni tanto quanto le forme linguistiche portatrici di ideologie e pregiudizi antidonna sono radicate inconsciamente nella nostra struttura di pensiero. Il linguaggio quindi diventa una spia culturale molto precisa della direzione del cambiamento.

Nonostante alcuni sintomi positivi, (per esempio nell'ambito delle assemblee, dei comunicati e degli scritti di matrice “antagonista” e libertaria, si usa più frequentemente indicare sia il femminile che il maschile; es: Un saluto a tutti/e i/le compagni/e), in generale ancora il linguaggio rimane fortemente sessista.

Bibliografia

  • Vittoria Haziel, E Dio negò la donna, Milano, Sperling & Kupfer, 2007, 160 pg.
  • Riane Eisler, Il calice e la spada. La presenza dell'elemento femminile nella storia da Maddalena a oggi, edizioni Frassinelli, 2006
  • Pierre Bourdieu, Il dominio maschile, traduzione di Alessandro Serra, Milano, Feltrinelli, 1998,
  • Riane Eisler, Il piacere è sacro: il mito del sesso come purificazione, edizioni Frassinelli, 1996

Voci correlate

Collegamenti esterni

  1. Il testo italiano di questo articolo è stato tratto in parte da tmcrew
  2. Vedi anche: Stato