Semana Trágica (Spagna)

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Barcellona in fiamme durante la Semana Trágica.

Si conosce come Semana Trágica (Semana Trágica in castillano; Setmana Trà gica in catalano) quell'evento insurrezionale sviluppatosi a Barcellona e in altre città catalane tra il 26 luglio e il 2 agosto 1909.

Contesto storico

Sin dalla fine del XIX secolo la Spagna era stata attraversata da sommosse e sollevazioni popolari, molto spesso guidate da elementi rivoluzionari e anarchici. Durante il processo di Montjuïc (fortezza prigione che sovrasta Barcellona) del 1897, cinque anarchici furono condannati alla fucilazione con l'accusa di essere stati responsabili di un attentato contro una processione religiosa a Barcellona (7 giugno 1896). C'è da dire che la polizia ottenne le confessioni applicando la tortura a centinaia di anarchici arrestati nei giorni precedenti.

Mateo Morral fu responsabile dell'attentato contro il re Alfonso XIII e Victoria Eugenia

In un forte clima anticlericale e anti-istituzionale, il pedagogo anarchico Francisco Ferrer y Guardia fondò all'inizio del secolo il giornale anarcosindacalista La huelga general, l'Ateneu Encicolopèdic Popular e la Escuela Moderna. Nel 1906 l'anarchico Mateo Morral tentò di assassinare il re Alfonso XIII nel giorno delle sue nozze, ma non riuscendoci si suicidò per evitare di essere arrestato e torturato. Nello stesso anno vide la luce l'organizzazione anarco-sindacalista Solidaridad Obrera, mentre l'anno seguente fu la volta del Partito Repubblicano di Lerroux.

La Spagna cominciò l'anno 1909 con Alfonso XIII come Monarca e Antonio Maura, del Partito Conservatore, come capo del governo nato dopo le elezioni del 21 aprile 1907. Politicamente il paese, che ancora non s'era ripreso dal contraccolpo dalla perdita delle ultime colonie (Cuba e le Filippine) nel corso della guerra ispano-filippina del 1898, viveva in un sistema d'alternanza di due partiti politici: il Partito Conservatore e il Partito Liberale, che monopolizzavano il governo attraverso risultati elettorali totalmente manipolati dal Caciquismo [1].

In Catalogna dominavano due partiti antagonisti, l'Unione Repubblicana di Alejandro Lerroux e Solidaritat Catalana, un'alleanza elettorale formata dalla Lliga Regionalista, il movimento carlista e repubblicano guidata da Francesc Cambo. Quest'ultimo, nazionalista e rappresentante della borghesia locale, fu il vincitore nelle elezioni del 1907 (guadagnò 41 dei 44 deputati della regione).

Da un punto di vista sociale, i lavoratori spagnoli iniziavano a sviluppare una vera coscienza sindacale grazie all'emersione nelle zone industrializzate di un forte movimento operaio, particolarmente attivo a Barcellona grazie a Solidaridad Obrera, una confederazione anarco-sindacalista nata con l'obiettivo di opporsi all'accerchiamento reazionario del Partito Conservatore e di Solidaritat Catalana.

I fattori scatenanti l'insurrezione

Dopo aver perso le sue ultime colonie d'oltremare, la Spagna provò ad incrementare la propria presenza in Nord Africa. La partecipazione alla Conferenza di Algeciras del 1906 le consentì di guadagnare il controllo della parte settentrionale del Marocco.[2]

Il 9 luglio 1909, i lavoratori spagnoli occupati nella costruzione della ferrovia che avrebbe unito Melilla (città autonoma spagnola situata sulla costa orientale del Marocco) alle miniere di Beni-Buifur, dipendenti di un'azienda controllata da Romanones e il marchese de Comillas, furono attaccati dai Berberi. Questo piccolo fatto, che di fatto costituì l'inizio della guerra del Rif [3], fu strumentalizzato dal governo di Maura per avviare un nuovo progetto colonialista.

Il capo del governo ordinò la mobilitazione dei riservisti provocando il notevole disappunto dei lavoratori, visto che la maggior parte dei richiamati apparteneva alle classi più povere e ciò significava abbandonare il proprio lavoro, ovvero la loro unica forma di sostentamento. C'è da dire che era possibile ottenere l'esenzione dalla partenza in guerra se si pagavano 6000 reali (1500 pesetas), una cifra non alla portata della maggior parte dei lavoratori delle classi meno abbiente (il salario quotidiano di un lavoratore si aggirava intorno a 10 reali, 2,5 pesetas).

Domenica 18 luglio, giorno previsto per la partenza dal porto di Barcellona del primo scaglione di militari, la presenza di nazionalisti aristocratici che offriva ai soldati in partenza medaglie e sigarette, fu accolta come una provocazione e generò gravi tumulti, peggiorati dalle notizie che giungevano dalle zone di conflitto che informavano di notevoli perdite.

«Abbasso la guerra! Che ci vadano i ricchi! Tutti o nessuno!», fu il grido che si levava alto durante i tumulti. Si udirono diversi spari e numerosi furono gli arresti. Il 24 luglio, il governatore civile di Barcellona, Ángel Ossorio y Gallardo, proibì la riunione di Solidaridad Obrera ed allora gli insorti diedero vita ad un comitato di sciopero clandestino.

A Madrid fu indetto uno sciopero generale per il 2 agosto, ma a Barcellona Solidaridad Obrera preferì agire di sorpresa proclamando uno sciopero per lunedì 26, giorno in cui presero avvio i fatti della cosiddetta Settimana Tragica.

Cronologia dei fatti

Lunedì 26

Lo sciopero e le manifestazioni di protesta a Barcellona partono dalla periferia e si propagano velocemente verso il centro della città, dove i manifestanti tentano di bloccare la circolazione dei tram ed alcuni edifici sono dati alle fiamme. Il capitano generale di Cataluna, Luis de Santiago, seguendo le direttive del ministro dell'Interno De la Cierva, proclama lo stato di guerra, al quale si oppone il governatore civile Ángel Ossorio y Gallardo che si dimette dal suo incarico (il suo sostituito, Evaristo Crespo Azorín, prenderà l'incarico il 6 agosto).

Nel pomeriggio gli scontri si fanno più duri. Due persone perdono la vita e altrettante caserme della polizia vengono attaccate dalla folla. Intorno a mezzanotte viene incendiato il primo edificio religioso, il Patronato Obrero de San José, a Pueblo Nuevo.[4] La rivolta da Barcellona e provincia si diffonde anche a Girona, Sabadell, Mataró e Granollers, dove la protesta si trasforma ben presto in vera e propria insurrezione, guidata da Comitati rivoluzionari. Si registrano diversi violentissimi scontri che provocano ben otto morti. Numerosi anche gli incendi di edifici religiosi.[5]

Soledad Villafranca e Francisco Ferrer. Quest'ultimo fu accusato di essere l'istigatore delle rivolte e condannato a morte nell'ottobre del 1909

Martedì 27

A Barcellona sin dalla mattina vengono innalzate centinaia di barricate e numerose armerie vengono assaltate ed espropriate. La violenza viene poi indirizzata verso le Chiese e le proprietà ecclesiastiche. Nel giro di poche ore bruciano molti edifici religiosi ed un parrocco muore asfissiato nella chiesa in cui s'era rifugiato. Il culmine della violenza anticlericale è raggiunto nella notte tra martedì e mercoledì, in cui vanno a fuoco circa venti edifici nel centro della città e otto conventi in periferia. L'anticlericalismo non coinvolge solo militanti e simpatizzanti della sinistra, ma anche militanti del Partito Repubblicano di Alexander Lerroux, che si caratterizzava proprio per il suo odio verso il clericalismo.[6]

Ecco quindi che la protesta antimilitarista si trasforma ben presto in protesta contro la Chiesa, accusata di avere il monopolio dell'educazione, attraverso il quale inculca nei giovani l'accettazione delle discriminazioni di classe. Le notizie dal Marocco sul Disastro del Barranco del Lobo, che aveva causato la morte di 200-300 riservisti, la maggior parte dei quali facevano parte del contingente partito da Barcellona il 18 luglio, fa esplodere definitivamente la rivolta insurrezionale.[7]

Mercoledì 28

Durante tutta la mattinata, a Barcellona si levano alte colonne di fumo dagli edifici religiosi assaltati durante la notte. Scontri armati con le forze dell'ordine si registrano in molte zone delle città e soprattutto nel quartiere di San Andrés de Palomar. Durante la giornata giungono da Valencia e Saragozza nuove truppe militari con lo scopo di reprimere la rivolta.

Da giovedì 29 a domenica 1° agosto

Partendo dalla zona delle Ramblas e del porto, circa 10.000 militari occupano la città di Barcellona, mentre il morale degli insorti si abbassa sempre più perché la ribellione non si stava propagando nel resto della Spagna. Tra Venerdì e Sabato la città riconquista gradualmente la normalità, eccetto nei quartieri di San Andrés e Horta, dove sparatorie, incendi e saccheggi si registrano continuamente nei pressi di numerosi conventi e scuole religiose. Domenica i giornali fanno la ricomparsa nelle edicole. Lunedì 2 agosto i lavoratori barcellonesi, a cui i datori di lavoro avevano promesso di retribuire loro la paga della settimana della rivolta, fanno rientro al posto di lavoro come se nulla fosse successo. In altre città catalane la normalità ritornerà ugualmente in brevissimo tempo.

La repressione

Il bilancio dei disordini nella città di Barcellona fu di 78 morti (75 civili e tre soldati); 500 feriti tra i militari e 112 edifici bruciati (tra cui 80 religiosi). Il governo Maura, per mano del ministro degli Interni Juan de la Cierva y Penafiel, diede inizio alla repressione a partire dal 31 luglio. Migliaia di persone furono fermate dalla polizia, 2000 ricevettero un processo. Le condanne più pesanti furono: 175 al confino, 59 all'ergastolo e 5 alla pena di morte. Oltre a questo, il governo dichiarò illegali i sindacati e ordinò la chiusura delle scuole laiche.

I cinque condannati a morte erano Josep Miquel Baró, un repubblicano nazionalista condannato a morte il 17 agosto 1909 nel Castello di Montjuic come gli altri quattro: Malet Antonio Pujol, un repubblicano seguace di Lerroux, giustiziato il 13 settembre; Clemente Garcia, un giovane con disturbi mentali che aveva ballato con il cadavere di una suora per le strade di Barcellona, giustiziato il 4 ottobre; Eugenio del Hoyo, un ex poliziotto e guardia di sicurezza; ed infine il più noto di tutti, Francisco Ferrer y Guardia, anarchico, pedagogista e cofondatore della Escuela Moderna. Giustiziato il 13 ottobre nonostante una vasta campagna internazionale in sua difesa, era stato considerato il mandante della rivolta. [8]

Re Alfonso XIII, allarmato da queste reazioni, tanto all'interno quanto all'esterno della Spagna, cacciò Maura e lo sostituì col liberale Segismundo Moret.

Note

  1. Caciquismo è il nome che ricevette l'insieme di relazioni sociali che definivano la vita politica durante gli anni della restaurazione borbonica.
  2. La conferenza di Algeciras fu un congresso internazionale che prese il nome dalla cittadina spagnola in cui fu convocato dal gennaio all'aprile del 1906. I rappresentanti delle potenze convenute (le principali nazioni d'Europa compresa l'Italia, oltre agli Stati Uniti e al Marocco) discussero la questione dell'influenza francese sul Marocco che aveva provocato forti tensioni fra la Francia e la Germania determinando la crisi di Tangeri (prima crisi marocchina) nel 1905. La conferenza di Algeciras stabilì, con l'accordo del 7 aprile 1906, il controllo internazionale a predominanza francese e spagnola sul Marocco. Provocò un ulteriore avvicinamento politico della Gran Bretagna alla Francia e, nel contesto della politica mondiale, l'isolamento della Germania...
  3. Guerra del Rif
  4. Rubí Casals, Gemma (2009). A«lgo más que la quema de conventos. La Semana Trágica en Cataluña, la historia de una desafección». In Antonio Moliner Prada. La Semana Trágica de Cataluña. Alella (Barcelona): Nabla edizioni. pp. 92-96.
  5. Rubí Casals, Gemma (2009). Ibid.. pp. 106; 110; 123-124.
  6. Pomés Vives, Jordi (2009). «El republicanismo lerrouxista y su responsabilidad en los acontecimientos». In Antonio Moliner Prada. La Semana Trágica de Cataluña. Alella (Barcelona): Nabla edizioni. pp. 137-167..
  7. Il Disastro di Barranco del Lobo fu una disastrosa azione militare del 27 luglio 1909 che si verificò nei pressi di Melilla,durante la guerra di Melilla, in cui le truppe spagnole subirono una disastrosa sconfitta ad opera dei Riffs.
  8. Pich Mitjana, Josep (2011). «Un lugar de memorias: la revolución de julio de 1909, o Semana Trágica, Sangrienta, Roja, Negra o Gloriosa». En Eloy Martín Corrales. Semana Trágica. Entre las barricadas de Barcelona y el Barranco del Lobo. Barcelona: Edicions Bellaterra. pp. 215-216.

Voci correlate

Collegamenti esterni