Salvatore Giuliano, un bandito fascista (rapporto MI6)

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Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.

Presentiamo un rapporto SIS [1], pubblicato da Aldo Giannuli nella rivista Libertaria, il piacere dell'utopia (anno 5, n. 4, ottobre - dicembre 2003, pp. 48 - 58) sotto il titolo Salvatore Giuliano, un bandito fascista, in cui sono evidenziati i legami tra Salvatore Giuliano la mafia e il fascismo.

Salvatore Giuliano, un bandito fascista

[...] Il “bandito Giuliano” vi è stato più volte segnalato, anche e soprattutto in ordine ai suoi contatti con le formazioni clandestine di Roma. Vi fu precisato il luogo degli incontri coi capi del neo - fascismo (bar sito a via del Traforo all'angolo di via Rasella). Vi parlammo dei suoi viaggi Roma-Torino. Precisammo che capo effettivo della banda è presentemente il tenente della Gnr [guardia nazionale repubblicana, ovvero fascisti di Salò] Martina, già di stanza a Novara. È superfluo ricordarvi che la banda ha sempre provveduto al mantenimento di un proprio nucleo dislocato in Roma (punto di ritrovo: alla “Teti” e nel caffé con servizio esterno sito in piazza San Silvestro) e che il noto detentore della valigia di bombe proveniente da Bari – per incarico del Partito fusionista italiano, certo Nicola, sfuggito (all'epoca del lancio delle “bombe di carta”) alla cattura per l'intempestiva pubblicazione relativa all'operazione di polizia in corso – altri non era che il pseudo “Dan”, altrimenti detto il “sergente di ferro”, che al nord fu attivissimo collaboratore del Martina, intimo fra l'altro della Sanna Anna, a voi nota, e di suo fratello Domenico. NB La banda Giuliano è da ritenersi, fin dall'epoca delle nostre prime segnalazioni, a completa disposizione delle formazioni nere. Il nucleo romano della banda Giuliano era comandato fino a quindici giorni fa da certo “Franco” e da un maresciallo della Gnr, che si trovano attualmente a Cosenza. Partirono da Roma improvvisamente “per ordine superiore”, e in Sicilia dopo una breve permanenza a Napoli, da dove hanno scritto al Fronte dando “ottime notizie sulla situazione locale”. Le loro lettere, a firma “Franco”, vengono indirizzate a certa signora Gatti, “zia” di Franco, madre della Sanna. Con la loro ultima, annunciavano “cose grandi in vista e molto prossime”. Richiedevano la presenza a Palermo di 8 uomini completamente sconosciuti in Sicilia, ma la richiesta non venne accolta. Da Cosenza, la banda Giuliano, che ha ramificazioni in ogni centro della Calabria, della Sicilia e della Campania, inviò la settimana scorsa a Roma tal Libertini Sebastiano. Si presentò con documenti vari. In alcuni risultava impiegato alle dipendenze della locale Direzione di Artiglieria; in altri carabiniere. Aveva l'incarico di far noto che “data l'imminenza dell'azione”, la presenza a Cosenza di un esponente nazionale era indispensabile. Non se ne fece nulla, anche perché il suo arrivo a Roma coincideva stranamente coi noti fermi degli appartenenti ai Far [Fasci di azione rivoluzionaria]. Vi fu molto tempo fa parimente segnalata l'attività clandestina neo – fascista del console Riggio, trapiantato a Palermo con lo pseudonimo di “ing. Rizzuti” e, reiteratamente, quelle dell'avv. Ciarrapico, neo capo del Partito fusionista in sostituzione di Pietro Marengo, e del noto dott. Cappellato, ex medico di Mussolini, agente provocatore n. 1 in Sicilia, comandante del vecchio Partito fascista democratico prima, e delle FFNN [Formazioni nere] dopo, in seno alla sezione romana del Partito fusionista. Altra nostra segnalazione di alcuni mesi fa: al bandito Giuliano doveva essere demandato il compito di provvedere alla evasione di [Junio Valerio] Borghese, relegato a Procida, perché soltanto l'ex capo della Xª MAS era ritenuto in grado di assumere militarmente il rango, per l'influenza esercitata, di capo militare delle formazioni clandestine dell'isola. Anche il colonnello Pollini e Spinetti Ottorino, già abitanti in Roma in via Castro Pretorio 24, piano ultimo, sono stati, pochi giorni prima dell'arresto del Pollini e dell'inizio dell'azione della banda, in Sicilia e a Palermo per conto dell'“Ecla” [o Eca, Esercito clandestino anticomunista] [2] diretta da Muratori. Vale qui ricordare che Muratori ha sempre agito nel campo clandestino in funzione di agente provocatore. Egli ha avuto anche contatti e remunerazioni, da notizie assolutamente certe, dal Pci. Il Fronte antibolscevico costituito recentemente a Palermo, al quale dette la sua adesione incondizionata l'On. Alfredo Misuri in 5 proprio, e quale capo del gruppo “Savoia” di via Savoia 86 (cap. Pietro Arnod, principessa Bianca Pio di Savoia ecc.), non è una sezione del Fronte anticomunista a voi nota. Il [Gioacchino] Cipolla, che a Palermo dirigerebbe il Fronte, è del tutto sconosciuto al “Fronte unico anticomunista” di cui alle nostre reiterate segnalazioni confidenziali. Il Fronte antibolscevico di Palermo è però collegato con Anna Maria Romani, ospite della principessa Pio di Savoia, sedicente segretaria particolare di Misuri, cucita in tutto a filo doppio del noto colonnello Paradisi, detto anche Minelli (piazza Tuscolo) ed è pei suoi “buoni uffici” che Misuri e i “camerati” del Comitato anticomunista di Torino, a voi noto, appoggiarono e appoggiano il progetto di “azione diretta” di cui il Paradisi è autore. Negli ambienti dei Far, Nuovo Comando Generale, si ammette che l'azione della banda Giuliano è in relazione con l'ordine testé impartito di “accelerare i tempi”. L'ordine, come vi fu fatto noto, è stato esteso all'Ecla di Muratori e Venturi, i quali attingono denaro e disposizioni da un'unica fonte.

Si preparano adesso a Roma e al nord. Non è il caso di sottovalutare questa ennesima segnalazione, i considerazione del fatto che, per la perfetta conoscenza dell'ambiente, quanto di solito vi viene segnalato si verifica poi a breve scadenza (anche l'affare dei Far vi era stato reiteratamente segnalato per la sua pericolosità). Nel mese di marzo, se ben si rammenta, fu segnalato che il duca Spadafora, capo del gruppo commerciale agrario del sud, fu a Roma ed ebbe colloqui con rappresentanti del Fronte clandestino. Chiese di poter versare un milione in conto, a condizione che si facesse in Sicilia “un lago di sangue”. Mormini, del Fronte, avrebbe dovuto raggiungere in Sicilia la banda Giuliano, a contatto anche colla mafia locale in parte a disposizione del suo gruppo. La proposta non fu accettata, sembrò orribile... Da allora, da notizie certe e sicure, Spadafora ha contatti diretti col Martina, che finanzia direttamente e al quale impartisce disposizioni. Elementi ricercati sono stati ammessi a far parte della banda. Proposte identiche a quelle avanzate dallo Spadafora pervengono in questi giorni insistentemente alle FFNN, e al Fronte anticomunista, da parte dell'avv. Tefanin di Padova. Di quest'ultimo (anche lui pone come condizione il “lago di sangue”) si sa soltanto che capita spesso a Roma e alloggia al Grande Albergo. A Roma, dopo l'azione della banda Giuliano, i più facinorosi (reperibili tutti tra i nullafacenti e gli sfaccendati dei bar dell'Esedra, al bar Carloni, al bar del Nord all'angolo del Viminale e in Galleria) hanno ripreso fiato, cianciano di rivoluzione imminente e di atroci vendette da compiere. Per esempio, l'anticomunismo di cui si ammanta il Rac (Reparti anticomunisti) è puramente fittizio. Non si tratta che di una organizzazione tipicamente fascista repubblichina, cui da Muratori e Venturi è stato affidato il compito di impossessarsi della Direzione Generale di Polizia. Dato l'aggravarsi della situazione interna, una visita a Milano, Verona, Torino ecc. – di cui si hanno come già comunicato notizie certe di bande armate, le quali sono già sul piano di guerra – sarebbe più che opportuna per attingere informazioni dirette sulle azioni di piazza minacciate. Vale a questo punto ricordare che è recentissima la nostra segnalazione relativa alla distribuzione di buoni per il prelevamento di mitra ad opera del gruppo Navarra – Viggiani, che la questura non conosce, e di altre formazioni neo –fasciste (da non confondere con le organizzazioni anticomuniste “pure”), le quali attingono, si ripete, disposizioni e denaro da un'unica fonte. [...].

Note

  1. Secret Intelligence Service, agenzia di spionaggio estero della Gran Bretagna, più comunemente noto con il nome di MI6 (Military Intelligence sezione 6) fondato nel 1909
  2. I FAR (“Fasci di Azione Rivoluzionaria”), nati nell'autunno 1946, si dettero un “Direttorio nazionale” e costituiranno un proprio “Esercito Clandestino Anticomunista” (poi successivamente trasformatosi in “Esercito Nazionale Anticomunista”) allo scopo di “cancellare la marmaglia antifascista”. Si veda: La storia dei FAR. Dai primi gruppi clandestini al terrorismo neofascista nell'immediato dopoguerra. Gli antesignani di Ordine Nuovo e Aavanguardia Nazionale

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