Personalità anarchiche femminili

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Ritratto di Mary Wollstonecraft (1797)

Molto spesso le donne anarchiche sono state considerate (e in parte lo sono ancora) dei personaggi minori dell'anarchismo o, tutt'al più, delle "pasionarie" a causa di una certa visione maschilista che attanaglia anche il movimento anarchico sin da quando personalità del calibro di Proudhon e Tolstoj rivelarono la loro idea della donna, se non discriminatoria quanto meno pietistica. L'anarchico francese Joseph Déjacque criticò profondamente le posizioni misogine dell'anarchico Proudhon con queste parole:

Da sinistra a destra: Maria Luisa Berneri, la madre Giovanna Caleffi (al centro) e Giliana Berneri
«Scrittore violentatore di donne, assoluto servo del maschio, Proudhon-Haynau (Julius Jacob von Haynau, il comandante austriaco della repressione bresciana del 1848), che ha potuto frustar col knout (Knout, una sorta di gatto a nove code, pena di uso slavo ottocentesco) la parola, come il carnefice croato, lei sembra godere di tutte le lubricazioni della lussuria per spogliare le vostre belle vittime sulla carta della tortura e per fustigarle con le invettive. Anarchico centrista, liberale e non libertario, desiderate il libero scambio tra il cotone e la candela, e raccomandate sistemi di protezione del maschio contro le donne nella circolazione delle passioni umane; strillate contro gli alti baroni del capitale, e volete ricostruire l'alta baronia maschile sulle donne vassalle; logico da monocolo, vedete l'uomo con l'occhiale che ingrandisce gli oggetti, e la donna con quello che li diminuisce; pensatore afflitto da miopia, non sapete distinguere che ciò che vi colpisce nel presente o nel passato, e non potete valutare qual è l'altezza e la distanza, e che cosa prospetta l'avvenire: siete un malato!» (Joseph Déjacque, De l'être-humain mâle et femelle, Lettre à P.J. Proudhon 1857)

A dire il vero, il problema della discriminazione femminile è storicamente già riscontrabile (per grandi tratti anche affine ai principi dell'anarchia) nell'inglese Mary Wollstonecraft e nella franco-peruviana Flora Tristan, solo per citare due nomi "celebri". In seguito la questione femminista fu sollevata con l'inizio della storia dell'anarchismo soprattutto dalle donne militanti come Louise Michel ed Emma Goldman.

Bisogna comunque notare che, a dispetto della considerazione a loro riservata, le donne hanno sempre avuto un ruolo importante nell'organizzazione rivoluzionaria. Ciò è evidente se si prendono in considerazione figure coinvolte nei grandi momenti insurrezionali-rivoluzionari (la lista è solo parziale e non pretende di essere esaustiva):

A partire dagli anni '60 del XX secolo, con il consolidamento dell'anarco-femminismo, il ruolo della donna all'interno del movimento fu rivalutato pienamente e, quantunque ancora oggi permangano dei pregiudizi difficili da soppiantare, lo sviluppo di tematiche un tempo considerate "collaterali", come l'antispecismo e l'antisessismo, sta contribuendo al totale riconoscimento del ruolo fondamentale delle compagne nella lotta libertaria e rivoluzionaria.

L'elenco completo delle biografie di donne anarchiche presenti su Anarcopedia è disponibile qui.

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