Personalità anarchiche

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Ancora oggi gli storici dell'anarchismo dibattono a lungo su chi debba essere considerato il primo vero anarchico della storia (escludendo quindi i precursori). Secondo alcuni di questi il primo fu il britannico William Godwin, ma per molti altri tale primato spetterebbe al francese Pierre Joseph Proudhon. Fu lui che per primo diede alla parola anarchia un valore positivo in Che cos'è la proprietà? (1840), visto che il girondino Brissot nel 1793 (siamo in piena rivoluzione francese) la utilizzò in senso dispregiativo per definire gli Enragés.

Premesse a parte, è universalmente riconosciuto a Bakunin il merito di essere stato il primo organizzatore del movimento anarchico; a Stirner e Tolstoj, pur non essendosi mai dichiarati anarchici, di essere stati i teorici dell'anarchismo individualista (Stirner) e di quello pacifista e cristiano-religioso (Tolstoj); a Kropotkin di essere il propugnatore della «propaganda col fatto»; a Cafiero, Fabbri e Makhno di essere stati, pur nelle differenze ideologiche esistenti tra loro, alcuni fra i più importanti teorici del comunismo anarchico (Kropotkin ne fu uno dei primi sostenitori); a Louise Michel ed Emma Goldman di aver introdotto la questione femminile nel pensiero anarchico; a Pelloutier e Pouget di aver sviluppato la corrente anarco-sindacalista e sindacalista rivoluzionaria; a Durruti, Ascaso e Jover di esseri stati rivoluzionari integerrimi e figure centrali della rivoluzione spagnola.

In Italia il primo anarchico è stato l'"eroe" risorgimentale Carlo Pisacane (considerato dai più come un semplice patriota, in realtà fu sostenitore del socialismo libertario di chiaro stampo anarchico), ma il più celebre è sicuramente stato Errico Malatesta. Grande importanza nella storia del movimento italiano, per svariati motivi, l'hanno avuta Gaetano Bresci, Pietro Gori, Luigi Galleani, Nella Giacomelli, Camillo Berneri, Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda, Alfredo Maria Bonanno ecc.

Molti intellettuali ed artisti, pur essendosi espressi in campi diversi da quello propriamente filosofico-politico-sociale, hanno mostrato simpatie e affinità per il pensiero anarchico oppure hanno svolto a modo loro una vera e propria militanza e possono di conseguenza essere catalogati come anarchici o simpatizzanti. Nel campo della letteratura possono essere ricordati Samuel Coleridge, William Blake, William Morris (autore del romanzo utopico News from Nowhere: «Notizie da nessun luogo», 1891), Oscar Wilde, Lev Tolstoj, David Thoreau, Franz Kafka, Henri Miller, Albert Camus. Nel campo delle arti figurative vanno citati Camille Pissarro, Carlo Carrà, André Breton, Enrico Baj. Nella musica la lista è molto lunga, tra i più significativi troviamo Fabrizio De André, John Cage, Piero Ciampi, Léo Ferré, Georges Brassens. Nel cinema sono significativi i nomi di Jean Vigo e Luis Buñuel. Nel teatro meritano una menzione gli esponenti del Living Theatre (Judith Malina, Julian Beck e Hanon Reznikov) e poi Dario Fo, i Teatri-Offesi, ecc. Nell'urbanistica: Lewis Mumford, Carlo Doglio, Giancarlo De Carlo. Nell'antropologia: Pierre Clastres, Marc Augé, David Graeber.

Più recentemente sono apparsi diversi pensatori che hanno provato a ridare nuova linfa all'anarchismo, non senza sviluppare polemiche e critiche interne al movimento. Tra questi possono essere citati Murray Bookchin, Daniel Guérin, Colin Ward e Noam Chomsky.

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