Partido Liberal Mexicano

(Reindirizzamento da Partito Liberale Messicano)

Il Partido Liberal Mexicano (PLM, Partito Liberale Messicano) è stato un movimento politico fondato nel 1906 che provò a riorganizzare il vecchio Partito Liberale, protagonista della promulgazione della Costituzione del 1857, indirizzandolo verso una tendenza maggiormente rivoluzionaria e anarchica.

Bandiera del Partido Liberal Mexicano.

Il motore del PLM fu la Junta Organizadora del Partido Liberal Mexicano, di cui facevano parte anarchici come Ricardo ed Enrique Magón, Librado Rivera, Práxedis Gilberto Guerrero e altri messicani della stessa tendenza, che fondò il partito e gradualmente guidò la transizione dal liberalismo all'anarchismo; il PLM, i cui militanti venivano chiamati anche magonisti, fu la base propagandistica ed ideologica delle prime insurrezioni in Messico contro la dittatura di Porfirio Díaz [1], vere e proprie premesse della rivoluzione messicana del 1910. I delegati del PLM furono coinvolti negli scioperi operai di Cananea e Rio Blanco, solo per citarne alcuni, incitando ovunque alla rivolta contro l'ordine costituito. Il giornale antiporfirista Regeneración (Rigenerazione), fondato nel 1900 anche dallo stesso Ricardo Flores Magón, divenne l'organo propagandistico del PLM.

L'attività politica del PLM terminò di fatto prima con la morte di Ricardo Flores Magón nel 1922 e poi con l'arresto e la deportazione di Librado Rivera qualche anno dopo. [2]

Inquadramento storico

Nel febbraio del 1901, organizzato da Camilo Arriaga, si inaugurò a San Luis Potosí il Congresso Liberale, dove i rappresentanti di quattordici stati del Messico si ritrovarono per ripristinare i principi evocati dalla costituzione del 1857. Quello stesso anno, il 30 agosto, Arriaga lanciò la proposta di fondare il Partito Liberale ma il progetto fallì.

Nel 1901 nacquero decine di club liberali in tutto il paese e il 5 febbraio, a San Luis Potosi, si costituì la "Confederazione dei circoli liberali". L'anno successivo i suoi fondatori furono tutti tratti in arresto. Porfirio Díaz [3] represse duramente ogni opposizione e nel 1902 fu rieletto presidente del Messico per la terza volta.

Gli avversari politici di Diaz, nel 1904, furono costretti a fuggire all'estero, determinando la divisione dei militanti in vari gruppi. Uno di questi, guidato da Camilo Arriaga, fu esiliato a San Antonio (Texas), mentre un altro, guidato da Ricardo Flores Magón, si stabilì nella città di confine tra USA e Messico di Laredo.

La Junta Organizadora: nascita del PLM ed orientamento anarchico

La polizia al servizio di Porfirio Díaz, sostenuta anche dal governo americano, perseguì i militanti liberali in Texas, per questo essi furono costretti a spostarsi sempre più verso nord. Il 28 settembre 1905, a Saint Louis (Missouri), Ricardo Flores Magón elaborò il manifesto con il quale costituì la Junta Organizadora del Partido Liberal Mexicano, che si prefiggeva lo scopo di convocare e coordinare tutte le forze d'opposizione in grado di lottare rivoluzionariamente contro il dittatore.

Il 1° luglio del 1906, dopo quasi un anno di discussioni sulla situazione politica, economica e sociale del paese, la Junta Organizadora diffuse il Manifesto e il Programma del Partido Liberal Mexicano che sancì la sua nascita ufficiale. Tra i principali postulati del programma c'erano la giornata lavorativa di 8 ore, la proibizione del lavoro infantile, il salario minimo, l'indennizzazione padronale per gli incidenti lavorativi e l'educazione laica obbligatoria e gratuita.

Il Programma del PLM fu il risultato di contributi e idee fatte pervenire in vari modi alla Junta, ma la redazione finale fu di Juan Sarabia. Tutti i fondatori, eccetto Rosalío Bustamante, apportarono la loro firma al Programma. Anche se quasi tutti gli esponenti della Junta Organizadora avevano avuto contatti con l'anarchismo, non tutti erano convinti che il PLM dovesse prevalere una posizione anarchica, ma il fallimento della rivolta del 1906 fece polarizzare i membri della Junta proprio verso essa, seppur all'interno continuassero a convivere diverse posizioni ideologiche. I principi portati avanti dagli anarchici (antistalismo, ateismo, resistenza indigena, eguaglianza, collaborazione con l'IWW...) divennero maggioritari e la loro prevalenza rispetto alle correnti minoritarie del PLM fu esplicitata da Ricardo Flores Magón in una lettere del 13 luglio 1908 inviata al fratello Enrique e a Práxedis G. Guerrero. [4] Sempre nel 1908, a dimostrazione della scelta radicale intrapresa, i fratelli Magón, Librado Rivera e Praxedis Guerriero, rimovettero dalle loro cariche Antonio Villarreal e Manuel Sarabia con l'accusa di essere troppo moderati. [5] Questi fatti sancirono la divisione definitiva tra Madero e i suoi seguaci, che intraprenderanno la strada liberale e istituzionale, e coloro che rimasero fedeli ai principi libertari del partito dei fratelli Magón. Anni dopo, i postulati promossi dal PLM in questo programma furono utilizzati come base della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani del 1917, che sancì ufficialmente la fine della rivoluzione messicana.

Rivolte ed insurrezioni del PLM

 
I fratelli Enrique, Ricardo e Jesús Flores Magón, giornalisti e anarchici.

Il PLM organizzò molte insurrezioni contro il regime di Porfirio Díaz a partire dal 1906, gran parte delle quali furono represse con la violenza militare. I principi del manifesto influenzarono lo sciopero minerario di Cananea (Stato di Sonora), quello tessile di Rio Blanco e Veracruz, così come la ribellione di Acayucan, Minatitlan e Puerto Messico fu impulsata da Hilary C. Salas e Cándido Donato Padua, delegati del PLM a Veracruz e Tabasco.

 
Il giornale Regeneración, fondato dai tre fratelli Magón e al quale collaborò lungamente anche Práxedis Gilberto Guerrero.

Il 16 settembre 1906 (il giorno in cui si celebra l'indipendenza del Messico) fu la data scelta dal PLM per dare l'avvio alla Rivoluzione. In quel periodo erano presenti circa 44 gruppi guerriglieri (alcuni comprendenti fino a 300 uomini addestrati, ma la media era di 50), i quali sarebbero dovuti insorgere in armi in tutta la repubblica anche grazie al ruolo decisivo dei gruppi che operavano negli Stati Uniti, lungo il confine, controllando e favorendo il rifornimento d'armi. Nonostante le precauzioni, tra il 2 e il 5 settembre, la maggior parte dei militanti venne fermata dalla polizia, furono loro sequestrati armi e documenti statunitensi; scoperti i piani rivoluzionari dei magonisti, essi furono costretti a rinviarli temporaneamente.

Il 26 settembre, un gruppo di rivoluzionari attaccò la città di Jimenez, ma l'arrivò di un gran numero di uomini delle forze federali li costrinse al ritiro. Con altrettanti risultati negativi, insurrezioni ci furono a Monclova, Saragozza, Ciudad Porfirio Díaz (Piedras Negras) e altre piccole città in Coahuila.

Dal 30 settembre la rivolta scoppiò ad Acayucan, Minatitlan e Puerto Mexico, guidata da Hilary C. Salas e Cándido Donato Padua, delegati PLM a Veracruz e Tabasco. Ad Acayucan i combattimenti con l'esercito proseguirono per 4 giorni. La maggior parte dei ribelli perse la vita nei combattimenti, altri fuggirono sulle montagne di Soteapan, dove si riorganizzarono per una guerra di guerriglia che si protrarrà fino al 1911.

Il 16 ottobre, il PLM mise in atto un terzo tentativo di insurrezione a Camargo (Tamaulipas), ma anche questo senza alcun esito positivo. Tre giorni dopo, il gruppo di El Paso (Texas), organizzato da Juan Sarabia, Antonio I. Villarreal e Ricardo Flores Magón, si diresse a Ciudad Juarez ma fu fermato dai federali mentre provavano ad attraversare la frontiera. Dal giorno dopo l'insurrezione, gli insorti rimasero in stato d'arresto a El Paso, trattenuti dagli ufficiali dell'immigrazione e dagli investigatori del Pinkerton National Detective Agency (agenzia di sicurezza privata). Ricardo Flores Magón e Modesto Diaz riuscirono a scappare e a far perdere le loro tracce.

Quasi due anni dopo, il 24 giugno 1908, i rivoluzionari attaccarono la cittadina di Viesca (Coahuila) ma furono respinti e sconfitti dall'esercito federale. I dirigenti del Partito vennero arrestati e spediti al carcere politico di San Juan de Ulua di Veracruz. Il 26 giugno, altri membri scampati all'arresto, attaccarono i villaggi di Las Vacas (ora Acuña) (Coahuila), Casas Grandes e Palomas (Chihuahua). Attività belligeranti del PLM furono segnalate anche a Oaxaca, Puebla, Tlaxcala, Morelos e Messico. Anche il movimento di protesta che paralizzò il traffico ferroviario nord del paese fu notevolmente influenzato dal PLM.

Secondo Thomas Furlong, agente Pinkerton a St. Louis (Missouri), nel 1908 furono incarcerati nelle prigioni messicane circa 180 membri del PLM, tra i quali alcuni leader del partito [6]. Nel 1909, Praxedis G. Guerrero promosse una serie di manifesti rivolti ai lavoratori messicani, nei quali li si incitava all'insurrezione rivoluzionaria. L'arma più efficace del PLM fu la stampa: anche in esilio pubblicò, in diverse località, almeno 7 periodici o fogli propagandistici. Tutti di volta in volta furono soppressi dalle autorità.

Scoppio della Rivoluzione: l'esercito liberale e il tradimento di Madero

Per il Partito Liberale Messicano, l'esclusivo rovesciamento del dittatore Porfirio Díaz (25 maggio 1911) non poteva essere una condizione sufficiente per garantire la totale e vera libertà della comunità. Essi compresero che la libertà politica non valeva nulla senza quella sociale ed economica, per questo presero ad espropriare con le armi le terre ai latifondisti, a distribuirle ai contadini e a difenderle militarmente dalla reazione dei proprietari terrieri. La rivoluzione messicana era oramai esplosa e il PLM dovette, di conseguenza, organizzarsi militarmente raggruppandosi nella Confederación de Grupos del Ejército Liberal. [7]

Il 23 settembre 1911, a Los Angeles, la Junta Organizadora del Partito Liberale Messicano (PLM) pubblicò su Regeneración un Manifesto libertario in cui si invitavano i messicani a lottare contro Stato, clero e capitale secondo lo slogan: «Tierra y Libertad».

Le campagne militari più importanti dell'esercito rivoluzionario, tra il 1910 e il 1913, furono attuate con l'occupazione delle città di confine di Tijuana e Mexicali, che divenne nota come l'insurrezione della Bassa California, ma altre città subirono attacchi rivoluzionari: negli Stati di Sonora, Chihuahua, Coahuila, Tamaulipas, Michoacan e nell'importante città di Veracruz.

 
Soldati del PLM durante la Ribellione della Bassa California, 1911.

Rifiutando di riconoscere il trattato di Ciudad Juárez [8], i rivoluzionari del PLM, durante il governo provvisorio di Francisco León de la Barra, furono perseguitati e sterminati dai federali e dai maderisti. Il governo messicano era deciso a farla finita con i rivoluzionari, per questo aveva chiesto l'appoggio del governo statunitense per il trasporto di truppe messicane negli Stati Uniti, di modo che i guerriglieri della Bassa California potessero essere attaccati su due fronti.

Nell'esercito liberale vi erano sia messicani che volontari di altre nazionalità, in particolare di idee anarchiche e socialiste, che soprattutto presero parte alla ribellione della Bassa California. Le campagne militari del PLM spesso non si concretizzarono vittoriosamente per carenza di risorse, infiltrazioni della polizia e confusione ideologica e tattica. Per esempio, alcuni scelsero di seguire Madero, ex militante del PLM convertitosi al parlamentarismo per divergenze rispetto alle idee libertarie di Ricardo Flores Magón, e talvolta si ritrovarono a combattere contro i loro vecchi compagni rimasti fedeli ai principi libertari del Programma del PLM. Molti però preferirono il carcere o la morte piuttosto che tradire la causa di PLM convertendosi al liberalismo reazionario e parlamentare. Un caso emblematico di questa volontà fu quella di Eugenio Alzalde, Antonio Lara Diaz e Tomas Vargas, fatti prigionieri a Ciudad Juarez dalle forze fedeli Madero. Altri personaggi che mantennero coerentemente le idee libertarie furono: Tirso de la Toba, Quirino Limone, Carmen Parra, L. Anselmo Figueroa, Librado Rivera, Jesus Gomez, Margarita Ortega, Juan Montero, Emilio Guerrero, Lucia Norman, Jesus Rangel, Rosa Gortari, Práxedis Gilberto Guerrero Gabino Ramírez, María Talavera Broussé, Raul Palma, Basilia Franco e Fernando Palomares.

Proprio per distinguersi dai militanti del PLM che passarono a sostenere Madero, i militanti preferirono definirsi "anarchici" anziché liberali [9]. Il governo e la stampa invece li chiamava magonisti in senso dispregiativo, trattandoli alla stregua di banditi al servizio degli interessi personali dei fratelli Flores Magón. In seguito, gli storici useranno il termine "magonismo" per identificare il movimento influenzato dal pensiero di Ricardo Flores Magón e dei collaboratori di Regeneración: Librado Rivera, Praxedis G. Guerrero e Anselmo L. Figueroa.

L'ultimo periodo

Dopo la ribellione in Bassa California e l'arresto di Ricardo Flores Magón, Librado Rivera e Anselmo Figueroa, ci furono altre sollevazioni armate in nome del PLM. Tale fu il caso di Primitivo Gutierrez che, il 9 febbraio 1912, per conto del PLM proclamò l'instaurazione del comunismo anarchico a Las Vacas (Stato di Coahuila) in vece della costituzione. Nella Sierra del Burro, nel nord dello Stato di Coahuila, l'attività del PLM proseguì. Tuttavia, queste azioni non ebbero molte ripercussioni nello sviluppo della rivoluzione messicana.

Nonostante la forza del PLM stesse diminuendo, nel 1913 Fernando Palomares e Jose Maria Rangel provarono a rilanciare la lotta armata, avventurandosi dal Texas verso il Messico, dove però furono sconfitti, arrestati e condannati a 50 anni di carcere.

Nel 1915, un periodo caratterizzato dalla morte di Anselmo L. Figueroa e alla mancanza di risorse per Regeneración, un gruppo di militanti decise di trasferirsi in una fattoria di Edendale, quartiere di Los Angeles, California. Lì costruirono una sorta di comune agricola, allevando polli e coltivando la terra per sopravvivere, ma progettando anche il rilancio dell'attività del PLM, che da quel momento prese il nome di Unión Obrera Revolucionaria (Unione Rivoluzionario dei Lavoratori). [10]

Nel febbraio del 1916, Enrique e Ricardo Flores Magón furono arrestati nella loro casa di Edendale con l'accusa di diffamare Venustiano Carranza. Saranno liberati solo qualche mese dopo grazie all'intervento del comitato sorto in loro appoggio, fondato da Emma Goldman ed Alexander Berkman, che riuscì a recuperare i soldi per la cauzione. Poco dopo il suo rilascio dalla prigione, Enrique Flores Magón si allontanò dall'attività del gruppo rivoluzionario, che rimase in mano ai soli Maria Brouse, sua figlia Lucia Norman, Librado Rivera e Ricardo Flores Magón. Questi ultimi due, nel 1918, pubblicarono su Regeneración un manifesto indirizzato agli anarchici di tutto il mondo e per questo furono nuovamente arrestati con l'accusa di cospirare contro il governo degli USA. I due ricevettero una condanna pari rispettivamente a 15 e 20 anni.

Ricardo Flores Magón morì in prigione nel 1922, Rivera fu invece rilasciato e deportato in Messico, dove continuò a denunciare il governo nato dopo la fine della rivoluzione. Per questo fu imprigionato durante il periodo della presidenza di Plutarco Elias Calles (morì nel 1932). Terminò così, definitivamente, ogni tentativo di importare la rivoluzione sociale in Messico. [2]

Note

  1. José de la Cruz Porfirio Díaz Mory (Oaxaca, 15 settembre 1830 – Parigi, 2 luglio 1915) fu un presidente autocrate che si comportò come un vero e proprio dittatore. Detenne il potere dal 1876 al 1880 e poi dal 1884-1911
  2. 2,0 2,1 Nel 2002 si è costituito in Messico un nuovo Partido Liberal Mexicano, autoproclamatosi diretto prosecutore dell'esperienza del partito nato nel 1906. In realtà, il nuovo PLM, nulla ha a che spartire con il vecchio, anche perché questo era fondamentalmente di ispirazione libertaria ed anarchica, principi da cui il nuovo partito si tiene assolutamente ben distante.
  3. José de la Cruz Porfirio Díaz Mory (Oaxaca, 15 settembre 1830 – Parigi, 2 luglio 1915) fu un presidente autocrate che si comportò come un vero e proprio dittatore. Detenne il potere dal 1876 al 1880 e poi dal 1884-1911.
  4. Indigenous movments and magonismo
  5. Articolo sul magonismo in spagnolo
  6. Archivo General de Relaciones Exteriores LE945. citado en Ricardo Flores Magón Una vida en rebeldía. Hernández Padilla, Salvador. Ediciones Antorcha. 2003
  7. La rivoluzione messicana si caratterizzò per le diverse posizioni ideologiche che di volta in volta prevalevano nelle diverse e complesse fasi rivoluzionarie: socialismo, anarchismo, liberalismo, populismo ecc. Quantunque inizialmente fu una rivoluzione contro l'ordine stabilito, nel tempo si trasformò in una vera e propria guerra civile. Il conflitto iniziò nel nord del paese e poi si estese in tutto il paese. L'occupazione di Ciudad Juárez (Chihuahua), da parte degli antiporfiristi, convinse Porfirio Díaz a dare le dimissioni e a fuggire in esilio. Le elezioni del 1911 furono vinte dal liberale Madero, ma il suo moderatismo spingerà in seguito Emiliano Zapata e Pascual Orozco ad insorgere contro di lui. Un movimento controrivoluzionario, durante il periodo denominato Decena Tragica, portò all'assassinio di Madero e dei suoi fedelissimi; il potere fu allora assunto da Victoriano Huerta con un vero e proprio golpe. Contro Huerta insorsero altri rivoluzionari, tra cui Venustiano Carranza e Francisco Villa, che provocarono le dimissioni di Huerta. La presidenza passò a Carranza, che promulgherà la costituzione del 1917 (molto progressista per l'epoca, anche se non rivoluzionaria quanto chiedevano gli zapatisti) e alla conseguente istituzionalizzazione della rivoluzione. La guerra civile proseguirà anche dopo il 1917: Zapata fu assassinato nel 1919 su ordine di Carranza; Carranza fu assassinato da un comploto ordito dai latifondisti e dal generale Obregon, il quale venne eletto presidente al suo posto. Pancho Villa fu invece assassinato nel 1923.
  8. Il Trattato di Ciudad de Juarez vide l'accordo tra il Presidente Porfirio Díaz e Francisco Madero, ponendo fine alla prima parte della rivoluzione messicana
  9. A proposito dell'assurda pretesa di alcuni pseudo-anarchici di definirsi anarchici liberali si legga L'anarchismo liberale non esiste
  10. Hernández Padilla, Salvador. op. cit., p. 197.

Bibliografia

  • Michel Chevalier, Il Messico
  • Piero Ferrua, Gli anarchici nella rivoluzione messicana: Praxedis G. Guerrero, Catania, 1975
  • La civiltà cattholica. VOL. II.
  • Vittorio Sergi, Il vento dal basso. Nel Messico della rivoluzione in corso
  • Alain Rouquie, L'America latina. Introduzione all'Estremo Occidente

Voci correlate

Collegamenti esterni