Paolo Lega

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Rappresentazione dell'attentato di Paolo Lega contro Crispi (Roma, 16-06-1894) per vendicare la repressione della Lunigiana

.Paolo Lega (Lugo di Romagna, 9 dicembre 1868 - Cagliari, 2[1] o 25 settembre[2] 1896) è stato un anarchico italiano che nel giugno del 1894 attentò alla vita del presidente del Consiglio Francesco Crispi.

Biografia

Formazione anarchica

Nato a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna, Paolo Lega inizia a lavorare a nove anni come falegname. A 15 anni si definisce repubblicano, ma qualche tempo dopo già  si considera anarchico di matrice socialista.

Nel 1886 arriva a Bologna per questioni principalmente lavorative e vi si ferma tre anni. Nel 1889 è segnalata la sua presenza a Genova, dove viene schedato come agitatore instancabile e organizzatore di scioperi e manifestazioni. Arrestato con l'accusa di aver gestito il giornale Primo Maggio, viene obbligato a rientrare a Lugo. In seguito ritorna a Genova, ma viene quasi immediatamente espulso preventivamente a causa dell'arrivo del re nella città  ligure. Continuamente perseguitato dalla polizia, rimane orfano di padre, malato di cuore ma aggravatosi probabilmente anche a causa delle preoccupazioni per le vicissitudini giudiziarie del figlio.

Assolto al processo di Bologna per i reati di stampa, si trasferisce in Francia, a Marsiglia. Qui entra in contatto con gli anarchici francesi, ma ben presto per colpa della sua salute cagionevole fa rientro nuovamente a Genova, dove è ancora una volta arrestato il 30 aprile 1892. Trascorsi 20 giorni in carcere, Paolo Lega viene allontanato dalla città , senza che però ciò gli impedisca di farvi rientro nel mese di ottobre.

L'anarchico romagnolo partecipa alle attività  del gruppo di Genova e La Spezia assumendo la gestione di alcuni numeri unici di giornali anarchici. Soprannominato Marat, dopo sei mesi passati tra Bologna e Marsiglia, frequentando gli ambienti antiorganizzatori prossimi a Paolo Schicchi, il 16 giugno 1893 è sorpreso ancora una volta a Genova ed è deportato al suo paese natale. La stessa scena si ripete il 19 agosto 1893 e il 7 marzo 1894, ma questa volta durante la perquisizione gli trovano un coltello di genere proibito che gli costa una condanna a 60 giorni di carcere.

In carcere comincia a progettare un attacco contro il presidente del consiglio Francesco Crispi, per vendicare sia la propria sofferenza personale che quelle generali del popolo e dei compagni anarchici incarcerati a Genova dal 1° gennaio.

L'attentato a Crispi

Nell'ultimo decennio del XIX secolo il clima sociale è sempre più avvelenato nei confronti del nuovo Stato italico, nato durante il risorgimento con tante vane promesse nei confronti delle classi subalterne. Siamo in un'Italia in cui il governo Crispi reprime con violenza l'insurrezione dei fasci siciliani e della Lunigiana poi. È in questo clima che viene progettato l'attentato al presidente del Consiglio.

Il 30 maggio, Lega inizia il viaggio verso Roma, facendo prima scalo a Rimini, dove incontra con l'ex internazionalista Domenico Francolini, poi ad Ancona, a casa dell'anarchico Emidio Recchioni. Probabilmente ad entrambi rivela le proprie intenzioni: giustiziare Francesco Crispi per vendicare la repressione in Sicilia e Lunigiana! (Nel 1889 Crispi aveva subito un attentato ad opera del giovane repubblicano Emilio Caporali).

Il 13 giugno giunge a a Roma, forse accompagnato da Emidio Recchioni. Due giorni dopo Lega è a Firenze, a casa dell'anarchico Francesco Pezzi. Poco dopo però si rimette di nuovo in viaggio verso la capitale, ormai il piano contro Crispi è stato definito, si tratta solo di attuarlo.

Il 16 giugno, tornando alla Camera dopo pranzo, Crispi si trova a percorrere via Gregoriana in carrozza, quando pistola in pugno Paolo Lega gli si para davanti. L'anarchico gli spara contro ma il revolver fa cilecca. Prende la seconda pistola, spara un secondo colpo, ma il cocchiere gli è già  addosso abbastanza da impedirgli di centrare il bersaglio.

Processo e relative conseguenze

Sfuggito all'attentato, Crispi riceve la solidarietà  di tutto l'arco politico parlamentare, tutti uniti contro gli anarchici e i rivoluzionari. In questo clima d'odio verso le aree antagoniste, nel luglio 1894 vengono approvati due disegni di legge liberticidi volti a reprimere ogni forma di dissenso politico e sociale. Il 19 luglio, Paolo Lega, difeso dall'avvocato Lollini, compare davanti alla corte d'assise di Roma per essere giudicato. Viene condannato a 20 anni e 17 giorni di carcere.

Il processo contro i presunti complici Domenico Francolini, Emidio Recchioni, Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi si svolgerà  dal 7 e il 30 novembre del 1895 e si concluderà  con la loro assoluzione per insufficienza di prove, anche se ciò non impedirà  la loro deportazione nell'isola di Lipari.

Paolo Lega viene trovato morto, appena due anni dopo l'arresto, nella colonia agricola penitenziaria di Cagliari.

Note

Bibliografia

  • Giuseppe Galzerano, PAOLO LEGA. Vita, viaggio, “complotto” e morte dell'anarchico romagnolo che attentò alla vita del primo ministro Francesco Crispi, Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2014,

Voci correlate